Dopo le dimissioni di Dragan Mikerevic, il presidente della RS Cavic nomina Pero Bukejlovic (SDS) Primo Ministro dell’Entità serba di Bosnia. La crisi si protrae. La unificazione delle forze di sicurezza e di difesa, insieme alla consegna dei latitanti, restano i maggiori ostacoli nel confronto aperto tra comunità internazionale e autorità serbo bosniache. Nuovo ultimatum per il mese di aprile
Paddy Ashdown
Di Gordana Katana, IWPR (Balkan Crisis Report n. 536), da Banja Luka [titolo originale: "Il nuovo governo serbo bosniaco non convince"]
Traduzione per Osservatorio sui Balcani: Carlo Dall’Asta
Non sembra probabile che la designazione del nazionalista Pero Bukejlovic a Primo Ministro dell’Entità serba di Bosnia aiuti a risolvere la crisi politica in corso, aperta dalla richiesta della comunità internazionale di riforme e dell’arresto dei sospettati di crimini di guerra – che ha costretto il suo predecessore, il moderato Dragan Mikerevic, a rassegnare le proprie dimissioni.
Gli analisti sostengono che un nuovo governo guidato dal Partito Democratico Serbo, SDS, sarà ancor meno desideroso del precedente di cooperare sul piano delle riforme istituzionali – in particolare sui temi dell’ordine pubblico e della difesa – su cui l’Ufficio dell’Alto Rappresentante, OHR, ha molto premuto, al fine di migliorare la situazione della Bosnia Erzegovina in vista di un eventuale ingresso nella NATO e nell’Unione Europea.
La Repubblica Srpska, RS, ha tempo fino ad aprile per deliberare su due richieste-chiave internazionali: consegnare i principali sospettati di crimini di guerra e applicare riforme nel settore della sicurezza.
Il presidente della RS, Dragan Cavic, ha nominato Bukejlovic, ex ministro dell’industria, come lui appartenente all’SDS, primo ministro il 10 gennaio, dopo che tre settimane di colloqui tra i leader del partito serbo bosniaco non erano riusciti a portare ad una soluzione al vuoto di potere.
Mikerevic si è dimesso il 17 dicembre, il giorno dopo che l’Alto Rappresentante Lord Paddy Ashdown aveva ordinato nella RS la rimozione di nove tra commissari di polizia e responsabili del governo locale, e aveva annunciato che l’Entità avrebbe dovuto cedere il controllo della polizia e della difesa al livello dello Stato bosniaco.
Ashdown aveva avvertito chiaramente che era tempo per ulteriori sanzioni, dal momento che la richiesta della Bosnia di entrare nel programma della NATO di Partnership per la Pace, PfP, era stata respinta per la seconda volta al summit dell’organizzazione a Bruxelles l’8 dicembre.
La spiegazione data per il fallimento bosniaco nell’ottenere l’ammissione al PfP era stata la stessa data all’ultimo summit della NATO, tenutosi ad Istanbul il 28 giugno – la mancanza di cooperazione dell’Entità serba con il Tribunale dell’Aja per i Crimini di Guerra. I due principali sospetti – l’ex leader serbo bosniaco Radovan Karadzic e il suo comandante in capo, generale Ratko Mladic – restano in libertà, e si ritiene che entrambi passino parte del loro tempo nella RS.
Le precedenti azioni di Ashdown – principalmente l’aver fatto dimettere a luglio 58 funzionari dell’SDS, incluso il leader Dragan Kalinic – non aveva prodotto i miglioramenti auspicati nella cooperazione con il Tribunale.
La decisione di mettere le separate forze di polizia e di difesa dell’Entità sotto il controllo dello Stato bosniaco mira a creare istituzioni centralizzate che possano più efficacemente far fronte a questo problema.
Gli annunci di dicembre dell’OHR sono stati la goccia che ha fatto traboccare il vaso per Mikerevic che, come altri politici d’ogni tendenza nella RS, si oppone alla centralizzazione delle istituzioni bosniache e alla creazione di uno Stato più forte. Diversamente dalle loro controparti nella Federazione, i politici serbo bosniaci vogliono mantenere i poteri delegati garantiti a ciascuna Entità dagli accordi di Dayton del 1995, che stabilirono l’ordinamento costituzionale tuttora in vigore.
Al momento di abbandonare l’incarico, Mikerevic ha dichiarato che la decisione dell’Alto Rappresentante era un tentativo di effettuare cambiamenti costituzionali che egli era “riluttante ad implementare".
Mikerevic è membro del partner di coalizione dell’SDS, il Partito di Progresso Democratico, PDP.
In segno di aperta ostilità all’erosione dei poteri della RS, i politici serbo bosniaci risposero alle dimissioni del Primo Ministro firmando un congiunto “accordo di azione politica coordinata” il 22 dicembre.
Punto centrale dell’accordo è una forte denuncia di ogni cambiamento alla costituzione della RS e dello Stato bosniaco senza l’approvazione consensuale delle tre nazioni costituenti – Serbi, Musulmani e Croati.
I partiti hanno anche stabilito che avrebbero tutti offerto il loro appoggio alla formazione di un nuovo governo. Ma la SDS e la Alleanza dei Socialdemocratici Indipendenti, SNSD, non sono stati in grado di accordarsi sulla composizione di un nuovo gabinetto di governo, e su quanto a lungo dovesse stare in carica.
Questo ha forzato la mano al presidente Cavic, che ha nominato il compagno di partito dell’SDS, Bukejlovic, come Primo Ministro – soggetto all’ approvazione da parte del parlamento della RS – e lo ha incaricato di formare un nuovo governo.
A giudicare dalle dichiarazioni fatte dall’SDS, dal PDP e da partiti minori come il Partito Democratico Patriottico, il Partito dei Pensionati e il Partito Radicale Serbo, Bukejlovic dovrebbe riuscire ad assicurarsi in parlamento la maggioranza di cui ha bisogno per formare un governo. Il presidente Cavic ha detto l’11 gennaio che ne sarebbe probabilmente risultato un governo di minoranza in cui l’SDS avrebbe giocato un ruolo dominante.
La nomina di Bukejlovic è stata immediatamente contestata, sia per l’incapacità del suo partito di porre fine alle connivenze risalenti al periodo della guerra, sia perché chi lo critica ricorda il suo mandato di ministro dell’industra nel 2000-2002, che coincise con una grave crisi della produzione.
Cavic ha respinto queste critiche, dicendo: "Noi dell’SDS non abbiamo ucciso né rubato a nessuno, e negli ultimi quattro anni abbiamo dimostrato di essere disponibili e capaci di fare riforme. Respingiamo veementemente ogni accusa che l’SDS e il suo Primo Ministro designato non siano in grado di gestire il governo o che non abbiano i requisiti per farlo.”
Tuttavia, la prospettiva che l’SDS abbia un ruolo guida nella politica difficilmente piacerà alla comunità internazionale. Né ci si attende che il nuovo governo lavori con maggior vigore all’adempiere alle condizioni poste dalla comunità internazionale.
Questa settimana Lord Ashdown ha posto il mese di aprile come nuova scadenza perché i sospetti indicati dal tribunale – sopra tutti Karadzic e Mladic – debbano essere arrestati, e ha avvertito che la mancanza nel far questo comporterebbe un altro giro di sanzioni. Il prossimo vertice della NATO deve anch’esso tenersi all’inizio di aprile.
C’è molto scetticismo sul fatto che i politici dell’SDS accettino la sfida, o che riescano a costruire relazioni fruttuose con i governi occidentali che premono per il miglioramento.
Il Governo degli Stati Uniti, diversamente dalle sue controparti dell’Unione Europea, ha dichiarato con chiarezza di non volere assolutamente lavorare con l’SDS, e in dicembre ha vietato a qualsiasi membro del partito di entrare negli USA.
Nebojsa Radmanovic, vice capo dell’SNSD, che si oppone all’idea di un governo a guida SDS, ha detto a IWPR che difficilmente ci si può aspettare che un partito che non gode di “nessuna credibilità da nessuna parte” presso la comunità internazionale prenda le iniziative che gli vengono richieste.
"Un governo appesantito dall’eredità del passato associata all’SDS, e da persone diffidate dall’entrare negli USA, non riuscirà a confrontarsi con gli obblighi che a questo esecutivo è demandato di adempiere," ha detto.
I leader degli altri partiti contrari ad una amministrazione dominata dall’SDS si sono dichiarati concordi. Il leader del Partito Socialista Petar Djokic ha detto che sarebbe "il bacio della morte per qualsiasi partito unirsi all’SDS nel nuovo governo”.
La conseguenza, ha detto Marko Pavic, che guida la Alleanza Democratica Nazionale, DNS, un altro partito che si oppone ai piani per un governo dell’SDS, sarà che la RS andrà avanti a fatica in una direzione politica che è già stata tentata – e che già ha fallito.
"La linea politica fin qui seguita – che ha subito parecchie clamorose sconfitte – ha ricevuto un nuovo impulso mediante Pero Bukejlovic," ha dichiarato.
Tanja Topic, una analista politica dell’ufficio bosniaco della Friedrich Ebert Foundation, è scettica sul fatto che un governo guidato da Bukejlovic riesca a raggiungere grandi risultati, anche se ci fosse una certa flessibilità sulla richiesta di arrestare i sospetti chiave.
"Anche se l’Alto Rappresentante ritirasse la sua richiesta che le istituzioni della RS arrestino Karadzic e Mladic entro una data scadenza, ci sono molti altri obblighi che questo governo non è in grado di ottemperare," ha detto.
*Gordana Katana è una regolare corrispondente di IWPR da Banja Luka.
Vedi anche:
Ashdown e la Republika Srpska