Un reportage dalla Bosnia centrale alla vigilia delle elezioni politiche del primo ottobre prossimo. Il giornalista di DANI interroga i responsabili di HDZ, SDA e SDP su politiche di segregazione e crisi economico-sociale. Nostra traduzione
Di Esad Hećimović, DANI, 25 agosto 2006 (tit. orig. SDA i HDZ znaju i izdati)
Traduzione per Osservatorio Balcani: Ivana Telebak
Travnik
Quando in viaggio sulla statale M-5, attraverso Lasvanska dolina, vi state avvicinando a Travnik, sui grandi manifesti lungo la strada incontrate i messaggi dei partiti politici croati e delle coalizioni. In questo territorio ci sono almeno una decina di partiti politici con prefisso politico croato.
Con lo sviluppo del Centro affari sul territorio di Vitez, sono cambiati anche i rapporti all’interno di questa regione. “Travnik è diventato un paese vicino a Vitez. Noi non siamo soddisfatti di questo risultato. A Jankovici abbiamo costruito un edificio di 30x20 metri per il Teatro croato dei dilettanti. In questo edificio tengono gli spettacoli anche attori di Zagabria. In città, invece, non si riesce a fare nulla. Non c'è un vero motivo per cui non si può, si sa solo che non si può”, dice Anto Bilic, segretario dell'organizzazione comunale dell'HDZ 1990 [partito creato l'8 aprile scorso da una scissione all'interno dell'HDZ BiH, Unione Democratica Croata Bosnia Erzegovina, ndc] di Travnik e intendente dell'HAK Travnik.
Soltanto una settimana fa, a Travnik hanno aperto i locali e hanno iniziato a lavorare. Il presidente dell'Organizzazione comunale del partito HDZ 1990 è Velimir Valjan dell'Ospedale croato di Nova Bila, e il presidente dell'organizzazione distrettuale di questo partito è Rudo Vidovic di Vitez, dove si trova anche la sua sede. “Nonostante abbiamo appena aperto questi locali, sono rimasto sorpreso di quanta gente ha già visitato il partito”, dice Anto Bilic.
I problemi dell'HDZ
Nella sede distrettuale della HDZ BiH [Unione Democratica Croata Bosnia Erzegovina, ndc] a Travnik non sono preoccupati della presenza di un altro partito concorrente. “L’HDZ BiH, dopo l’SDA, è il secondo partito per dimensioni sul territorio della Bosnia centrale. Credo che rimarrà tale anche dopo queste elezioni. La posizione dell'HDZ non è stata minacciata nemmeno in precedenza da parte della Nuova iniziativa croata, nonostante questo partito nel frattempo sia diventato più forte e abbia stabilizzato la propria posizione. La nostra dichiarazione programmatica del 1990 è valida ancora oggi e l’HDZ sicuramente rimarrà ferma su questo”, spiega Anto Spajic, presidente del Comitato distrettuale dell'HDZ della Bosnia centrale.
Spajic è rappresentante presso la Dom naroda del parlamento statale della BiH e vicepresidente dell'HDZ della BiH. “La cosa più importante è la risoluzione della posizione costituzionale-legale del popolo croato in BiH. Poi sicuramente arrivano anche gli altri problemi”, dice Spajic. A livello distrettuale, secondo le sue parole, i problemi più grossi sono concentrati in tre comuni: “Con l’SDA non riusciamo a ottenere un accordo completo in tre comuni - Bugojno, Travnik e Fojnica, dove non è stato mantenuto un equilibrio della composizione nazionale degli impiegati nei comuni. Questo sarà uno dei compiti dell'HDZ nel periodo successivo.” La Bosnia centrale spesso è stata nominata in senso negativo a causa delle divisioni, in particolare riguardo al sistema scolastico. A giudicare dagli annunci dell'HDZ, la separazione in base alla lingua e al programma continua ad esserci: “L’HDZ manterrà il diritto che appartiene a ogni persona di avere un’istruzione nella propria lingua. L’HDZ non negherà a nessun altro di realizzare questo stesso diritto”.
“Abbiamo dei problemi a Bugojno, perché i croati non hanno un loro edificio. Noi chiederemo che venga dato un edificio per la scuola. Credo che il comune di Bugojno abbia 13 edifici, e i croati non ne hanno nemmeno uno. Credo che ai croati si debba permettere il diritto a un edificio scolastico a Bugojno. I croati chiedono che gli venga dato l'edificio, e la Chiesa chiede il permesso per costruire un nuovo edificio a Bugojno”, spiega Spajic, dicendo anche che i croati dovrebbero sostenere la richiesta dei genitori bosgnacchi di Jajce che ai propri figli venga dato un edificio per l’insegnamento in lingua bosgnacca. “Qui spesso viene nominata la parola segregazione, ma io non accetto questa parola. A ognuno è permesso di iscriversi al programma che vuole. Non si può vietare a nessuno, e non lo si deve fare, di andare nella scuola che vuole frequentare. Che ogni bambino vada nella scuola con la lingua e con il programma che desidera studiare”.
Alla domanda se la sede croata della Bosnia centrale sia stata spostata a Vitez, Spajic dice che ciò l'ha fatto la triste guerra: “Esistevano le linee divisorie fra Travnik e Nova Bila, ma adesso è di nuovo un comune unico, un unico governo. A Vitez vivono più croati che bosgnacchi. L'economia di Vitez ha fatto quello che ha fatto, ma io non collocherei le sedi politiche croate in questo modo. In tutti i comuni, da Jajce a Kresevo, abbiamo dei forti comitati dell'HDZ. Soltanto a Donji Vakuf non abbiamo un’organizzazione comunale. Ciò significa che l’HDZ opera attivamente in 11 dei 12 comuni della Bosnia centrale e sul territorio dell'intero distretto.” Alla ripetuta domanda se Travnik sia un centro bosgnacco e Vitez un centro croato della Bosnia centrale, Spajic dice: “Voi dovete ascoltare più fonti, partiti e opinioni per poter arrivare alla verità esatta. Guardate la differenza nel ritorno dei bosgnacchi sui territori che sono stati sotto il controllo del HVO (Consiglio di difesa croata, ndt) e il ritorno dei croati sui territori che sono stati sotto il controllo dell’Armija BiH. I bosgnacchi sono ritornati in una grande percentuale in paesi come Kresevo, Kiseljak, Vitez, Busovaca, e in una parte di Novi Travnik. A Travnik invece mancano circa 13.000 croati. Dei 16.000 croati, quanti ce n'erano nel 1991 a Bugojno, adesso ci sono circa 7-8.000 croati. A Fojnica la situazione è ancora più catastrofica. Adesso a Fojnica ci sono soltanto 2.000 croati. Queste sono catastrofi”, dice Spajic.
L’SDP pensa di affrontare le divisioni
Questo politico dice che sarebbe meglio dire la verità agli elettori, piuttosto che fare promesse false. Sostiene che una comunità prosperosa dovrebbe costruire le strade che collegano i diversi luoghi della BiH: “Se la strada che attraversa Pavlovice, che collega Novi Travnik e Gornji Vakuf, fosse asfaltata, li viaggio fino a Mostar sarebbe più corto di 20 chilometri. Adesso la strada da Nova Bila attraverso Rostovo fino a a Bugojno è più corta di 12 chilometri, rispetto quella che attraversa Komari”, dice Spajic.
Naturalmente, non tutti condividono l'opinione di Spajic sulle scuole e sulle strade. Ogni giorno da Bugojno a Travnik, attraverso Komari, il segretario del Comitato distrettuale dell'SDP BiH [partito Socialdemocratico della Bosnia Erzegovina, ndc], Mira Grgic, arriva al suo posto di lavoro. Secondo le sue spiegazioni, le storie sulla islamizzazione di Bugojno non sono fondate: “Io non la sto vivendo in questo modo. La comunità nazionale croata di Bugojno si ghettizza. I croati si separano da soli, e ai bosgnacchi ciò non dispiace”, dice Mira Grgic. Spiega che la strada attraverso Rostovo, aperta in modo solenne dal premier federale Ahmet Hadzipasic, non è stata fatta bene e di là non passano gli autobus, e nemmeno i veicoli che superano 7,5 tonnellate di portata. Suo figlio frequenta la Terza scuola elementare-media di Bugojno e frequenta le lezioni in lingua croata: “Noi a Bugojno abbiamo due Prime scuole elementari-medie. I bambini passano dalla stessa porta. Ma dopo vanno su piani diversi e non hanno nessun contatto fra di loro. Nonostante il governo, la scuola, gli ambulatori e gli ospedali siano formalmente uniti, tutto continua ad essere profondamente separato”, spiega Mira Grgic.
“Continuano ad esserci due scuole sotto lo stesso tetto. Le scuole sono definitivamente separate, in ciascuna ci sono due presidi. Gli insegnanti di diverse nazionalità della stessa scuola si conoscono fra di loro soltanto ai seminari che vengono organizzati a Sarajevo o a Neum”, dice Grgic. “Continuano ad esserci numerosi parallelismi nei governi. L'infermiera del Dispensario di Busovaca e la sua collega di Bugojno non hanno lo stesso stipendio. Se il ministro è di una nazionalità, si sa sempre chi dell’altra nazionalità in quel ministero è responsabile per gli altri. Si tratta di un tacito accordo e tutto funziona in questo modo. L’SDA e l’HDZ dal 1990 stringono una coalizione fraterna. Si sono messi d'accordo che gli uni non si immischino nelle cose degli altri. Una delle principali priorità dell'SDP è fare i conti con i parallelismi e le divisioni”, afferma Mira Grgic.
Fare i conti con la privatizzazione criminale e con un'economia statale devastata è di importanza decisiva. Alla domanda su come sia possibile che Travnik non abbia avuto vantaggi da uomini politici importanti dell'SDA che provengono da questa città, come Halid Genjac e Adnan Terzic, Mira Grgic dice di “avere la sensazione che loro abbiano cercato più di assicurare se stessi e le proprie famiglie che non di aiutare le città”. I risultati sono le continue proteste sociali dei lavoratori senza diritti. “Ci sono esempi in cui i lavoratori vanno al lavoro anche per un anno e non ricevono alcuno stipendio. Quando vengono a protestare davanti al governo cantonale, allora il premier Salko Selman ordina alla polizia di separare i lavoratori per poter passare. Quando fanno gli scioperi della fame, non c'è nessun funzionario che si rivolga a loro. Presso il ministero dell'Economia del governo cantonale ci sono 60 impiegati, ma loro dicono che allo Stato è rimasta solo un po' di economia forestale, mentre tutto il resto è stato privatizzato. Noi crediamo che il popolo sia stato derubato durante la privatizzazione. La nostra priorità è di far rivivere la produzione delle vecchie imprese industriali su questo territorio”, spiega Mira Grgic.
All’SDP hanno determinato anche il rapporto delle percentuali secondo le quali dovrebbero essere rappresentati i membri delle singole nazionalità, così sulle liste ci saranno il 40 per cento di bosgnacchi, il 30 per cento di croati e il 30 per cento di serbi. Se i numeri sono esatti, allora non ci sono gli "altri" nemmeno in questo partito.
Il silenzio dell'SDA
Nonostante in quei giorni i lavoratori non fossero in protesta, da nessuna parte era possibile trovare il premier cantonale. Il partito di maggioranza a Travnik si trova ad nuovo indirizzo e non è facile trovare i suoi dirigenti. Solo dopo numerose indagini, un attivista ha spiegato a chi scrive dove si trova l’SDA [partito di Azione Democratica, fondato da Alija Izetbegovic, ndc]. Sul Kalibunar, nell’edificio dell'impresa Pubblica comunale Basbunar, chi scrive ha riconosciuto la bandiera del SDA, ma non è stato facile entrarvi. L'edificio si trova all'interno dell'impresa pubblica e il portiere non permette di entrare in macchina. Infine all'interno dell'edificio, nei locali separati del Comitato Comunale e Cantonale dell'SDA non c'era una persona autorizzata a parlare con i giornalisti.
Il giornalista di
Dani è andato sul posto di lavoro del presidente del Comitato comunale e Cantonale dell'SDA presso il governo cantonale. Refik Poparic è il vice del presidente del Parlamento del Cantone e presidente del Comitato comunale dell'SDA. Salko Selman è il premier e presidente del Comitato cantonale dell'SDA. All'ingresso dell'edificio del governo, il giornalista non è riuscito a passare la portineria. “Il premier non c'è, e Poparic è occupato”. Nemmeno alcune ore dopo, il portiere ha voluto cambiare quanto detto in precedenza: “I signori Poparic e Selman non ci sono”, ha detto brevemente.
Finalmente, nel palazzo dell'impresa comunale, il giornalista di
Daniè riuscito ad incontrare il segretario del comitato cantonale dell'SDA Besim Ajanovic, ma lui non era autorizzato a parlare con i giornalisti: “Niente prima di venerdì”, ha detto Besim Ajanovic. All’SDA annunciano che dopo che la centrale dell'SDA di Sarajevo avrà pubblicato i propri documenti elettorali, a Travnik pubblicheranno le loro analisi e i programmi. “Soltanto quando questi documenti saranno finalmente approvati, saranno resi pubblici”, dice Ajanovic.
Saudin Dahija, capo del comitato per i rappporti con i media e le analisi di questo partito, offre la seguente spiegazione: “Io ricopro il ruolo di coordinatore e posso indirizzarvi alla persona scelta per una regione. Se volete, potrei coordinare il vostro incontro con il presidente Selman, ma non posso parlare finché la piattaforma elettorale non sarà accettata. Come presidente dell'SDA di Kiseljak, io potrei rispondere a qualsiasi domanda sul lavoro di questo comitato, ma non sono autorizzato per il livello cantonale.” Il fatto che all’SDA nessuno possa parlare o che sia impossibile contattare qualcuno che sia autorizzato a farlo, in realtà la dice lunga sullo stato interno del partito di maggioranza e del suo rapporto verso il pubblico.