Il premier albanese Sali Berisha
Entro giugno, prima delle prossime elezioni politiche, il premier albanese Berisha intende presentare la candidatura all'Unione europea. Ma Bruxelles boccia l'idea, meglio aspettare. Critiche su corruzione e indebite interferenze del governo da parte del Dipartimento di Stato Usa
Il governo del premier Sali Berisha si appresta a chiudere il proprio mandato quadriennale con una “vittoria” dal forte valore politico: presentare la candidatura all’Unione europea prima delle elezioni parlamentari previste per il prossimo 28 giugno. Ma Bruxelles per ora ha bocciato l’idea e ha fatto capire che preferisce prima vedere l’andamento del processo elettorale, vero tallone d’Achille per l’Albania.
Intanto, da Washington arriva una doccia fredda per il governo di Berisha. Il Dipartimento di Stato Usa, nel suo rapporto annuale sui diritti dell’uomo nel mondo, accusa l’esecutivo di forti ingerenze e pressioni ai danni della magistratura, della procura della Repubblica e dei media.
“Pressioni dal governo”
Durante il 2008, “il governo albanese ha interferito maggiormente nel lavoro delle istituzioni indipendenti, dell’ufficio del procuratore della Repubblica, della magistratura e dei media”. La dura sentenza della diplomazia americana non lascia spazio a interpretazioni. Anzi, parla di casi concreti. Secondo il rapporto degli Usa, le maggiori pressioni riguardano proprio la tragedia di
Gerdec, paesino alle porte di Tirana dove un anno fa 26 persone persero la vita in seguito ad una esplosione in un deposito di munizioni. L’incidente portò alle dimissioni dell’allora ministro della Difesa, Fatmir Mediu, e altri funzionari del dicastero e dello Stato maggiore dell’Esercito. Ma il caso “non è ancora completamente chiaro e le indagini sono state lente, dovendo fronteggiare ripetute pressioni e ostacoli” da parte delle autorità.
Il rapporto cita anche un altro caso, quello di
Damir Fazlic, uomo d’affari serbo bosniaco accusato in Albania di riciclaggio di denaro sporco, e secondo i media di Tirana amico di Berisha. “Lo scorso 10 ottobre i procuratori tentarono di prendere in mano la questione”, chiamando Fazlic per un’interrogazione mentre questo era in visita in Albania. Ma il giorno dopo, “il ministero degli Interni ha minacciato di aprire un’inchiesta nei confronti dei due procuratori poiché il loro tentativo di interrogare Fazlic sarebbe stato illegittimo. Tutti questi tentativi del governo sottolineano lo scontro tra l’esecutivo e la procura della Repubblica e il tentativo di condizionare quest’ultima”. Il rapporto ricorda anche che l’imprenditore serbo-bosniaco riuscì a lasciare il Paese senza essere interrogato.
Da Washington rilevano gravi problemi anche per quel che riguarda la corruzione. Prima di tornare al potere quattro anni fa, il premier aveva posto la guerra a questo fenomeno tra le priorità assolute del suo programma. “La corruzione nella polizia è continuata anche quest’anno. L’attività delle forze dell’ordine durante il 2008 ha continuato ad essere debole. Il comportamento non professionale e la corruzione su larga scala rimangono alcuni dei problemi principali per l’efficienza delle forze di polizia”. Ma il fenomeno riguarda molti settori. “I casi di corruzione nella pubblica amministrazione sono stati tanti. Gli stipendi bassi e la larga diffusione di questo fenomeno rendono difficile la guerra contro di essa”.
A preoccupare è anche la situazione dei media. “Sono stati registrati seri problemi relativi all’uso dei media per scopi politici. In alcuni casi, alti rappresentanti dello Stato hanno sferrato forti attacchi verbali contro alcuni media, accusandoli di essere legati alla mafia e ai circoli criminali. A prescindere dai discutibili scopi politici, il ruolo investigativo dei media è aumentato. Nonostante ciò, i giornalisti sono stati preda dell’autocensura” dovuta a “pressioni indirette sui media”. Il rapporto punta il dito anche verso la KKRT (Consiglio nazionale per le radiotelevisioni), organismo che si occupa del monitoraggio dei media audio visivi, accusato di dare le licenze solo a gruppi vicini al governo.
Il rifiuto dell’Ue
Il governo del premier Berisha non gode di una migliore reputazione nemmeno agli occhi degli europei. In un incontro di pochi giorni fa a Bruxelles con il ministro degli Esteri albanese, il commissario Ue all’allargamento Olli Rehn, ha sottolineato che la candidatura di Tirana potrà essere presentata solo dopo le prossime elezioni. “Nel caso dell’Albania, come per altri Paesi, servono prove chiare dell’attuazione degli obblighi che derivano dall’Accordo di stabilizzazione e associazione [Asa], per poter prendere poi in considerazione una possibile candidatura”, ha detto la portavoce di Rehn.
Il recente gelo nei rapporti tra Tirana è Bruxelles è dovuto alla cosiddetta
legge sulla lustrazione che vieta qualsiasi incarico pubblico a chi abbia ricoperto cariche o abbia collaborato con il regime comunista. Normativa sulla quale l’Ue ha ribadito a più riprese la sua “preoccupazione sui problemi di contenuto e di procedure”, chiedendo al governo albanese di “riconsiderare il testo della legge ed i suoi effetti giuridici e politici”. Ma nonostante la pioggia di critiche anche da Stati Uniti, Osce e Consiglio d’Europa, Berisha non vuole cedere e insiste che “l’applicazione della normativa non violerà lo stato di diritto”.
Anche l’ambasciatore britannico a Tirana ha invitato il governo ad aspettare: “La miglior cosa per l’Albania è non avere fretta. È molto importante che vengano raggiunti tutti gli obblighi che derivano dall’Asa”, ha detto l’ambasciatore che già a gennaio aveva espresso perplessità sulla preparazione delle prossime elezioni, definendo il processo come “lento”.
Ma le autorità di Tirana sembrano non avere intenzione di fare marcia indietro. Il ministro degli Esteri, Lulzim Basha, ha detto che l’Albania presenterà la candidatura entro la presidenza ceca dell’Ue, ossia entro il mese di giugno. Dunque è toccato al suo omologo ceco, Karen Schwarzenberg, convincere Tirana, con l’ausilio di una metafora. Riferendosi alla crisi economica, Schwarzenberg ha descritto l’Unione come “una casa allagata” che non può ricevere ospiti. Nel frattempo il capo della diplomazia ceca ha chiesto all’Albania di andare avanti con le riforme richieste.
Ma Berisha si è detto certo che il Paese ha ormai raggiunto gli standard necessari e, ironico, ha ribadito: “Possiamo rimandare di poco. Naturalmente aspetteremo che l’acqua si asciughi perché capiamo i nostri amici, ma entro la presidenza ceca presenteremo la candidatura. E la meritiamo completamente”. Mentre l’unico commento del premier sul rapporto degli americani è stato: “Leggetelo bene esattamente com’è. I media controllati da Edi Rama (leader dell’opposizione, ndr) dicono che ci sono state interferenze. Voi lo sapete che tipo di terrore esercita lui sui media”.
L’ultimo “schiaffo” in ordine di tempo per l’esecutivo è arrivato dall’interno del Paese. L’Avvocato per le gare d’appalto, struttura in difesa delle imprese creata nel novembre 2007, nel suo rapporto annuale pubblicato pochi giorni fa, accusa pubblicamente il governo di mettere i fondi pubblici al servizio dei propri interessi. Dopo continui monitoraggi, si legge nel rapporto che è stato presentato anche al Parlamento, si è giunti alla conclusione che “le istituzioni favoriscono fortemente il fenomeno della corruzione sostenendo nelle pubbliche gare d’appalto un piccolo numero di società private che non raggiungono i criteri richiesti per partecipare” ad esse.