Kosovo sconvolto dall'omicidio di Enver Haradinaj, fratello minore dell'ex primo ministro, ora all'Aja. Tra le piste seguite quelle del tentativo di destabilizzare la Provincia o l'ennesimo atto di una faida famigliare. Un articolo della nostra corrispondente da Pristina
Sulla scena dell'omicidio
Circa un mese fa il primo ministro del Kosovo Ramush Haradinaj, ex comandante dell'UCK, dopo aver ricevuto l'incriminazione da parte del Tribunale dell'Aja ha consegnato "le chiavi" del governo e si è recato volontariamente in Olanda. Ma non era questo il fatto più grave che avrebbe colpito la famiglia Haradinaj. Enver Haradinaj, studente di 25 anni e fratello di Ramush, è stato infatti ucciso in un attentato di tipo mafioso venerdì scorso.
Tre fratelli morti e due in carcere è il doloroso bilancio per una delle famiglie più famose del Kosovo. Le porte di casa non si erano ancora chiuse a chi voleva dimostrare il proprio sostegno per l'incriminazione di Ramush Haradinaj che Ilmi, il padre, ha dovuto accogliere migliaia di cittadini e amici più o meno intimi con gli Haradinaj, che volevano portare le proprie condoglianze. Altri due figli di Ilmi, Luan e Shelzen, erano stati uccisi dalle forze serbe durante il conflitto del 1999.
Anche il Tribunale dell'Aja, si è dimostrato di buon cuore permettendo all'ex primo ministro di prendere parte al funerale del fratello. La stessa cosa è stata fatta dalle autorità dell'UNMIK, in Kosovo, permettendo all'atro fratello Daut, attualmente in carcere a Pristina, di uscire di prigione per qualche ora.
Un funerale senza lacrime. La famiglia ha voluto dimostrare forza davanti a migliaia di persone e centinaia di macchine fotografiche. "Quanto accaduto non è nulla se lo compariamo a quanto vogliamo raggiungere per il Kosovo" ha affermato l'ex premier davanti alla gente.
A nessuno piace in questo caso avere il ruolo di oracolo negativo ma sono in molti ad aver interpretato quest'attentato come un attentato alla stabilità del Kosovo.
Le ipotesi sui motivi dell'omicidio rimangono molte. Di certo non era un omicidio nato da motivi futili. Sia per i modi con i quali è stato portato a termine né per il momento scelto per farlo.
"L'uccisione di Enver Haradinaj è un altro elemento che rientra nell'attuale dibattito politico del Kosovo in merito all'incriminazione di strutture illegali ed alla mancanza di trasparenza in generale" ha scritto in un editoriale Migjen Kelmendi, editore del settimanale Java. Secondo quest'ultimo l'omicidio sarebbe un avvertimento mafioso e proprio dalla mafia arriverebbe la sfida più grande alla democratizzazione della società.
"Penso non centrasse direttamente Enver, penso che quest'omicidio sia stato un avvertimento a Ramush Haradinaj" ha affermato Arben Qiresi, ex consigliere di Ramush Haradinaj. A suo avviso si voleva provocare al famiglia di Haradinaj e nello stesso tempo destabilizzare il Kosovo. "Stanno tentando di diffondere paura e terrore".
"Si sta tentando di radicalizzare le reazioni di Haradinaj ed in questo modo di radicalizzare le posizioni degli "uomini della guerra"", ha scritto un analista di Tirana.
La settimana scorsa gli avvocati dell'ex premier hanno depositato presso il Tribunale dell'Aja la richiesta che il proprio assistito possa attendere l'avvio del processo a casa propria. Le premesse non erano sfavorevoli: Haradinaj si era consegnato volontariamente e nei giorni scorsi lo stessa possibilità di difendersi "da casa" è stata garantita a quattro generali serbi.
Ma vi era un'altra condizione essenziale. Che la situazione in Kosovo fosse senza tensioni. "Quest'omicidio può creare tensioni" spiega Qirezi "vi è qualcuno che non vuole che Haradinaj torni a casa".
Enver Hardinaj è stato, giovanissimo, un membro dell'UCK. La sua famiglia, gli amici e conoscenti escludono che si tratti di un omicidio legato a dissidi personali. Resta la motivazione della faida famigliare, un'ipotesi che in molti in Kosovo non scartano.
"Ritengo sia un'uccisione che non va collocata nel contesto politico kosovaro. E' una vendetta" ha affermato Halil Matoshi, redattore del quotidiano Lajm. A suo avviso è grave che si tenti di strumentalizzare politicamente la vicenda. Chi lo sta facendo? "Il governo del premier Kosumi, che vuole garantire la propria sopravvivenza".
Tornando indietro nelle vicende che coinvolgono la famiglia Haradinaj sono molti gli elementi a supporto dell'ipotesi dell'ennesimo atto di una faida tra famiglie rivali. Da sette anni è infatti in atto un dissidio con la famglia Musaj, originaria di Strelca, villaggio nella regione di Peja, Kosovo occidentale. Una vicenda che ha preso avvio quando si andava formando l'UCK.
Da allora è nata una forte contrapposizione, trascinatasi per l'intero conflitto, tra l'UCK ed un altro gruppo armato, le FARK, formazione guidata da Bujar Bukoshi, ex premier del governo in esilio, e vicina alla linea di Ibrahim Rugova. Membri della famiglia Musaj facevano parte delle FARK mentre gli Haradinaj dell'UCK.
Nel maggio del 1998 è stato siglato un accordo tra UCK e FARK. Alcuni degli ufficiali alabnesi dell'esercito yugoslavo, che dipendevano dall'ex governo di Bukoshi, hanno iniziato a guidare formazioni dell'UCK. Ramush Haradinaj, nella regione Dukagjin, ha accettao di passare da comandante a vice di Tahir Zemaj, poi entrato a far parte delle FARK.
Ma le tattiche seguite da due erano diverse. Se Haradinaj aveva optato per la tattica della guerriglia Zemaj stava tentando di creare un vero e proprio esercito. Da allora il conflitto anziché sanarsi si è approfondito. Quando Zemaj lasciò il comando e se ne andò in Albania Haradinaj lo chiamò senza mezzi termini "traditore".
Il primo processo tenutosi in Kosovo che vedeva incriminati membri dell'UCK riguardava proprio un regolamento di conti tra le due formazioni. Tra i condannati vi è stato anche Daut Haradinaj.
Nel 2000 Ramush Haradinaj ha formato il proprio partito, l'Alleanza per il futuro del Kosovo. Nello stesso anno si è recato a Strelca, presso la casa dei Musaj. Non è chiaro per cosa. Forse per sedare il conflitto. La famiglia Musaj ha vissuto la cosa invece come un'aggressione. Ramush venne in quell'occasione ferito da colpi di arma da fuoco.
I due leader delle FARK, Sadik Musaj e Tahir Zemaj, sono stati entrambi uccisi in attentati negli anni scorsi. Quest'ultimo assieme al figlio di vent'anni. La coalizione tra AAK e l'LDK di Rugova, che ha portato al governo Haradinaj è stata sorprendente anche per questo motivo. Perché sembrava aver posto fine ala faida tra le due famiglie. I Musaj sono infatti sostenitori di Rugova. Forse l'incriminazione di Haradinaj all'Aja ha fatto riemergere vecchie ferite.
Vi è un altro elemento che rende complicata l'interpretazione sull'uccisione del fratello di Ramush Haradinaj. Quest'ultima è avvenuta in un momento politico interno caratterizzato da forti tensioni. Forse si è scelto questo momento solo per approfittare della "nebbia" e per impedire di risalire facilmente agli attentatori. In ogni caso questi sono giorni nei quali uno dei partiti all'opposizione, il PDK di Hashim Thaci, ha accusato parte del governo di collegamenti con il crimine organizzato. E' stato redatto un documento di 30 pagine, consegnato alla polizia, nel quale si parla di corruzione e collusioni mafiose. Thaci ha pubblicamente richiesto un governo "con le mani pulite". Sino a quando Haardinaj era a capo del governo nessuno ha sollevato questioni di questo tipo.
L'amministrazione internazionale è molto allarmata da quest'omicidio. A pochi minuti dalla diffusione della notizia è intervenuto Larry Rossin, vice del responsabile dell'amministrazione in internazionale in Kosovo Jessen Petersen, ed ha chiesto ai cittadini kosovari calma e maturità.
Dal canto suo il comandante in capo della KFOR – forza militare internazionale di stanza in Kosovo – ha assicurato che verrà fatto tutto il possibile per affrontare qualsiasi tensione. Ma certo è che se non si risolverà al più presto l'enigma la vicenda continuerà ad avere forte impatto sul futuro della Provincia.