L’apertura alla Turchia rappresenta una “rivoluzione” sia per Ankara che per Bruxelles. L’Europa come progetto di cooperazione e di pace tra le diverse civiltà. Il ruolo della società civile turca e il percorso che ha portato alla apertura dei negoziati nella analisi di uno dei più diffusi quotidiani della Turchia
Di Hasan Cemal, Milliyet, 18.12.04
Traduzione per Osservatorio sui Balcani: Fabio Salomoni
Il quotidiano Milliyet (“Cittadinanza”, 300.000 copie vendute) è uno degli storici quotidiani popolari del Paese. Schierato su posizioni decisamente pro-europee, politicamente ha posizioni che potremmo definire di centro-sinistra. Hasan Cemal è uno dei più autorevoli e noti commentatori politici della Turchia.
Si, alla fine la Turchia ha avuto una data dall’Unione Europea. Così come ha sottolineato il Presidente Erdogan, si tratta di un successo, di un passo storico. Non c’è alcun dubbio che il 17 Dicembre passerà alla storia turca come un punto di svolta. Ma questo punto di svolta non vale solamente per noi ma anche per l’Unione Europea. In questo senso la miglior fotografia l’ha scatta il quotidiano francese Libération, che nella prima pagina titolava “La rivoluzione europea”.
Perché il 17 Dicembre, la UE non ha aperto le porte solamente alla Turchia ma anche alla sua propria trasformazione. Con le parole del Presidente Erdogan, l’Unione Europea ha riconosciuto sé stessa non come un Club cristiano ma come un progetto di cooperazione e di pace tra le civiltà. Le persone che vivono in queste terre, in Turchia, hanno una attrazione per l’Europa le cui radici si perdono nella profondità della storia.
Fin dall’epoca ottomana in questo paese gli sguardi sono stati rivolti all’Europa. La modernizzazione o Occidentalizzazione, insieme con la rivoluzione della Repubblica di Ataturk, prendendo a modello l’Europa hanno compiuto un grande balzo in avanti.
Il passaggio al multipartitismo è stato il secondo grande anello che ha portato alla democrazia. In seguito, negli anni ’80, sono arrivati i passi che hanno portato alla liberalizzazione economica. Infine arrivano gli sforzi di liberalizzazione politica in vista dell’adesione all’UE. Da questo punto di vista negli ultimi due anni si sono realizzate riforme che possono essere definite come “una rivoluzione silenziosa”.
Il governo dell’AKP, con alla testa il Presidente Erdogan ed il ministro Gul, con i progressi compiuti sia dal punto di vista dello stato di diritto democratico che delle riforme strutturali in economia, ha portato la Turchia al 17 Dicembre. In questi due anni, il coraggio e la risolutezza politica mostrate dalla coppia Erdogan-Gul, non solamente nella democratizzazione ma anche nella questione curda e nella politica verso la questione cipriota, credo abbiamo pochi riscontri nella storia politica recente del nostro Paese.
Certo, al 17 Dicembre si è arrivati con difficoltà.
A Bruxelles non è stato facile agganciarsi al treno dell’Europa. Nelle ultime 24 ore la creatività della diplomazia turca e la risolutezza di Erdogan e Gul sono infine riuscite ad inserire la Turchia sul binario europeo.
In tutti questi sforzi è necessario non dimenticare il ruolo che hanno svolto le associazioni della società civile.
Ora di fronte alla Turchia si presenta un periodo ancora più difficile ed irto di ostacoli, ma il nostro paese ha la forza per farcela, con il proprio dinamismo, con il proprio apparato statale e con l’energia della società civile. Per farcela, però, la Turchia deve passare all’azione in modo sistematico, costruire con grande attenzione i meccanismi di coordinazione ed organizzazione, la società civile deve impegnare ancora più energia di quanta impegnata finora.
E questo la Turchia lo può fare, senza alcun dubbio. Non prestate orecchio ai portatori di disgrazia, qualunque cosa voi possiate fare il coro continuerà, e voi andate oltre!
La Turchia ha avuto una data. Il 3 ottobre 2005 cominceranno le procedure che hanno come obbiettivo la piena adesione all’Unione. Questo è il punto, l’obbiettivo è stato raggiunto.
La Turchia, il 17 Dicembre ha compiuto un altro passo in avanti sulla strada della modernizzazione, che garantisce un miglior standard di vita ai propri cittadini, che risolve passo dopo passo i problemi di lavoro e di sopravvivenza, che avanza sulla strada dello stato di diritto. Credo che la Turchia sia incamminata verso giorni migliori. Una Turchia che ha fiducia in sé stessa, potrà fornire importanti contributi alla pace ed alla prosperità, nella regione e nel mondo.
Forza, buon lavoro Turchia!