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Macedonia: l’importanza del dialogo

15.12.2006    Da Skopje, scrive Risto Karajkov

Le ultime elezioni politiche in Macedonia hanno portato ad un nuovo governo, con equilbri diversi rispetto al passato. Il DUI, principale partito albanese, è rimasto fuori dalla coalizione governativa ed ha avviato una dura opposizione, con l'UE che cerca di gettare acqua sul fuoco
Ali Ahmeti, Nikola Gruevski, Arben Xhaferri
La Macedonia ha sempre avuto una coalizione di governo multietnica, fin da quando il Paese è diventato indipendente, nel 1991. L’asse portante di queste coalizioni di governo è sempre stata l’alleanza tra il principale partito politico albanese ed il principale partito politico macedone, mentre i loro opposti speculari (un importante partito macedone e un importante partito albanese) stavano all’opposizione.

Così è sembrato anche nel caso del nuovo governo, guidato dalla VMRO-DPMNE di Nikola Gruevski, con il DPA di Arben Xhaferi come partner albanese. Solo che questa volta c’è una differenza.

Nelle elezioni nazionali di luglio, a vincere la maggioranza dei voti albanesi è stata l’Unione democratica per l’integrazione (DUI) di Ali Ahmeti, l’ex leader delle formazioni armate albanesi. Dato che la VMRO ha guadagnato il voto macedone, ci si aspettava logicamente che VMRO e DUI formassero il governo. I due partiti hanno avviato dei negoziati. Che però non hanno avuto successo. Essere stato in passato il tradizionale partner di governo della VMRO ha dato al DPA un margine di vantaggio sulla DUI (che nel precedente periodo aveva diviso il potere con i socialdemocratici, SDSM) tanto che la DUI è uscita dal gioco. La costellazione di forze in parlamento ha reso del tutto possibile per la VMRO avere una maggioranza senza il sostegno della DUI. In una sorprendente svolta degli eventi, è stata annunciata la nuova coalizione di governo – e la DUI non ne faceva parte.

Ciò ha reso furiosi Ali Ahmeti e la DUI. Essi ritengono che, in quanto vincitori del voto albanese sono loro, e non il DPA, i legittimi rappresentanti della comunità albanese nel Paese. Sostengono che il governo sia delegittimato. Hanno organizzato proteste (che non hanno avuto molto seguito), si sono lamentati insistentemente presso la comunità internazionale, hanno ostacolato i lavori del parlamento, e soprattutto hanno intrapreso un’intensa attività per contestare il governo in carica. Secondo loro, è inaccettabile che un partito che ha ottenuto la maggioranza nel suo collegio elettorale di riferimento sia lasciato fuori dal governo. Come si sarebbero sentiti i macedoni se ciò fosse capitato a loro? hanno chiesto (il che è uno scenario perfettamente plausibile per il futuro).

La costituzione della Macedonia post-conflitto prevede che la legislazione sui più importanti temi che interessano le comunità etniche debba essere approvata in parlamento con una duplice maggioranza, detta anche “maggioranza Badenter” (dal nome del costituzionalista francese Robert Badenter). Ciò significa che, in aggiunta alla maggioranza del voto macedone, la legislazione deve ottenere anche il voto maggioritario degli altri gruppi etnici. Si tratta di un meccanismo attentamente predisposto per garantire che le minoranze non siano sistematicamente messe in minoranza sulle questioni più rilevanti. È considerato un principio chiave per il funzionamento del multiculturalismo del Paese.

Nei suoi tentativi, la DUI ha chiesto un’applicazione allargata di questo principio, come base della propria legittimazione a rappresentare gli albanesi. Non ha funzionato. Dopo diverse settimane turbolente, la comunità internazionale ha riconosciuto la legittimità del nuovo governo.

Nondimeno, la costante e strenua opposizione della DUI ha iniziato a far sorgere timori di rinnovate tensioni etniche, crisi politiche ed instabilità.

Le cose hanno iniziato a trascendere, e a passare sul piano personale. Il Primo ministro Gruevski e Ahmeti si sono incontrati in occasione del quinto anniversario dell’Università del Sud-est Europa (l’Università Van deer Stoel, che è venuta incontro alle richieste albanesi di una istruzione superiore nella propria madrelingua), ma si sono rifiutati di salutarsi. In un’altra occasione Ahmeti, respingendo l’accusa di non voler parlare con Gruevski, attraverso i media lo aveva invitato ad un incontro nel villaggio di Shipkovica, che diversi anno addietro aveva ospitato il quartier generale dell’Esercito di liberazione albanese – le formazioni paramilitari guidate da Ahmeti. Gruevski ha replicato che non avrebbe condotto colloqui in "covi di terroristi". L’affermazione ha suscitato un’aspra replica. "Se proprio dobbiamo tornare a questo tipo di retorica, anche gli albanesi vedono il signor Gruevski come un terrorista", ha detto Rafiz Aliti della DUI. Gruevski ha avuto l’appoggio dei suoi partner del DPA. "Nessun problema. Andrò io a Shipkovica a parlare a nome del governo", ha detto Menduh Taci, secondo in comando nel DPA.

La comunità internazionale ha iniziato ad evidenziare la necessità di un dialogo politico tra il governo e l’opposizione, e la necessità di un accordo sui temi critici delle riforme. Gradualmente, il tema della necessità di "dialogo politico" è arrivata a dominare negli ultimi mesi l’agenda politica del Paese. E alla fine è approdata al rapporto annuale della Commissione Europea (CE) per la Macedonia.

Il rapporto della CE sui progressi del Paese in vista dell’accesso è essenzialmente negativo. La Macedonia non è riuscita ad ottenere una data d’inizio per i negoziati.

Nelle parole del Commissario europeo per l’allargamento, Olli Rehn, il Paese "ha continuato a progredire nel corso dell’ultimo anno, dopo che gli è stato concesso lo status di candidato, ma ad un passo più lento".

Una delle critiche più gravi nel rapporto è la mancanza di dialogo politico. Nell’interesse della stabilità, si legge nel rapporto, il governo dovrebbe garantire un accordo con l’opposizione sulle riforme e, a sua volta, l’opposizione dovrebbe accettare il suo ruolo, pienamente e costruttivamente.

Ervan Fuere, ambasciatore dell’UE in Macedonia, ha respinto le accuse secondo cui il rapporto sarebbe negativo. "Non è né negativo né positivo", ha detto, "è un rapporto che contiene sia elementi positivi che elementi negativi. L’elemento chiave è l’incoraggiamento a continuare con le riforme".

Nella visione di Fuere il Paese ha bisogno di "dialogo politico, di evitare ogni tipo di accuse politiche, di dialogo tra i partiti politici, sia al governo che all’opposizione, avendo presente il fine di riuscire ad implementare con successo le riforme".

"Il problema è come", dice Tito Petkovski dei Nuovi socialdemocratici (NSDP). "Gli stranieri ci dicono che ci serve il dialogo. Un dialogo c’è. Non mi fa per niente piacere che ci prendano per le orecchie e ci organizzino gli incontri e i colloqui negli hotel. Noi parleremo, ma la cosa essenziale che deve cambiare è il pubblico. I partiti politici non sono spinti dal pubblico a mantenere quanto hanno promesso", aggiunge.

"Il dialogo politico dovrebbe essere reale e non solo un incontro tra i leader politici. Lo consideriamo reale se produce risultati attraverso un normale processo di compromesso", sostiene Teuta Arifi della DUI.

Su altri toni si esprime Menduh Taci del DPA: "il dialogo con la DUI è facile, dato che essi non hanno rivendicazioni politiche, vogliono solo stare all’interno del governo, cosa che non possono fare".

E così il dialogo continua...
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