A mezza strada. Possono votare per le elezioni in Kosovo e votano anche per quelle in Serbia. Andranno alle urne anche il prossimo 21 gennaio quando si eleggerà il nuovo parlamento della Serbia e si capirà qualcosa in più sul destino del Kosovo
Sfollati serbi in un centro collettivo a Gracanica (G. Fassino, 2004)
Per Osservatorio sui Balcani scrive B.I.
Le elezioni parlamentari in Serbia sono state fissate per il prossimo 21 gennaio. Dopo la nuova costituzione, approvata di recente, all'inizio dell'anno arriverà anche un nuovo governo.
In attesa che questo avvenga Martti Ahtisaari, inviato dell'Onu per i negoziati sullo status del Kosovo, ha messo il suo piano per la soluzione finale dello status “in congelatore”, sino ad elezioni avvenute.
Il diplomatico finlandese ha valutato infatti fosse inutile presentare il proprio piano di soluzione della questione dello status a un governo che sarebbe rimasto in carica solo qualche settimana, e tra l'altro in piena campagna elettorale. Ha deciso quindi di aspettare.
Anche perché è probabile che sia Pristina che Belgrado abbiano molto da ridire sul piano di Ahtisaari. Ma saranno letteralmente obbligati ad accettarlo. Non solo. Dovranno anche implementarlo. E non sarà facile. In particolare per Belgrado: lo spazio di manovra nel nuovo governo serbo, per quanto riguarda il Kosovo, sarà molto limitato. E pieno di insidie.
Ma quali le posizioni rispetto al Kosovo dei partiti che si presenteranno alle elezioni in Serbia e delle possibili future coalizioni di governo?
Nel caso rimanesse al potere l'attuale coalizione di governo (i cui uomini maggiormente rappresentativi sono il primo ministro Kostunica, il ministro degli Esteri Draskovic, il presidente serbo Tadic e infine il ministro dimissionario delle Finanze Dinkic) e soprattutto nel caso in cui non riuscisse a scrollarsi di dosso l'attuale fragilità, non sarà facile affrontare la questione del Kosovo.
Kostunica in questi anni si è collocato su posizioni poco pronte ai compromessi. Alcuni giorni fa inoltre è stato dato l'annuncio che al fianco dell'attuale coalizione governativa correrà anche Dragan Markovic Palma, del Partito per l'Unità Serba, di cui faceva parte anche il famigerato Arkan, a capo di una delle più temibili formazioni paramilitari serbe e assassinato qualche anno fa. E' probabile che Kostunica voglia con questa mossa raccogliere voti nel campo nazionalista, e rimanere così al potere. Ma questo non farà che complicare le cose sulla questione del Kosovo.
Se invece sarà il Partito Radicale serbo (guidato dal suo vicepresidente Nikolic, il presidente, Voijslav Seselj, è rinchiuso all'Aja) ad ottenere la maggioranza o ad essere in grado di formare, con altri partiti, un governo, allora qualsiasi sia la soluzione proposta dalla comunità internazionale, questa non verrà accettata. E si arriverà ad un pericoloso muro contro muro. Con i radicali eventualmente al potere la Serbia avrà molti più problemi da risolvere che non solo il Kosovo e l'ingresso nell'Ue.
Anche se si sta nascondendo e non risiede più in Serbia, anche Bogoljub Karic, leader del Movimento Forza Serbia correrà alle prossime elezioni. Il politico, denominato da molti il “Berlusconi “ serbo, è nato in Kosovo. Il fatto che il governo di Kostunica (per evasione fiscale) gli sia alle costole non ha bloccato la sua carriera ma l'ha addirittura rafforzata in alcuni settori dell'elettorato. Quelli che lo votano ritengono lui sia l'uomo giusto, per quanto riguarda il Kosovo, per far prevalere l'economia e le relazioni d'affari sulla politica. E per ricostruire i rapporti tra Serbia e Kosovo partendo da questo.
Se l'LDP (Partito liberal democratico) da poco creato da Cedomir Jovanovic migliorerà la propria posizione in seno alla coalizione di governo il riconoscimento da parte serba di un Kosovo indipendente potrebbe diventare più facile. Ma è probabile che in pochi, in Kosovo, proprio per le posizioni espresse in merito all'indipendenza, scelgano di dare il proprio voto a Jovanovic.
Ma per chi voteranno i serbi del Kosovo? Il partito che probabilmente raccoglierà il maggior numero di consensi è proprio il Partito Radicale serbo. Vojislav Seselj e Tomislav Nikolic hanno sempre insistito che sulla questione del Kosovo non si può scendere a compromessi e che quest'ultimo deve rimanere parte integrante della Serbia. E questo è ciò che più sembra importare ai serbi del Kosovo: ritengono che un voto ai Radicali possa favorire il mantenimento di legami stretti con la Serbia.
I voti dei serbi del Kosovo andranno anche a Kostunica e ai suoi partner di coalizione. Il Centro per il coordinamento con il Kosovo, istituzione governativa presieduta da Sanda Raskovic Ivic, in questi mesi ha speso molte risorse e tempo per sostenere la comunità serba del Kosovo. Kostunica è inoltre percepito come un politico che non si è lasciato piegare dalle pressioni internazionali sul Kosovo e che si è sempre battuto per proteggere quelli che sono percepiti come gli “interessi nazionali serbi”.
Anche Karic ha probabilità di raccogliere qualche voto in Kosovo, anche se non moltissimi. Maggiori sono i consensi che dovrebbe essere in grado di raccogliere tra gli sfollati originari del Kosovo ma risiedenti attualmente in Serbia.
I partiti serbi in Kosovo si può dire che per molti aspetti siano specchio di quelli di Belgrado e operano in stretto accordo con le loro sedi centrali. La Lista serba per il Kosovo e Methoija, uno dei due principali soggetti politici rappresentati nell'Assemblea del Kosovo, è frutto di una coalizione tra il Partito Socialdemocratico, il Partito Democratico e il Movimento per il Rinnovamento serbo. Tutti questi partiti hanno il loro quartier generale a Belgrado e sedi in tutte le aree del Kosovo popolate da serbi.
L'altro soggetto politico serbo cui rappresentanti sono stati eletti nell'Assemblea kosovara è il Partito Democratico per il Kosovo e Metohija, alla cui guida vi è l'ex ministro kosovaro per i Ritorni Slavisa Petkovic, da poco dimessosi. Con tutta probabilità però questo partito non correrà alla prossime elezioni perché non ha alcuna sede in Serbia e Petkovic, in seguito alla sua decisione di far parte del governo kosovaro, sta attraversando una fase di calo drastico di popolarità.
A livello locale saranno molti i piccoli partiti che compongono il panorama politico serbo in Kosovo che si attiveranno per portare voti ai partiti di riferimento in Serbia. Ciononostante è improbabile che i principali leader serbi si scomodino durante la campagna elettorale a venire fino in Kosovo.
Questo per più ragioni: Voijslav Kostunica, in veste di primo ministro, deve chiedere autorizzazione all'Unmik per farlo. Una trafila impegnativa e probabilmente Kostunica assegnerà il compito di raccogliere voti a suo favore a Sanda Raskovic Ivic, a capo del Centro di coordinamento per il Kosovo, fortemente radicato in Kosovo.
Altro suo alleato politico per la campagna in Kosovo sarà il Consiglio Nazionale serbo. Il suo leader Milan Iavnovic e il suo vice Marko Jaksic, che fa anche parte del gruppo di negoziazione serbo a Vienna, hanno forte influenza nelle municipalità serbe del nord del Kosovo, e la metteranno probabilmente al servizio di Kostunica.
Ma come avviene in altri Paesi, la campagna elettorale verrà soprattutto veicolata dalla televisione e dalle parabole. Sarà così che la maggior parte dei cittadini serbi del Kosovo deciderà per chi votare.