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Né ora né mai

15.02.2008    Da Belgrado, scrive Danijela Nenadić
Il premier serbo Vojislav Kostunica
Sale la tensione in vista della attesa dichiarazione di indipendenza del Kosovo. La Serbia ha ribadito, mediante una risoluzione del governo e durante la seduta del Consiglio di sicurezza dell’ONU, che non accetterà mai l’indipendenza della provincia
La Serbia non accetterà mai l’indipendenza del Kosovo. Il governo serbo ha adottato una risoluzione per annullare gli atti illegali delle istituzioni temporanee del Kosovo sulla dichiarazione di indipendenza. La risoluzione sarà inviata al parlamento della Serbia, il quale durante la seduta prevista per l’inizio della prossima settimana, valuterà se accoglierla e quali saranno le azioni concrete che la Serbia adotterà dopo la dichiarazione di indipendenza. Il governo serbo ha detto che la risoluzione sarà attivata nel momento in cui le istituzioni kosovare dichiareranno l’indipendenza, a prescindere dal fatto che ciò possa accadere domenica, come ci si aspetta, o qualche giorno più tardi.

Nel comunicato che è stato inviato ai media dopo la seduta c’è scritto che il governo serbo annulla tutti gli atti e l’operato delle istituzioni temporanee in Kosovo con cui si dichiara l’indipendenza unilaterale, con i quali si viola la sovranità e l’integrità territoriale della Serbia, e si agisce in disaccordo con la Risoluzione 1244 adottata dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Il governo serbo rigetta ogni tentativo di violazione delle norme del diritto internazionale.

Con la risoluzione del governo si conferma ancora una volta l’unità della politica dello stato riguardo il Kosovo e si ribadisce che il Kosovo è una parte inalienabile della struttura costituzionale della Serbia. Come si legge nella stessa risoluzione: “tutti i cittadini della provincia che riconoscono lo stato della Serbia sono cittadini a pieno diritto della Serbia e hanno il pieno diritto di non riconoscere gli atti illegali riguardanti la dichiarazione unilaterale di indipendenza del Kosovo”. Il governo ha inoltre annullato la decisione sull’invio della missione dell’Unione europea in Kosovo.

Il premier Vojislav Kostunica, subito dopo la seduta, ha tenuto una conferenza stampa. Davanti ad un folto numero di giornalisti, il premier ha dichiarato che la Serbia non accetta decisioni unilaterali di indipendenza del Kosovo. Kostunica rivolgendosi in modo emotivo ha detto che per la prima volta nella storia accade una tale violazione della legge su uno stato sovrano, aggiungendo che la Serbia in questo momento dimostra un’unità nazionale e statale. Kostunica ha poi invitato tutti i serbi del Kosovo a rimanere nelle proprie dimore.

Fino ad oggi in Serbia non si è avvertita alcuna tensione dovuta all’attesa dichiarazione di indipendenza del Kosovo. Ma, con l’avvicinarsi di domenica, la tensione sale e nessuno può dire con certezza quali tipo di reazioni potranno esservi nei prossimi giorni.

Nonostante i dissapori all’interno della coalizione, il governo serbo ha adottato la decisione di agire all’unisono nelle prossime settimane. La crisi che ha scosso la coalizione dopo la vittoria di Tadic alle elezioni presidenziali è stata superata solo qualche giorno fa, dopo che si sono incontrati il presidente Boris Tadic, il premier Vojislav Kostuncia e il presidente del parlamento Oliver Dulic. Durante l’incontro si sono accordati per mettere da parte tute le differenze, per far sì che Kostunica convochi una seduta del governo, e che subito dopo segua la seduta del parlamento durante la quale si discuterà del Kosovo. Con ciò è stato superato il blocco delle istituzioni e si è trovato un accordo sul fatto che è nell’interesse dello stato che il governo rimanga in carica per far sì che la maggior parte delle istituzioni statali possa reagire all’indipendenza del Kosovo.

Su richiesta della Serbia e della Russia è stata indetta la seduta del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Fino alla chiusura di questo articolo sono giunte informazioni sul discorso del ministro degli Esteri ella Serbia Vuk Jeremic, il quale ancora una volta ha informato il Consiglio di Sicurezza che la Serbia non tollererà l’atto illegale di secessione del Kosovo, chiedendo a questo organo di condannare l’intenzione di Pristina e di garantire il totale rispetto della Risoluzione 1244. B92 riporta che Jeremic ha iniziato il suo discorso con le seguenti parole: “permettetemi di essere del tutto chiaro. La Repubblica della Serbia non accetterà mai alcuna messa in discussione della sua integrità territoriale. Noi non accetteremo mai l’indipendenza del Kosovo. Non cambieremo idea e non desisteremo, se questo vile gesto non verrà impedito. Né ora, né fra un anno, né fra un decennio. Mai. Il Kosovo e Metohija rimarrà parte della Serbia per sempre”.

Jeremic ha fatto appello a tutti i membri del Consiglio di Sicurezza chiedendo che rispettino l’integrità territoriale della Serbia e la sua sovranità. “Noi vi diciamo, con la sicurezza e la forza morale del popolo unito: che la Serbia non lo dimenticherà mai”. Jeremic ha aggiunto che la Serbia impiegherà tutti i mezzi a disposizione, eccetto l’impiego della forza, per reagire all’atto illegale di secessione del Kosovo.

Il Kosovo è oggi l’unico tema su cui si discute in Serbia. L’integrazione europea e la firma dell’Accordo politico sono scivolati in secondo piano. Il governo ancora una volta ha ribadito di avere un Piano di azione che prevede la reazione ad ogni situazione che possa seguire dopo la dichiarazione di indipendenza del Kosovo. Questo piano è tuttora coperto da segreto di stato.

I deputati dei partiti di opposizione, in particolare il Partito radicale serbo (SRS) e il Partito socialista della Serbia (SPS), hanno richiesto che venga reso noto il contenuto del Piano di azione, dichiarando che non daranno un sostegno in bianco al governo.

Il ministero della Difesa e il ministero degli Affari Interni hanno detto all’opinione pubblica che non c’è motivo di avere paura. Come riporta B92, il ministro della Difesa Dragan Sutanovac ha dichiarato che “in caso di indipendenza del Kosovo sono possibili violenze al sud della Serbia, ma che per ora non c’è nulla che indichi che ciò accadrà”. Sutanovac ha aggiunto che il ministero della Difesa ha elaborato un piano nel caso in cui si arrivi ad un spostamento forzato degli abitanti non albanesi del Kosovo, così come la possibilità che compaiano “gruppi che minacciano di destabilizzare la Serbia meridionale o qualunque altra regione”.

I rappresentati politici albanesi del sud della Serbia dicono che non si aspettano alcun tipo di incidenti. Il Capo di Stato Maggiore dell’Esercito della Serbia, Zdravko Ponos ha dichiarato che , in caso di incidenti in Kosovo, l’esercito della Serbia e la KFOR agiranno come partner. In via non ufficiale sappiamo che lo stato di allerta è stato alzato a livello massimo sia alla polizia che nell’esercito. Mentre la possibilità che venga dichiarato lo stato d’emergenza, di cui si vociferato in Serbia, viene smentita da tutti i funzionari statali.

I serbi del Kosovo chiedono a Belgrado di mettere in atto azioni concrete. Oliver Ivanovic, ospite della trasmissione Kaziprst di B92, ha detto che il governo serbo e l’élite politica dovrebbero trascorrere la domenica coi serbi che vivono in Kosovo. Il suo appello è stato sentito a Belgrado, tanto che Ivica Dacic, presidente del Partito socialista della Serbia ha detto che la leadership di questo partito domenica sarà a Mitrovica del nord, Zvecan e Gracanica. Milos Aligrudic, capo gruppo parlamentare del Partito democratico della Serbia (DSS) ha dichiarato che la decisione di andare in Kosovo verrà presa dalla Segreteria di questo partito.

Tomislav Nikolic, leader del SRS dice che i radicali sono costantemente presenti in Kosovo, e che una visita di un giorno non cambierà nulla. Nikolic ha invitato il presidente e il premier ad organizzare insieme un meeting con quale si invierebbe al mondo il messaggio che i serbi non riconosceranno mai il Kosovo indipendente. Nikolic ha suggerito che, se il parlamento kosovaro dovesse dichiarare domenica l’indipendenza, il meeting si potrebbe organizzare per la prossima settimana, in un luogo dove si possano incontrare un milione di persone.

Il vescovo di Raska e Prizren Artemije ha invitato i serbi a rimanere in Kosovo. La Chiesa ortodossa serba domenica terrà una funzione per la salvezza del popolo serbo in Kosovo, che avrà luogo nella chiesa di San Sava a Belgrado.

La tensione sale anche in Republika Srpska. Secondo i servizi trasmessi da B92, a Banjaluka svariate organizzazioni non governative hanno chiesto al premier della RS Milorad Dodik di chiedere la separazione della Republika Srspka dalla Bosnia Erzegovina in caso di dichiarazione di indipendenza del Kosovo.

Oggi in Serbia è risuonata la notizia che il presidente russo Vladimir Putin ha dichiarato la decisione sull’indipendenza del Kosovo è immorale. Come riportato dal quotidiano “Politika”, Putin a Mosca,davanti ai giornalisti, ha detto che da 40 anni esiste la repubblica indipendente di Cipro Nord, e ha chiesto ai presenti: “perché non la riconoscete? Non avete vergogna voi europei ad adottare questi standard duplici per una stessa questione in parti diverse del mondo?” Putin ha poi aggiunto che la decisione dell’indipendenza del Kosovo avrà conseguenze di lungo corso nel mondo. “Tutti ci dicono che si tratta di un caso unico. È una menzogna. È tutto uguale, è un conflitto etnico, con crimini da entrambe le parti, e un’indipendenza de facto”, ha ribadito il presidente russo.

Il Kosovo sta facendo pure i conti con una crisi energetica. Da fonti non ufficiali è stato annunciato che la crisi ha a che fare con la cessazione della fornitura di corrente elettrica dalla Serbia. Già tempo fa la Serbia aveva annunciato il blocco delle forniture di corrente elettrica al Kosovo, la chiusura delle frontiere ed altre misure nel caso in cui Pristina dichiarasse l’indipendenza.

Belgrado invece è tappezzata di manifesti sui quali c’è scritto che la Serbia non accetterà mai l’indipendenza del Kosovo. Per sabato sono state annunciate dimostrazioni del gruppo filofascista 1389 e della Guardia di Zar Lazar davanti all’ambasciata slovena, in segno di protesta contro la decisione di inviare la missione dell’Unione europea in Kosovo. Proteste infine sono state annunciate anche dai riservisti dell’esercito.
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