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Il 'freddo e autistico danese' Haekkerup se ne va dal Kosovo

31.12.2001    scrive Luka Zanoni

In molti, a partire dalla stampa locale, hanno avanzato speculazioni circa le pressioni occidentali (e non) sul danese Haekkerup.
Hans Haekkerup
A distanza di undici mesi dall'insediamento alla carica di capo dell'amministrazione provvisoria del Kosovo per conto delle Nazioni Unite (UNMIK) Hans Haekkerup rassegna le dimissioni.
In molti, a partire dalla stampa locale, hanno avanzato speculazioni circa le pressioni occidentali (e non) sul danese Haekkerup. Poco dopo le feste di Natale il capo della missione UNMIK - due giorni prima era ritornato a Pristina per discutere a porte chiuse con i leader degli albanesi kosovari e il giorno successivo con i rappresentati politici serbi - aveva espresso le ragioni delle sue dimissioni durante un'intervista speciale realizzata dalla Radio-Televisione pubblica del Kosovo. "Mi ritiro dal Kosovo e dalla missione per ragioni personali. Nessuno me lo ha chiesto. Questa è una scelta personale su cui da solo mi sono accordato anche con Kofi Annan" - ha dichiarato Haekkerup, rigettando così le convinzioni dei giornalisti secondo cui il capo missione dell'UNMIK avrebbe ricevuto pressioni occidentali.
Hans Haekkerup ha lasciato il Kosovo il 13 di dicembre, il giorno dopo che è stato costituito il parlamento kosovaro e che ha presieduto finché non ne è stato eletto il nuovo presidente. Haekkerup aveva espresso il desiderio di trascorrere le feste con la famiglia e poiché è in attesa di un figlio ci si aspetta un suo ritorno per il mese di febbraio. Tuttavia alcuni ufficiali dell'UNMIK, riguardo ai dubbi dei giornalisti circa il non ritorno del capo missione, hanno rifiutato decisamente questa possibilità. Ritornerà per risolvere "qualche questione cruciale", hanno detto all'UNMIK.
Ciò che è importante - come sottolinea la giornalista di AIM Violeta Oroshi - è il fatto che il Kosovo rimarrà per un certo periodo senza amministrazione internazionale, inoltre non è stato nominato il nuovo capo dell'OSCE e tutto ciò proprio nel momento in cui è in atto un'evidente crisi parlamentare, perché ancora non è stato eletto il presidente e nemmeno è stato formato il governo. Per questo motivo in alcuni ambienti le dimissioni di Haekkerup non vengono viste come la soluzione migliore in questo momento, motivando che in questo modo si prolungherà l'istituzionalizzazione e il processo di transizione del Kosovo (cfr. Violeta Oroshi, "Hans Haekkerup podneo ostavku!", AIM Pristina, 29 dicembre 2001.Vedi fondo articolo.).
Haekkerup era stato nominato come inviato speciale dell'ONU per il Kosovo nel gennaio di quest'anno e per questa funzione aveva avanzato quattro priorità: costituire una sostanziale autonomia, tenere le elezioni generali, iniziare il dialogo con la leadership jugoslava e rinforzare l'applicazione della legge e la riforma dell'economia.
Da un lato Haekkerup durante i suoi 11 mesi di mandato è riuscito a dotare il Kosovo di un quadro costituzionale, firmare diversi accordi con i rappresentati di Belgrado e portare i serbi kosovari alle elezioni, facendoli così partecipi delle istituzioni locali kosovare. Dall'altro lato però è stato criticato da parte dei leader locali albanesi e da quasi tutta la stampa, uniti nel dichiarare che gli accordi che Haekkerup ha sottoscritto con il potere di Belgrado non sono vincolanti e non produrranno alcuna partecipazione a gruppi comuni.Il più grande colpo, Haekkerup lo ha subito durante la prima seduta per la costituzione del parlamento, quando da parte del presidente del Partito democratico del Kosovo (PDK) Hashim Thaci, è stato accusato di violare i diritti umani dei deputati per aver chiuso loro il microfono, ossia aver impedito l'espressione delle opinioni, suggerimenti e critiche dei membri della seduta. Nedzat Daci, neoletto presidente del parlamento, aveva dichiarato durante una conferenza stampa che il suo capo non è Haekkerup, ma bensì il popolo del Kosovo. Sempre Daci aveva fortemente criticato il capo missione dell'ONU per avere deciso che il 40% del budget del Kosovo sarebbe rimasto nelle mani dell'amministrazione internazionale.
Da parte del partito di Thaci come di quello di Haradinaj (AAK) le dimissioni di Haekkerup erano cosa attesa: "questo è un atto morale e aspettato" ha dichiarato Haradinaj, sottolineando le difficoltà incontrate dal capo missione con i leader albanesi. Dispiaciuta per la scelta del danese è stata invece Rada Trajkovic, rappresentate della coalizione serba Povratak : "Egli ha realizzato quasi tutto quello che aveva promesso. Haekkerup è stato un uomo di integrità che non ha lasciato che le emozioni dei serbi e degli albanesi inficiassero le sue decisioni razionali".
Da parte serba chi ha invece espresso parere negativo e critico sulla figura di Haekkerup è stato il ministro di Giustizia Vladan Batic. Per l'agenzia Beta, Batic ha detto che Haekkerup "è stato un amministratore peggiore" di Kouchner, per il quale i serbi avevano già altrettante obiezioni. "Non conosco le motivazioni delle dimissioni, ma se è esatto ciò che scrivono i media, che avrebbe dato le dimissioni dietro le minacce e le pressioni di Hashim Thaci e dei suoi adepti, allora le sue dimissioni finali sono la dimostrazione di impotenza davanti tali attacchi" - ha aggiunto Batic. Il ministro di Giustizia aveva già chiesto le dimissioni di Haekkerup, proprio riguardo la questione della minoranza serba in Kosovo, inviando una lettera aperta al capo missione e a Carla del Ponte, cercando di portare l'attenzione sulla necessità di impedire la strada a Thaci, considerato un terrorista ("Izabrao je laksi put", Danas, 31-12-2001).
Particolarmente critici sono stati anche gli altri rappresentati dei serbi kosovari, come Marko Jaksic e Oliver Ivanovic. Secondo il primo Haekkerup non avrebbe favorito la comunità serba del Kosovo e non avrebbe per nulla migliorato le loro condizioni di vita, rendendo in tal modo felice solo un popolo. Mentre per Ivanovic, Hans Haekkerup con le sue dimissioni avrebbe scelto la strada più facile, dimostrando di non essere pronto al confronto con i veri problemi relativi alla realizzazione degli accordi prestabiliti. Ivanovic ha aggiunto che l'unica cosa per cui sarà ricordato il capo missione dimissionario riguarda le elezioni del 17 novembre ("Izabrao je laksi put", cit.).
La domanda che ora tutti si pongono e che ancora non trova risposta è: chi verrà eletto al posto del "freddo e autistico danese" (come viene dipinto dalla stampa locale e da alcuni suoi interlocutori)?
La lista dei potenziali candidati è piuttosto lunga, e in mezzo si trovano i nomi dell'ex comandante della KFOR, Klaus Rainhard, ma anche Emma Bonino, Sergio de Melo e Volfgang Petritsch. Secondo gli analisti le maggiori possibilità vertono sui candidati tedeschi e italiani, dal momento che gli inglesi ricoprono già altre funzioni, come in Bosnia per esempio, mentre la Francia aveva dato Bernard Kouchner come capo missione prima di Haekkerup e l'attuale comandante della KFOR, Marcel Valentin proviene da questo paese. Inoltre sia la Germania che l'Italia hanno buoni contatti con Belgrado, che sembrano necessari per realizzare gli obiettivi della Missione in Kosovo.
I leader albanesi vorrebbero invece che come primo uomo della amministrazione civile venisse nominata una persona proveniente dagli Stati Uniti o almeno qualcuno che abbia una buona conoscenza delle questioni kosovare e della regione. Ciò che invece è noto a tutti è che in attesa della nuova nomina le funzioni di Haekkerup verranno svolte dal suo vice, l'americano Chalres Brayshaw.

Vedi anche:

UNMIK

Hans Haekkerup podneo ostavku!


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