Croazia-Bosnia: Bridge over Troubled water
02.11.2007
Da Osijek,
scrive Drago Hedl
In Croazia si avvicina la data delle elezioni e il premier Sanader, a caccia di voti preziosi, rispolvera la costruzione del ponte che collega la penisola di Peljesac. Un progetto ampiamente discusso e causa di un contenzioso con la vicina Bosnia Erzegovina
I rapporti fra Croazia e Bosnia Erzegovina sono peggiorati seriamente dopo la partecipazione del premier croato Ivo Sanader, il 24 ottobre, all’apertura dei lavori sul ponte che collegherà la penisola di Peljesac con la terra ferma. Questo ponte lungo 2.300 metri non solo accorcerebbe agli abitanti di questa penisola il viaggio verso le altre parti della Croazia, ma eviterebbe anche i 12 km di costa dove la Bosnia Erzegovina ha lo sbocco sul mare Adriatico. Grazie a questo ponte, si viaggerebbe dalla parte occidentale alla parte orientale della costa senza passare la frontiera croato-bosniaca.
“Ecco siamo giunti al giorno d’inizio dei lavori per costruire il ponte che dopo centinaia di anni collegherà la Croazia territoriale”, ha dichiarato Sanader, aprendo l’inizio dei lavori.
Questo ponte però, secondo l’opinione della Sarajevo ufficiale, impedisce alla Bosnia Erzegovina il libero sbocco sul mare aperto, perché chiuderebbe la sua fascia marittima. Perciò la Bosnia Erzegovina ha minacciato di ricorrere al tribunale se la Croazia dovesse proseguire la costruzione del ponte.
Durante l’apertura dei lavori il premier Sanader ha detto che Zagabria non tratterà con nessuno a proposito di edificazioni nelle sue acque territoriali: “Questo ponte non è contro la BiH. Questo ponte prima di tutto è un guadagno per la Croazia, ma non disturberà chi vorrà prendere la nave per andare a Neum (la città sulla parte bosniaca della costa adriatica). Abbiamo rispettato il diritto della Croazia di collegare i suoi due territori, abbiamo rispettato anche il diritto della BiH di avere un libero transito”.
Proprio per rendere possibile il libero transito, i costruttori hanno deciso un’altezza del ponte di 55 metri e una larghezza fra le colonne di 400 metri. In questo modo, secondo le affermazioni della Zagabria ufficiale, la Croazia ha rispettato tutti gli standard internazionali e non ha impedito in alcun modo l’accesso della Bosnia Erzegovina al mare aperto. Ma a Sarajevo non la pensano così.
A reagire in modo più severo è stato Haris Silajdzic, il membro bosniaco della Presidenza della Bosnia Erzegovina, il quale ha affermato che il suo paese non si oppone ai tentativi della Croazia di collegare il suo territorio, ma che questo non può essere fatto in modo da violare i diritti e gli interessi della BiH. Damir Arnaut, il consigliere alla Presidenza della Bih dice: “Il problema più grosso è che la Croazia ha un approccio unilaterale, senza che prima venga risolta la frontiera del mare territoriale fra BiH e Croazia”.
Sulla reale possibilità che Sarajevo avvii una causa, se la Croazia dovesse continuare con “l’approccio unilaterale nella costruzione del ponte”, testimoniano anche le parole di Amir Zukic, il segretario generale del maggiore partito bosniaco, il Partito d’azione democratica (SDA): “Riteniamo, e questo è stato definitivamente affermato anche con l’accordo degli ex presidenti Alija Izetbegovic e Franjo Tudjman sulla determinazione dei confini, che si tratti di una costruzione sulla fascia confinante e che dovrebbero essere rispettati i principi e gli standard internazionali. Questo significa libero accesso della Bih al mare aperto, l’impossibilità di chiudere la fascia marittima della Bih, e la necessità di discutere in modo bilaterale di questo problema.”
L’avvertimento al premier Sanader non giunge solo da Sarajevo ma anche da Zagabria. Il presidente croato Stjepan Mesic ha avvertito che la Croazia, in quanto paese candidato all’ingresso nell’Unione europea, non dovrebbe peggiorare i rapporti con i vicini e prima della costruzione del ponte avrebbe dovuto risolvere con la Bosnia Erzegovina i problemi che sono emersi.
Nella recente intervista per la Radio pubblica croata, Mesic ha dichiarato: “Non è un bene peggiorare i rapporti con la BiH, perché come ben si sa la Croazia ha diverse questioni di confine ancora aperte e sarebbe un bene, in questo periodo in cui ci stiamo preparando per l’Unione europea, ridurre al minimo questi contenziosi. E per quanto riguarda la BiH credo che sia meglio risolvere il problema con un accordo che andare al botta e risposta".
A causa del ponte, che costerà come è stato annunciato circa due miliardi di kune (circa 275 milioni di euro), il premier croato è stato esposto anche alla forte critica dell’opposizione. Ricordandogli che un mese prima delle elezioni non si inizia nessun lavoro di queste dimensioni, l’opposizione lo accusa di aver avviato la costruzione del ponte solo per raccogliere voti durante la campagna elettorale delle elezioni parlamentari fissate per il 25 novembre.
“Né qualcuno ha mai visto la concessione edilizia né esistono indicatori attendibili che il costo sarà di due miliardi di kune. Tutto ciò di cui oggi parla la HDZ poggia su piedi d’argilla. Si tratta di pura campagna elettorale, fondata sul niente”, dice Zeljka Antunovic del Partito social democratico (SDP), il partito con grandi possibilità di battere alle elezioni la HDZ di Sanader.
Radimir Cacic, uno dei capi del Partito croato popolare (HNS), che nel Governo di coalizione del centro-sinistra (2000-2003) era il ministro dell’Edilizia ritiene si tratti di un “trucco demagogico pre-elettorale”, e che, se il suo partito dovesse arrivare al potere in coalizione con l’SDP, annullerà questo progetto e lo realizzerà soltanto “quando sarà il momento per farlo”.
Anto Djapic, il capo del Partito croato del diritto (HSP), formazione di centro destra, afferma che “mettere le fondamenta 20 giorni prima delle elezioni è un puro raccogliere voti”.
Che la costruzione del ponte serva veramente a scopi elettorali, con l’intento di raccogliere a buon mercato i voti degli elettori, è stato scoperto dai giornalisti che hanno guardato negli archivi. I lavori per la costruzione di questo ponte, che in Croazia secondo una vecchia canzone di successo di Simon e Garfunkel, in molti chiamano “Bridge over Troubled Water”, erano già iniziati un'altra volta, non tanto tempo fa, il 10 novembre del 2005. Quel giorno Sanader, accompagnato dai membri del suo Governo, si era trovato nel medesimo luogo in cui era il 24 ottobre di quest’anno. Anche allora aveva aperto i lavori per la costruzione di questo ponte, promettendo che sarebbero stati ultimati entro il 2008.
“Il ponte terra – Peljesac, quando sarà finito, tirerà fuori dall’isolamento del traffico il sud della Croazia: Dubrovnik, Konavli, la costa i Dubrovnik, Peljesac e le isole intorno a Peljesac”, aveva detto Sanader quando meno di due anni fa, insieme ai membri del suo Governo, per la prima volta era andato all’apertura dei lavori.
Allora la costruzione del ponte si era fermata per poter risolvere i problemi con la Bosnia Erzegovina. Ma nemmeno oggi questi problemi sono stati risolti, il che comunque non ha impedito a Sanader di dare il via per la seconda volta alla costruzione del ponte, raccogliendo voti in campagna elettorale.