Autunno caldo in Croazia
16.07.2008
Da Osijek,
scrive Drago Hedl
Prezzi in crescita e inflazione galoppante. Il carovita sta stringendo in una morsa i cittadini croati. Oltre un terzo dei guadagni mensili di una famiglia media se ne va in cibo. Cresce l'insoddisfazione, che potrebbe trovare sfogo nelle piazze il prossimo autunno
“Il governo non riesce a fermare né l’aumento del prezzo dei carburanti, né il prezzo degli alimentari, ma può attutire le conseguenze della situazione e tentare di contenere l’aumento dell’inflazione”. Questa frase, impensabile solo poco più di sei mesi fa, quando in campagna elettorale aveva promesso qualcosa di completamente diverso, è stata pronunciata alla metà del mese scorso dal premier croato Ivo Sanader, che ha riconosciuto apertamente la propria impotenza di fronte ai quotidiani aumenti che hanno iniziato ad erodere pericolosamente il già modesto standard di vita della maggior parte dei suoi concittadini.
All’inizio dell’anno il governo aveva promesso di lottare con tutte le sue forze perché il prezzo della benzina rimanesse stabile ad otto kune al litro (circa 1,10 euro), ma manca ormai poco perché il prezzo del carburante raggiunga le dieci kune (circa 1,40 euro). Se in Croazia crescesse solo il prezzo della benzina, la cosa sarebbe ancora sopportabile, ma ciò che preoccupa particolarmente i cittadini è che l’aumento si trasferisca anche sugli altri prodotti, soprattutto gli alimentari. Il cittadino croato medio, secondo i dati dei sindacati, spende per mangiare molto più dei cittadini della maggior parte dei paesi dell’Unione europea.
Oltre un terzo dei guadagni mensili di una famiglia media – più esattamente il 37,60 percento – se ne va in cibo. Ogni aumento del prezzo degli alimentari non fa che aumentare ancora di più quella percentuale. E prima ancora che arrivassero gli aumenti degli alimentari, la famiglia media croata non era in grado, con i guadagni mensili, di coprire le spese, tanto che nel giugno di quest’anno per ogni cento kune spese, solo 78 erano coperte. Per le restanti 22 le famiglie si erano indebitate o erano andate in rosso col conto corrente, e in molti casi si è arrivati a vendere l’”argenteria di famiglia”.
Nell’arco di un solo mese, da maggio a giugno, alla famiglia media serviva il 2,24 percento di denaro in più. Dal momento che l’aumento dei prezzi non cessa, e le paghe sono perlopiù sempre le stesse, lo stipendio medio in Croazia, che a giugno era di 4.868 kune (circa 676 euro) perde sempre più valore nella corsa contro l’inflazione. E quest’ultima, a livello annuo, è già salita oltre il 7 percento.
L’ultimo colpo inferto allo standard di vita dei croati è stato l’aumento del 20 percento dell’energia elettrica, che il governo ha introdotto dal 1° luglio. Dal momento che l’Azienda elettrica croata è ancora di proprietà dello stato, il governo può influire in qualche maniera sul controllo dei prezzi della corrente, pertanto è riuscito ad attutire la richiesta dell'azienda di un aumento quasi doppio di quello previsto. Questo innanzitutto con un aumento selettivo, che ha escluso i consumi domestici fino a 2.000 kilowatt all’anno. Ma nonostante il governo abbia affermato che in Croazia questa tipologia di consumatori rappresenta circa la metà del mercato complessivo, è stato dimostrato che l'iniziativa dell'esecutivo non è altro che fumo negli occhi.
Questo perché il governo ha utilizzato i dati dell’Azienda elettrica croata, secondo la quale la metà dei contatori della corrente consuma annualmente meno di 2.000 kilowatt. Il problema sta nel fatto che i contatori si trovano nei garage, in fabbricati agricoli come le stalle e le cantine, oppure nelle residenze estive, dove in effetti non si consumano più di 2.000 kilowatt. Ma quando si tratta delle case delle famiglie e degli appartamenti, sono molto pochi quelli che coincidono con queste cifre. Per l’autunno è già stato annunciato anche l’aumento del metano, dei trasporti ferroviari e dei pedaggi autostradali, cosa che scatenerà una nuova reazione a catena sui prezzi di molti prodotti.
I croati sono particolarmente sensibili all’aumento del prezzo del pane, tenendo presente che tutt’oggi in molte famiglie, soprattutto quelle più povere, questo alimento rappresenta il prodotto alimentare di base. L’aumento dei prezzi del greggio e dei fertilizzanti hanno influito sull’aumento del prezzo del grano, e come logica conseguenza anche sull’aumento del prezzo del pane.
Recentemente i sindacati hanno organizzato un’azione di una settimana per boicottare le grandi catene commerciali, chiedendo ai cittadini di astenersi per una settimana da qualsiasi acquisto, eccetto quelli di estrema necessità. L’azione è stata condotta dopo la grande ondata di aumenti dell’olio, della farina, dello zucchero e di altri prodotti di prima necessità, facendo riferimento all’esperienza italiana – che dopo un simile boicottaggio da parte degli acquirenti - è riuscita a far tornare indietro i prezzi delle farine, quando queste erano aumentate improvvisamente. Nonostante i sindacati affermino che l’azione sia riuscita, nei centri commerciali lo hanno negato, e che avessero ragione lo testimonia il fatto che anche dopo la fine del boicottaggio i prezzi sono rimasti gli stessi.
Alcune banche hanno già aumentato i tassi di interesse sui mutui, e sui media si annuncia che già dall’autunno lo faranno tutte le banche e che l’aumento degli interessi sarà attorno all’un percento. Per un paese fortemente indebitato come la Croazia, questo sarà un ulteriore colpo. Ogni croato ha un debito con le banche di 3.500 euro, ma i più colpiti saranno quelli che hanno i mutui per le case. Per comprare un nuovo appartamento di 50 metri quadri a Zagabria servono almeno 100.000 euro, e il pagamento di questo mutuo nell’arco di venti anni si aggira attorno ai 775 euro al mese. Dal prossimo autunno questa rata sarà ancora più alta. Ma se si volesse comunque ottenere un finanziamento del genere, è necessario che due persone guadagnino almeno 2.325 euro in due, perché le banche hanno come condizione che il guadagno mensile sia tre volte superiore alla rata del mutuo. In Croazia non ci sono molte persone con questo profilo, e quelli che potrebbero accendere un mutuo del genere dal prossimo autunno saranno ancora di meno.
A quanto pare in Croazia è atteso un autunno caldo, e le manifestazioni di piazza della scorsa primavera, quando a Zagabria si radunarono 50.000 lavoratori insoddisfatti, potrebbero essere solo un prologo di ciò che accadrà fra qualche mese.