Le clamorose rivelazioni di un sottufficiale dell’esercito serbo: l’anno scorso, Mladic avrebbe passato diversi mesi nella caserma belgradese di Topcider; i «suicidi» che si sono verificati sarebbero eliminazioni di testimoni scomodi; militari in servizio vendono armi agli Albanesi del sud della Serbia
Ratko Mladic
Di R.D, Danas, 11 aprile 2005
Traduzione di Persa Aligrudic (Le Courrier des Balkans) e Carlo Dall'Asta (Osservatorio sui Balcani)
L’articolo che segue ha fatto il giro del mondo finendo sulle pagine della stampa internazionale. In Serbia la vicenda ha suscitato forti reazioni e svariate smentite da parte del Ministero della difesa di Serbia e Montenegro, che ha cercato immediatamente di screditare la fonte di Danas, negando molte delle rivelazioni fatte dal sergente Petrovic e affermando che si tratta di una persona poco affidabile. Le indagini di Danas sembrano invece contrastare con l’immagine che vuole dare il Ministero della difesa. Il quotidiano belgradese ha cercato di ottenere maggiori informazioni anche sul traffico d’armi tra il sud della Serbia e il Kosovo, ma nessuna delle persone contattate da Danas ha smentito o confermato quanto detto da Petrovic. Nell’edizione odierna, il quotidiano belgradese ha deciso di rendere noti i nomi dei militari coinvolti nel traffico d’armi, così come sono stati rivelati dalla testimonianza del sergente Petrovic.
Dopo aver cercato di conservare l’anonimato, il sergente Petrovic desidera ora che la sua identità venga svelata.
Danas è entrato in contatto con Miroslav D. Petrovic, sottufficiale che, stando alle sue parole, era stato per un certo periodo incaricato della sicurezza del generale Ratko Mladic. È fuggito all’estero nel novembre 2004, dopo aver scoperto diversi scandali.
Il suo attuale status di disertore e la natura delle informazioni che ci fornisce fanno sì che sia pressoché impossibile verificarne l’esattezza ma Danas, pur informando gli organi competenti di tutti i dettagli, ha preso la decisione di riportare in chiaro i dettagli più delicati della sua deposizione. Poiché potrebbe trattarsi di accuse infondate, l’identità delle persone accusate di gravi atti criminali non sarà svelata.
«Nella sicurezza di Mladic, ci sono tre livelli di protezione, ed io ero al terzo livello, quello che nel gergo militare viene chiamato «la carne fresca». Nel corso degli spostamenti di Ratko Mladic nel sud della Serbia avevo il compito, in quanto subalterno, di assicurare un passaggio efficace della frontiera con la Macedonia, dato che conoscevo bene il territorio. Ho passato diversi anni nel sud della Serbia», afferma Miroslav D. Petrovic, sottufficiale dell’armata di Serbia e Montenegro, attualmente disertore sotto la protezione degli Stati Uniti, rifugiato in una base militare di un Paese vicino.
«L’anno scorso, in maggio, nella caserma di Prokuplje [1], due ufficiali superiori dell’Armata della Republika Srpska (RS) di Bosnia-Erzegovina sono stati assegnati a dei posti inventati, che non esistono affatto nell’organigramma dell’Armata di Serbia e Montenegro. In giugno, tutti e tre noi siamo stati chiamati alla caserma di Topcider per una riunione ed un consulto.
Numerosi ufficiali superiori dell’Armata della Republika Srpska assistevano a questa riunione. Ho fatto la conoscenza degli ufficiali incaricati di assicurare il passaggio del generale quando andava nel nord del Paese o verso la Bosnia. Durante quei pochi giorni che ho passato a Belgrado, il generale ha cenato una volta al ristorante Kneze Lad che fa parte del complesso militare di Dedinje. Il ristorante si trova assai vicino alla porta n° 9, ed è collegato alla caserma di Topcider da un piccolo ponte sulla Topciderka. Il generale Mladic si trovava a Topcider in ottobre, gli sfortunati soldati che l’hanno visto sono stati liquidati in men che non si dica», aggiunge Petrovic [2].
«Io sono disertore dal 24 novembre scorso, perché ho saputo e ho visto delle cose che non avrei dovuto vedere. Altrimenti, io ero sergente di prima classe nell’unità VP 3218 PK, e sono fuggito dal mio Paese e dall’armata in cui ho servito per sette anni. Ho paura per la mia famiglia e i miei genitori».
Traffici d’armi nel sud della Serbia
«Sono stato costretto a scappare dall’armata perché ho innanzi tutto scoperto che nella base di ..., a 15 km da..., dove ero di stanza come artificiere, si vendevano armi agli Albanesi, sia armi militari che quelle confiscate alla frontiera. Non ho voluto collaborare coi miei «colleghi» e mi hanno imprigionato per tre giorni, perché cambiassi d’avviso. Altrimenti, era la morte. Ho approfittato di un’occasione per passare la frontiera e mi sono consegnato alle forze americane della KFOR del Kosovo. Qui, ora sono al sicuro. So molte cose: Topcider, dove si trova attualmente Mladic [3], di cui ho assicurato la scorta per un certo periodo. Ma, ve ne prego, se pubblicate qualsiasi cosa, mi dovete garantire la sicurezza».
«Mi è proibito comunicare con la Serbia perché le persone che mi proteggono temono che io sia scoperto dai nostri servizi segreti militari. Mi è ugualmente proibito uscire, verrei arrestato dalle autorità locali non avendo il permesso di soggiorno, mentre la mia domanda d’asilo è stata respinta perché nessuno desidera avere a che fare con l’Armata di Serbia e Montenegro. Ciò che faccio in questo momento, è di mia propria iniziativa perché non ne posso più. Ho delle prove per tutto quello che vi dico, ma voi dovrete verificarle per essere sicuri che io vi dica la verità... Se non avessi avuto fortuna, sarei certamente finito come quei poveri soldati di Topcider. Sarei molto contento se potessi tornare in Serbia e nuovamente trovarmi davanti la mia formazione militare, ma è purtroppo impossibile, anche se ai miei genitori ho detto che sarei tornato. Loro hanno detto che non mi sarebbe successo niente, ma io non credo più a nessuno. Continuo ad amare la mia Armata e il mio Paese, e spero che le mie parole possano aiutare altri uomini a non trovarsi in una simile situazione».
La biografia di un giovane soldato
«Mi chiamo Miroslav D. Petrovic, sono nato il 5 marzo 1979 a ..... Ho incominciato la mia carriera militare nel 1997 a Urosevac come comandante carrista. Sono stato ferito due volte in Kosovo e ho partecipato a numerosi combattimenti e missioni, ecc. Alla fine della guerra, ho lavorato nella polizia militare alla caserma di Topcider per un certo periodo, poi ho terminato gli studi d’ingegneria e sono stato trasferito a Prokuplje dove ho svolto diversi incarichi.
«Dietro ordine del comandante del reggimento del 19 settembre 2004 sono andato in missione di combattimento alla base di .... come artificiere. Nel corso di questa missione ho notato parecchie operazioni dubbie da parte di ufficiali superiori che lavoravano in questa base; fortuitamente ho scoperto un traffico d’armi che venivano vendute agli Albanesi di Bujanovac e del Kosovo e di Metohija. Erano armi militari ma anche armi che erano state confiscate alla frontiera o in altre situazioni, e in quella base c’era un deposito di armi sequestrate.
I capi mi hanno domandato di collaborare, perché io sapevo dove si trovavano le mine e la vendita non si poteva dunque fare senza la mia collaborazione. Qualche settimana più tardi, il 14 novembre 2004, un gruppo di ufficiali sotto il comando del sergente di prima classe... mi ha proposto di collaborare con loro. Ho rifiutato minacciando di riferire questi fatti una volta che avessi terminato il mio lavoro sul campo. Dal 14 al 24 novembre sono stato rinchiuso in un sotterraneo della base. Il 24 novembre, di mattina, sono riuscito a fuggire in Kosovo, perché era la frontiera più vicina. Avevo il corpo pieno di ecchimosi a causa dei colpi e dei maltrattamenti che avevo subito. Ero in uniforme e quando sono arrivato a Gnjilane mi sono presentato alla KFOR dove sono stato accolto e curato nel loro ospedale per qualche giorno.
Gli attori principali nel commercio di armi sono i quattro sergenti... che sono in permanenza nella base insieme a..., che collabora con loro e che ha dei legami molto familiari con alcuni di loro. Mentre mi tartassava, ha ammesso più volte che questo traffico durava dagli ultimi due o tre anni.
Per loro è preferibile sacrificare un sottufficiale piuttosto che permettere che la verità sia svelata. Ho sentito dire un mucchio di cose su di me, si dice che sono divenuto un traditore, ma io sono probabilmente il solo ad aver salvato la pelle. A proposito del soldato (Dragan) Kostic, si dice che si sia ucciso, ma egli non è stato che il testimone di un furto di revolver dal deposito di Leskovac.
L’uomo sospettato di questo furto si trova nella base di... Secondo lui, non ci sarebbero prove a sufficienza, né per i revolver né per i 300.000 dinari sottratti alla cassa militare. Egli era all’epoca capo del reggimento, ma a cosa serve parlarne, dato che è un ottimo amico del comandante di brigata..., che ha insabbiato tutto l’affare, mentre il sergente capo... è stato semplicemente trasferito alla base di...
[1] Sud della Serbia
[2] Due reclute sono state uccise nella caserma, in circostanze rimaste misteriose
[3] Quest’informazione vale per il principio di marzo, precisa Danas