Crescono le preoccupazioni nella Serbia del sud all’approssimarsi dei colloqui sullo status definitivo del Kossovo. Con la riforma del proprio esercito, necessaria per conformarsi agli standard Nato, Belgrado progetta un Comando Unificato nell’area a maggioranza albanese di Presevo e Bujanovac. Le reazioni nella zona, all’indomani dell’incidente che è costato la vita ad un giovane Albanese
Di Pedja Obradovic e Dragana Nikolic-Solomon da Belgrado e Muhamet Hajrullahu da Presevo (IWPR, Balkan Crisis Report N. 536)
Traduzione per Osservatorio sui Balcani: Carlo Dall’Asta
Le paure per una potenziale crisi in conseguenza dei negoziati sullo status del Kossovo nel 2005, e la necessità di riformare l’esercito per adeguarsi agli standard della NATO, sono all’origine dei controversi piani per ristrutturare l’esercito di Serbia e Montenegro, VSCG, nella Serbia del sud.
Secondo il piano, il VSCG intende riunire i contingenti di Nis e di Pristina per formare un “Comando Riunito delle Forze di Terra” nell’area, verso la metà del 2005.
Ciò che ha causato le maggiori controversie è il progetto di stanziare la forza congiunta in una nuova vasta zona militare recintata estesa per 52 ettari, tra le città a prevalenza albanese di Bujanovac e Presevo.
La costruzione della zona cintata, da completarsi verso la fine del 2005, ha suscitato l’ostilità degli Albanesi della zona, che sostengono che questo peggiorerà la tensione tra la loro comunità e le forze di sicurezza.
La formazione del comando unificato comporta che il contingente di Pristina cesserà di esistere. Il contingente perse la sua zona di competenza dopo che fu costretto a ritirarsi dal Kossovo nel 1999 con l’arrivo della KFOR, la forza internazionale di pace.
Il Consiglio Supremo di Difesa, l’organo civile da cui dipende l’esercito, decise di formare il comando congiunto nella Serbia del sud e dell’est, aree che comprendono circa un terzo dell’intero territorio Serbo, alla fine del 2004.
Accanto all’accorpamento delle unità, il piano prevede di sostituire i militari di leva, nella zona di confine vicina alla Macedonia e al Kossovo, con soldati professionisti, a causa della rischiosità insita nel lasciare dei coscritti a fronteggiare una possibile crisi della sicurezza.
La già menzionata ostilità della locale popolazione abanese ha dato adito a previsioni, nei media di Belgrado, di una possibile “primavera calda” di conflitto tra ribelli albanesi e forze serbe nel 2005.
Nonostante la loro piena opposizione alla nuova zona militare prevista, i locali politici albanesi sminuiscono le voci di ribellione. Naser Aziri, vice-presidente del Partito Democratico degli Albanesi, DPA, ha detto , “Noi non siamo interessati a causare alcuna rivolta nella regione in primavera, come alcuni pretendono.”
“Solo se la Serbia stessa nutre tali intenzioni, la gente si solleverà, per difendere le proprie famiglie.”
Un funzionario della NATO a Bruxelles ha detto a IWPR che l’alleanza era a conoscenza dei piani della Serbia e non aveva obiezioni. “Ogni sforzo per applicare gli standard [al VSCG] è il benvenuto,” ha detto.
“Questi provvedimenti... sono buoni provvedimenti ,” ha aggiunto il funzionario. “La ristrutturazione delle forze di difesa dovrebbe essere completata come importante condizione per entrare nell’accordo del Partenariato per la Pace.”
La Unione di Serbia e Montenegro ha espresso un forte interesse nell’aderire al programma Partenariato per la Pace, Pfp, che la NATO ha stabilito per i futuri Stati candidati.
Pur dando il benvenuto a questo interessamento, la NATO ha detto che non inviterà la Serbia e Montenegro ad entrare nel Pfp finché non vedrà maggiori prove di una più stretta cooperazione di Belgrado con il Tribunale dell’Aja.
Gli esperti dell’esercito dicono che la riorganizzazione delle forze militari pianificata per la Serbia del sud è solo una parte di una strategia complessiva mirata a tagliare il numero delle truppe e a semplificare il comando, ponendo tutte le unità dell’esercito, in questa regione sensibile, sotto un unico comando operativo.
Il ministro della difesa di Serbia e Montenegro, Prvoslav Davinic, ha detto che la riorganizzazione delle forze armate nella Serbia del sud non rappresenta un preparativo per la guerra ma una misura di sicurezza preventiva.
“Vogliamo solo mandare il messaggio... che noi siamo capaci di rispondere a qualsiasi minaccia alla sicurezza,” ha detto ai media di Belgrado.
“Questo manda un chiaro messaggio a tutti coloro che intendono mettere in pericolo la sicurezza dei cittadini della Serbia del sud.”
La decisione di rimpiazzare i coscritti nella regione con professionisti è legata alle stesse preoccupazioni riguardo alla sicurezza che stanno alla base della più generale riorganizzazione delle forze armate nella Serbia del sud, dicono gli esperti della difesa.
Zoran Dragisic, professore della Facoltà di Difesa Civile dell’Università di Belgrado, ha detto che le unità di polizia non erano attrezzate per affrontare il tipo di problemi di sicurezza che potrebbero sorgere in futuro sul confine del Kossovo.
“Se ci fosse un’insurrezione armata o un’infiltrazione di gruppi terroristi dal Kossovo, la polizia non sarebbe in grado di rispondere,” ha detto a IWPR.
Il generale Ninoslav Krstic, già comandante delle Forze Riunite di Sicurezza che entrarono nella zona cuscinetto tra la Serbia e il Kossovo nel 2001, dopo la fine dell’insurrezione armata nel sud della Serbia, ha detto che il cambiamento nella durata del servizio militare non ha lasciato altra scelta al VSCG che quella di sostituire i soldati nella zona di confine con dei professionisti.
“Questa cosa si è imposta ora che la durata dell’addestramento militare delle reclute è stato abbreviato da dodici a nove mesi. Non si possono addestrare adeguatamente dei soldati in nove mesi,” ha detto.
Un altro motivo per il passaggio a un forza esclusivamente professionista, ha aggiunto Krstic, sono stati i sempre più frequenti incidenti mortali che riguardavano giovani reclute.
“Questo sta danneggiando gravemente il morale dell’esercito e la sua immagine nella società,” ha detto. “Una tragedia è sempre una tragedia, ma la percezione pubblica è differente se è un soldato professionista, pagato per il suo lavoro, a rimanere ucciso in un incidente.”
Dopo che il conflitto armato tra i ribelli albanesi e le forze serbe nella regione si concluse nel maggio 2001, la situazione è stata tranquilla, benché sia peggiorata a partire dal 7 gennaio scorso, quando i militari spararono su di un Albanese di 16 anni, Dasnim Hajrullahu, uccidendolo mentre tentava di attraversare illegalmente il confine.
Circa 70,000 albanesi vivono nelle tre città di confine di Presevo, Bujanovac e Medvedja, molto più numerosi dei locali Serbi.
A Presevo, dove gli Albanesi rappresentano più del 90 per cento della popolazione, il potere è passato recentemente, nelle elezioni locali, dal più moderato Partito per l’Azione Democratica di Riza Halimi al più oltranzista DPA, che governa il Comune in alleanza con la Unione Democratica della Valle e con il Partito del Progresso Democratico.
Tutti e tre i partiti abbracciano soluzioni radicali per i problemi della regione, collegando il futuro del sud della Serbia alla soluzione finale dello status del Kossovo e domandando ampia autonomia territoriale per le tre municipalità, e la loro definitiva annessione al Kossovo se le aree del nord del Kossovo, a prevalenza serba, dovessero in qualsiasi momento unirsi alla Serbia.
Il generale Krstic ha detto a IWPR che Belgrado era giustificata nel rinforzare il VSCG nella regione. “Questo anno è molto importante, perché l’inizio dei colloqui sullo status finale del Kossovo sono stati fissati per il 2005,” ha detto.
Riguardo alle preoccupazioni a Belgrado, che una rivolta in Kossovo possa estendersi alla Serbia del sud, Veljko Kadijevic, che si è recentemente dimesso da consigliere di Davinic sulla riforma della difesa, ha detto ai media che i colloqui sullo status del Kossovo certamente “avranno dei riflessi sul terreno” – e rappresenteranno una minaccia per la sicurezza.
Non tutti gli osservatori serbi ritengono che riorganizzare le forze armate nella Serbia del sud migliorerà le cose. Duska Anastasijevic, analista per il centro studi Iniziativa di Stabilità Europea, ESI, ha detto a IWPR che i cambiamenti danneggeranno le già limitate relazioni etniche nell’area. “La gente nel sud della Serbia ha bisogno di posti di lavoro, non di altre truppe,” ha detto.
La popolazione locale è anche aspramente divisa sull’arrivo di una nuova zona militare nella regione di confine, con gli Albanesi che la descrivono come una provocazione e i Serbi che generalmente danno il benvenuto a questa prospettiva.
L’ex guerrigliero entrato in politica Orhan Rexhepi puntualizza che il cartellino del prezzo, di 12.5 milioni di euro, della costruzione della base militare e di polizia – in una delle regioni più povere della Serbia – suggerisce l’intenzione di Belgrado di rafforzare la propria presenza militare nell’area per molto tempo a venire.
“Faremo pressioni attraverso canali politici, perché la base militare non venga costruita in quest’area,” ha detto Rexhepi. “Se ciò alla fine dovesse accadere – non sarà una buona cosa per la gente che vive qui.”
“Noi non possiamo lavorare nei nostri campi, per colpa dell’esercito,” ha detto a IWPR Vuljnet Neziri, di Miratovac, vicino al confine con la Macedonia. “Ci sono fastidi e la loro sola presenza è sufficiente a causare paura e insicurezza.”
“Qualcuno vuole destabilizzare questa regione,” ha detto Ekrem Ljutfiju, di Presevo. “Perché mai dovremmo aver bisogno di nuove caserme?”
Ma i Serbi del posto sostengono una visione opposta. Bojan Markovic, un insegnante di inglese di Presevo, ha detto che il nuovo complesso rassicurerà i Serbi sul fatto che essi hanno un futuro in quell’area.
“La comunità serba si sentirà più sicura,” ha detto. “È evidente il perché – per l’instabilità nella regione e i precedenti incidenti che hanno colpito la popolazione civile. Direi che è un bene anche per gli Albanesi, perché aiuterà a ridurre la presenza di soldati e polizia nei villaggi, cosa che li infastidisce.”
Markovic ha detto di credere che l’esercito si comporti in modo professionale verso i locali Albanesi.
“Se avessero a subire degli incidenti, essi hanno diverse vie per proteggere i propri interessi – molte organizzazioni non-governative, frequenti visite di diplomatici stranieri e una considerevole attenzione mediatica,” ha detto.
Ana, 23 anni, un’altra Serba di Presevo, ha detto che l’esercito non ha causato pericoli agli Albanesi del luogo e che, come molti Serbi, lei ha paura della annessione definitiva dell’area al Kossovo.
“Spero che non ci saranno problemi questa primavera a causa del rinforzo dell’esercito, ma se il problema si porrà, almeno abbiamo un qualche tipo di protezione,” ha detto.
Il generale Krstic ha detto che l’esercito dovrebbe sforzarsi di difendere il suo legittimo diritto di proteggere la sicurezza nella regione, contro il coro di critiche da parte dei locali Albanesi.
“Tutti i membri dell’esercito devono proteggere tutti i cittadini della Repubblica di Serbia nella regione, indipendentemente dalla loro appartenenza nazionale o religiosa,” ha detto.
*Pedja Obradovic lavora per Radio B-92, Dragana Nikolic-Solomon è direttore del progetto Serbia di IWPR e Muhamet Hajrullahu è un giornalista di IWPR in Kossovo. Ivica Stepanovic di TV Presevo ha contribuito all’articolo