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La Macedonia e l'integrazione europea della Turchia

24.01.2005    Da Skopje, scrive Risto Karajkov
La Macedonia non vede certo la Turchia come un possibile concorrente sulla strada verso l'UE, anzi, secondo il vice ministro per l'integrazione europea, l'accoglienza della Turchia nell'UE potrebbe far cadere alcune resistenze nei confronti della Macedonia, comparabilmente più piccola e meno onerosa della Turchia
Il ponte sul Bosforo
Nel maggio dello scorso anno Fraser Cameron, direttore dell'European Policy Center, con sede a Bruxelles, stilò un'analisi intitolata “Dov'è la fine dell'Europa”, considerando, tra le altre cose, che la Macedonia e la Turchia diverranno membri dell'UE nello stesso anno: il 2012, insieme con la Svizzera. Secondo la stessa previsione, la Croazia dovrebbe entrare, insieme alla Norvegia e l'Islanda nel 2009. Mentre la Serbia e Montenegro, la Bosnia Erzegovina, l'Albania e il Kosovo non potranno sperare di entrare prima del 2020.

Il Summit dell'UE, tenutosi nel dicembre 2004, è stato segnato dalla storica decisione di avviare i negoziati di adesione con la Turchia; benché il termine adottato per il loro completamente vada tranquillamente oltre il 2012.

Sempre nel dicembre dello scorso anno, mentre parlava di fronte alla Chantham House di Londra (l'ex Royal Institute for International Affairs), Erhard Busek, coordinatore speciale per il Sud Est Europa del Patto di Stabilità, ha detto che, ad oggi, nessuno nell'UE sa quali siano le vere prospettive europee dei Paesi balcanici. Busek ha commentato che l'euro-scetticismo e il difficile compito dell'allargamento ha spinto i Balcani in basso alla lista delle priorità. Un mese prima, in un'intervista rilasciata all'agenzia austriaca APA, lo stesso Busek aveva detto che la Croazia e la Macedonia potrebbero essere pronte per l'ingresso in UE prima della Turchia, tenendo presente che la Macedonia è in netto ritardo rispetto alla Croazia. Busek, inoltre, ha sottolineato che un'atmosfera di competizione tra la Turchia e i Balcani dovrebbe essere evitata.

Fino ad ora, in Macedonia non ci sono stati sentimenti negativi verso l'”allargamento turco”. Né tanto meno è atteso che ci siano nell'immediato futuro. La Turchia non è vista come un diretto concorrente della Macedonia. Da un lato, Macedonia e Turchia sono due paesi molti diversi tra loro, e in qualsiasi caso non sembra che la Macedonia possa aspirare a competere con la Turchia: dall'altro, le attuali relazioni tra Turchia e Macedonia sono corrette e amichevoli. La Turchia è stato uno dei primi Paesi a riconoscere la Macedonia col suo vero nome, e le ha sempre fornito il suo appoggio nei momenti di difficoltà. Ciò che i due Paesi hanno in comune sono i problemi con lo stesso vicino: la Grecia.

Lo stesso non può certo essere detto riguardo i sentimenti nei confronti degli altri Paesi in avvicinamento all'UE, la Romania e la Bulgaria. La parola che meglio potrebbe descrivere il sentire comune dei Macedoni sul fatto che Romeni e Bulgari dovrebbero far parte della UE nel 2007 è: incomprensione. I Macedoni non riescono proprio a capire come possa accadere che questi due paesi che sono sempre stati poveri e mal messi stiano in testa. Non sono visti come diretti concorrenti, ma come qualcuno che trae benefici non sulla base dei meriti, ma di “alti interessi”. Secondo lo stesso ragionamento la UE è alcune volte viste come non equa e arbitraria.

Questa è la posizione di rassegnazione di chi ha perduto la storica posizione di favore. La Macedonia sembra non comprende appieno i suoi difetti. Ma questo non allenta il desiderio ultimo e diffuso di far parte un giorno dell'UE. I cittadini della Macedonia equiparano la UE alla prosperità economica, alla possibilità di viaggiare, così spesso negata, ai politici incorrotti, alla sicurezza e alla normalità. In poche parole, si tratta dell'aspirazione politica finale.

La decisione del Summit dell'UE riguardo la Turchia, per quanto contenzioso sia stato, apre di sicuro un nuovo capitolo nelle analisi. “Nella corsa finale ciò intende quanto dobbiamo migliorare i nostri prospetti”, ha detto recentemente il vice primo ministro macedone per l'integrazione nell'UE, Radmila Sekerinska, nel suo editoriale settimanale sul quotidiano “Dnevnik”, e aggiunge che “comunque sia, la decisione sulla Turchia influenzerà l'opinione pubblica degli Stati membri e creerà un contesto completamente nuovo”.

Secondo la Sekerinska ci sono sia buoni che cattivi aspetti di questa nuova situazione. Da un lato, ha detto, la Commissione insiste su regole comuni per tutti. Se accetta che la Turchia ha raggiunto le condizioni politiche per essere membro, un fatto confermato dalla decisione di far partire i negoziati, le sarà difficile negare lo status alla Macedonia. Inoltre, il prezzo per l'accoglienza della Turchia è assolutamente incomparabile rispetto a quello della Macedonia e degli altri Stati balcanici. Se l'UE accetta il conto della Turchia, la tesi della mancanza di fondi diverrebbe obsoleta. Sekerinska ha inoltre fatto cenno al fatto che in termini geo-strategici, accogliere la Turchia e mettere un piede in Asia, senza aver risolto i Balcani, non ha alcun senso.

Cercando di valutare i possibili aspetti negativi, Sekerinska fa i conti sia con il possibile incremento di sentimenti anti-allargamento dei fattori interni alla stessa UE, i quali erano contrari alla decisione sulla Turchia, sia con un'eventuale perdita d'importanza di un'Europa troppo grande, che potrebbe perdere coesione e trasformarsi in un ONU regionale o in un nuovo OECD (Organisation for Economic Co-operation and Development), come talvolta viene sostenuto in modo cinico da qualcuno. Il vice ministro conclude dicendo che la Macedonia dovrebbe continuare a promuovere i suoi valori aggiunti – divenendo una società multietnica stabile in un vicinato multietnico altamente volatile. Per poter giocare la carta da fattore di stabilità quale essa è.

Si tratta di cose che abbiamo già sentito in passato. I politici macedoni lo hanno cantato a lungo prima del conflitto del 2001. Solo che sembra lo riprendano troppo spesso. Sarebbe veramente triste se ci credessero sul serio. La recente situazione che ha visto un gruppo di militanti occupare il villaggio di Kondovo, ha mostrato quanto sia fragile, sia politicamente che dal punto di vista della sicurezza, la Macedonia di oggi.

Infine, per tornare alla previsione iniziale dell'European Policy Center, quanto può essere negativo legare l'adesione della Macedonia a quella della Turchia? In termini politici potrebbe essere qualcosa di simile al legame stabilito tra denaro macedone ed euro. Quest'ultimo legame [quello monetario] lo abbiamo ormai da anni, certo non è senza difetti, ma sotto certi aspetti è di sicuro benefico.

vedi anche: La Turchia nell'UE, cosa ne pensano gli Albanesi
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