'Non ci sarà mai un momento ideale per avviare i negoziati sul futuro del Kosovo, ma è tempo di passare a questa fase' … Questa è la conclusione che Kofi Annan ha tratto dal rapporto del suo inviato speciale Kai Eide. Il quotidiano di Belgrado Danas ha presentato i punti essenziali di questo rapporto
Kai Eide - B92
Di Jelena Bijelica
Selezione e traduzione a cura di Le Courrier des Balkans e Osservatorio sui Balcani
"Come è indicato nel suo rapporto, Eide conclude che, anche se il raggiungimento degli standard ha incontrato numerose difficoltà, è venuto il tempo di passare ad una fase successiva nel processo politico. Sulla base degli elementi forniti da questo rapporto e di altre consultazioni, in particolare con il mio inviato speciale Soeren Jessen-Petersen, accetto le conclusioni di Eide. Intendo ad ogni modo cominciare i preparativi per la nomina di un nuovo Inviato Speciale incaricato di guidare il processo sullo status futuro, in linea con quanto verrà deciso dal Consiglio di Sicurezza". Questi sono i contenuti di una lettera a firma di Kofi Annan e che è stata inviata, assieme al rapporto di Kai Eide, venerdì verso mezzogiorno, ora di New York, ai membri permanenti del Consiglio di Sicurezza.
L'Ambasciatore della Norvegia presso la NATO, Kai Eide, è stato nominato lo scorso 13 giugno Inviato Speciale del Segretario generale delle Nazioni Unite per realizzare una valutazione della situazione in Kosovo. Durante i circa 4 mesi di lavoro sul rapporto, consegnato poi lo scorso 4 ottobre a Kofi Annan, Kai Eide ha incontrato numerosi rappresentanti del Kosovo e di Belgrado, come anche dei Paesi membri del Gruppo di Contatto sul Kosovo.
"Non ci sarà mai un buon momento, come avevo già affermato nel rapporto dell'anno scorso, per cominciare a risolvere la questione dello status futuro del Kosovo. La determinazione di questo status rimane e rimarrà una questione politica molto delicata e con importanti implicazioni regionali ed internazionali. Ciononostante, l'intera analisi della situazione porta a concludere che è arrivato il tempo d'avviare questo processo", conclude Kai Eide nelle raccomandazioni allegate al suo rapporto.
In questo rapporto, solamente di una ventina di pagine, e che la redazione di Danas è riuscita a procurarsi, Kai Eide fa una panoramica della situazione in Kosovo, esaminando i progressi in merito a cinque standard. In conclusione, con il titolo "Una via per andare avanti" Kai Eide inserisce delle raccomandazioni sulle modalità con le quali occorrerà condurre il processo di determinazione dello status futuro, continuando allo stesso modo a lavorare sugli standard.
"I serbi del Kosovo hanno deciso di rimanere al di fuori delle istituzioni politiche centrali e di conservare delle istituzioni parallele in campo sanitario e dell'educazione … Gli interessi dei serbi del Kosovo sarebbero stati protetti meglio se i loro rappresentanti avessero preso parte ai lavori dell'Assemblea. I partiti politici albanesi avrebbero dovuto favorire un tale processo. E' anche tempo che Belgrado rinunci alla sua attitudine negativa in merito alla partecipazione dei serbi alle istituzioni del Kosovo", dichiara Eide nel rapporto.
Più tardi, parlando di economia, stima che si sono fatti grandi progressi per costruire le infrastrutture economiche, ma la situazione economica rimane drammatica.
"Il tasso di disoccupazione è molto elevato e la povertà visibile dappertutto … Affinché la situazione cambi occorre prendere provvedimenti seri. Se il processo della definizione dello status futuro si avvia, questo avrà degli effetti positivi anche sull'economia del Kosovo", conclude Eide.
Nelle sue conclusioni il crimine organizzato e la corruzione vengono definiti come due delle più rilevanti minacce per la stabilità delle istituzioni del Kosovo.
"Sono problemi largamente diffusi, ma è difficile definire a che livello siano diffusi. La polizia del Kosovo e la giustizia sono istituzioni fragili, ulteriori trasferimenti di sovranità in questi campi dovranno essere fatti con estrema prudenza", si nota nel rapporto.
Parlando dello stabilire una società multi-etnica Kai Eide stima che la situazione sia scandalosa, tanto più che spesso non vengono segnalati i casi di violenza e di aggressione, e questo impedisce enormemente la libertà di movimento delle minoranze e che porta i kosovari albanesi a perseverare nelle violenze perché rimangono impunite. "E' necessario che i leader kosovari e la comunità internazionale prendano urgentemente decisioni per migliorare questa situazione", raccomanda Kai Eide.
In merito alla chiesa ortodossa serba e della protezione dei monumenti religiosi e culturali, che Kai Eide definisce elemento essenziale dell'identità spirituale del popolo serbo, si raccomanda la creazione di uno "spazio protetto" provvedimento che farà in modo che questi monumenti vengano meno strumentalizzati dal punto di vista politico.
Kai Eide aggiunge inoltre che occorre procedere seriamente lungo la strada della decentralizzazione. Secondo il rapporto in questa prospettiva si possono anche creare nuovo municipalità nelle quali i serbi del Kosovo abbiano una solida maggioranza.
"Si possono delegare ulteriori competenze a questi organismi, nel campo della polizia, giustizia, educazione, cultura, media, economia che comprendano anche il diritto di nominare i responsabili di ciascun settore. Si potranno inoltre permettere dei legami orizzontali tra i comuni a maggioranza serba del Kosovo, ed anche dei legami speciali con Belgrado, ma senza dare a Belgrado diritto d'ingerenza negli affari di queste comunità", spiega Eide.
Nella parte del rapporto dedicata ai prossimi compiti Kai Eide consiglia, in merito al metodo con il quale definire lo status futuro, che le due parti vengano coinvolte in tutte le fasi del processo.
"Il risultato deve essere stabile e duraturo. Non ci si deve fissare su soluzioni irrealistiche. E una volta che il processo viene avviato, non ci si deve firmare e si deve arrivare sino in fondo".
Il rapporto inoltre presenta la possibilità che le Nazioni Unite rinuncino ad alcuni impegni attuali, di cui potrebbero farsene carico altri attori. "Si deve considerare l'ipotesi di un Alto Rappresentante o di una formula di questo genere. Quest'ipotesi dovrebbe essere portata avanti dall'Unione Europea anche se dovrebbero essere mantenuto un impegno da parte dell'intera comunità internazionale (in particolare da parte degli USA). Ciononostante copiare il modello bosniaco non sarebbe una buona soluzione, tutt'altro".
"La definizione dello status futuro del Kosovo è attesa da molti. La comunità internazionale deve impegnarsi sino in fondo affinché, qualsiasi sia lo status che ne emergerà, non si fallisca. Il Kosovo non può rimanere sotto amministrazione internazionale. Ciononostante potrà procedere lungo la sua strada solo a condizione di un forte coinvolgimento degli attori internazionali", conclude Eide.
Toccherà ora la Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite pronunciarsi entro al fine del mese d'ottobre sull'apertura delle negoziazioni per lo status futuro del Kosovo