Da una parte Harry Holkeri, a capo dell’UNMIK, ricoverato in ospedale per stress da lavoro. Dall’altra Bajram Rexhepi, Primo ministro che in un’intervista, sottolinea di non essere pronto a ricandidarsi. I percorsi di due leader stanchi.
Bajram Rexhepi e Harry Holkeri
Lo scorso 11 maggio Harry Holkeri, a capo dell’amministrazione internazionale del Kossovo UNMIK, era di fronte al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. “Non nego che le violenze di marzo abbiano scosso sino alle fondamenta l’amministrazione internazionale” ha affermato in quell’occasione “ma la missione delle Nazioni Unite in Kossovo è quanto mai intenzionata a giudicare e punire i responsabili degli scontri ed a continuare nel suo percorso per preparare la provincia all’autogoverno”.
Qualche giorno dopo veniva ricoverato d’urgenza in ospedale a Strasburgo. Secondo i medici non si tratterebbe di nulla di grave se non di profondo stress da lavoro, legato alla densa agenda seguita da Holkeri in questi mesi. Dopo essere stato dimesso Holkeri è rientrato brevemente in Kossovo, ha incontrato il Primo ministro Rexhepi e si è congedato per una breve vacanza. “Potrebbe essere la fine del suo mandato”, hanno subito scritto i quotidiani locali “ed Holkeri potrebbe addurre i problemi di salute per togliersi da una situazione diventata difficile”.
Negli stessi giorni in cui Holkeri finiva in un ospedale francese il Primo ministro Bajram Rexhepi rilasciava un’intervista al quotidiano Epoka e Re durante la quale si soffermava sui fatti di marzo, descritti con una certa disillusione. “A marzo in un certo modo abbiamo fallito tutti, chi più, chi meno. Per quanto riguarda la pubblica sicurezza è responsabilità dell’UNMIK ma, in ogni caso, anche le istituzioni locali non hanno fatto quanto avrebbero potuto fare”. In conclusione all’intervista si parla poi di una possibile disponibilità di Rexhepi ad un secondo mandato. Disponibilità che arriva solo però cauta e condizionata.
“Ho dato il mio contributo allo sviluppo del Kossovo, ho profuso i massimi sforzi, ma per quanto riguarda i risultati raggiunti, quello è un altro discorso” risponde lapidario Rexhepi “non sono certo ossessionato dal ruolo di Primo ministro e non sono granché motivato a rimanere per un secondo mandato a meno che non me lo chieda il mio partito. In quel caso accetterei sotto determinate condizioni”. Quali? Chiede il giornalista. “Non sono stanco di lavorare, ho molta energia, ma mi aspettavo il contributo di tutti. Il Kossovo non può essere smosso esclusivamente dal lavoro di cinque o dieci persone”. Il 23 ottobre prossimo, giorno fissato per le elezioni dell’Assemblea del Kossovo, Rexhepi potrebbe quindi guardare al voto con un certo distacco …
Le violenze di marzo sembrano aver profondamente scosso due delle autorità politiche più di rilievo nel Kossovo. Rexhepi, nominato Primo ministro nel marzo del 2002, ed Holkeri arrivato nel luglio del 2003, a sostituzione del tedesco Micheal Steiner. Quest’ultimo si era dimesso dopo aver fallito nel riuscire ad ottenere il supporto delle due comunità maggioritarie in Kossovo, quella albanese e quella serba. L’inizio del mandato di Holkeri corrispondeva con la fase dell’avvio in Kossovo dei negoziati tra albanesi e serbi. Avvio che vi è stato, a Vienna, nell’autunno scorso ma che si è poi arenato drammaticamente questa primavera. Il compito di Holkeri era inoltre reso difficile dal fatto che il rapporto tra l’amministrazione internazionale e parte della popolazione albanese del Kossovo si stava progressivamente deteriorando. Non è più migliorato, anzi. Ora, forse, i problemi di salute saranno tra i motivi che lo faranno desistere dal rimanere alla guida del Kossovo.
A Bruxelles sembra che ci si stia già preparando all’eventualità. “Per evitare si ripeta il vuoto di potere che si è verificato alla fine del mandato di Steiner”, si fa sapere. E non è escluso che, candidato alla successione, sia un politico espressione dei nuovi Paesi NATO o dei nuovi membri dell’Unione europea. Per aiutare, nel rebus balcanico, la vecchia Europa.