A dieci anni dalla morte, diverse iniziative ricordano Guido, Sergio e Fabio, uccisi in Bosnia nel 1993 mentre erano impegnati in una azione di solidarietà con la popolazione civile
"La loro morte ci ha imposto un impegno serio e duraturo; ha sollevato emozioni e dolore; pone continuamente la domanda per chi e come dobbiamo fare volontariato di pace, e noi siamo chiamati a cercarne la risposta." (dal documento del Brescia Social Forum, 29 Maggio 2003)
Sono passati dieci anni. Un gruppo di cinque volontari italiani, in convoglio, a bordo di un camion e di una jeep, attraversava la Bosnia centrale. Obiettivo: portare aiuti alla popolazione di Vitez e Zavidovici. Da Zavidovici, come concordato con le autorità cittadine, la delegazione avrebbe riportato in Italia su di un pullman 62 persone, vedove con i loro figli, per sottrarle alla guerra in corso. La rete organizzata dal Coordinamento Bresciano Iniziative di Solidarietà, singoli, associazioni, amministrazioni, si preparava a riceverle. Invece, è accaduto quello che nella memoria di una generazione è diventato "il 29 maggio". Vicino a Gornij Vakuf i "Berretti Verdi" di Hanefija Prijc, Paraga, sequestrano il convoglio. I cinque volontari, fatti scendere dai loro mezzi, vengono scortati ad una radura poco lontana e fucilati. Muoiono Guido Puletti, Sergio Lana e Fabio Moreni. Agostino Zanotti e Christian Penocchio riescono a salvarsi fortunosamente gettandosi nei boschi. Si ritroveranno alcuni giorni dopo. A Brescia, è un fax arrivato nella sede della cooperativa "Il seme e il frutto" a portare la disperazione.
La ricerca di giustizia è durata otto anni. Tre le strade seguite: il Tribunale Internazionale dell'Aja per i crimini di guerra nella ex Jugoslavia, la giustizia italiana, la giustizia bosniaca. Gli aiuti non sono molti, solo un comitato testardo e un avvocato che si butta nella storia come se lo riguardasse personalmente, Lorenzo Trucco. Dopo 8 anni, saranno i Bosniaci a celebrare il processo per quei fatti. Il 28 giugno del 2001 Paraga è condannato a 15 anni di reclusione. Il 3 aprile dell'anno seguente, la Corte di Cassazione di Sarajevo, nel corso del secondo e ultimo grado di giudizio previsto dalla giustizia bosniaca, ha ridotto a 13 anni la condanna, confermandola in modo inappellabile.
Percorso chiuso, per certi versi, molti interrogativi ancora aperti per altri. In particolare, la associazione "Guido Puletti" ha rilevato che, dopo la condanna di Paraga, mancano ancora la identificazione dei due esecutori materiali degli omicidi e quella dei reali mandanti, cioè dei superiori di Prijic. "
Il Ministero di Grazia e Giustizia italiano, che riconobbe nel settembre 1998 questo eccidio come "delitto politico", può e deve richiedere il rinnovamento del giudizio di "Paraga" in Italia perché si arrivi all'identificazione degli esecutori e dei mandanti. […] Chiediamo alle istituzioni che si sono occupate di quanto avvenne il 29 maggio del 1993, all'Onu, al Ministero degli Esteri e ai servizi segreti militari dello Stato italiano, di rendere pubblica la documentazione in loro possesso, in modo da poter avanzare sulla strada della verità - ha dichiarato la associazione in un comunicato dopo la sentenza bosniaca."
Al di là della vicenda giudiziaria, il "29 maggio" oggi rappresenta per molti soprattutto una data simbolo per riflettere su questioni quali la pace, la solidarietà con le popolazioni in situazioni di conflitto, la possibile realizzazione di percorsi di interposizione umanitaria e di diplomazia dal basso, per discutere sulle ragioni e sui limiti della cooperazione e della solidarietà internazionale.
Questa sera, a Brescia, a partire dalle ore 19 in Piazza della Loggia, il Brescia Social Forum ha organizzato un incontro/confronto alla presenza di Agostino Zanotti, della associazione "Ambasciata della democrazia locale a Zavidovici", Mimmo Cortese, impegnato come pacifista in ex Jugoslavia negli anni '90, Gabriele Borboni, volontario dell'International Solidarity Movement in Palestina e Vanni Botticini, del circolo di Rifondazione Comunista di Brescia "Guido Puletti".
L'iniziativa si propone di riflettere su quelle morti e su quelle che si sono succedute, da Gabriele Moreno Locatelli, ucciso a Sarajevo sul ponte di Vrbanja nell'ottobre del 1993, a Rachel Corrie, uccisa il 16 marzo scorso da un buldozzer israeliano a Rafah (Gaza).
"La nostra non vuole essere solo una commemorazione; ma è importante non dimenticare, non rinunciare alla memoria – si legge nel documento di presentazione della iniziativa. […]
Il nostro è il rinnovo dell'impegno a lavorare per la pace, la giustizia sociale, per il ripudio di ogni guerra. Guido, Sergio, Fabio, Moreno in Bosnia, Rachel e Tom (militanti dell'ISM) in Palestina, portatori di esperienze politiche e culturali diverse, si impegnarono cercando di capire, aiutare, agire, rendere meno difficile la vita delle vittime delle guerre. La loro morte ci ha imposto un impegno serio e duraturo; ha sollevato emozioni e dolore; pone continuamente la domanda per chi e come dobbiamo fare volontariato di pace, e noi siamo chiamati a cercarne la risposta."
Alle ore 21, sempre a Brescia, presso l'Auditorium S.Carlino, la Associazione Guido Puletti presenterà il libro "Il tempo cattivo della storia", che raccoglie articoli e testi del giornalista italo-argentino.
A Ghedi (Bs) dalle ore 20.30, nella sede della associazione "Gruppo 29 maggio '93 Fabio Sergio e Guido", in Via Foscolo, filmati, testimonianze e un concerto di musica sacra con il soprano Sonia Piccioni e l'organista Loretta Battaglia.
Sul "29 Maggio" vedi anche:
Un giorno lungo una vita