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giovedì 08 settembre 2022 13:48

 

Kosovo: la lotta per il Presidente che andrà al museo

02.01.2002   

Riprendiamo un articolo pubblicato su Notizie Est e curato da Besnik Bala (AIM Pristina). Quali prospettive per l’elezione del presidente del Kosovo?
Nel centro di Pristina salta subito all'occhio un edificio dalla facciata gialla e con gli scalini di marmo, circondato da una cinta sulla quale svetta una bandiera dell'UE. Le numerose vetture parcheggiate intorno all'edificio e le guardie del corpo nascondono la scritta ormai dimenticata (non intenzionalmente)"Museo del Kosovo". Un tempo luogo di conservazione ed esposizione di pezzi di valore (che dopo la guerra sono stati trasferiti da qualche parte in Serbia), questo edificio finora e' servito come ufficio dell'UE e nei prossimi giorni diventera' la residenza del presidente del Kosovo. Evidentemente per questo motivo e' diventato oggetto di desiderio dei leader politici che aspirano a conquistare la carica. Tuttavia, la spartizione dei posti dopo le elezioni generali del 17 novembre in Kosovo sembra essersi trasformata in una mela della discordia tra i partiti politici albanesi che hanno ottenuto il maggior numero di voti alle ultime elezioni. Il Quadro costituzionale approvato dalla Missione ONU nel maggio di quest'anno ha disposto la creazione di un parlamento composto da 120 deputati, che devono eleggere un presidente e una presidenza del parlamento, il presidente del Kosovo e un governo composto da nove ministeri e un premier. Anche se avranno competenze limitatissime, i rappresentanti del Kosovo avranno ora la possibilita' di diventare parte delle strutture legislative ed esecutive. I risultati del voto sono stati tali da rendere impossibile il governo da parte di un unico partito politico e per questo le trattative relative alla creazione di coalizioni di governo sono cominciate subito dopo che sono stati comunicati i risultati ufficiali. La Lega Democratica del Kosovo (LDK), che si e' assicurata 47 posti in parlamento, e' quella che dovrebbe avviare le trattative con gli altri partiti politici e pronunciare le sue "offerte" per un governo unitario (la frase che
attualmente viene piu' ripetuta in Kosovo), al qualetutti si sono impegnati. I rivali della LDK hanno
addirittura pensato che sia giunto il momento giustoper costringere tale partito a "bussare alla loro porta". Tuttavia, il leader della LDK, Ibrahim Rugova, sembra avere deciso di puntare su un'altra carta:
prendere tempo. La sua ormai comprovata "pazienza", durata 12 anni, e' stata piu' forte dei suoi rivali, che non sono stati capaci di attendere cosi' a lungo.
Sottolineando il fatto che i rappresentanti della comunita' serba in Kosovo rappresentano la terza forza in parlamento, e quindi una forza che non si puo' ignorare, hanno chiesto che i partiti politici albanesi creino un'ampia coalizione di governo. Il "ruolo di mediatore" se lo e' assunto il partito che ha solo otto deputati in parlamento, l'Alleanza per il Futuro del Kosovo. Il suo leader, Ramush Haradinaj, ha invitato a un incontro gli altri due leader, Ibrahim Rugova, presidente della LDK, e Hashim Thaci, presidente del Partito Democratico del Kosovo. Tuttavia tale incontro non si e' realizzato. Rugova si attendeva di essere lui a invitare per primo Haradinaj e proporgli una coalizione. Ma quest'ultimo ha gia' siglato un accordo con Thaci in base al quale entrambi si impegnano a non entrare in alcuna coalizione a due, ma solo in un governo unitario formato da tre soggetti politici. Dopo tale incontro, Rugova ha dato segni di "ammorbidimento" e ha invitato a trattative a quattr'occhi il leader del PDK Hashim Thaci presso la sede della Missione ONU a Pristina. Questo incontro, dopo il quale i due leader hanno dichiarato di avere "concordato di proseguire le trattative", cosi' come i loro sorrisi di fronte ai giornalisti, hanno dato l'impressione che si fosse sciolto il "ghiaccio" tra il pacifista Rugova e l'ex dirigente politico dell'UCK, Hashim Thaci. La loro insofferenza reciproca aveva raggiunto il grado piu' alto nel corso della guerra e subito dopo di essa, per il fatto che i membri dell'UCK non hanno mai perdonato a Rugova il suo atteggiamento sospettoso nei loro confronti, mentre quest'ultimo non ha mai perdonato loro le valutazioni pronunciate dopo il suo "incontro" con Milosevic, nel corso della campagna di bombardamenti della NATO.
L'incontro tra i due leader albanesi e' stato il primo passo che ha preceduto i colloqui trilaterali svoltisi presso l'ufficio di rappresentanza americano a Pristina, sotto l'egida dell'ambasciatore John Menzies. Insieme ai rappresentanti diplomatici della Gran Bretagna, Andrew Lloyd, e della Germania, Michael Schmunk, Menzies ha svolto un ruolo attivo nell'esistere per il conseguimento di qualche forma di accordo tra i partiti politici albanesi. I rappresentanti occidentali hanno continuato a insistere per un governo che includa tutte le forze, mentre i leader albanesi da parte loro hanno affermato che "dal punto di vista etnico" esso e' gia' tale, perche' due dei nove ministeri spettano alle minoranze nazionali che hanno loro rappresentanti anche nella presidenza del parlamento. Un'eventuale coalizione con i rappresentanti serbi e' stata tuttavia esclusa fin dall'inizio. A meno di tre anni dalla sanguinosa guerra e' presto per poterne parlare, spiegano i rappresentanti politici albanesi.
Sembra pero' anche che le loro reciproche trattative siano destinate anticipatamente al fallimento. Fin da prima che iniziassero effettivamente, sono state avanzate richieste e condizioni che hanno ostacolato il raggiungimento di qualsivoglia forma di intesa. E questo nonostante prima del loro inizio ufficiale i leader avessero dichiarato di volere avviare un processo di creazione di un governo unitario senza condizioni. Ma le trattative si sono fermate la' dove erano cominciate. La LDK ha offerto ai suoi potenziali partner cinque ministeri, tenendone per se solo due, oltre al posto di presidente del Kosovo, di premier e di presidente del parlamento. Ma gli altri due partiti hanno chiesto che venisse effettuata una suddivisione di tutti i poteri, ivi inclusi quelli "presidenziali, legislativi ed esecutivi", che tradotto in parole povere significa che la LDK dovrebbe ottenere il posto di presidente del Kosovo, mentre quello di premier andrebbe al PDK e quello di presidente del Parlamento all'AAK. La LDK pero' ha ritenuto tutto cio' inaccettabile. Secondo il Quadro costituzionale il presidente del parlamento viene scelto tra le fila del partito che ha ottenuto piu' voti e tale partito si e' affrettato a realizzare questa disposizione, scegliendo anche la persona che ricoprira' tale funzione. Inoltre, la candidatura di Rugova al posto di presidente del Kosovo e' stata considerata dal suo partito come qualcosa su cui non si puo' trattare. Pertanto, a un certo punto delle trattative e' sembrato che il posto di premier fosse l'unico sul quale si potesse discutere. Ma la LDK non ha rinunciato nemmeno a tale carica e ha offerto ai partiti rivali il posto di vicepremier e di vicepresidente del parlamento, cariche che essa sarebbe pronta a creare ex novo mediante una modifica del Quadro costituzionale del Kosovo (dando per scontato il beneplacito di Hans Haekkerup) affinche' possano essere di "ausilio" nel governo unitario. Le trattative che sono cominciate su questo punto si sono fermate la' dove erano iniziate e i partiti politici sono entrati nella sala del parlamento senza avere prima raggiunto un accordo. Subito dopo la prima seduta del parlamento, che si e' quasi trasformata in uno scandalo, Rugova ha dichiarato con chiarezza che "le trattative sono terminate e che la LDK creera' da sola le istituzioni".
Il PDK ha dichiarato di "non avere perso la speranza di raggiungere qualche forma di accordo", mentre "meno incline alle speranze" si e' dimostrata l'AAK, il cui presidente Ramush Haradinaj il giorno successivo si e' incontrato con il capo dell'ufficio americano, ambasciatore John Menzies, a quanto pare con lo scopo di cercare l'ultima possibilita' di salvare "le speranze di un governo unitario".
L'insuccesso delle insistenze per raggiungere un accordo politico ha dato luogo (piu' che altro nei corridoi) a numerose accuse e controaccuse. Il voto dei deputati serbi per la presidenza del parlamento del Kosovo (hanno votato per i propri candidati), al quale non ha preso parte il PDK, e' stato sfruttato da quest'ultimo per affermare che "la LDK formera' un governo con la coalizione serba Povratak". Da parte loro i rappresentanti della LDK hanno detto che "la posizione del PDK porta questo partito sulla stessa posizione di Povratak, e cioe' a diventare un elemento di ostruzione dei lavori del parlamento". Questa volta, pero', a nessuno dei due partiti e' stato molto d'aiuto il "folklore nazionalistico", perche' i loro dissidi nella fattispecie non riguardano per nulla i serbi.
I rapporti di forza nel parlamento del Kosovo renderanno comunque in grande misura difficile creare il futuro governo e gli osservatori piu' cinici hannogia' fin da ora cominciato a scommettere sulla possibile data di inizio di un governo che funzioni, scommesse che prevedono addirittura interi mesi di trattative. Sembra che stia per entrare sulla scena un mercato dei voti. Alla LDK sono necessari 81 voti per eleggere nei primi due turni il presidente del Kosovo, mentre nel terzo - e ultimo - avra' bisogno come minimo di 61 voti. Se non ci saranno altre trattative (cosa poco probabile), sembra che la lotta si trasferira' sul terreno dell'"acquisto" dei voti aggiuntivi che sono necessari alla LDK, visto che in parlamento ha solo 47 deputati.
Fino a che cio' non avverra', con ogni probabilita' le interminabili telenovelas latinoamericane, e gli altri programmi simili trasmessi in grande quantita' dai canali locali, rimarranno al secondo posto per numero di telespettatori. Se le termocentrali (che vanno in avaria ogni giorno e, a quanto pare, difficilmente verranno messe all'ordine del giorno) saranno in grado di produrre elettricita', i cittadini del Kosovo assisteranno allo sceneggiato piu' imprevedibile - quello del parlamento del Kosovo.

Besnik Bala, AIM-Pristina
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