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Kosovo: nessuno siede a tavola

17.05.2005    scrive Alma Lama

Il governo non funziona? Il Parlamento non è luogo di dibattito costruttivo? Ed allora Jessen-Petersen, a capo dell'UNMIK, in vista dei prossimi negoziati sul futuro del Kosovo ha proposto la creazione di un Forum dove i politici kosovari possano trovare un consensus sulle posizioni da adottare. Sino ad ora senza successo
Un incontro tra Jessen-Petersen ed il premier Kosumi
Portare tutti attorno ad uno stesso tavolo i leader del Kosovo non sembra un'impresa facile. Lo ha capito ormai anche l'amministratore del Kosovo Jessen-Petersen che recentemente ha invitato i principali politici del Kosovo ad avviare un Forum nel quale dibattere la questione pregante per il futuro della Provincia: lo status del Kosovo e la posizione negoziale da assumere all'ormai probabile avvio dei negoziati il prossimo autunno.

Alcuni interpretano questo tentativo da parte di Jessen-Petersen di delineare una posizione unitaria tra i partiti politici albanesi come modalità per evitare incidenti durante i giorni caldi delle negoziazioni. Ma sembra uno sforzo inutile: la classe politica albanese è più divisa che mai.

Che i colloqui in merito allo status finale partiranno a settembre ormai non è più una notizia. Anche se permane un clima di forti incertezze. Non si sa nemmeno ad esempio quale sarà il meccanismo che deciderà la rappresentanza dei negoziatori kosovari. Nessuno sembra essersi occupato della questione sino a quando Jessen-Petersen è uscito in pubblico con la proposta del Forum.

Quest'ultima non è stata abbracciata di buon cuore dai politici. La maggioranza al governo teme in questo modo di non controllare pienamente il processo che porterà ai negoziati e di perdere proprie competenze mentre l'opposizione cerca di cavalcare la proposta per guadagnare quelle posizioni che non ha potuto occupare attraverso il processo elettorale.

Petersen sembra comunque intenzionato a proseguire con decisione anche se la sua proposta è stata definita da alcuni il tentativo di creare un'istituzione parallela e da altri uno sforzo inutile se il Forum non avrà alcun potere decisionale.

Il partito maggiore del Paese, la Lega democratica del Kosovo guidata da Ibrahim Rugova si è opposta all'iniziativa: "vi sono già istituzioni legittime quali il governo ed il parlamento risultati dalla volontà degli elettori".

Il principale partito antagonista dell'LDK, il PDK - attualmente all'opposizione dopo una stagione di governo assieme al partito di Rugova - inizialmente sembrava entusiasta della proposta di Jessen-Petersen. Ora però il suo leader sembra ritrattare. Chiede infatti che al Forum, al quale dovrebbero partecipare il Presidente del Kosovo, il Primo ministro e quattro rappresentanti dei partiti maggiori del Paese, venga garantito qualche potere decisionale.

Jakup Krasniqi, segretario generale del PDK è chiaro. "Se questo Forum avrà solamente un ruolo consultivo non avrà alcun valore" ha dichiarato ad Osservatorio sui Balcani. E' invece necessario a suo avviso che attraverso il Forum - e quindi il consensus politico di tutte le maggiori forze del Kosovo - si prendano decisioni importanti in merito allo status ed ai meccanismi di dialogo con Belgrado.

Sino ad ora l'unica forza politica che ha dato il proprio consenso all'avvio del Forum, senza porre condizioni, è il movimento ORA, partito guidato da Veton Surroi. Per loro anche il solo ruolo consultivo sarebbe significativo.

"Fin dall'inizio è stato chiaro che in merito al tema dello status occorresse coinvolgere tutte le principali espressioni politiche del Kosovo" ha dichiarato Filip Goldberg, rappresentante del Dipartimento di Stato USA a Pristina, in seguito ad un incontro con i rappresentanti del PDK. Goldberg ha chiesto espressamente ad Hashim Thaci, leader del PDK, di sostenere la proposta di Jessen-Petersen.

Ma dal punto di vista istituzionale è corretto creare un'istituzione al di sopra di quelle attualmente esistenti in Kosovo? Questa è la domanda che si pongono molti analisti politici kosovari. Secondo Sevddije Ahmeti, attivista nel campo dei diritti a favore delle donne, il tentativo di Petersen è quello di mettere tutti i partiti politici nello stesso "cesto" in modo che poi ciascuno non possa accusare l'altro per posizioni adottate durante i negoziati. "Le opzioni in merito allo status sono naturalmente più d'una, ed ancora tutte sul tavolo. In Kosovo però è sempre più evidente una forte fragmentazione politica ed emergono posizioni fortemente individualiste".

Secondo la Ahmeti i gravi dissidi attuali non potranno che riflettersi sulla questione dello status. "All'apparenza tutti i nostri politici di esprimono per un'unica opzione. In realtà sotto la superficie vi sono posizioni molto distanti tra loro".

Shkelzen Maliqi, tra i più autorevoli analisti kosovari, nota sul quotidiano "Express" che l'intenzione dell'amministratore internazionale Petersen era chiara: "Vuole un organo in Kosovo in grado di esprimersi sulle grandi questioni che lo riguardano: status, dialogo, decentralizzazione, integrazione delle minoranze ecc. La struttura proposta ricorda molto i Consigli di sicurezza nazionale che hanno molti Paesi normali, forse è il caso che anche il Kosovo che aspira a divenire Stato, si doti di una struttura simile".

Ma Jessen Petersen non ha alcun mandato per creare un organo di questo tipo. Ed ha quindi proposto il surrogato del Forum per provare a superare le debolezze dimostrate in questi anni dal governo e dal Parlamento. Da questi due organi è infatti difficile esca una proposta condivisa da tutti sullo status ed i processi decisionali rischiano sempre di incontrare l'opposizione di qualcuno.

Recentemente la pubblicazione da parte del PDK di un rapporto la cui redazione è stata attribuita ai servizi segreti del partito di Rugova ha alzato il livello della tensione politica come non mai. Nel rapporto alti esponenti sia del PDK che dell'LDK vengono accusati di traffici illeciti ed omicidi. In seguito alla pubblicazione del rapporto la comunità internazionale ha invitato sia LDK che il PDK a smantellare le proprie strutture segrete.

Secondo Maliqi, Petersen ha dimostrato intelligenza nel proporre un Forum ma, constata l'analista, nel caso di fallimento probabilmente l'amministratore internazionale non ha alcun piano alternativo.

Non è comunque detta l'ultima parola e c'è chi ancora spera nella creazione di questo organismo che accompagni ai negoziati sullo status il Kosovo.

Quando tutto sembrava spacciato infatti il PDK ha inviato, lo scorso 11 maggio, una lettera al massimo rappresentante UNMIK nella quale venivano ribadite le speranze che nell'arena politica kosovara ci possa essere spazio per il Forum.

Sul PDK stanno arrivando molte pressioni internazionali ed i rappresentanti di quest'ultimo potrebbero riconsiderare le proprie posizioni in modo da non essere percepiti come coloro i quali causano il fallimento del Forum.

Le posizioni rimangono comunque cristallizzate. L'LDK e l'AAK, attualmente al governo, si sono dichiarati favorevoli al Forum solo se ha carattere consultivo. Anche ORA è pronta a sostenere l'iniziativa mentre il PDK chiede che il Forum sia dotato di qualche potere decisionale. Difficile però che decida per il muro contro muro non potendo rimanere fuori dal "grande gioco" che potrebbe portare all'indipendenza.
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