A Vienna si sono incontrati i rappresentanti di Pristina e Belgrado. Hanno discusso di decentramento amministratvo, trasferimento di competenze alle autorità locali, polizia mista. Un primo (piccolo) passo verso la soluzione del rebus Kosovo
Più di sei anni dalla fine del conflitto in Kosovo, dai bombardamenti NATO, dopo elezioni amministrative e politiche, dopo la violenza riemersa nel marzo 2004, dopo alcuni incontri sporadici tra rappresentanti delle istituzioni serbe e kosovare – mai comunque ad alto livello – e dopo la morte del Presidente Ibrahim Rugova finalmente è arrivato lo storico faccia a faccia: i rappresentanti del governo del Kosovo e quelli di Belgrado si sono seduti, lo scorso 20 e 21 febbraio, a Vienna, attorno allo stesso tavolo.
La delegazione di Belgrado e quella di Pristina non si sono incontrate in questa prima fase per discutere se e perchè il Kosovo debba o non debba diventare indipendente.
De facto il Kosovo è ancora un protettorato internazionale mentre
de jure è ancora parte della Serbia e Montenegro come sancito dalla risoluzione ONU 1244.
Le due delegazioni si sono confrontate su alcune questioni anche molto delicate, quale ad esempio quella del decentramento amministrativo, evitando però di inserirle nel contesto più ampio dello status preferendo concentrarsi sulle implicazioni pratiche di determinate scelte sulla quotidianità dei cittadini del Kosovo.
Il diplomatico austriaco Albert Rohan, che ha presieduto l'incontro ha dichiarato che “non era programmato si raggiungesse un accordo ... ma sono state espresse varie opinioni ed esplorati vari punti di vista”. Rohan si è detto soddisfatto della due giorni di Vienna.
Le due delegazioni hanno dibattuto di trasferimento di competenze nel campo della sanità, educazione, assistenza sociale, cultura ma anche alcune di questioni più sensibili riguardanti giustizia, polizia ed amministrazione pubblica.
Dopo l'incontro a Vienna i media del Kosovo hanno commentato positivamente l'atteggiamento della delegazione kosovara nel presentare il proprio progetto di decentramento amministrativo.
Uno dei più letti quotidiani del Kosovo, Koha Ditore, ha scritto di “un'atmosfera sorprendentemente costruttiva” durante l'incontro sottolineando le dichiarazioni del ministro del Kosovo per il Governo locale, Lutfi Haziri, che rivolgendosi ai media ha affermato: “L'indipendenza sta arrivando. Abbiamo promesso a Martti Ahtissaari che collaboreremo pienamente. In questi giorni ci siamo concentrati in particolare sulle competenze specifiche delle municipalità. Vogliamo perseguire al più presto l'obiettivo finale: la definizione dello status del Kosovo”.
I media kosovari hanno inoltre riferito del disappunto dimostrato dalla delegazione serba in merito alla metodologia applicata in questo primo round di colloqui ed hanno sottolineato che alcuni membri della stessa – con tutta probabilità Marko Jaksic, che rappresenta il Consiglio nazionale serbo delle municipalità del nord del Kosovo – hanno dimostrato posizioni radicali.
Nei fatti non si è raggiunto nessun accordo concreto se non che nelle muncipalità miste la polizia sarà composta da membri provenienti da entrambe le comunità in base alle percentuali etniche delle stesse.
La delegazione serba avrebbe poi molto insistito sui legami che dovrebbero essere creati tra le varie municipalità a maggioranza serba. Una posizione non condivisa dalla delegazione kosoavra. Il dibattito è poi stato spostato sul trasferimento di competenze dal governo centrale alle future municipalità.
La questione del decentramento amministrativo verrà probabilmente meglio definita entro la fine di marzo. Il prossimo incontro, il 17 marzo, su questo si dovrebbe chiudere per poi passare ad altro.
Martti Ahtissaari con tutta probabilità si recherà nelle prossime settimane sia a Pristina che a Belgrado per assicurarsi che entrambe le parti stiano effettivamente lavorando sulle proprie proposte di decentramento secondo le direttive emerse nei giorni scorsi a Vienna.
Anche se uno dei temi che dovevano essere affronatati era quello della tutela del patrimonio artistico-religioso della comunità serba quest'ultimo argomento è stato trattato solo marginalmente e probabilmente un accordo verrà trovato con il coinvolgimento diretto della Chiesa Ortodossa serba.
La maggioranza dei kosovari ha una sorta di crisi di identità quando si tratta delle chiese ortodosse serbe. Sembra quasi che per molti queste ultime non facciano parte del patrimonio culturale del Kosovo ma siano esclusivamente legati alla storia della comunità serba. Una sorta di paradossale ed irreale extraterritorialità.
Tra i prossimi argomenti che verranno discussi sicuramente anche quello della protezione delle minoranze. Con tutta probabilità nel dibattito che ne seguirà non si potrà prescindere dai numerosi riferimento normativi derivanti dal diritto internazionale.
Sino ad ora il governo kosovaro e la società kosovara non hanno ancora adottato a tale proposito misure efficaci e non hanno ancora dimostrato un sufficente impegno per garantire la tutela effettiva delle minoranze. Quest'ultimo è uno dei temi più scottanti che verranno affrontati durante i negoziati.
Tra un incontro e l'altro le delegazioni avranno il tempo di analizzare le proprie posizioni ed eventualmente modificarle. Tutto questo sotto i riflettori dei media e l'attenzione delle rispettive opinioni pubbliche.
Qualsiasi sia la soluzione che si raggiungerà in merito allo status del Kosovo la cosa più importante per tutti i cittadini del Kosovo – per la loro vita di tutti i giorni, spesso lontana dalla politica ad alti livelli – è che gli accordi eventualmente raggiunti dalle due delegazioni sotto gli auspici internazionali poi vengano rispettati ed implementati. E questo implica innanzitutto che tutti i cittadini del Kosovo devono vedere rispettati i propri diritti fondamentali.
E' molto importante che comunque per la prima volta i rappresentanti del Kosovo da una parte e della Serbia dall'altra si siano incontrati con delegazioni di alto livello, e non in modo del tutto sporadico come avvenuto in passato.
Il Kosovo non ha grandi alternative rispetto all'uscire con successo da questi negoziati. Ma purtroppo non è affatto scontato che l'esito degli incontri di Vienna sia positivo.