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Una sinistra che non c’è

25.06.2007    Da Istanbul, scrive Fabio Salomoni

Zülfü Livaneli
Un musicista leggendario, una vera icona della sinistra e della cultura turca, ex parlamentare del CHP. Si chiama Zülfü Livaneli e in questa intervista, raccolta dal nostro corrispondente, ci spiega i problemi della Turchia odierna e la grande assenza di un vero partito di sinistra
Musicista quasi leggendario - un suo concerto ad Ankara nel 1997 ha raccolto più di mezzo milione di persone - e pluripremiato, tra gli altri anche il premio Tenco, autore di racconti e romanzi (uno dei quali Felicità pubblicato in Italia da Gremese), regista, attivista dei diritti umani e parlamentare.“Zülfü Livaneli è una presenza insostituibile nella scena letteraria, musicale e politica del paese” forse niente meglio di questa frase di Orhan Pamuk sintetizza la figura di Zulfu Livaneli.

“Non sono un politico di professione ma sono stato un artista interessato alla politica. Sono stato in carcere dopo il colpo di stato del 1971, in seguito sono stato in esilio in Svezia, Francia e Grecia. Con le mie canzoni sono sempre stato una figura politica, con loro in qualche modo sono cresciute generazioni di turchi. Mai all’interno di un partito ma a fianco dei diritti umani, della democrazia, contro i colpi di stato e le forze armate, un umanista”.

E poi l’esperienza in parlamento nell’attuale legislatura nelle file del CHP (Partito Repubblicano del Popolo)

Sì, purtroppo poi ho deciso di entrare in parlamento. Lì ho potuto constatare come i partiti in Turchia non servano a niente, i leader dei partiti si comportano come dei sovrani, controllano 500-600 delegati all’interno del partito, da loro si fanno eleggere e poi rompono ogni legame con la gente. Gli elettori votano persone che non conoscono, sono i leader di partito a formare le liste elettorali, viene a mancare la rappresentatività. Io sono entrato nel CHP perché è il partito fondato da Atatürk, il partito che ha creato la Turchia. Negli anni ’60 si è aperto alla sinistra per trasformarsi in un partito socialdemocratico, per questo ho accettato la candidatura del partito. Con altri amici ci siamo detti che avremmo potuto ottenere alcune conquiste democratiche, avvicinarci all’Europa, riforme, diritti per i curdi, trasformare il partito in un partito progressista. Immediatamente dopo le elezioni abbiamo però capito che noi eravamo solo uno specchietto per le allodole da mostrare alla gente.

Infatti il partito dopo le elezioni ha fatto un’inversione di 180 gradi, ha abbracciato una politica di destra, nazionalista. Abbiamo avuto molte discussione sulle questioni più diverse, il problema curdo, l’Unione Europea, e lì ho capito che il partito non faceva per me e mi sono dimesso entrando nel gruppo indipendente. Da indipendente però non è possibile combinare nulla, non avete nemmeno il diritto di parola. Il nostro parlamento non è un luogo di discussione, è un ruolo di ratifica di decisioni prese altrove. Soprattutto in questa legislatura con un solo partito al potere ed uno all’opposizione. Quello che il governo ordina viene immediatamente approvato dal parlamento. I deputati non sono autonomi perché hanno paura dei leader, vogliono essere candidati anche nelle prossime lezioni e quindi evitano di entrare in contrasto con il segretario, altrimenti verrebbero immediatamente depennati.

Le faccio un esempio concreto: tempo fa una cinquantina di deputati del CHP ha sostenuto la mia candidatura a segretario del partito in opposizione a Baikal, una lotta a cui poi ho rinunciato. E per le prossime elezioni questi 50 deputati sono stati eliminati dalle liste elettorali. Baikal controlla 500-600 delegati e con loro il partito. In Turchia è impossibile fare qualcosa contro la volontà del segretario di partito, e questa cosa vale per tutti e non solamente per il CHP.

Un deficit di democrazia...

Sì, e poi non dimentichiamo lo sbarramento del 10% fatto per non fare entrare i curdi in parlamento, così alle ultime elezioni la metà dei voti sono finiti nella spazzatura, l’attuale parlamento rappresenta la metà dell’elettorato. Questo sistema così com’è non può risolvere i problemi della Turchia. E’un sistema che ha bisogno di una riforma radicale, seria, il sistema così com’è è un sistema bloccato, ed i risultati delle elezioni non cambieranno la situazione. Non si è riusciti nemmeno a eleggere il presidente della Repubblica.

Il paese si trova profondamente spaccato, i curdi, i nazionalisti turchi e i religiosi. Io non sono molto ottimista per il futuro prossimo. La Turchia è esposta ad ogni tipo di provocazioni, c’è un clima di violenza. Io avevo proposto la costituzione di una commissione di inchiesta sulla violenza dopo l’omicidio di padre Santoro, per indagare questa violenza nazionalista. E subito dopo è stato ucciso Hran Dink, e poi gli omicidi di Malatya. Poi mi sono impegnato anche sul fronte dell’articolo 301, l’eliminazione del riferimento alla turchità, ho parlato anche col ministro della giustizia mettendolo in guardia contro il pericolo rappresentato da questo articolo ma non è servito a niente, nessun partito mi ha sostenuto perché hanno avuto paura delle reazioni della gente.

Il problema è che la Turchia non ha conosciuto la Seconda guerra mondiale e la gente non è consapevole del pericolo che può arrivare da queste parole. Bandiera, patria, sono cose positive, ma non sono consapevoli del potenziale distruttivo che contengono. Noi cerchiamo di spiegare quanto sia pericolosa l’ideologia nazionalista.

In conclusione credo che le elezioni siano la punta dell’iceberg, io guardo a quello che c’è sotto e ci vedo un paese profondamente spaccato e la crescita del nazionalismo fanatico che ha creato una cultura che fa paura. Qualsiasi scusa è buon per scatenare la violenza, la patria, l’onore o la squadra di calcio.

Nessun partito sembra essere interessato ad una riforma radicale però, ad esempio una nuova costituzione...

Certo la nuova costituzione, civile, è un aspetto fondamentale. Non è importante come si scrive la costituzione, basterebbe dare l’incarico a qualche professore. Ma la costituzione è un contratto sociale, è importante come e chi la scrive. Io avevo proposto l’istituzione di un parlamento parallelo, composto da persone che poi non avrebbero più avuto incarichi politici, con il compito di scrivere una nuova costituzione, e poi sottoporre il testo ad un referendum popolare. Ma anche in questo caso nessuno ha appoggiato la mia proposta.

In politica da dove può arrivare la speranza?

In tutto il mondo la politica scorre lungo due fiumi principali, la destra e la sinistra. In Turchia i colpi di stato hanno annientato la sinistra e senza sinistra sono nati i partiti etnici o quelli religiosi, mancano questi due riferimenti principali, destra e sinistra, per sostenere la democrazia. I militari che hanno ridisegnato la politica del paese non hanno capito e hanno pensato che annientando la sinistra avrebbero salvato il paese. Il risultato è una vera catastrofe.

In questa fase i militari si comportano come un vero attore politico...

Certo, ma non bisogna dimenticare che il loro intervento nasce come prodotto di una reazione. I militari non potrebbero fare nulla contro un governo amato dalla gente ma i riferimenti religiosi di questo governo hanno spaventato la parte laica del paese. Poi c’è il ruolo dei neo-con americani che ritengono che la laicità nel paese sia un affare di pochi, garantita solo dai militari, e credono alla necessità che il paese torni alle sue radici islamiche, ad un Islam illuminato. Il Kemalismo ha creato in 80 anni le sue generazioni e la sua tradizione e queste persone hanno voluto scendere in piazza per testimoniare la loro presenza. A questo punto però gli organizzatori delle manifestazioni hanno cercato di manipolare la gente e spingerla verso il militarismo. In questo modo la componente laica finisce con l’esercito. Sono le persone come noi, che non vogliono uno stato religioso né un colpo di stato ma è la democrazia a trovarsi nella situazione peggiore. Siamo isolati in un paese che si polarizza.

Come giudica il periodo di governo dell’AKP?

Io credo che il più grande errore del CHP sia stato questo. Io ho cercato invano di spiegare a Baikal che doveva essere il CHP a guidare il processo di adesione europea, è l’obbiettivo naturale del processo di modernizzazione iniziato da Atatürk. Invece il CHP è scivolato nel nazionalismo e l’AKP si è impossessato del tema dell’Unione europea. In Turchia si è così prodotto un cambiamento storico: i vecchi reazionari sono diventati progressisti e viceversa. L’AKP ha fatto molte cose positive in campo economico, nel campo delle riforme ma le hanno poi rovinate con una serie di stupidaggini: il tentativo di inserire il reato di adulterio nel codice penale o la guerra del velo. Intendiamoci, io credo che ognuno debba potersi vestire come vuole ma fare dell’abolizione del divieto di portare il velo il punto principale del loro programma è troppo. Così hanno spaventato la gente e non era necessario.

E la sinistra?

Non c’è più la sinistra in Turchia. CHP-DSP non hanno niente a che vedere con la sinistra, sono patiti nazionalisti. Attualmente in Turchia non c’è un partito di sinistra, eccetto alcune piccole eccezioni. Baikal ha trascinato il partito a destra, sono ormai come il MHP (Movimento di Azione Nazionale, nda), anzi a volte anche più a destra del MHP. Il suo elettorato ha paura, non ama Baikal, a lui nessuno darebbe il voto ma adesso hanno paura dell’AKP e non vedono altre alternative che il CHP o l’MHP. E Baikal sfrutta questo sentimento di paura. Si tratta di elezioni all’insegna della paura: nessuno parla di programmi, di istruzione, di economia, di terrorismo e di violenza. Solo la paura.

Io darò il voto ai candidati indipendenti di sinistra, anche se so che non servirà a molto. La gente non sa a chi dare il voto. Come dicevo ci sono partiti nazionalisti, rappresentanti curdi e partiti religiosi. Niente che assomigli alla sinistra.

La questione curda ed il possibile intervento in Iraq monopolizzano il dibattito delle ultime settimane...

Non credo ci sarà un’operazione militare in grande stile. Solo il riposizionamento della frontiera di una decina di chilometri perché così come è adesso è incontrollabile. Io non capisco poi perché gli Stati Uniti stiano mettendo contro due dei loro alleati, la Turchia e Barzani (presidente del Kurdistan iracheno, nda) Veramente non capisco.

Per quanto riguarda i curdi della Turchia non credo che lo Stato farà delle aperture, non lo ha fatto finora. Io credo che la questione curda sia il problema più importante del paese. Credo però che dovrà succedere qualcosa. Perché non prendere esempio dai paesi europei, concedere diritti culturali, l’uso della lingua, la televisione, mostrare rispetto per la loro cultura? Noi lo chiediamo da anni. Se continui a sostenere che la mia lingua, la mia cultura non esistono, come è possibile non ribellarsi?

Certo negli ultimi anni alcuni passi in avanti sono stati fatti, le trasmissioni in lingua curda alla televisione di stato, alcuni diritti, ma la cosa negativa è che attualmente monta un ostilità tra curdi e turchi che non c’era stata nemmeno durante gli anni più duri della guerra con il PKK.

Il problema principale del nuovo parlamento?

La questione dell’adesione europea. C’è un verso di Nazim Hikmet che mi piace ricordare “ Diamo il mondo ai bambini”.
Se i bambini guidassero il paese sarebbe tutto più facile: democratizzazione, diritti umani, adesione europea, loro capiscono queste cose semplici ma purtroppo non i nostri politici.
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