Mentre i politici balbettano, decise sono le denunce della violenza etnica espresse dalla società civile sia serba che albanese. Pubblichiamo alcune delle dichiarazioni pervenuteci e il comunicato della Fondazione per il Diritto Umanitario di Belgrado.
Il 19 marzo, ossia due giorni dopo lo scoppio delle violenze in Kosovo e immediatamente dopo le azioni di rivalsa contro le minoranze in Serbia, la società civile serba e kosovara hanno fatto sentire la propria voce. Gruppi di organizzazioni non governative (ONG), associazioni e membri della società civile si sono riuniti in differenti luoghi, chi a Belgrado e chi a Pristina, per ribadire la condanna delle violenze e per trovare una soluzione comune alla crisi in corso. Nei comunicati che ci sono pervenuti, e dei quali trovate più sotto la traduzione integrale, vengono espressi punti di vista e linguaggi differenti a seconda delle organizzazioni coinvolte, nella reazione pacifica agli eventi in corso. Nei comunicati vengono condannate tanto le violenze contro la minoranza serba e non albanese del kosovo quanto gli atti di rivalsa perpetrati in alcune città della Serbia contro le minoranze presenti nel paese. Inoltre, vengono invitate le istituzioni competenti a prendere le dovute misure per fermare le violenze e per trovare una soluzione alla crisi.
Abbiamo tradotto la dichiarazione congiunta della società civile kosovara, formata da 57 organizzazioni e dalla rete di ONG, scaturita dall’incontro tenutosi il 19 marzo in reazione immediata a quanto stava avvenendo. Pubblichiamo poi la dichiarazione congiunta delle ONG e associazioni della Serbia raccolte attorno all’iniziativa civica “Solidarietà”, ed infine il comunicato del Fondo per il diritto umanitario che condanna le violenze in Kosovo e le azioni di ritorsione perpetrate ai danni delle minoranze etniche in Serbia, e esorta il governo serbo impegnarsi concretamente contro gli estremismi presenti nel Paese.
Pristina, 19 marzo 2004
Dichiarazione congiunta della società civile kosovara
Oggi ci siamo qui riuniti in qualità di rappresentanti della società civile al fine di reagire immediatamente agli ultimi avvenimenti in Kosovo. Il risultato dell’incontro odierno, al quale hanno partecipato 57 rappresentanti di reti (networks) e organizzazioni non governative, è la seguente dichiarazione:
1. Noi, rappresentati della società civile kosovara condanniamo tutte le violenze commesse nei giorni scorsi. Chiediamo a tutti i cittadini di interrompere immediatamente le proteste e gli atti violenti. Il vostro dispiacere non potrà essere manifestato mediante la distruzione del Kosovo.
2. Alle istituzioni responsabili chiediamo di lavorare attivamente e con efficacia per innalzare il livello di sicurezza per tutti i cittadini del Kosovo, in modo particolare per la popolazione serba nel Kosovo centrale e per la popolazione albanese sulla riva settentrionale del fiume Ibar.
3. Alle istituzioni kosovare e all’UNMIK chiediamo di interrompere le reciproche accuse. Vostra è la responsabilità per la sicurezza e la vita dei cittadini. Noi, in quanto membri della società civile, faremo di tutto per appoggiare la KPS, la polizia civile e la KFOR.
4. Esprimiamo le più profonde e sentite condoglianze alle famiglie di tutte le vittime degli ultimi disordini. Sappiamo bene che le nostre parole non potranno ricompensare la perdita dei cari. Tuttavia, speriamo che sappiate che tutta la società civile del Kosovo condivide il vostro dolore.
5. Con questa riunione è stato costituito anche un gruppo speciale ad hoc composto da rappresentanti di 15 organizzazioni e reti non governative, il tutto con l’obiettivo di coordinare un piano di attività urgenti della società civile. Le informazioni sulle successive attività saranno disponibili dopo il primo incontro di questo corpo di coordinamento.
Per ulteriori informazioni su questa iniziativa vi preghiamo di rivolgervi a:
Jetemir Balj
Forum ONG
Rruga Senator Robert Dole n. 3
Prishtine
UNMIK Kosovo
Tel. +381 38 248 946
Fax: +381 38 248 946
Email:
jet@ipko.org
Belgrado, 19 marzo 2004
Dichiarazione delle organizzazioni unite nell’iniziativa civica “Solidarietà”
Esprimiamo le nostre condoglianze alle famiglie di tutti coloro che sono stati uccisi negli attacchi degli ultimi tre giorni in Kosovo e Metohija.
Chiediamo che cessi ogni tipo di violenza contro la popolazione serba e non albanese in Kosovo, che cessino le persecuzioni e la distruzione delle proprietà e dei monumenti culturali, e chiediamo il ritorno di tutti i profughi nelle loro case.
Chiediamo alla comunità internazionale, fra tutti all’UNMIK e alla KFOR, così come alle istituzioni temporanee in Kosovo di rispettare i doveri sottoscritti in accordo con la Risoluzione 1244 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e gli altri documenti internazionali, e di garantire finalmente la sicurezza di tutti i cittadini del Kosovo e Metohija, così come di contribuire alla cessazione della terrificante ondata di violenza alla quale siamo stiamo assistendo e di interrompere la persecuzione della popolazione in pericolo serba e non albanese.
Invitiamo tutti i cittadini della Serbia a non esprimere le loro preoccupazioni e paure sulle vite della popolazione serba e non albanese attraverso la violenza, ma di mostrare una vera solidarietà con coloro i quali soffrono essi stessi violenze su base quotidiana, dichiarandosi fermamente contro il linguaggio dell’odio attualmente in uso nell’opinione pubblica.
Chiediamo che le istituzioni dello Stato agiscano energicamente per interrompere le violenze in Serbia, per trovare e punire coloro che utilizzano la violenza e incitano all’odio etnico nelle vie delle città del nostro Paese.
Noi dobbiamo in modo deciso e partecipato mostrare che la violenza ha un significato solo per coloro che desiderano l’odio, e che la nostra forza sta nella
disponibilità ad assumerci la responsabilità per la soluzione dei problemi, che il nostro potere sta nella
ragionevolezza che dobbiamo mostrare per far fronte alla situazione, e che il nostro valore è la
solidarietà con tutte le vittime.
Organizzazioni unite nell’iniziativa civica “Solidarietà”
OTPOR
CIP “Humana”
Belgrade Center for Human Rights
Association “Kosovski Bozur” – Bica, Kosovo i Metohija
ONG “Unija” – Kosovska Mitrovica, Kosovo i Metohija
Unija – Association of Internally Displaced Persons
Lawyers Committee for Human Rights – YUCOM
Forum for Ethnic Relations
Women in Black
Centre for Cultural Decontamination
Belgrado, 19 marzo 2004
Fondazione per il diritto umanitario
Responsabilità per le violenze etniche in Kosovo e in Serbia
La violenza nei confronti delle minoranze religiose ed etniche, la generale minaccia alla sicurezza e le violazioni dei diritti basilari delle minoranze e di tutti gli altri cittadini della Serbia è l’immagine della società del Kosovo e della Serbia dal 17 marzo 2004. La responsabilità di ciò grava sul Ministero dell’Interno e sul Governo della Serbia, sull’UNIMK e la KFOR in Kosovo. La comunità internazionale in Kosovo, mediante la sua inazione, ha fatto intendere agli estremisti albanesi di essere d’accordo sul fatto che in Kosovo non c’è posto per i Serbi, mentre i rappresentanti delle nuove istituzioni in Serbia, senza dubbio, hanno dimostrato di essere interessati al Kosovo solo in quanto territorio.
La Fondazione per il diritto umanitario crede che il Ministro della degli Interni della Serbia dovrebbe dare le dimissioni, e in questo modo consentire alla Serbia, attraverso il responsabile adempimento degli obblighi e doveri dello Stato, il rispetto dei diritti umani e dello stato di diritto. La Fondazione per il diritto umanitario chiede alla KFOR di stabilire il controllo sul territorio del Kosovo, e alle istituzioni dell’UNMIK di determinare la responsabilità di tutti quelli che hanno partecipato o incitato alle violenze etniche, di proporre misure per la soluzione della degradante posizione in cui si trovano i Serbi e le altre minoranze in Kosovo.
Gli edifici religiosi della Comunità religiosa islamica a Nis e a Belgrado sono stati distrutti come segnale di preparazione a commettere violenza contro le minoranze etniche in Serbia. Nel paese si stanno verificando attacchi di gruppi estremisti contro i membri delle minoranze etniche in Serbia, contro le loro proprietà e monumenti artistici e culturali, mentre la reazione del Ministero dell’Interno e del Governo serbo non sono state convincenti e rinforzano la mano di coloro che vorrebbero governare la Serbia nello stesso modo in cui hanno fatto con i Serbi in Croazia, Bosnia Erzegovina, Kosovo.
Le proteste in Serbia contro le violenze in Kosovo non contribuiscono alla pacificazione della situazione, ma bensì rafforzano i comportamenti estremisti di gruppi e individui serbi che invocano apertamente il massacro degli appartenenti alle minoranze etniche e la espulsione degli oppositori politici. L’Ambasciata americana è un costante obiettivo degli estremisti. Il 18 marzo, l’Ambasciata croata è stata sotto attacco. Lo stesso giorno, un gruppo di dimostranti guidati da estremisti dell’Associazione dei Serbi del Kosovo è giunto di fronte all’ufficio della Fondazione per il Diritto Umanitario, chiedendo alla nostra organizzazione di rispondere per l’impegno profuso nel cercare di determinare la verità e la responsabilità per il recente passato.
Il fondo per il diritto umanitario invita il Governo della Serbia a scegliere la legge e fermare gli estremisti che minacciano la Serbia e il suo futuro.
Vedi anche:
Kossovo: un’amministrazione internazionale impotente
Kossovo: c’è bisogno di politica
Kossovo: un punto di vista albanese
Italiani del Kossovo
Kosovo, la notte dei cristalli