Una spesa da incubo
10.07.2008
scrive Mihaela Iordache
Anche la Romania è attraversata dal vortice mondiale del carovita, soprattutto rispetto ai generi alimentari. L'inflazione diventa drammatica per le fasce sociali più deboli, ed in particolare per gli anziani, per i quali riempire il carrello è una vera e propria "mission impossible"
In Romania, ultimamente, i prezzi registrano aumenti da un giorno all’altro. Ed andare a fare la spesa, per molti pensionati, è diventato un vero e proprio incubo. Schiacciati dai continui aumenti, molti anziani dichiarano di non poter fare altro che mangiare di meno. Ancora di meno. Di sicuro non saranno i soli ad essere costretti a prendere misure del genere. Ma sono certamente tra le categorie sociali più colpite dal continuo aumento dei prezzi, soprattutto dei prodotti alimentari.
In un anno riempire il carrello della spesa è diventato del 10,82% più caro, con punte del 47% per l’olio di girasole, del 24% per le uova, del 24% per i legumi e del 16% per il latte. In Romania, dove lo stipendio minimo non arriva a 150 euro mensili, un litro d'olio di girasole oggi costa circa 2,5 euro, un kg di carne 5-7 euro, dieci uova 2,5 euro. In questa situazione non c’è da meravigliarsi se il potere d’acquisto nella Moldova romena, nel nord-est del paese, è pari ad appena il 24% di quello medio nell'Ue.
Negli ultimi mesi la carne è più cara del 20%, ma il presidente dell’Associazione romena della carne, Sorin Minea, ha già annunciato che gli aumenti continueranno anche nei prossimi mesi, e che tra le cause dei rincari vanno contate la svalutazione della moneta nazionale, il leu, ma anche la provenienza estera, da altri stati UE, del 75% della carne di maiale.
L’ultima ondata “annunciata” del caro prezzi si è abbattuta sui consumatori il primo luglio, quando si sono registrati aumenti dell’elettricità (+4,4%), del gas (+12,5%), e delle sigarette (in seguito all’ultimo aumento delle accise). Dal 1° luglio, tra l'altro, sono entrati in vigore anche gli avvertimenti visivi anti-fumo sui pacchetti delle “bionde”. La Romania, quindi, dopo il Belgio è il secondo paese dell'Ue ad adottare questo tipo di misura. “Il ruolo delle immagini mostrate è quello di trasmettere un messaggio ai giovani, ai bambini, agli adolescenti che non hanno ancora cominciato a fumare, oppure che hanno cominciato da poco e sono ancora poco dipendenti dalla nicotina”, ha spiegato il ministro della Salute romeno, Eugen Nicolaescu.
Nuove tasse in arrivo anche per i possessori di autovetture. Una tassa ecologica peserà soprattutto sugli autoveicoli inquinanti, con motori di cilindrata superiore ai 4000 cc. Anche i produttori di birra hanno annunciato aumenti del 6-12%, e proprio all'inizio dell'estate, quando le temperature arrivano a toccare i 37 gradi. E’ diventato più difficile anche andare in vacanza sulle coste del Mar Nero dove una notte in un albergo a 2 stelle costa ormai tra i 135 e i 180 lei (25-60 euro), mentre in uno a 3 stelle si aggira sui 200-300 lei (50-80 euro). D’altronde, delusi dall’insoddisfacente rapporto qualità/prezzi degli hotel in patria, i romeni preferiscono popolare le spiagge della vicina Bulgaria, dove un albergo a quattro stelle costa quanto uno di due in Romania.
La percezione dell’inflazione
Secondo uno studio pubblicato dal giornale "Evenimentul Zilei", la percezione dell'inflazione varia a seconda del reddito, dell’età, della zona in cui si vive. Il caro prezzi colpisce soprattutto i pensionati poveri che vivono nelle città. Quest’ultimi sentono un effetto più che raddoppiato rispetto all’indice ufficiale dell’inflazione, che nel mese di maggio è stato dell'8,46%. Dopo i pensionati, secondo l’Istituto per la ricerca della qualità della vita, a risentire pesantemente del caro prezzi sono le famiglie dei disoccupati, quelle con un solo genitore e quelle con molti bambini.
"Evenimentul Zilei" scrive che una giovane sola di 27 anni ha bisogno di un reddito minimo di 556 lei (154 euro) per vivere decentemente. Questo senza mettere in conto gli affitti, che nel frattempo a Bucarest e nelle grandi città sono saliti alle stelle. Oggi per affittare un appartamento di tre stanze nella periferia della capitale romena si arriva a pagare 600 euro al mese. Una famiglia giovane, con due bambini, ha bisogno di 1446 lei al mese (400 euro), salvo il mutuo per la casa.
D’altra parte, ribadisce l’analista economico Ilie Serbanescu, citato dallo stesso giornale, “l’Istituto nazionale di statistica parla di un’inflazione di nessuno”. Questo perché, dice Serbanescu, l’inflazione attuale non rappresenta un punto di riferimento attendibile, in quanto cumula la situazione delle città con quella della campagna. I dati sarebbero quindi maneggiati in modo erroneo, visto che “metà di chi viveva nelle campagne romene è emigrato per lavorare all’estero, mentre l'altra metà consuma quello che produce”.
Proteste sindacali
Dopo l’ondata del caro prezzi, i sindacati romeni hanno minacciato di scendere in piazza se il governo non concederà un aumento di 60 lei (16 euro) dello stipendio minimo, che ora è di 500 lei al mese (138 euro). Per il premier liberale Calin Popescu Tariceanu la richiesta è però inaccettabile, perché rischierebbe di scatenare un aumento a spirale dell’inflazione.
Anche Varujan Vosganian, ministro romeno delle Finanze, nonostante l'intesa iniziale tra governo e sindacati su un aumento dei salari dal 1° luglio, ha dichiarato che tale misura non è opportuna, spiegando che la priorità della banca nazionale è quella di mantenere l’inflazione nei limiti previsti, e che da questo punto di vista ogni aumento salariale creerebbe pressioni fiscali.
Promesse elettorali
In un anno elettorale (il prossimo autunno si terranno le elezioni politiche) le discussioni sugli aumenti dei prezzi vengono sfruttate al massimo dai partiti politici. Il presidente Traian Basescu, che appoggia apertamente il Partito Democratico Liberale (PDL), ha convocato i partiti politici a Palazzo Cotroceni, sede della Presidenza della repubblica, per discutere sull’emergenza caro-prezzi.
Basescu ha sottolineato che gli aumenti dei prezzi non riguardano solo la Romania. “Una delle conclusioni importanti del Consiglio Europeo è che abbiamo problemi strutturali a livello continentale, e che l’evoluzione dei prezzi degli alimenti e dell’energia incidono soprattutto sulla popolazione dei paesi meno sviluppati dell’Ue. La Romania si trova proprio in questa situazione”, ha ricordato Basescu.
Alcuni analisti politici giudicano l’iniziativa di Basescu come puramente elettorale, dal momento che il presidente non dispone delle leve politiche necessarie per affrontare il problema del carovita. D’altra parte, per i partiti, l’incontro di Cotroceni è stato un’altra buona occasione per annunciare promesse elettorali. Ad esempio, il PDL, ora all’opposizione, ha promesso l’aumento dello stipendio minimo, più aiuti di stato per il pagamento di riscaldamento ed elettricità. Il Partito Social Democratico (PSD) ha detto di voler aumentare gli stipendi degli insegnanti del 50%, anziché del 7%, come promesso dal governo liberale.
Il caro prezzi in Romania non è un fenomeno isolato rispetto alla situazione mondiale. I prezzi salgono in tutto il pianeta, a causa dell’aumento della richiesta di alimenti e biodisel e della crescita del prezzo del petrolio di oltre il 40% nei primi sei mesi dell’anno. Secondo la FAO, i prezzi dei prodotti alimentari continueranno a crescere almeno per i prossimi dieci anni. Dal 2000 il prezzo del grano è triplicato, mentre quello del riso e del mais è raddoppiato. Per i prossimi anni la FAO prevede rincari del 20% per la carne, del 30% per lo zucchero e di circa il 50% per grano, mais e latte.