Le dichiarazioni del ministro degli Esteri albanese, secondo il quale se il Kosovo venisse diviso l’Albania non sarebbe in grado di garantire l’inviolabilità dei suoi confini, tanto col Kosovo quanto con la Macedonia, hanno suscitato una serie negativa di reazioni a catena
Besnik Mustafaj
È di nuovo il Kosovo a mettere al centro di una bufera diplomatica internazionale il ministro degli Esteri albanese, Besnik Mustafaj. La causa è stata una sua dichiarazione durante un’intervista televisiva lo scorso 14 marzo, dove ha detto che “qualora il Kosovo venisse diviso, noi non possiamo offrire più garanzie sulla inviolabilità dei confini dell’Albania non solo con il Kosovo ma anche con la parte albanese di Macedonia”.
Immediate le reazioni di Skopje, Belgrado, Bruxelles e dell’opposizione albanese. Il ministro degli Esteri macedone ha dichiarato a toni duri che “i nostri confini li garantiamo da soli”. Le autorità serbe hanno parlato di una “provocazione che rivela le aspirazioni mai spente degli Albanesi nei Balcani”, facendo chiaro riferimento alla cosiddetta “Grande Albania”. Dall’Unione Europea, invece, hanno ribadito che non c’è nessun cambiamento di rotta nella loro politica riguardante la regione, escludendo ogni modifica dei confini già esistenti. Durissima anche la reazione dell’opposizione albanese: il Partito socialista ha definito la dichiarazione di Mustafaj come “irresponsabile e di conseguenza preoccupante, allarmante e pericolosa”.
Le leggerezze diplomatiche di Tirana
Già in precedenza, le affermazioni del ministro degli Esteri albanese sul Kosovo avevano suscitato parecchie polemiche: a pochi mesi dalla sua investitura, Mustafaj aveva detto di favorire una “indipendenza condizionata” come futuro status del Kosovo, attirandosi le polemiche di Pristina e della sinistra albanese.
Pochi mesi dopo, Mustafaj ha detto che la diplomazia di Tirana segue attentamente gli sviluppi nella regione e non si farà cogliere impreparata, aggiungendo però che “qualora il Kosovo venisse diviso, noi non possiamo offrire più garanzie sulla inviolabilità dei confini dell’Albania non solo con il Kosovo ma anche con la parte albanese di Macedonia”. In seguito alle polemiche, il ministro ha cercato di spiegare che la sua era una dichiarazione fatta in retrospettiva e che faceva riferimento ad una proposta avanzata mesi fa da Belgrado che prevedeva la cantonizzazione del Kosovo.
Ma al capo della diplomazia albanese viene attribuito anche un’altra recente gaffe: in un suo incontro con l’altro rappresentante delle Nazioni Unite per l’energia atomica El Baradej, Mustafaj ha sostenuto che “l’Albania può negoziare con l’Iran per risolvere la questione della crisi nucleare”. Un ruolo che secondo gli analisti, Tirana non si può permettere affatto.
(Quasi) Tutti contro Mustafaj
Ilinka Mitreva
La prima a reagire alle affermazioni del ministro è stata la sua omologa di Skopje la quale non ha esitato a chiamarlo. “La Macedonia garantisce da sé i propri confini. È contestabile come uno Stato vicino, come in questo caso l’Albania, possa dare garanzie sui confini della Macedonia. Sui nostri confini, garanzie le possiamo dare solo noi, basate sulle regole internazionali”, ha detto il ministro degli Esteri macedone, Ilinka Mitreva. “La Macedonia – ha ribadito – è uno Stato unitario e non si può parlare di pezzi, che siano essi albanesi o macedoni”.
Non si è fatta attendere nemmeno Belgrado. Il capo dei negoziatori serbi per lo status del Kosovo, Goran Bogdanovic, parlando nella città kosovara di Mitrovica, ha accusato Mustafaj di voler rilanciare così la tesi della “Grande Albania”. “Questa dichiarazione – ha detto – è una provocazione che rivela le aspirazione degli Albanesi nei Balcani: loro si aspettano di amministrare l’effetto ‘domino’ dal Kosovo in Macedonia, ma che è molto pericoloso per tutta la regione”.
Con qualche giorno di distacco si è fatta sentire anche Atene. “Ci auguriamo sinceramente che queste dichiarazioni non siano riportate esattamente e in tutto il loro contesto”, ha detto ai giornalisti il portavoce del ministero degli Esteri greco.
Doris Pack
La prima reazione da Bruxelles è arrivata dall’ufficio stampa di Havier Solana, responsabile per la politica estera e la sicurezza dell’Unione Europea. “La nostra posizione è chiara: gli unici cambiamenti territoriali nei Balcani possono aver a che fare col futuro status del Kosovo e le relazioni tra Serbia e Montenegro, ma questo non potrà mai comportare cambiamenti dei confini dei Paesi vicini”, si legge in una dichiarazione. Ma molto più dura dell’ufficio stampa di Solana è stata l’europarlamentare tedesca Doris Pack, definita dai media di Tirana come sostenitrice di Berisha in Europa. “Questa è una pazzia, è una pazzia – ha detto con tono durissimo – è una vergogna che un ministro degli Esteri esprima idee del genere”. “Se vogliamo la pace nella regione, dobbiamo mantenere la Macedonia così com’è, l’Albania così com’è e la Serbia & Montenegro così come stanno”, ha detto Pack, che è a capo della delegazione dell’Europarlamento per l’Europa dell’Sud Est.
L’unico sostegno politico a Mustafaj è arrivato dai due partiti albanesi in Macedonia che fanno parte dell’opposizione. “Una divisione del Kosovo non può escludere implicazioni né nella Valle di Presevo, né tra gli albanesi di Macedonia e né tra gli albanesi in Montenegro”, ha affermato Xhevdet Nasufi, deputato del Partito democratico degli albanesi (Pdsh) ed ex ministro della Giustizia di Skopje.
Le reazioni a Tirana
L’opposizione albanese è stata da subito durissima nei commenti in seguito alle parole del ministro degli Esteri. Le prime condanne a Mustafaj sono arrivate dai suoi predecessori socialisti. Paskal Milo si è detto sorpreso dalle affermazioni del ministro poiché “sono in chiaro contrasto con la posizione della comunità internazionale”. Ilir Meta ha giudicato la dichiarazione come “totalmente affrettata” che “non serve all’immagine dell’Albania come un fattore di stabilità e di pace nella regione”.
Il leader socialista Edi Rama ha parlato di una “dichiarazione individuale” che “non rispecchia la realtà politica albanese”. Il suo partito, che è la maggiore forza politica dell’opposizione, sta preparando in Parlamento una risoluzione dove affermare pubblicamente la posizione delle autorità albanesi sulla questione. Intanto, non sono mancati i richiami al Premier Sali Berisha di chiedere le dimissioni del ministro degli Esteri.
A chiamare in gioco il Premier, che per diversi giorni non si era espresso sull’argomento, è stata la segretaria agli Esteri dei socialisti, Arta Dade. “Vorrei tanto credere che queste dichiarazioni siano semplicemente il frutto dell’incapacità di Mustafaj. Ci aspettiamo che il Primo Ministro prenda le distanze in modo chiaro e deciso dalle dichiarazioni del ministro degli Esteri”, ha detto.
Berisha ha ribadito che la posizione di Tirana sul Kosovo è conforme a quella della comunità internazionale ed ha difeso il suo ministro che secondo il Premier non è stato compreso. Il leader democratico ha cercato di spostare la responsabilità sulle spalle dei giornalisti, colpevoli di aver “estratto dal proprio contesto” le parole di Mustafaj. Perché pensare che il ministro abbia un pensiero diverso da quello del Governo “sarebbe come cercare gli eschimesi nel deserto”, ha ironizzato Berisha. Ma i media hanno mandato le accuse indietro al mittente, riciclando la battuta: il tentativo del Premier di addossare ai giornalisti le gaffe di Mustafaj sono state giudicate dai quotidiani di Tirana come “uno sforzo di vendere del giaccio agli eschimesi”.