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Il prezzo del deficit

30.03.2009   

Il livello di indebitamento estero deprime il rating internazionale della Croazia, ma la diminuzione della spesa pubblica può scatenare l'opposizione di ampie categorie sociali. Le forme della crisi nell'analisi di Jutarnji List
Di: Branka Stipić, per Jutarnji List, 18 marzo 2009 (tit. or.: Do izbora neće biti drastične štednje)

Traduzione per Osservatorio Balcani e Caucaso: Maria Elena Franco


Standard & Poor’s ha ridotto il rating creditizio alla Croazia a causa del livello di indebitamento nella sua valuta (kuna), e ha presentato delle previsioni negative, parlando di una possibile ulteriore caduta del rating. Recentemente anche Moody’s ha messo in allerta sul pericolo di diminuzione del rating. Fitch, la più grande agenzia di rating, non ha parlato di riduzione, ma avverte del rischio i potenziali investitori.

Ciò è avvenuto nel momento peggiore, proprio quando il paese si prepara all’emissione di euro bond da cui avrebbe ricavato qualche miliardo di kune. Con parole diverse, tutte le agenzie di rating fanno notare la vulnerabilità della Croazia a causa dell’alto debito estero e il deficit della bilancia dei pagamenti. Consigliano quindi una politica fiscale restrittiva.

In altre parole, consigliano un forte risparmio. Non è troppo presto per dire al premier Sanader di risparmiare miliardi di kune del bilancio, ma il problema è che il governo non sa come fare.

L’analisi degli economisti fa capire che non è sufficiente ridurre le spese di bilancio di 10,4 miliardi di kune [circa 1,3 miliardi di euro, ndt], dato che quest’anno ci saranno guadagni inferiori, ma bisognerà ridurle di qualche miliardo in più, così da permettere al paese di usarli lì dov’è più necessario, per salvare qualche fallimento, aiutare l’esportazione, stimolare il turismo in difficoltà e così via.

Facile per le agenzie straniere di rating, così come per gli economisti croati, parlare di taglio delle spese. Facile dire che è necessario tagliare gli stipendi dei dipendenti statali, che quest’anno “pesano” per 23,5 miliardi di kune [circa 3 miliardi di euro, ndt], quando però si è già iniziato a permettere che queste paghe vengano aumentate. In questa voce si potrebbero risparmiare da 1,3 a 1,7 miliardi di kune [da 174 a 228 milioni di euro circa, ndt], ma come togliere a queste persone ciò che hanno già ricevuto? Oltre a questo, i sindacati hanno fatto sapere chiaramente che sapranno reagire a questa mossa.

Facile dire che è necessario ridurre gli investimenti. Cosa ne sarà delle imprese che si sono già impegnate nella costruzione del ponte di Peljesac, con i loro operai che, per questo lavoro, dovrebbero essere pagati il prossimo anno, e di tutti coloro che hanno collaborato al progetto, oltre che dei fornitori delle grandi quantità di materiale necessario alla edificazione del ponte? Che ne sarà delle persone impiegate nei lavori di tutti i vari ponti, strade, scuole, asili, reti idriche, viadotti, tunnel, case e uffici? Cosa diranno agli elettori che attendono questi ponti, queste strade, queste scuole e gli acquedotti in questi luoghi?

Facile calcolare quante persone ottengono una pensione dal bilancio non avendola guadagnata con il loro lavoro ma perché sono veterani di guerra o membri della famiglia dei veterani, perché la loro fabbrica in seguito alla privatizzazione è stata chiusa per lasciare spazio ad un immobile esclusivo, perché avevano più di 40 anni quando la ditta è stata privatizzata e non rientravano più negli standard moderni... Come togliere ora a queste persone i soldi che ricevono già da anni?

Facile affermare che 6,9 miliardi di kune [circa 900 milioni di euro, ndt] di sovvenzioni è una cifra esagerata, ma coloro che li ricevono sostengono a gran voce il contrario. Da tempo i contadini cercano di sopravvivere con qualche ettaro di terra, o con qualche capra, quindi ovviamente non hanno i soldi per un nuovo trattore o una stalla moderna; i pescatori si muovono con imbarcazioni troppo vecchie e ogni pescatore italiano può sottrarre loro il pesce quando vuole, mentre le imprese navali non sono capaci di costruire navi che portino profitto. Se tutti costoro resteranno senza sovvenzioni, di cosa vivranno?

Facile affermare che le amministrazioni locali di 429 comuni, 126 città, 20 contee e la città di Zagabria sono troppo costose per un paese di 4,44 milioni di abitanti. Questi comuni, però, città e contee, hanno i loro sindaci, vice-sindaci, capi e segretarie, e si tratta di un buon numero di persone che si sono assicurati l’esistenza, almeno con l’aggiunta di 76 milioni di kune [circa 10 milioni di euro, ndt] di aiuti diretti previsti dal bilancio.

Ai tagli dei governanti seguiranno i “tagli” dei voti. I sindacati hanno affermato chiaramente di essere loro stessi i primi elettori che sapranno punire e premiare in base allo stato dei loro bilanci. Così i pensionati. La gente voterà per chi diminuisce le paghe o toglie la pensione? Voterà per chi non può assicurare una strada o una scuola oppure finanziare un’impresa che fa vivere gli abitanti di un'intera città?

Nessuno in questo paese ha ancora vinto le elezioni con un programma di risparmio, in particolare scegliendo di togliere alla gente ciò che ha già ottenuto o che le è già stato promesso. Il governo può appellarsi al Fondo Monetario Internazionale che, come afferma il ministro delle Finanze croato, taglierà tutte le transazioni, lasciando intendere quindi che non ha danneggiato volontariamente i suoi elettori, bensì lo hanno fatto i cattivi poliziotti finanziari mondiali. Ciò nonostante, perderà le elezioni. Alle persone in fondo non interessa il motivo per cui restano senza stipendio o senza pensione, ma cercano i colpevoli che gliele hanno tolte. Per questo sono vani tutti gli inviti al risparmio radicale e ai tagli delle spese. La tattica croata nella lotta alla crisi sarà quella di rimandare alle elezioni. Dopo di che saranno possibili la carenza di liquidità, la crisi dei debiti, la pressione sul cambio, l'inflazione ecc. Oppure, lasciare il destino nelle mani del FMI. Almeno i voti saranno stati numerosi.
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