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Romania e Turchia, sguardi attraverso il Mar Nero

25.01.2005    scrive Mihaela Iordache

I legami tra Romania e Turchia? Dal crollo del comunismo sono stati migliaia i piccoli commercianti rumeni che hanno sbarcato il lunario acquistando beni contraffatti ad Istanbul e rivendendoli in Patria … Ma le relazioni tra i due Paesi sono anche altro. Le aziende miste rumeno – turche che operano in Romania sono 9100 e la Turchia è stata fra i più forti sostenitori dell'ingresso nella NATO del vicino balcanico.
Costa del Mar Nero
Unione Europea, sogno di molti Paesi. Tra questi la Romania e la Turchia. Se la Romania si sente molto vicina al grande evento (l'adesione è prevista per il 1 gennaio 2007), per la Turchia il cammino è ancora lungo. La Romania sa benissimo cosa vuol dire aspettare e soprattutto cosa significa rispettare le richieste europee in materia di riforme strutturali, diritti dell'uomo, libertà di espressione o diritti delle minoranze (in Romania si contano diciotto minoranze nazionali, tutte rappresentate nel Parlamento).

Il comune affacciarsi sul Mar Nero e la storia avvicinano (o in alcuni casi allontanano) i due Paesi. Forti relazioni vi sono dai tempi dell'Impero ottomano quando il Paese dei Carpazi ebbe rapporti con i turchi, riuscendo però a conservare nei secoli una sostanziale autonomia e indipendenza fino ad oggi.

Dopo quarant'anni di anticamera la Turchia, quasi 70 milioni di abitanti, è riuscita ad ottenere il semaforo verde per iniziare i negoziati il prossimo 3 ottobre 2005. La Romania invece, 22 milioni di abitanti, si avvicina all'adesione, prevista per il 1 gennaio 2007 in tandem con la Bulgaria. Questo se otterrà risultati positivi soprattutto in tre campi ancora delicati: le riforme strutturali, l'indipendenza della magistratura dal potere politico ed infine la lotta alla corruzione.

Rispetto ai Paesi entrati nell'Unione al recente e massiccio allargamento del 1 maggio 2004 Romania, Bulgaria e Turchia hanno più difficoltà economiche. Secondo uno recente studio realizzato dalla Commissione Europea, il PIL pro capite in questi tre Paesi è di un terzo inferiore a quello dei 15 Paesi membri UE prima dell'ultimo allargamento.

I rapporti economici romeno-turchi si sono amplificati dopo la caduta del regime comunista, anche a favore dei piccoli commercianti. All'improvviso, molti romeni, angustiati dalle difficoltà della transizione hanno visto nella città di Istanbul e soprattutto nel Gran Bazar o nei negozi intorno all'Università la loro "salvezza economica". Per mantenere la famiglia, per cominciare a fare fortuna, i romeni non hanno esitato a contrarre prestiti in banca, o a chiedere denaro ad amici e parenti benestanti. Lo scopo era arrivare a Istanbul, la città diventata la Mecca degli acquisti dei cittadini dei Paesi ex comunisti. E comprare di tutto ma soprattutto abbigliamento.

Magari poi non sempre dichiaravano gli acquisti alla dogana, approfittando della corruzione dei doganieri turchi, bulgari e romeni. Questo almeno nei primi anni della transizione dal comunismo alla democrazia, quando tutto sembrava possibile. Anche tuttora, a distanza di quindici anni dal crollo del regime comunista, il commercio dei vestiti Made in Turkey continua comunque a dare da mangiare a molti romeni e ovviamente ai turchi che li producono e vendono. Vestiti che si sono venduti bene grazie al prezzo basso e al design italiano copiato con accuratezza dai produttori.

D'altronde, secondo i dati forniti dall'Associazione romena per la lotta contro la contraffazione, il 60% dei prodotti in vendita sul mercato romeno sono falsi. Dall'olio per il motore della macchina, alle calzature, ai cosmetici di gran marca, ai vestiti di Armani o alle magliette di Prada: si trova di tutto sulle bancarelle nelle città romene così come a Istanbul. Perché in realtà è da lì che spesso provengono. Merci contraffatte, provenienti dalla Turchia, dai Paesi dell'ex spazio sovietico come la Moldavia o dalla lontana Cina finiscono in Romania, fedele consumatrice di questi prodotti, senza esserne anche produttrice.

Il commercio è quindi un legame forte tra la Turchia e la Romania. Anche se si tratta di commercio fatto con la valigia. E' proprio così che viaggiano questi piccoli commercianti: valigia ed autobus. Ma questi rapporti esistono anche a livello macro. La Romania è il principale partner economico della Turchia nei Balcani ed il secondo nella regione del Mar Nero, dopo la Federazione Russa. In Romania sono registrate più di 9100 società miste romeno-turche con un capitale investito che supera 500 milioni di dollari. Si è investito soprattutto nel settore bancario, industriale, alimentare, elettronico, tessile. Allo stesso tempo, la Turchia occupa il quarto posto come partner commerciale della Romania, dopo Italia, Germania e Francia. Dati che non sono da sottovalutare per capire la dinamica economica dei due Paesi, i loro interessi comuni. Se la Turchia è stata un sostenitore fervente dell'adesione della Romania alla Nato, Bucarest ricambia sostenendo la candidatura del Paese di Ataturk all'Unione Europea.

Col tempo i romeni sono diventati anche mano d'opera in Turchia, arrivando, secondo varie stime, a quasi due milioni di persone. La Romania stessa ha una minoranza storica di origine turca. Più di 29.000 persone appartengono a questa minoranza , rappresentata anche nel parlamento di Bucarest, come d'altronde tutte le minoranze nazionali della Romania.

I primi turchi si sarebbero stabiliti sulle terre romene intorno al 1264 nella zona della Dobrugia, nel Sud del Paese, sul Mar Nero. Certamente, gli scambi commerciali e non solo hanno favorito, durante l'Impero ottomano, l'incremento della popolazione turca nelle località vicino al mare. Attualmente gli uomini di affari turchi sono concentrati soprattutto nella capitale Bucarest ma ci sono negozi di abbigliamento o gioiellerie in tutto il Paese dove gli anelli falsi provenienti dalla Bulgaria o gioielli di altre note marche stanno in bella mostra nelle vetrine.

All'inizio in Romania ha avuto un grande successo il ketch up turco per le patatine, poi il pane, in un secondo momento i vestiti anche di moda "grazie" alle produzioni turche spesso clandestine. Ora vanno bene anche le gioiellerie. Evidentemente il potere d'acquisto dei romeni sta crescendo.

In vista alle sue aspirazioni europeiste, la Turchia dovrà però fare i conti seriamente con le massicce produzioni di prodotti contraffatti. I due Paesi tra l'altro collaborano già in diversi organismi e programmi riguardanti traffico di esseri umani, prostituzione e traffico di stupefacenti.

Per rinforzare la sicurezza alle frontiere la Romania ha già introdotto dall'anno scorso visti per Paesi che non fanno parte dall'UE come Turchia, Ucraina, Russia e Serbia. D'altra parte "la Romania ha il dovere di appoggiare la Turchia, Paese che ci ha sempre sostenuto nel processo di integrazione nella Nato", ha dichiarato, l'estate scorsa, il senatore liberale Mircea Ionescu Quintus, dopo una visita ad Ankara ed Istanbul di alcuni parlamentari rumeni. "Perché – ha aggiunto Quintus - la presenza della Turchia nell'Unione Europea completerà l'arco balcanico, assieme a Romania, Bulgaria e Grecia e sarà nel pieno interesse dell'intera Unione Europea".


Vedi anche:
La Macedonia e l'integrazione europea della Turchia
La Turchia nell'UE, cosa ne pensano gli Albanesi



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