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giovedì 08 settembre 2022 13:44

 

Le Donne in nero: pace in Kosovo

25.08.2003   

Riportiamo il comunicato stampa delle Donne in nero col quale hanno invitato i cittadini alla partecipazione della manifestazione contro le violenze in Kosovo.
Un'immagine della manifestazione
Mercoledì 20 agosto nella piazza principale di Belgrado (Trg Republike) le Donne in nero hanno invitato la popolazione a riunirsi per manifestare contro le violenze in Kosovo. Ancora una volta il mondo associazionistico femminile ha dimostrato una forte dose di coraggio e determinazione nel denunciare le azioni violente volte a creare caos e le condizioni per uno stato etnicamente omogeneo.

Alla manifestazione hanno partecipato anche gli attivisti del Centro per i diritti umani di Belgrado e le organizzazioni autonome femminili. Come consuetudine le Donne in nero hanno manifestato in silenzio, indossando abiti scuri e accendendo le candele. Ben in vista sono stati posti striscioni con scritte in albanese e in serbo, tra le quali comparivano le seguenti: "Albanesi, condannate i crimini – noi siamo con voi", "le Albanesi sono nostre sorelle". Il riferimento ad una azione comune tra donne serbe e albanesi mirata a far cessare i crimini nella regione e a condividere un sentimento di comunione per una pacificazione vera del Kosovo ha incontrato la riluttanza di alcuni cittadini, indispettiti dal fatto che "le Albanesi le chiamano sorelle, adesso quando in Kosovo uccidono i bambini serbi".


Riportiamo a titolo informativo il comunicato stampa con il quale le Donne in nero hanno invitato l'opinione pubblica alla partecipazione dell'incontro.


Questa volta protestiamo contro la violenza degli estremisti albanesi, una violenza che ha raggiunto recentemente il suo culmine nell'assassinio crudele di due ragazzi di nazionalità serba nel villaggio di Gorazdevac.

Condanniamo duramente questo crimine considerandolo parte di una serie di atti criminali volti a realizzare un Kosovo pulito etnicamente e intendiamo sottolineare, perché particolarmente importante, quanto segue:

- Nessun atto di violenza può essere giustificato da un atto di violenza avvenuto precedentemente;

- La condanna della violenza contro la popolazione civile non deve far dimenticare a nessuno altri crimini o portare a minimizzare la gravità di tali crimini;

- Né questo crimine, né nessun altro commesso contro la popolazione non albanese deve essere utilizzato come pretesto per diffondere l'odio etnico o concetti come l'omogeneizzazione nazionale per glorificare i criminali di origine serba che hanno commesso nel passato gli stessi atti criminali esecrabili che gli estremisti albanesi stanno commettendo ora.

- Per questo, stiamo protestando anche contro chi sta utilizzando i terribili assassinii di Gorazdevac per tentare di tornare sulla scena politica, portando così di nuovo la Serbia verso l'isolamento.

- Ciascuna e ciascuno ha l'obbligo di condannare incondizionatamente i crimini commessi per il suo popolo perché questa condanna è l'unico cammino che porta alla riconciliazione.

- E' quindi un obbligo di tutte le albanesi e di tutti gli albanesi, che non vogliono essere gli eredi dei criminali della loro nazione, condannare categoricamente e incondizionatamente la persecuzione e il massacro in Kosovo di donne e bambini di altre nazionalità.

Solo sulla base di queste premesse, è possibile costruire la speranza che il periodo di guerra e altre forme di violenza nella nostra regione termineranno per lasciar posto ad una pace duratura e stabile basata sulla giustizia e sull'esclusione di quanti hanno coperto di vergogna il popolo nel cui nome, in un passato recente, hanno incendiato case, violentato e assassinato donne, bambine e bambini, deboli e anziani, nell'impunità.

Le Donne in nero

Vedi anche:

- Kossovo: morti dove si costruiva la pace

- Morti di Gorazdevac: un macigno sulla strada del dialogo

- Ballo sulle tombe. Inizio secolo

- Conferenza stampa del nuovo rappresentante Onu in Kosovo
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