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Romania: cavallo di troia degli OGM?
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Data pubblicazione: 21.11.2004 00:00

La stampa rumena è preoccupata e così lo sono molti cittadini. In Romania si farebbe ampio uso di OGM ma nessuna coltivazione viene controllata e nessuna etichetta nei supermercati riporta se il prodotto contiene o meno organismi geneticamente modificati. L’integrazione nell’UE migliorerà la situazione?
I romeni non sanno con sicurezza quello che mangiano. E non hanno nemmeno la possibilità di scegliere il tipo di prodotto che vogliono comprare. Quello con gli OGM o quello senza. Questo diritto del consumatore in Romania non viene tutelato. Perché quando i consumatori vanno a fare la spesa al supermercato trovano sugli scaffali prodotti alimentari le cui etichette non fanno alcun riferimento alla presenza degli Organismi geneticamente modificati.

Non è difficile immaginare chi possa essere responsabile di una tale situazione che in un futuro più o meno lontano potrebbe recare un danno serio alla salute della gente. I consumatori di sicuro non lo sono. Essi non fanno altro che pagare per poi mangiare chi sa cosa. La mancanza d’informazione - di cui sicuramente dovrebbero preoccuparsi le autorità in un paese che aspira ad entrare nell’UE il primo gennaio del 2007 – fa sì che spesso i consumatori non sappiano cosa comprano ma nemmeno i venditori sappiano cosa vendano.

Il termine OGM resta ancora per molti una cosa quasi aliena che non si sa da dove arrivi. Regna la confusione. C’è addirittura chi ancora si domanda se la sigla OGM non significhi coloranti. C’è certo anche molti che sanno benissimo cosa voglia dire prodotti transgenici - ma giudicando dai prodotti venduti nei negozi alimentari in Romania – sembra questi non esistano. E la cosa è assolutamente falsa: la Romania è il maggior produrre dell’Europa di soia transgenica.

Una notizia battuta recentemente dalla Reuters indicava chiaramente questa realtà aggiungendo che nel paese si coltivano 35.000 ettari di soia modificata geneticamente, il che rappresenta 1/3 dalla superficie totale dedicata a questa pianta in Romania.

Si tratta dello 0,1% della superficie mondiale coltivata con soia transgenica. Non sufficiente per rispondere alla domanda del consumo interno e la Romania si è dimostrata anche una grande importatrice di soia.

Le inchieste della stampa romena hanno dimostrato come provano le colture di soia modificata geneticamente in Romania siano sfuggite da tempo al controllo delle autorità. Spacciandosi per potenziali compratori di semi di soia transgenici i reporter del giornale “Jurnalul National” hanno dimostrato quanto sia facile comprare semi OGM - senza alcuna certificazione - dai commercianti romeni.

L’unico obiettivo di chi coltiva sembra essere quello di risparmiare e quindi si è spesso dipesoti a comperare qualsiasi semente. Si è così sviluppato un mercato in nero di soia modificata geneticamente che finisce ad essere commercializzata assieme a quella coltivata in modo tradizionale senza però che esista alcuna traccia sulla loro provenienza.

I semi di soia modificata sono quindi molto ricercati ed “apprezzati”soprattutto quando costano di meno e costano di meno perché non hanno certificati di provenienza. In questo modo si risparmia, ma di sicuro non sulla salute.

I giornalisti romeni sono andati anche più in profondità nelle proprie inchieste e non esitano a parlare di cittadini romeni utilizzati al posto delle cavie, dato che non vi sono ancora dati certi sui possibili effetti sulla salute degli OGM.

La coltivazione con OGM ha fatto già storia in Romania. Già dal 1998, in mancanza di una legge apposita, il Paese coltivava OGM. Solo tre anni più tardi, nel 2000, è stata varata una normativa che regola la produzione e la commercializzazione degli OGM. Del vuoto legislativo hanno approfittato i grandi produttori mondiali di OGM, specie quelli americani, che tuttora hanno il monopolio in Romania.

Tra il ‘98 e il 2000 le compagnie americane che producono OGM hanno cominciato a testare in Romania i semi transgenici. In quell’occasione il Governo romeno ha permesso che fossero introdotti nel Paese una serie di ibridi di mais, soia, patate e barbabietole: senza che dovesse essere precisate le alterazioni genetiche.

D’altronde la Romania, come altri Paesi dell’Est Europa, è stata accusata spesso di rappresentare una specie di “cavallo di troia” americano per il commercio di OGM sul continente. Note anche le dispute sull’argomento tra gli USA e l’UE.

La soia è utilizzata in Romania sia per la produzione di diversi alimenti che per mangimi per gli animali. L’assenza di adeguati controlli sulla produzione e la commercializzazione di questi prodotti preoccupa non solo i consumatori romeni ma naturalmente anche l’Unione Europea che teme un’invasione sul mercato di alimenti contenenti OGM dopo l’adesione di nuovi Stati.

Negli stati UE c’è per altro l’obbligo di specificare chiaramente sull’etichetta se il prodotto contiene OGM. Anche in Romania c’è una legge in questo senso, ma non viene applicata. Il ministero dell’Agricoltura ammette che più del 40% della soia coltivata in Romania sia transgenica. Dato che non corrisponde a quello fornito dagli ecologisti secondo i quali in realtà più del 70% della soia romena sarebbe modificata geneticamente.

La differenza tra le cifre dichiarate dal ministero dell’agricoltura e la realtà consiste proprio nel fatto che il commercio con i semi OGM è difficilmente controllabile. La stampa sostiene che la Romania è l’unico Paese dell’Europa ad aver accettato di diventare una “zona di test ed implementazione per le culture di soia geneticamente modificate dagli americani”. Sebbene i programmi Ue finanziati in Romania e che hanno al centro gli OGM esistono, non si sono svolte nel paese altre campagne di informazione su cosa siano in pratica questi organismi ed in quale forma possono finire sulla tavola.

Ed è evidente che se si coltivano decine di migliaia di ettari di soia transgenica dopo la si riutilizzi nella produzione di olio, dolci, margarina, salami oppure come mangimi per animali.

Della mancanza di informazione e di una coscienza pubblica nell’ambito della tecnica genetica ne approfittano produttori e i distributori di semi di soia e produttori affini. Nonostante diverse autorità romene abbiano espresso pubblicamente “i seri riserbi” rispetto alla coltivazione delle piante geneticamente modificate proprio perché - dice l’ex ministro dell’agricoltura Ilie Sirbu - ”non si conosce molto su questa tecnica e gli specialisti non si sono pronunciati ancora su gli effetti che si potrebbero avere”, la Romania è stata accusata non solo dalla stampa interna ma anche internazionale di coltivare senza controllo gli OGM.

Un’ultima accusa era stata mossa anche da giornalisti austriaci secondo i quali nel Paese si coltiverebbero non solo la soia ma anche legumi e frutti modificati geneticamente. La risposta delle autorità romene è stata pronta e chiara: in Romania si coltiverebbe solo la prima. Quindi nessun altra coltivazione e - tengono a sottolineare le autorità di Bucarest - c’è una volontà politica perché non si allarghi la coltivazione delle piante OGM.

Le regole dell’Ue sono chiare in questo campo anche se le pressioni delle compagnie americane sono anch’esse molto forti. Per l’adesione all’Unione Europea la Romania dovrà fare il conto ad esempio anche con il mais perché secondo alcune notizie tutti i tipi permessi in Romania di questo cereale contengono un gene resistente agli antibiotici. E così via. L’integrazione europea ha le sue regole ben precise. Si spera che i cittadini rumeni ne traggano vantaggio, almeno in salute.


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