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Le elezioni kosovare viste dai partiti albanesi

06.11.2001    scrive Luka Zanoni

Dopo aver trattato gli aspetti pre-elettorali e i cambiamenti che avverranno dopo le imminenti elezioni in Kosovo, in particolare gli atteggiamenti della popolazione non albanese e dei leader politici, con esplicito riferimento alla comunità serba e alle altre minoranze, completiamo il quadro sulle prime elezioni politiche kosovare del dopo guerra fornendo qualche indicazione sulla componente albanese e i suoi partiti.
I partiti albanesi-kosovari più importanti, che avranno il maggior numero di posti nel futuro parlamento kosovaro, sono tre. La Lega democratica del Kosovo (LDK) presieduta da Ibrahim Rugova, il Partito democratico del Kosovo (PDK) guidato dall'ex leader politico dell'UCK Hashim Thaci ed infine l'Alleanza per il futuro del Kosovo (AAK) di Ramush Haradinaj, anch'egli uno degli ex comandanti dell' UCK.

I partiti politici albanesi e l'indipendenza del Kosovo

Le promesse che tutti i partiti politici albanesi hanno offerto durante la campagna pre-elettorale, ai loro elettori, sono pressoché simili e riguardano l'indipendenza della regione. Tuttavia occorre notare che questa è l'unica caratteristica che accomuna tutti e quanti gli schieramenti politici in gioco, eccezione fatta per il Movimento di liberazione nazionale del Kosovo (LKCK), che come obiettivo principale del suo programma ha dichiarato l'unione dei territori albanesi dei Balcani, rigettando invece l'idea indipendentista. Tutti e tre i maggiori partiti convengono, infatti, sull'indipendenza della regione, ignorando gli avvertimenti della comunità internazionale riguardo qualsiasi dichiarazione di indipendenza, in quanto contrastante con la risoluzione 1244. C'è chi come LDK di Rugova ha espressamente inserito nelle prime righe del proprio programma la richiesta di indipendenza e il suo riconoscimento quanto prima. Oltre a ciò il programma del partito di Rugova insiste sui seguenti punti: "l'integrazione nella NATO, l'integrazione nell'UE, rapporti speciali con gli USA, buoni rapporti con i paesi vicini, l'integrazione albanese negli ambiti economici, culturali e politici di comune interesse, la creazione di rapporti amichevoli con i popoli della regione dell'Europa e del mondo, nonché il lavoro per la definizione dei simboli statali" (Zijadin Gashi, "Kosovska predizborna "obecanja"", AIM Pristina, 19-10-2001; disponibile anche in italiano. Si veda link fondo articolo). Senza distanziarsi di molto dal programma dell'LDK riguardo ai punti summenzionati, il programma del Partito democratico del Kosovo di Hashim Thaci, afferma non solo che "l'indipendenza del Kosovo è l'unica soluzione", ma indica anche come ottenerla. Nel programma viene scritto infatti che "il PDK chiede lo svolgimento di un referendum come espressione democratica della volontà dei cittadini del Kosovo e l'indipendenza del Kosovo è indispensabile per la pace e la stabilità della regione" ("Kosovska predizborna "obecanja"", cit.). Quest'ultimo punto viene inoltre condiviso e ripreso nel programma dell'Alleanza per il futuro del Kosovo (AKK) di Ramush Haradinaj. Secondo quanto riporta Zijadin Gashi per l'AIM di Pristina, le dichiarazioni sulla futura indipendenza del Kosovo si sono susseguite per tutta la campagna elettorale. Tuttavia, precisa Gashi, "nei programmi dei partiti politici vengono evitate frasi nelle quali si menzioni il loro impegno per il Kosovo come stato degli albanesi in quanto maggioranza e non viene menzionato nemmeno l'eventuale periodo di tempo necessario per la realizzazione dell'obiettivo politico: lo stato indipendente del Kosovo. Inoltre, non vengono menzionati nemmeno i criteri e gli standard che devono essere soddisfatti oppure quelli che mancano oggi al Kosovo e che gli impediscono di godere dello status di stato indipendente" ("Kosovska predizborna "obecanja"", cit.). È probabile quindi che i soggetti politici kosovaro-albanesi abbiano pompato a fini propagandistici l'idea di un futuro assetto indipendente della regione, affinché la popolazione kosovaro-albanese possa sentirsi più persuasa dell'idea di un definitivo distacco dalla Serbia e dalla Jugoslavia. Il 5 novembre infine l' UNMIK (Amministrazione provvisoria delle Nazioni Unite in Kosovo) ha sottoscritto un documento di intenti con il governo della Federazione di Jugoslavia, nel quale si invitano i serbi alle elezioni. L'UNMIK ha infatti garantito non solo la sicurezza delle minoranze in Kosovo, ma anche l'impossibilità di un'indipendenza della regione, in accordo con la Risoluzione 1244 dell'ONU. Precisiamo inoltre che questo accordo non è stato ancora riconosciuto da un folto gruppo di rappresentati serbo-kosovari, quali per es. Momcilo Trajkovic dell'SPOT (Movimento serbo di resistenza), Marko Jaksic dell'SPS, ecc, che invece hanno ribadito il boicottaggio delle elezioni; anche se sembra che possa esserci la possibilità che venga presentata una lista di 60 candidati della coalizione "Povratak" come deputati per il parlamento del Kosovo ("Kosovo ostaje u SRJ" e "Vecina protiv izlaska na izbore" in Danas 6-11-2001).

I programmi economici dei maggiori partiti politici albanesi

Prima di elencare quali sono i programmi economici dei parti politici albanesi occorre fare una breve premessa che renda un po' più chiaro il quadro delle condizioni di vita degli abitanti del Kosovo.
Secondo una ricerca condotta dalla Banca mondiale sullo stato sociale dei cittadini del Kosovo si scopre che non meno del 50% degli abitanti vive in una condizione di povertà. Di questa percentuale il 12% dei kosovari vive in una condizione di estrema miseria, ossia si tratta di persone che non sono nella condizione di garantirsi una sufficiente quantità di cibo. Mentre la restante parte, ossia il 38%, vive comunque in una situazione di povertà, ma non deve preoccuparsi del cibo e delle spese legate all'abitazione, e tuttavia fuor di questo non ha altre possibilità (C.f.r: Ibrahim Rexhepi, "Stepen siromastva na Kosovu>", AIM Pristina, 30-10-2001). La ricerca mostra inoltre che i fattori che contribuiscono ad un livello così alto di povertà riguardano soprattutto l'alto tasso di disoccupazione, i piccoli appezzamenti di terreno coltivato e la scarsa meccanizzazione che le famiglie dispongono per la coltivazione, le fatiscenti infrastrutture, così come il basso livello di servizi medici. I costi alti per la scuola e per i trattamenti medici danno come conseguenza circa il 10% di giovani analfabeti, mentre il 50% degli abitanti del Kosovo non fa uso affatto dei servizi medici. Nonostante che i dati della ricerca si riferiscano all'anno 2000, dove sono state analizzate 2.880 famiglie, la situazione attuale non è cambiata di molto. Pur non facendo riferimento nella ricerca al numero dei disoccupati, ma solo al tasso di povertà del paese, sembra tuttavia che la percentuale sia circa del 70%. Questo è spiegabile da un lato attraverso gli aiuti umanitari che almeno il 60% della popolazione in questi ultimi due anni ha ricevuto. Inoltre circa il 20% delle famiglie albanesi ha avuto aiuti in materiali da costruzione per le proprie case, là dove il valore medio di questo aiuto è calcolabile in 5.825 marchi tedeschi. Dall'altro lato occorre considerare che circa il 50% delle famiglie albanesi ha ricevuto l'aiuto delle rimesse dei loro membri che vivono e lavorano all'estero (C.f.r: "Stepen siromastva na Kosovu", art. cit.).
Fatta questa breve premessa possiamo ora tenere conto del fatto che nei loro programmi economici i partiti politici albanesi si sono dilungati sulla coltivazione, sull'allevamento, sulla produzione di cibi e bevande tradizionali, ma hanno lasciato poco spazio per i problemi cruciali di cui oggi il Kosovo soffre, come per es. quali sono i rapporti economici e di potere con la Serbia, la privatizzazione, l'occupazione ed infine l'assicurazione per gli investimenti sullo sviluppo. Secondo il programma economico dell'LDK di Rugova, per esempio, un ampio spazio viene dedicato alla costruzione di mini idrocentrali, anziché utilizzare il potenziale energetico esistente oppure ampliarne la capacità attuale. Ma ben più allarmante è il fatto che questo partito politico si sia dichiarato propenso a "considerare le risorse per l'energia nucleare" (Ibrahim Rexhepi, "Pikanterije ekonomskih programa", AIM Pristina, 23-10-2001). Anche se nel suo programma LDK dice che si impegnerà per "la costruzione e l'utilizzo di energie alternative quali quella geotermica, quella solare e quella eolica", ed anche per "lo sviluppo di nuove ricerche per l'estrazione di gas naturale (la piana di Dukadjina e altre parti del Kosovo)". Per quanto concerne invece l'agricoltura l'LDK dichiara di essere favorevole alla coltivazione del riso "come rappresentanza dello stato", ma tuttavia non precisa se le condizioni ambientali sono favorevoli a questo tipo di coltivazione e quanti ettari di terreno devono esserle destinati. Ciò nonostante spende parecchie parole per raccomandare una particolare attenzione a tutta una serie di questioni legate alla agricoltura e all'allevamento, così come alla produzione di prodotti alimentari tipici della regione e persino l'introduzione di una festa tradizionale contadina denominata "Darak e lames" (le messi serali), che - come fa notare Rexhepi - "in Kosovo non ha mai avuto nessuna importanza particolare".
Il Partito democratico del Kosovo pur non avendo adottato un programma economico così tradizionale come quello della LDK, rimane comunque incentrato sui settori tradizionali di sviluppo come: l'industria agroalimentare, il turismo, l'industria tessile e le confezioni, l'industria edile, ecc.
Differente sembra invece il programma dell'Alleanza per il futuro del Kosovo, la quale a quanto pare ha ingaggiato un team di esperti per stilare il suo programma economico. Ciò lo si nota anche dal linguaggio usato e dai temi che affronta: "l'Alleanza creerà le condizioni adeguate per lo sviluppo dell'economia familiare, in primo luogo migliorando le condizioni dei finanziamenti, abbassando i tassi di interesse e fornendo scadenze più lunghe per i pagamenti, grazie anche alla creazione di una concorrenza più ampia fra le banche e le altre istituzioni finanziarie, con la creazione infine della rete delle istituzioni che offrono sostegno, consulting e appoggio professionale" ("Pikanterije ekonomskih programa", art. cit.).
Per quanto riguarda le grandi riforme e i problemi cruciali che affliggono il Kosovo, quasi tutti i partiti sono concordi su politiche macroeconomiche, nell'apertura di un'economia di libero mercato e nel favorire il settore privato, così come istituire un'agenzia per la privatizzazione. LDK è favorevole al "rinforzamento e lo sviluppo del settore industriale privato. Alla graduale privatizzazione delle industrie medie del Kosovo ed alla graduale privatizzazione delle industrie pesanti di Trepca, Feronikl, Karaceva" ("Pikanterije ekonomskih programa", art. cit.).
Mentre il PDK dichiara nel suo programma di attendere la quota di successione della ex Jugoslavia come prima cosa, poi si sforzerà in modo consistente per il risanamento delle conseguenze della guerra. Nel suo programma viene data una grande importanza alla privatizzazione che sarà "giusta e che verrà eseguita in modo trasparente e verrà seguita dagli organi statali che in quest'occasione saranno formati. Il PDK realizzerà la privatizzazione con molta cura e in modo aperto e corretto, il suo uso sarà di qualità ed efficace. Il PDK aiuterà la privatizzazione con i crediti bancari e con altre forme di concretizzazione. Ogni soggetto privato sarà padrone nella propria proprietà. La proprietà privata e i beni privati saranno tutelati dalla legge" (art. cit.).
L'Alleanza per il futuro del Kosovo, che come abbiamo detto è quella che presenta un programma più moderno, si impegna "per il passaggio da un'economia completamente dipendente dalle donazioni straniere ad un'economia stabile e sviluppata". Inoltre promette lo sblocco del processo di privatizzazione della proprietà statale, affermando che "le imprese nella proprietà statale da sempre sono appartenute al Kosovo ed esso stesso deve cerare il programma e la strategia comprensiva della privatizzazione". Infine "l'Alleanza considera che il Kosovo possa realizzare l'indipendenza del suo bilancio nell'arco dei prossimi tre-cinque anni parallelamente all'aumento dell'attività economica, con il perfezionamento delle politiche riguardanti le tasse e con la sottrazione dell'evasione fiscale" (art.cit.).

Cosa dicono i programmi riguardo le minoranze

Occorre dire innanzitutto che il Kosovo è ancora uno di quei paesi dove le minoranze non vengono adeguatamente protette e addirittura come conferma l'articolo di Besnik Bala dedicato a questo argomento, il Kosovo sarebbe in Europa il paese dove i diritti delle minoranze sono i più minacciati (Besnik Bala, "Manjinska prava na Kosovu - najniza u Evropi", AIM Pristina, 26-10-2001).
Secondo l'ultima ricerca dell' OSCE e dell' UNHCR viene confermato che "nella società kosovara il livello di tolleranza è ancora piuttosto scarso e questo non viene riconosciuto". Nonostante la ricerca dimostri che negli ultimi sei mesi la situazione è andata un po' migliorando, il problema delle minoranze rimane una questione cruciale. Inoltre - fa notare Besnik Bala - le due organizzazioni che hanno condotto la ricerca, hanno rilasciato dichiarazioni ambivalenti. Da un lato si dice che sono stati accolti con favore i rientri di alcuni profughi, mentre dall'altro si sottolinea come la situazione sia ancora piuttosto pericolosa.
Infine il presidente del Comitato di difesa dei diritti umani, Pajazit Nushi, ha detto che "rispetto all'anno scorso le stime sui crimini commessi non sono cambiate per nulla. L'unica differenza riguarda il calo del numero dei crimini interetnici. Durante il 2000 il Comitato ha registrato 99 casi di omicidio di appartenenti alla comunità minoritarie, e nei primi nove mesi del 2001 sono stati registrati 26 di questi casi, invece dei 17 casi di tentato omicidio che si sono registrati durante lo scorso anno, questo anno ne sono stati registrati 27" ("Manjinska prava na Kosovu - najniza u Evropi", art. cit.).
I problemi della sicurezza sono legati soprattutto alla rivalità tra serbi e albanesi e alle vendette che sono seguite alla guerra del 1999>. Di fatto allo stato attuale i serbi sono relegati in enclavi che formalmente sono riconosciute dalla comunità internazionale, sorvegliate e protette dalla KFOR.
Ma oltre ai serbi esistono anche altre comunità ed anche a loro, come avevamo già spiegato, sono stati riservati dei posti nel parlamento che uscirà dalle elezioni del 17 di novembre. Si tratta delle comunità dei Rom, Turchi, Egiziani, Bosgnacchi, Gorani, Askalija, ai quali andranno di diritto dieci dei 120 posti del futuro parlamento (per l'esattezza 4 posti saranno dedicati ai Rom, Askalija e alla comunità egiziana; 3 posti alla comunità bosgnacca, 2 posti ai Turchi ed infine 1 posto ai Gorani).
Tuttavia e nonostante il grosso problema che rappresenta la difesa dei diritti delle comunità minoritarie in Kosovo, i principali partiti politici albanesi, quelli appunto che si troveranno agli stessi tavoli dei rappresentati delle comunità minoritarie, non dedicano troppe energie alla sua soluzione. La Lega democratica del Kosovo, che nonostante nel suo programma riservi un discorso a parte per le minoranze impegnandosi per la difesa dei loro diritti come "per la loro piena integrazione nella vita politica, sociale ed economica della società", tuttavia - secondo il commento di Gashi - non sembra che offra delle soluzioni concrete ai problemi esistenti viste le condizioni di fatto delle comunità minoritarie (Zijadin Gashi, "Kosovska predizborna "obecanja"", AIM Pristina, 19-10-2001; disponibile anche in italiano. Si veda link fondo articolo.).
Anche il PDK presenta nel suo programma un capitolo a parte intitolato "Difesa delle minoranze" affermando in particolare che questo partito "continuerà a dare prova a tutte le minoranze del fatto che dovranno costruire il loro futuro insieme agli albanesi in un Kosovo democratico". Ma oltre a ciò si limita a dichiarare che verranno rispettati i diritti delle minoranze secondo gli standard europei, senza precisare come intendano farlo.
Infine l'AKK minimizza completamente il problema delle minoranze, e non vi dedica nemmeno un capitolo a parte nel proprio programma politico, esplicitando in modo succinto che "l'Alleanza creerà tolleranza e migliori rapporti interpersonali ed interetnici".

Vedi anche:

Articoli riguardanti UCK


Risoluzione Consiglio di Sicurezza n.1299

Notizie Est, n. 488, 30-10-2001

UNMIK

Stepen siromastva na Kosovu

Pikanterije ekonomskih programa

Manjinska prava na Kosovu - najniza u Evropi

OSCE

UNHCR

KFOR

Roma people in south Serbia

Notizie Est, n. 488, 30-10-2001

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