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giovedì 08 settembre 2022 13:35

 

Avanti tutta con l'indipendenza condizionata

11.10.2006    Da Pristina, scrive Alma Lama

Intervista a Veton Surroi, leader del movimento Ora e membro del gruppo negoziale del Kosovo nei colloqui sullo status a Vienna. Decentramento e presenza internazionale in un futuro Kosovo indipendente. L'incognita delle elezioni in Serbia. Dalla nostra corrispondente
Veton Surroi
Come stanno procedendo i negoziati? Avete raggiunto i vostri obiettivi come gruppo di negoziazione?

Ho l’impressione che il processo dei negoziati sia in ritardo. Si prevedeva che Ahtisaari, per i primi giorni di settembre, avrebbe consegnato nelle mani delle due delegazioni una proposta, e che si sarebbe aperta l'ultima fase negoziale. A questo punto avremmo dovuto essere qui a discutere dei dettagli, e non, come stiamo ancora facendo, dei principi. A me sembra che dopo l'ultima riunione del Consiglio di Sicurezza ci sia d'aspettarsi un prolungamento dei colloqui su questioni “tecniche” che si sono sviluppati sino ad ora a Vienna

Perché questo prolungamento?

Mi sembra che la Russia abbia un ruolo importante in tutto questo. Quest'ultima sembra abbia chiesto agli altri membri del Gruppo di Contatto perlomeno di fare qualche sforzo in più affinché le posizioni di Pristina e Belgrado si avvicinino. Questo ritardo dei negoziati però non è positivo perché a me sembra che a Vienna si sia arrivati ad un punto tale dove è difficile esca qualcosa di nuovo.

In Serbia è stato accolto in modo positivo quanto uscito dall'ultimo Consiglio di Sicurezza e dall'ultimo incontro del Gruppo di Contatto. Ritiene che Belgrado faccia bene a pensare che siano emerse garanzie in merito ad un rallentamento nel processo di definizione dello status?

Questa può essere una delle ragioni principali dietro a questo ottimismo. La Russia e la Cina hanno posizioni che dipendono da valutazioni di politica interna in merito allo status del Kosovo. Non hanno interessi strategici direttamente in Kosovo. Ma la questione del Kosovo rappresenta di per sé un interesse strategico: per confermare il loro ruolo di potenze a livello internazionale e la possibilità che hanno di porre il veto a decisioni del Consiglio ONU.

Utilizzeranno Cina e Russia questo potere di veto, come minacciano ultimamente?

E' da molto tempo che questi due stati non utilizzano il potere di veto ma quest'ultimo è utilizzato spesso più come una minaccia che effettivamente. La Russia è entrata nella fase delle minacce, un avvertimento con il quale cerca di avvicinare alle proprie posizioni i partner occidentali.

Ora si sta parlando di posticipare la questione dello status a dopo le elezioni politiche in Serbia. Ritiene che questa sia una soluzione che trova consensi in seno al Gruppo di Contatto?

Addesso chi è vicino alla Serbia sta cercando di legare la questione dello status alle elezioni in Serbia. La verità è che anche se si decidesse entro l'anno sullo status del Kosovo, tutto l'anno prossimo si sarebbe occupati nell'implementare la decisione e quindi in ogni caso si andrebbe a sovrapporsi con le elezioni in Serbia. Mi sembra che su questo però si stia insistendo in modo artificioso, per il fatto che non è rilevante chi vincerà le elezioni in Serbia in merito a questa questione. Questo non è un conflitto tra il Kosovo ed un governo specifico, questo è un conflitto secolare, che sta arrivando alla sua fase conclusiva. Inoltre non ritengo che alle prossime elezioni in Serbia si creerà una situazione politicamente e qualitativamente più favorevole, anzi, probabilmente si accentuerà la distanza tra Belgrado e Pristina.

Martti Ahtisaari, dopo l'ultima riunione del Consiglio di Sicurezza, ha affermato che sta realizzando un “pacchetto” per la soluzione dello status e che quest'ultimo non deve sorprendere nessuno. Come interpreta questa dichiarazione?

Non so, deve chiedere al signor Ahtisaari

Significa forse che nessuna delle due parti negoziali riceverà ciò che ha chiesto, e che quindi il Kosovo non avrà sicuramente fin da subito piena indipendenza?

Questo è un gioco di parole, dipende da come si interpretano le cose. I principi del Gruppo di Contatto hanno già determinato che si dovrà intervenire sulla sovranità del Kosovo: ma il Kosovo non può aspettarsi di avere una sovranità come la hanno Montenegro, Gran Bretagna o Spagna.

La comunità albanese accetterà questo?

Da parte albanese si è consapevoli di questo anche perché si è accettato di far parte del processo di negoziazione, si sostengono i principi sanciti dal Gruppo di Contatto, e da questi si deduce chiaramente che quando il Kosovo diverrà indipendente avrà anche una presenza internazionale forte, sia civile che militare.

Il gruppo di negoziazione, o Unity Team come viene chiamato recentemente, ha ricevuto dure critiche alcuni giorni fa dall'Assemblea del Kosovo. Potrebbe sembrare che voi non abbiate il sostegno né di quest'istituzione e neppure dai vostri partiti per quanto state facendo a Vienna ...

Si debbono fare i nomi dei partiti che operano così. Per me è stato molto strano che coloro i quali hanno sempre sostenuto il processo di decentramento ora lo critichino. Anche perché a questo proposito, negli ultimi tre anni, non è cambiato assolutamente nulla. Ma i partiti dell'attuale coalizione di governo non hanno mai criticato questo processo, se non ora. Si tratta di ipocrisia, nulla di più.

Sul decentramento sono state fatte molte concessioni alla controparte, sino ad arrivare ad una discriminazione positiva. Avete accettato veri e propri privilegi per i serbi. C'è un limite a questi privilegi?

Il limite viene posto dal funzionamento dello Stato del Kosovo. Noi non abbiamo avuto un approccio dogmatico, dicendo ad esempio che si rispettano determinati diritti per una determinata percentuale. Ma un approccio creativo, cercando di creare un futuro stato democratico.

L'Accademia delle Scienze del Kosovo ha ultimamente reagito negativamente al processo di decentramento sostenendo che lo si stia facendo su criteri etnici, e così anche in merito alla tutela dei beni culturali. A loro avviso ci si sta dedicando solo ai serbi. Che peso hanno queste critiche?

Questi reazioni arrivano tardi. Sono tre anni che il Kosovo ha a che fare con il tema del decentramento. Hanno avuto il tempo necessario per chiedere spiegazioni ulteriori. Io parlo da tre anni contro il fatto che il processo di decentramento avvenga su base etnica, ma non ho mai sentito che in Accademia si siano dette cose di questo tipo.

Non vi è il rischio, come dicono alcuni, che vi sia un'appropriazione dell'eredità culturale kosovara?

Non vi è alcuna appropriazione. Questi sono monumenti del Kosovo, nel Kosovo e che appartengono alla cultura del Kosovo. Sono della popolazione serba ma dentro il Kosovo esiste anche la cultura serba.

Recentemente vi siete espresso contro le modalità attuali di rappresentanza delle minoranze nell'Assemblea del Kosovo. Attualmente la Cornice Costituzionale riserva per le minoranze 20 seggi...

Chi è stato coinvolto nel redigere la Cornice Costituzionale del Kosovo ha accettato con molta leggerezza il termine “riservato” che ha permesso una rappresentanza più che doppia alle minoranze. Dopo le prime elezioni in Kosovo eravamo nella situazione assurda per cui la comunità serba, che rappresentava meno del 5% della popolazione, aveva 22 deputati in Assemblea

Cambierà questa situazione?

Io propongo si arrivi ad una riforma. Non può stare scritto nella Cornice Costituzionale che un ministro sia serbo o albanese. Non vi può essere un'etnicizzazione dei ministri. Questa mia proposta è stata accettata a livello della delegazione kosovara a Vienna.

A livello internazionale vige un principio per cui un diritto dato difficilmente venga tolto ...

Ė un diritto che è stato imposto dalla comunità internazionale. La Cornice Costituzionale non è stata votata dall'Assemblea del Kosovo.

Ritiene che Ahtisaari accetterà questa posizione?

Ritengo che la nostra proposta passerà. Vi sarà un accordo politico per cui, dopo la definizione dello status, per un certo periodo le cose rimarranno come sono ora, ma a livello costituzionale non vi possono essere regole che blocchino il buon funzionamento dello stato del Kosovo.

Voi però avete proposto un sistema di decentramento che è senza dubbio poco funzionale...

Ė vero ma il processo è stato avviato più di tre anni fa. E allora i partiti al potere diedero il loro avvallo, in modo a mio avviso irresponsabile. Oggi ci si ritrova in questa situazione.

Che tipo di presenza internazionale vi sarà in Kosovo dopo la definizione dello status?

Una cosa certa è che resteranno le forze della NATO. La KFOR rimarrà, ed è la benvenuta. La seconda cosa è che vi sarà anche una presenza civile che monitorerà il Kosovo indipendente e che potrà intervenire su questioni come i diritti umani, le minoranze e anche il sistema della giustizia. Potrà anche essere che la comunità internazionale intervenga anche su questioni che riguardano le dogane.

Sembra una struttura simile all'attuale UNMIK, si sta parlando quindi di status “futuro” e non certo “finale”...

Ciò a cui noi siamo interessati è definire la soggettività internazionale. Una volta per tutte i confini attuali del Kosovo devono divenire confini internazionali, questo deve essere riconosciuto da entrambe le parti e poi deve esservi un seggio presso l'Assemblea dell'ONU.

Cosa avverrà nel caso in cui il riconoscimento del Kosovo non verrà da tutti ma solo da alcuni Paesi, a seconda dei rispettivi interessi stategici?

Questo è uno scenario che non auspichiamo perché implicherebbe molto tempo per arrivare in fondo al processo. Per noi sarebbe molto importante che questo riconoscimento arrivi direttamente dal Consiglio di Sicurezza.
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