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Kossovo: Rexhepi offre un ramo d’ulivo alla comunità serba

23.05.2002   

Pubblichiamo un articolo a firma di Arben Qirezi dell’IWPR sul recente atteggiamento del primo ministro kossovaro Bajram Rexhepi che sembra aver impostato una politica all’insegna della riconciliazione con la comunità serba.
Il primo ministro kossovaro Bajram Rexhepi sta lavorando duramente in queste settimane nell’ottica di riconciliare albanesi e serbi in modo da poter poi avanzare la richiesta di indipendenza della provincia.
Nelle scorse settimane il premier ha portato avanti numerose aperture nei confronti della minoranza serba. Ha visitato Strpce, un’enclave serba particolarmente isolata, ha partecipato alle cerimonie pasquali ortodosse presso il Patriarcato di Pec/Peja ed ha scelto di parlare in serbo durante l’inaugurazione di un centro giovanile a Kamenica, nell’est del Paese, uno tra gli unici luoghi dove tutt’ora convivono serbi ed albanesi.
Rexhepi iniziò la sua carriera politica come sindaco di Mitrovica, tra il giugno del 1999 e l’ottobre del 2000. Durante l’espletamento del suo incarico ha più volte incontrato il leader serbo Oliver Ivanovic e questo gli ha garantito senza dubbio una certa esperienza per quanto riguarda il dialogo inter-etnico.
Circa 100.000 serbi risiedono ancora in Kossovo, per la maggior parte in enclaves isolate e protette dalla KFOR. La loro libertà di movimento è stata drasticamente ridotta dagli estremisti albanesi che, più volte, hanno attaccato gli appartenenti alle minoranze.
Analisti politici a Pristina ritengono che dietro a questo atteggiamento particolarmente conciliante di Rexhepi vi sia l’intento di soddisfare il desiderio della Comunità Internazionale di veder rispettati nella provincia i diritti delle minoranze. Quello che sino ad ora era rimasta solo una percezione è stata chiaramente esplicitata da Michael Steiner, da poco a capo dell’UNMIK, che ha affermato che non vi sarà alcuna indipendenza per il Kossovo senza una precedente riconciliazione con la comunità serba.
Sino ad ora i politici albanesi non hanno certo lavorato molto per evitare violenze contro le minoranze mentre, da parte loro, i serbi hanno mantenuto forti legami con Belgrado.
La caduta del regime di Milosevic ha causato un avvicinamento tra Belgrado e l’UNMIK che ha portato alla partecipazione dei serbi alle scorse elezioni politiche nella provincia guadagnando, nell’Assemblea del Kossovo, un numero rilevante di deputati. In contemporanea la Comunità Internazionale ha fatto forti pressioni sul nuovo governo perché quest’ultimo aprisse un concreto dialogo con le minoranze.
Un fondamentale banco di prova per la nuova politica di Rexphepi è la sua città natale di Mitrovica, attualmente divisa in due. La zona a nord è popolata in schiacciante maggioranza da serbi, spesso originari di altre parti del Kossovo; la zona a sud è invece prevalentemente albanese. In modo da contrastare i piani di Belgrado che sembrano essere quelli di dividere in due la città il premier ha inaugurato una campagna a favore del ritorno dei serbi anche nella parte sud della città, nelle loro residenze originarie. Questo aprirebbe naturalmente la strada al ritorno delle famiglie albanesi nelle proprie case dovute abbandonare nella parte nord di Mitrovica.
Resta aperta la domanda se, nonostante tutti gli sforzi di Rexhepi, le due comunità siano pronte per vivere insieme. In alcune interviste messe in onda dalla rete pubblica RTK la maggior parte degli albanesi disapprovavano la partecipazione di Rexhepi alle cerimonie per la Pasqua ortodossa. D’altro canto anche alcuni gruppi nazionalisti serbi hanno attaccato Rexhepi per aver cercato di annacquare le richieste della comunità serba con le sue visite al Patriarcato e a Strpce.
Anche quelli che simpatizzano per questa nuova politica di Rexhepi affermano che quest’ultimo dovrà dimostrarsi un ottimo maratoneta poiché la riconciliazione tra serbi ed albanesi rappresenterà la gara più dura e più lunga che avrà mai affrontato.
Arben Qirezi - IWPR
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