Tutto per un libro
09.10.2009
Da Skopje,
scrive Risto Karajkov
florian.b/flickr
In Macedonia la stabilità interetnica è stata turbata dalla pubblicazione di un libro, la prima Enciclopedia Macedone dell'Accademia delle Scienze di Skopje. Il malcontento, dovuto a sviste e pregiudizi, ha toccato sia macedoni che albanesi, superando anche i confini nazionali
Dopo i turbolenti anni ‘90, che hanno portato ad un conflitto interno nel 2001, e in seguito al referendum del 2004 sulla decentralizzazione, negli ultimi anni la Macedonia ha raggiunto un buon livello di relazioni interetniche. Lo si potrebbe definire “un caso unico nei Balcani”.
Questo fino a poche settimane fa, quando tra gli albanesi del paese (e della regione) è esplosa la collera. Proteste in strada, editoriali infuocati, la bandiera macedone data alle fiamme a Pristina e la marcia degli studenti di Tetovo sotto lo slogan “a morte gli slavi-macedoni”. Tutto questo per via di una pubblicazione.
Non una pubblicazione qualsiasi. Tutto è iniziato quando l’Accademia di Arti e Scienze macedone (MANU) ha pubblicato la prima Enciclopedia Macedone. E’ stata annunciata come una conquista storica, frutto del lungo lavoro di una squadra di esperti, un progetto mastodontico. Per l’occasione è stato organizzato un galà a cui ha partecipato anche il primo ministro Nikola Gruevski, il quale nel suo discorso si è complimentato per il duro lavoro. Fin qui tutto bene. Poi, però, alcuni giornalisti hanno deciso di dare un’occhiata all’opera.
Le prime pagine introduttive dell’enciclopedia evidenziavano gli aspetti problematici di sezioni riguardanti gli albanesi nel paese, il leader del DUI (Unione Democratica per l’Integrazione) e membro dell’attuale coalizione di governo Ali Ahmeti, così come del ruolo degli altri stati esteri nel conflitto del 2001 in Macedonia.
Ad esempio, gli albanesi in Macedonia vengono rappresentati come abitanti insediatisi nel paese molto più tardi rispetto ai macedoni, e che si sono fatti strada mietendo vittime tra la popolazione locale. Nel testo vengono definiti anche “shiptari”, un termine da loro ritenuto offensivo quando utilizzato da altri gruppi nazionali. Ali Ahmeti viene citato con parole poco lusinghiere e con fatti distorti. La sezione sull’Armata di Liberazione Nazionale (NLA), la guerriglia guidata da Ahmeti nel 2001, è particolarmente interessante: qui viene scritto che i membri della NLA sono stati addestrati da militari di Stati Uniti e Gran Bretagna.
Entrambe le ambasciate hanno prontamente rilasciato delle dichiarazioni in risposta al contenuto dell’enciclopedia.
Anche i partiti politici albanesi se la sono presa. Per un momento sembrava quasi che la DUI fosse sul punto di lasciare il governo. Ali Ahmeti ha chiamato alla responsabilità gli editori dell’opera, in primis il caporedattore, lo storico Blaze Ristovski.
La cosa positiva è stata che anche molti macedoni hanno reagito criticando l’enciclopedia. Molti intellettuali liberali si sono espressi contro la MANU e hanno criticato il pregiudizio ideologico oltre che il lavoro poco professionale. Gli esperti hanno messo in luce che le sezioni sono state scritte da persone che non avevano assolutamente competenze specifiche sui relativi argomenti. Secondo il professore di storia Vlado Popovski, “la cosa peggiore è che hanno lasciato che la loro visione politica si infiltrasse nel loro lavoro scientifico”.
E non finisce qui. Il primo ministro albanese Sali Berisha ha reagito affermando che la pubblicazione è inaccettabile. In una sua apparizione sul canale TV Tirana, l’ex primo ministro albanese Pandeli Majko ha dichiarato che gli albanesi del paese hanno il diritto di dare fuoco alla bandiera macedone. I tifosi di calcio kosovari l’hanno fatto durante una partita giocata a Pristina, mentre gli studenti albanesi hanno protestato a Tetovo. Diversi partiti politici minori della parte albanese hanno organizzato delle proteste a Skopje. Fortunatamente, non si è tramutato in nulla di più grande.
Nel frattempo, la MANU è rimasta in silenzio, anche se ha acconsentito con difficoltà alle correzioni del testo. Alcuni autori delle sezioni più controverse, come il professore di diritto costituzionale Svetozar Skaric, e la professoressa di diritto internazionale Tatjana Petrusevska, hanno mantenuto un basso profilo. La Petrusevska è stata nell’occhio del ciclone per le affermazioni sulla NLA e il suo addestramento da parte degli ufficiali di USA e Gran Bretagna. La sua situazione poi è stata aggravata dalle sue dichiarazioni sull’utilizzo di Wikipedia come una fonte del suo lavoro.
Mentre la rabbia degli albanesi si affievoliva, l’attenzione è passata ad altre questioni. Il dito è stato puntato sulla chiave ideologica contenuta nella presentazione della storia dei macedoni.
L’ex primo ministro Ljubco Georgievski ha affermato che l’enciclopedia non solo è un insulto agli albanesi e alla loro storia, ma anche per gli stessi macedoni. Georgievski ha dichiarato che il testo è “un’amnistia del comunismo e del Regno di serbi, croati e sloveni, in cui la Macedonia è presentata come una fiaba romantica”. Altre critiche sono andate nella stessa direzione, sostenendo che l’Accademia è un gruppo non riformato di ex intellettuali jugoslavi.
Continuando a sfogliare le pagine, i giornalisti hanno trovato tutta una serie di incoerenze, contraddizioni, pregiudizi e veri e propri errori. Alcuni ovviamente politici, altri frutto di negligenza e lavoro amatoriale. I socialdemocratici all’opposizione (SDSM) hanno affermato che, mentre il primo ministro Gruevski è stato presentato come “statista”, il leader dell’opposizione Branko Crvenkovski (per due volte primo ministro e presidente per un mandato) viene semplicemente presentato come “terzo presidente”.
Molti hanno torto il naso dopo aver scoperto che al loro amato musicista Tose Proevski, morto in un tragico incidente d’auto nel 2007, viene lasciato meno spazio rispetto ad altri personaggi anonimi o quasi. Alcune icone culturali e intellettuali sono state trascurate o tralasciate per lasciar spazio ad altre totalmente irrilevanti. Una nota curiosa: un ex ministro viene presentato come defunto, quando è ancora vivo e vegeto.
La riunione della MANU è stata annunciata per questa settimana, e voci dicono che il suo presidente, Georgi Stardelov, potrebbe dimettersi. Il caporedattore, Blaze Ristovski, ritenuto il principale responsabile dello scandalo, ha fatto sapere che non rassegnerà le dimissioni.
Ci si sarebbe aspettato di più dalle menti più fini della Macedonia. La storia è regolarmente oggetto di discussione, ma ci sono modi più moderati per fornire un quadro equilibrato o quanto meno non offensivo. Per non parlare delle dichiarazioni controverse fatte senza citare alcuna fonte rilevante. In un saggio personale si può scrivere qualsiasi cosa passi per la mente, ma un’enciclopedia deve basarsi sui fatti.
Probabilmente lo sanno, solo che, come accade per molte altre cose in Macedonia, coloro che se ne dovrebbero occupare non se ne curano a dovere. Probabilmente si interessano solo ad ottenere la paga per il lavoro svolto, ovviamente, in modo negligente.
Un fenomeno molto noto alle istituzioni pubbliche macedoni con ampia autonomia di fondi garantiti e poca responsabilità verso gli altri. Meno numerosi sono, migliori le possibilità di avere fondi.