Nell'Assemblea del Kosovo si sta per discutere la nuova legge sulle emittenze radio e TV. Tra le polemiche. Sono in molti infatti a temere che la politica riesca a condizionare fortemente la libertà di informazione ed espressione.
Un TG su RTK - OSCE
La radiotelevisione pubblica kosovara continua ad essere la "mela della discordia" tra le principali forze della politica in Kosovo. La proposta di legge per la creazione di una Commissione indipendente per il media (IMC), chiusa per più di un anno nel cassetto dell'ex-Primo ministro, dopo forti pressioni è stata finalmente resa pubblica causando gran dibattito che ha coinvolto anche l'ufficio dell'amministratore del Kosovo Jessen Petersen.
Tra i più accesi oppositori di questa proposta di legge vi sono i partiti all'opposizione, anche se furono alcuni di questi ultimi a redigerla quando erano al governo.
Critiche comunque diffuse anche nel mondo dei media. Molti giornalisti, nei loro articoli, hanno contestato la proposta. Uno dei passaggi più contestati è quello che riguarda la nomina dei membri dell'IMC (Indipendent Media Commission): dovrebbero essere eletti dall'Assemblea, con il 60% dei consensi.
La sensazione tra i giornalisti è quella che si arrivi ad un controllo della televisione pubblica. Tendenza che non è certo recente. Già in passato in Kossovo la TV pubblica ha subito forti condizionamenti politici. Ma ora sembra che questo controllo sia entrato nei piani espliciti dei partiti al governo.
Il rischio, evidente a molti, è quella di trasformare la televisione pubblica in una TV di Stato, come è già accaduto negli ex Paesi comunisti e come del resto accade attualmente in Kosovo. E le resistenze, rispetto a quest'ipotesi, sembrano troppo deboli.
Secondo Enver Hoxhaj, uno dei membri della presidenza del maggior partito d'opposizione, il PDK, questa proposta di legge pone problemi sin dalle prime righe poiché non si nominano nemmeno i cittadini del Kosovo. "In questa proposta di legge si è solerti nel sancire che si farà tutto il possibile per far nascere un mercato funzionante dei media ma in nessun paragrafo si menziona il ruolo che l'IMC avrà nei prossimi anni rispetto alla società kosovara nel suo complesso", ha dichiarato all'Osservatorio sui Balcani.
"Attraverso questo progetto di legge si realizza nei fatti una concentrazione del potere dei media nelle mani della politica. Questa legge rischia di mettere sotto forte controllo sia i media pubblici che quelli privati", continua Hoxhaj.
"Secondo la proposta di legge i membri dell'IMC saranno di nomina parlamentare. L'IMC sarà quindi un organo con una forte adattabilità politica. Nell'articolo 20 comma 3 si afferma che
Se un emittente non rispetta una sanzione, il Consiglio può intraprendere le azioni necessarie previste dalla legge per imporre la sanzione attraverso l'ufficio del direttore esecutivo. In questo modo non si fa che mettere le mani sulla politica redazionale", conclude Hoxhaj.
La prima versione della proposta di legge, redatta da esperti dell'OSCE, è stata successivamente emendata da alcuni consulenti dell'ex Primo ministro Rexhepi, del PDK, ora all'opposizione. Anche due anni fa, quando si è iniziato a discutere della questione, si era verificato un lungo dibattito. In quell'occasione incentrato sui finanziamenti alla televisione pubblica.
Ma poi sono arrivati gli scontri dello scorso marzo - e la TV pubblica è stata accusata di averli fomentati - che hanno avuto notevoli conseguenze anche su questa proposta di legge.
Nel comma 8 dell'articolo 20 si prevede la possibilità da parte del direttore esecutivo dell'IMC di sospendere la messa in onda in casi di particolare emergenza. Ma, come ha ricordato tra gli altri Flaka Surroi, direttrice del gruppo "Koha", la stessa Cornice costituzionale del Kosovo non prevede lo "stato d'emergenza". A chi spetta allora di definire quando si sia in emergenza e quando no? "E' assurdo che questa sia una competenza del Direttore esecutivo dell'IMC", afferma.
Sven Lindholm, portavoce della missione OSCE in Kosovo, rincara poi la dose dichiarando all'Osservatorio sui Balcani che il comma 8 dell'articolo 20 in merito alla possibile sospensione dell trasmissioni rappresenta una vera e propria violazione dei diritti umani fondamentali. Anche i rappresentanti della TV pubblica RTK hanno chiesto di cancellare l'intero paragrafo della legge.
Che si cancelli o meno questo articolo una cosa è certa: la proposta di legge andrà in Assemblea e verrà presto approvata. E' nell'interesse della coliazione politica attualmente al governo e inoltre fa parte degli standard che il Kosovo deve raggiungere entro fine maggio 2005. Attualmente la proposta di legge è già iscritta ai lavori dell'Assemblea.
"Il progetto di legge sulla creazione dell'IMC è cruciale nella guerra per il controllo dei media per due aspetti" afferma l'analista Shkelzen Maliqi "in primo luogo perché il potere politico cerca, attraverso i media, e soprattutto attraverso le televisioni, di accrescere la propria influenza rispetto all'opinione pubblica ed agli elettori. In secondo luogo perché si cerca di accaparrarsi una fetta dei profitti di quello che viene definito il business dei media".
Attualmente la situazione finanziaria di molti media non è certo florida. Ma molti vedono buone prospettive per le reti televisive, soprattutto per quelle private se la nuova legge prevedrà il blocco della pubblicità sulla rete pubblica.
"All'apparenza l'IMC non avrà nulla a che fare con tutto questo" continua Maliqi "ma se quest'istituzione avrà in mano le licenze ed anche il potere di intervenire in modo esecutivo è chiaro che controllerà l'intero business".
"Attualmente il controllo politico ed economico dei media esiste e va nell'interesse anche di UNMIK ed OSCE" afferma Maliqi "le due televisioni private hanno inoltre spinto il più possibile per tagliar fuori dal mercato pubblicitario la rete pubblica".
Poi sull'indipendenza di quest'ultima. "La Cornice costituzionale definisce che le trasmissioni pubbliche debbono essere indipendenti. Ma la nuova proposta di legge non prevede alcun strumento per garantire quest'indipendenza: né procedurale e né in merito alla nomina dei direttori sia dell'IMC che di RTK".
E' percezione di molti giornalisti qui in Kosovo che UNMIK ed OSCE abbiano improvvisato molto in Kosovo in merito al sistema dei media, trovandosi tra l'altro a far fronte alle pressioni USA a favore dei media privati rispetto a quelli pubblici. Ma una delle questioni più discusse è stato il blocco di fatto delle frequenze derivato dalla gestione UNMIK ed OSCE. Nonostante vi siano più soggetti che si sono dichiarati pronti a far partire nuove reti televisive non vi è mai stata una liberalizzazione delle frequenze. Quest'ultima non viene prevista neppure nel progetto di legge attualmente in esame.
"Il mercato è saturo ed il Kosovo è un Paese piccolo" ha affermato Lindholm, portavoce OSCE. La stessa risposta è arrivata anche da Robert Gilette, direttore della Temporary Media Commission (istituzione che si occupa in questa fase temporanea della gestione delle frequenze radio e TV). Affermazioni che trovano riscontro nella realtà. Di radio e televisioni è pieno il Kosovo. Tutte però sono molto deboli.
A non fare in modo che migliorino è l'assenza di una reale concorrenza. Le due televisioni private sono state create in seguito a donazioni statunitensi, ed hanno uno spazio d'azione limitato. Migjen Kelmendi, editorialista del settimanale "Java", lamenta un forte controllo politico delle frequenze. "Per ottenerne una occorre avere in palinsesto programmi delle minoranze, oppure assumere personale che appartenga alle minoranze". Quest'ultimo percepisce questo come un limite. Occorre a suo avviso liberalizzare le frequenze radio e Tv e solo così si potrà sviluppare un "quarto potere" utile a rafforzare le dinamiche democratiche.
Attualmente le voci che chiedono un "mercato libero" per le frequenze sono "voci nel deserto". Anche perché gli attuali proprietari hanno il monopolio dei media elettronici. Non pare che vi siano le condizioni perché la situazione a breve cambi.
a.a