Balcani Cooperazione Osservatorio Caucaso
mercoledì 07 settembre 2022 15:24

 

A piccoli passi

15.04.2008    scrive Mihaela Iordache

A margine del summit Nato di Bucarest, un inaspettato incontro bilaterale Russia-Romania fa intravedere la possibilità di miglioramento delle relazioni tra i due paesi, su questioni quali politica energetica, Transnistria e tesoro romeno in Russia
Ospitato con grande impegno organizzativo e senza problemi, il summit Nato dal 2 al 4 aprile, Bucarest può vantare alcuni tangibili successi, sottolineati soprattutto dai politici locali alle prese con la preparazione delle prossime elezioni, politiche e amministrative.

Per il presidente Traian Basescu forse “la più spettacolare” decisione del summit è stata la promessa della Nato di assicurare sistemi complementari allo scudo antimissile americano, la cui realizzazione avrebbe lasciato scoperti alcuni paesi, come la Romania.

Altro fatto positivo, l’incontro tra il presidente romeno Basescu e il presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin. Un incontro non previsto, ma reso possibile all’ultimo momento dopo la cena cordiale offerta da Basescu all’hotel Hilton in onore dei capi di stato e di governo. Si sono trovati, quindi, allo stesso tavolo Basescu e la moglie, George e Laura Bush, Angela Merkel, il segretario generale della Nato Jaap de Hoop Scheffer, José Manuel Barroso e il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-Moon.

Se i rapporti tra Romania e Stati Uniti sono più che cordiali, e la base americana di Kogalniceanu, sul Mar Nero, è in via di consolidamento, e se Bucarest è un alleato di fiducia di Washington sia in Afganistan che in Iraq, i rapporti con la Federazione Russa, invece, sono tesi da anni, e finora non si è intravista alcuna prospettiva di miglioramento.

Ma l’incontro di Bucarest tra Putin e Basescu, facilitato dall’invito, accolto, rivolto al capo del Cremlino di partecipare al Consiglio Nato - Russia, fanno sperare nella discreta possibilità di miglioramento delle relazioni tra i due paesi dell’ex blocco comunista.

Durante l’incontro bilaterale, svoltosi nel palazzo del Parlamento, dove si è tenuto il summit della Nato, Putin ha invitato Basescu a Mosca. Basescu deve però affrettarsi, perché è rimasto solo un mese, poi Vladimir Putin lascerà a Dimitri Medvedev la presidenza della Federazione Russa. In ogni caso, l’invito mantiene una sua valenza politica anche nel dopo Putin, se Bucarest saprà e intenderà sviluppare i rapporti bilaterali.

Intanto nell’incontro tra i due nella capitale romena a margine del vertice Nato, Putin ha voluto ringraziare ”per l’ospitalità e l’ottima organizzazione di questo evento molto costruttivo” e ha sottolineato il compimento di 130 anni di relazioni diplomatiche romeno-russe.

Il capo del Cremlino ha voluto anche ricordare che, in seguito alla visita di Basescu a Mosca nel 2005, i rapporti bilaterali si sono sviluppati significativamente, soprattutto dal punto di vista economico, con scambi di circa 5 miliardi di dollari. Se i presidenti della Romania si sono recati nell’ultimo decennio a Mosca (senza però raggiungere risultati straordinari nel rilancio dei rapporti bilaterali), nessun presidente russo è invece venuto a Bucarest nello stesso periodo.

Ecco perché vedere Putin a Bucarest è stato un evento interessante quanto l'organizzazione dell' intero summit Nato. Tra l’altro, grazie al suo PR eccezionale, la presenza di Putin ha eclissato anche la partenza di Bush.

Percepita come un nemico storico, che ha indotto tra i romeni una paura e un’avversità quasi patologiche, nonché principale fonte esterna per l’instabilità del paese, la Russia è stata oggetto di discorsi virulenti da parte dei politici di Bucarest.

Con almeno alcuni riferimenti a momenti di memoria recente – da Ceausescu che ha sempre mostrato una sua indipendenza rispetto a Mosca, al momento in cui, nel 1968, la Romania si rifiutò di invadere la Cecoslovacchia insieme alle truppe di altri paesi del Patto di Varsavia, alleanza di cui faceva parte. Dopo la caduta del muro di Berlino e lo scioglimento dell’URSS, la Russia è sempre stata indicata come il male di tutti i mali, da cui bisognava restare il più lontano possibile.

Infatti, solo nel luglio del 2003, dopo 10 anni di negoziati, l’allora presidente romeno, Ion Iliescu, e il capo del Cremlino, Vladimir Putin hanno firmato a Mosca “Il Trattato sui rapporti di amicizia e cooperazione tra la Romania e la Federazione Russa“.

Il ritardo con il quale si è arrivati alla firma di un tale documento è stato causato, tra l’altro, dalla richiesta romena alla Russia di condannare il Patto Ribbentrop-Molotov, e dalla spinosa questione del tesoro della Romania dato in custodia alla Russia durante la prima guerra mondiale, e mai restituito interamente al paese. Proprio questi due problemi sono stati però inclusi non nel trattato, ma in una dichiarazione supplementare che è stata firmata solo dai ministri degli esteri.

Ma dopo il recente incontro di Bucarest, il presidente romeno Traian Basescu (piuttosto acido finora nelle sue dichiarazioni all’indirizzo della Russia – con battute come “il Mar Nero è un lago russo” o "la Russia ricatta l’UE col gas", ma avvicinatosi di recente alle posizioni di Mosca almeno sulle valutazioni riguardo all’indipendenza del Kosovo) ha dichiarato per il quotidiano russo “Izvestia” che in futuro i rapporti romeno-russi conosceranno "uno sviluppo dinamico”.

Perché, dice Basescu, “la Romania ha la certezza che la Russia è un attore molto importante sulla scena internazionale. Per garantire la sicurezza nella regione del Mar Nero c’è bisogno anche della Russia, insieme alla Romania, alla Turchia, e all’Ucraina”. Ci sono problemi essenziali - traffico di armi, di persone, di droga “che bisogna risolvere insieme”, ha spiegato il presidente romeno.

I rapporti bilaterali restano ostacolati da temi piuttosto complicati, come il problema del ritiro delle truppe russe dalla Transnistria, il tesoro romeno in Russia e la sua politica energetica.

Nonostante gli impegni assunti al summit Osce di Istanbul nel 1999, la Russia rifiuta di ritirare le truppe, mentre Bucarest l’accusa di mantenere una presenza militare per rafforzare le posizioni delle autorità separatiste di Tiraspol.

Per quanto riguarda invece il tesoro affidato a Mosca durante la prima guerra mondiale, i lavori della commissione presidenziale mista (costituita nel 2003 in seguito alla firma del trattato) sono bloccati.

Divergenze di opinione si registrano anche sulla politica energetica della Russia. Il presidente Basescu ha accusato ripetutamente Mosca di tentare di condizionare le decisioni politiche europee con la leva del gas. Dall’altra parte, la Romania è il paese europeo che paga il più alto prezzo per importare il gas dalla Russia, 376 dollari/1000 metri cubi, mentre la media per i paesi occidentali è di 280 dollari/1000 mc.

Solo il fatto che la Romania importa circa il 40% del suo fabbisogno di gas dalla Russia (meno di altri paesi europei) le ha permesso una certa indipendenza, sfruttata in varie occasioni politiche da Bucarest.

Dopo l’incontro a Bucarest tra Baesescu e Putin ci sono - suggeriscono alcuni commentatori romeni e russi - le premesse per un futuro compromesso. Serghei Markov, consigliere per la politica estera del governo di Mosca, spiega come “in altri paesi i politici sono abbastanza saggi da tentare la strada dei negoziati politici con la Russia, per ottenere un abbassamento del prezzo del gas“.

L’opinione generale è che, comunque, le cose non si possono cambiare bruscamente. C’è bisogno innanzitutto di riacquistare una certa fiducia reciproca. Dopo il 1990 i governi post-comunisti romeni hanno fatto di tutto per prendere le distanze dalla Russia, generando anche effetti economici negativi, ma puntando sul piano della sicurezza e scegliendo la Nato e gli Usa come alleati fedeli.

Se tutti i grandi paesi incoraggiano oggi nuovi rapporti con la Russia rinata, sarà sempre più difficile per la Romania – paese membro UE e Nato - mostrare un atteggiamento ostile a Mosca.

Nei Balcani, in questo momento, sono in fase di progettazione due gasdotti: South Stream (che dovrebbe trasportare gas naturale dalla Siberia) e Nabucco (che dovrebbe portare il gas dall’Asia centrale). Con South Stream la Russia riafferma la sua influenza (persa con la caduta dell’URSS) su molti paesi dell’est, mentre con Nabucco l’Unione Europea spera di ridurre la sua dipendenza dal gas russo.

La Romania appoggia Nabucco, una posizione vista come perdente dal punto di vista economico dalla stampa romena. In questo modo il gasdotto russo non transiterà per la Romania.

Il volume totale degli scambi commerciali tra i due paesi è stato nel 2007 di 5 miliardi di dollari, come ricordava anche Putin nei giorni scorsi nella capitale romena. Ma la Romania è riuscita ad esportare beni e servizi per soli 582,8 milioni di dollari rispetto ai 4,417 miliardi spesi per le importazioni.

Dal canto suo, l’ex ministro degli esteri romeno, l’europarlamentare Adrian Serverin, in un intervista al quotidiano ”Romania libera”, ha denunciato alcuni politici romeni come ”irresponsabili” e senza una visione degli interessi superiori, per l'uso della demagogia russofoba come arma nella lotta politica.

In alcuni ambienti romeni ”c’è una reticenza a priori per ogni contatto di cooperazione con i russi” e ci si concentra soprattutto in modo ossessivo sul passato doloroso e non sul presente o sul futuro. In modo errato, molti politici locali considerano che i problemi regionali si possono risolvere ignorando la Russia, aggiunge Severin, che ricorda che ”la realtà ci ha dimostrato che le soluzioni per i problemi regionali (come i conflitti congelati) non potranno essere durature se non si otterranno al tavolo dei negoziati con la partecipazione e l’accordo della Russia.”
Consulta l'archivio