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Il parlamento di Vidovdan

04.07.2008    Da Mitrovica, scrive Tatjana Lazarević
Commemorazione di 'Vidovdan' a Gazimestan, Kosovo
Il 28 giugno scorso, nel giorno di Vidovdan, (San Vito), data che ricorre spesso nella storia nazionale serba, a Mitrovica è stato formato il "Parlamento della Comunità dei municipi della Provincia autonoma del Kosovo e Metohija", sponsorizzato innanzitutto dai DSS di Kostunica
Il 28 giugno scorso, durante la festa religiosa di Vidovdan (il giorno di San Vito), festività che per i serbi ha un molteplice e doloroso significato storico-nazionale, a Mitrovica nord è stato formato “il Parlamento della Comunità dei municipi della Provincia autonoma del Kosovo e Metohija”.

A giudicare dalle uscite in pubblico e dalle dichiarazioni, gli iniziatori di questa organizzazione politica, l'ennesima formata dai serbi del Kosovo dal 1999, le hanno già “attribuito” il ruolo di parlamento provinciale, nonostante la mancanza della necessaria legittimità. Non ci sono state, infatti, elezioni valide per la composizione di questo parlamento, e al tempo stesso né la risoluzione 1244 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, tuttora in vigore, né gli atti legislativi serbi sull’amministrazione autonoma locale, prevedono la creazione di un tale organo parlamentare.

Dei previsti 45 delegati, alla seduta costitutiva erano presenti 30 rappresentanti di 26 assemblee comunali, formate dopo le elezioni amministrative serbe del maggio scorso, tenute anche in Kosovo.

È stata evidente l’assenza, annunciata, dei rappresentanti del Partito democratico (DS), del G17 plus e dei rappresentanti dei gorani. Anche l’unico posto riservato ai rappresentanti rom e bosgnacchi è rimasto vuoto.

I delegati hanno dichiarato di essersi riuniti di libera iniziativa, ed hanno fatto appello anche ai tre articoli della legge serba sull’autonomia locale e sulla libertà di collaborazione e associazione delle unità dell’amministrazione locale, così come alla qualità di persona giuridica della quale, secondo questa legge, possono godere le unità di amministrazione locale. L’Unmik, invece, non ha riconosciuto le elezioni amministrative serbe in Kosovo, dopo le quali sono state formate anche le unità di amministrazione autonoma nella maggior parte delle zone abitate dai serbi.

Durante la seduta di Vidovdan è stata adottata una dichiarazione in cui, tra l'altro, si dice che le competenze del neo-formato Parlamento della Comunità sono volte a “indirizzare e armonizzare il lavoro dei municipi membri”, adottare “dichiarazioni, risoluzioni, proposte e posizioni che si riferiscono agli organi statali della Repubblica che agiscono in Kosovo, il quale presenterà rapporti regolari, e al bisogno, straordinari". Secondo la dichiarazione adottata, il Parlamento ha inoltre il “diritto di proporre al Parlamento della Serbia quelle leggi che sono di importanza vitale per i cittadini della Provincia autonoma”.

Ai delegati si sono rivolti il metropolita montenegrino Amfilohije, il presidente della Lista serba in Montenegro Andrija Mandic e il rappresentate dei serbi in Macedonia, Ivan Stoiljkovic. Alla seduta sono stati presenti anche i ministri della fila del Partito democratico della Serbia (DSS).

Il DSS del Kosovo e il Consiglio nazionale serbo del Kosovo settentrionale da diversi anni sono i principali promotori dell’idea di formare un parlamento serbo locale.

“È molto importante che esista un organo così rappresentativo, per il quale i serbi hanno votato. Questo organo, insieme ai 26 presidenti delle assemblee comunali, risulta essere il più grande strumento politico per la realizzazione degli interessi nazionali serbi in Kosovo”, ha precisato all’agenzia Fonet il neoeletto vicepresidente della Comunità e alto funzionario del DSS, Marko Jaksic.

Anche il ministro serbo per il Kosovo e Metohija, Slobodan Samardzic, membro del team di Vojislav Kostunica, ha appoggiato formalmente la formazione del “parlamento serbo”.

“L'istituzione di questo parlamento non è accaduta per caso”, ha detto Samardzic durante la seduta costitutiva a Mitrovica. Il ministro ha ricordato che tempo fa era stato pianificato che, dopo la formazione delle assemblee locali, si sarebbe dato il via alla formazione del “parlamento dei serbi” o, secondo la correzione che il ministro ha fatto a se stesso, del “Parlamento dei cittadini della Serbia in Kosovo e Metohija, siano essi serbi o di altra nazionalità”.

“Non abbiamo potuto eleggere direttamente il parlamento perché non avevamo le basi legali per farlo, ma avevamo i motivi storici e il momento politico adatto per fondare il parlamento, in base ai delegati che sono stati eletti dalle assemblee comunali”, ha detto Samardzic, il quale ha ribadito che i serbi, con la formazione di questo parlamento, hanno compiuto la creazione delle istituzioni serbe in Kosovo.

Nello stesso luogo, il 20 gennaio 2003, quasi gli stessi attori politici avevano formato l’allora “Comunità dei municipi e degli insediamenti serbi del Kosovo”, che ora, di fatto, è stata semplicemente ribattezzata. Eccetto la parte nord di Mitrovica, che in quel periodo non aveva un’assemblea locale, i consiglieri dell’allora Comunità erano stati delegati dalle assemblee comunali, che erano state formate dopo le elezioni amministrative kosovare nel 2002, alle quali anche i serbi avevano partecipato.

I rappresentanti della comunità internazionale e degli albanesi kosovari all’epoca avevano reagito duramente, ripetendo che il Kosovo non si sarebbe diviso, comprendendo che la formazione di questa Comunità era un tentativo di dividere istituzionalmente i serbi dagli albanesi. L’allora portavoce dell’Unmik, Sunil Narula, dopo la formazione della Comunità dei municipi e degli insediamenti serbi aveva detto che “il gesto dei serbi del nord del Kosovo è inaccettabile e non può essere portato a temine”.

Il più vecchio consigliere dell’allora Comunità, Selimir Kalicanin, nel suo discorso ai consiglieri nel 2003 aveva detto che “l’idea di formare una comunità è vecchia di 10 anni”, e che è importante “mantenere le relazioni con la Serbia e la Jugoslavia”.

Anche in questo (nuovo) parlamento è stato ripetuto che verranno rinforzate le relazioni con la Serbia. Il ministro Samardzic ha dichiarato che il Parlamento sarà l’anello di congiunzione tra i comuni kosovari e le istituzioni di Belgrado, e che “non serve badare a cosa fanno gli altri”.

“Gli albanesi hanno scelto la loro strada, noi abbiamo scelto la nostra e il nostro lavoro lo difenderemo con le nostre istituzioni”, ha detto Samardzic ai delegati.

Le critiche che questa volta sono giunte da Pristina si differenziano nell’intensità della condanna a seconda che vengano da parte degli internazionali o dalle istituzioni kosovare.

I funzionari kosovari ribadiscono le valutazioni espresse precedentemente, secondo le quali i serbi vanno verso la divisione, e ritengono che si tratti di un’ulteriore rafforzamento delle strutture parallele.

Il presidente del Kosovo, Fatmir Sejdiu, ritiene che la formazione del parlamento serbo conduca alla destabilizzazione della situazione, ma ha anche invitato i cittadini del Kosovo a non reagire a questa mossa, invitandoli a “continuare a mantenere saldo l’atteggiamento pacifico”.

Il vice premier del Kosovo, Ram Manaj, ritiene che si tratti di un tentativo di “costruire un parlamento virtuale che continuerà a manipolare i serbi”.

L’epiteto “virtuale” è diffuso anche tra quei rappresentanti politici serbi che non sono vicini agli attivisti del DSS, partito che indubbiamente ha la più grande influenza nella maggior parte delle zone abitate dai serbi in Kosovo.

“Mi dispiace vedere che costituiamo continuamente organi che suscitano divisioni e che, in sostanza, non garantiscono la permanenza dei serbi in Kosovo, il che significa, in definitiva, che non abbiamo una strategia e una politica che siano in funzione del mantenimento di questo spazio come nostro. Questo è un parlamento totalmente virtuale”, ha detto alla radio locale KiM, la vicepresidentessa del Consiglio nazionale del Kosovo centrale, Rada Trajkovic.

Il nuovo capo dell’Unmik, il diplomatico italiano Lamberto Zanier, ha invece valutato, durante il suo primo discorso in pubblico, che “il parlamento non ha alcun ruolo operativo”.

“Per quanto posso vedere, questo parlamento sarà più che altro simbolico”, ha detto Zanier, poco prima della seduta a Mitrovica nord. Il capo dell’Unmik, in quella occasione, ha dichiarato che “per adesso al parlamento serbo non va attribuita grande importanza”.

“Non credo che ciò possa comportare effettivamente dei grandi cambiamenti sul terreno”, ha precisato Zanier.

Nonostante i delegati del DS e del G17, assenti durante la seduta, abbiano detto ufficialmente che in via di principio non hanno nulla in contrario a questo tipo di organizzazione, ma che subito dopo la sua formazione il governo della Serbia dovrà pronunciarsi sulla questione, nei corridoi questi dichiarano apertamente che dietro alla formazione del Parlamento di Vidovdan c'è proprio l’istituzionalizzazione e la cessione di legittimità al DSS. Secondo loro, l’atteggiamento che il DSS ha avuto sino ad ora è servito solo a far credere all’opinione pubblica serba che questo partito ha l’esclusiva delle possibili soluzioni alla questione del Kosovo.

I simpatizzanti del DS accusano il DSS e i radicali di cercare i rimanenti spazi di manovra attraverso cui continuare ad attaccare la politica del DS e accusare il Presidente della serbia Boris Tadic di “tradimento”, proprio nel momento in cui questi partiti (DSS e radicali) sono segnati da una pesante sconfitta elettorale e da un drastico calo di popolarità.
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