Kossovo: fiorisce il contrabbando di carburante
07.03.2002
La zona di sicurezza tra Kossovo e Montenegro è il paradiso dei contrabbandieri. ed alle spalle dell'amministrazione del Kossovo c'è chi sta accumulando immense fortune.
La zona di sicurezza tra Montenegro e Kossovo è divenuta un paradiso per i contrabbandieri di carburante. In questi anni ricchezze immense invece di finire nelle casse dell’amministrazione del Kossovo sono finiti nelle tasche dei contrabbandieri. Ed emerge la contraddizione di una provincia che, anche per questi motivi, dipende dagli aiuti internazionali. Traduciamo qui di seguito un articolo di Adriatik Kelmendi dell’IWPR.
Ad un primo sguardo niente sembra diverso dal solito: un autocisterna si ferma un sabato pomeriggio al Kula Pass, nella zona di sicurezza tra Montenegro e Kossovo. Unica anomalia, è senza targa.
Sembra si allinei come gli altri camion nella fila in attesa dei controlli. I doganieri a meno di 100 metri di distanza. Ma alcuni momenti più tardi due uomini escono dalla sterpaglia vicino alla strada. Dopo un rapido sguardo attorno connettono un grosso tubo alla cisterna.
La conduttura è lunga 5 km. Serve per trasportare il carburante illegalmente dalla zona di sicurezza ai villaggio kossovari di Novo Selo, Jablanica e Radaci, ai piedi delle montagne che fanno da confine tra Kossovo e Montenegro. Lì altre autocisterne aspettano di fare il pieno di carburante e poi lo distribuiscono nei distributori di tutto il paese.
La zona di sicurezza tra Kossovo, Serbia e Montenegro è stata creata quando Belgrado ritirò le proprie truppe dalla provincia nel 1999, in seguito ai bombardamenti della NATO. I 5 km di terra di nessuno furono pensati per impedire alle forze armate ed alla polizia serba, ancora controllate da Slobodan Milosevic, non solo di entrare ma anche di avvicinarsi al Kossovo.
Ma la zona di sicurezza si è rapidamente trasformata in un paradiso per i contrabbandieri. Hanno in fretta imparato come approfittare dello status del tutto particolare di questa terra di nessuno dove le forze di pace internazionali non possono entrare. E riescono così contrabbandando il carburante ad accumulare enormi ricchezze.
Si calcola che almeno il 50% del carburante venduto in Kossovo passa il confine senza che su di esso vengano pagate le tasse doganali. Un simbolo i sempre più frequenti nuovi distributori. In una provincia dove vivono non più di 2 milioni di persone ve ne sono 4.000. Ed il prezzo della benzina, 0,75 € al litro, è il più basso in tutti i Balcani.
Uno dei contrabbandieri, che si fa chiamare Afrim, ha affermato che ci sono molti modi per far passare il carburante al di là del confine. Se la polizia kossovara riesce a smantellare le tubature che collegano la zona di sicurezza ai villaggi kossovari le autocisterne possono ripiegare vendendo il carburante all’interno della zona di sicurezza. Un altro metodo consiste nel pagare mazzette consistenti ai doganieri.
Afrim ha inoltre svelato che il contrabbando è sostenuto in particolare da due ditte montenegrine i cui proprietari occupano posizioni chiave nei governi di Belgrado e Podgorica. Queste ditte avrebbero legami forti con la malavita kossovara che si occupa della distribuzione in Kossovo e che spesso possiede i distributori.
Sino ad ora le autorità kossovare non sono state in grado di smantellare questo traffico. Ylber Rraci, direttore del dipartimento dogane del Kossovo ammette che il contrabbando di carburante è totalmente fuori controllo. “Il fatto che il contrabbando sia così diffuso dimostra l’esistenza della corruzione tra i doganieri” ha affermato “cercheremo di combatterla con tutti i mezzi”.
Bashkim Stavileci, un altro funzionario delle dogane, ha dichiarato di essere venuto direttamente a conoscenza di più di 800 casi di evasione delle tasse doganali. Il 10% dei casi riguardava carichi di carburante. “Stiamo indagando” ha affermato aggiungendo però che i propri doganieri sono responsabili solo per i beni che passano attraverso i valichi doganali e che spetta ad UNMIK ed alla polizia kossovara intervenire negli altri casi.
Pochi si aspettano risultati migliori dalla polizia montenegrina. In più casi i contrabbandieri sono stati visti parlare amichevolmente con i funzionari montenegrini e questo potrebbe significare che i primi addirittura li proteggano.
Il portavoce di UNMIK, Derek Chappel, ha affermato che l’amministrazione internazionale è consapevole del problema al confine e che verranno prese misure adeguate. “Ma è difficile riuscire a bloccare totalmente quest’attività illegale, perché non pattugliamo mai le zone montuose e le aree minate e non conosciamo bene la zona”.
Il più grande perdente in questo affare è naturalmente l’amministrazione del Kossovo. Tony Preston, co-presidente dell’Autorità Fiscale Centrale, a Pristina, ha lanciato un duro monito: il contrabbando di carburante potrebbe dare una spallata pericolosa alle finanze della provincia.
La polizia kossovara ha proposto che la zona di sicurezza venga ridotta e che le due dogane, quella kossovara e quella montenegrina, vengano avvicinate. In modo si possa controllare cosa accade nella “terra di nessuno”.
“L’ampiezza della zona di sicurezza ha creato ingenti problemi” ha ammesso Chappel “ penso che la sua riduzione porterebbe a fare notevoli passi in avanti. Ma è una decisione politica che non può essere presa immediatamente”.
Ed intanto qualcuno su questa lentezza costruisce fortune. E sembra potrà farlo ancora per molto tempo.
Adriatik Kelmendi è un giornalista del quotidiano kossovaro Koha Ditore