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La stampa albanese in bancarotta

18.10.2006   

Un commentatore del quotidiano albanese Gazeta Shqiptare lancia l’allarme per le condizioni in cui versa la carta stampata in Albania. E non mancano gli spunti per la soluzione della crisi. Nostra traduzione
Di Osservatore (vezhguesi@hotmail.com), Gazeta shqiptare, 3 ottobre 2006 (tit. orig. Shtypi shqiptar ne prag te falimentimit)

Traduzione per Osservatorio sui Balcani: Alban Trungu


Il mercato della carta stampata in Albania è sull’orlo del fallimento. Nelle ultime settimane sta succedendo quanto denunciato da anni da parte del quotidiano Gazeta Shqiptare. I lettori avranno notato che dalla fine di agosto i giornali hanno un formato a dir poco strano: sono o più grandi (in fondo pagina c’è un bordo largo non utilizzato) o più piccoli del solito. Oppure non arrivano in edicola perché non sono stati stampati affatto. Per 4 giorni in un mese alcuni quotidiani non sono usciti nelle edicole di Tirana, invece in altre città il fenomeno si verifica più spesso, quasi quotidianamente, perché la tiratura è stata ridotta. Spesso questo avviene su ordine del titolare della tipografia perché la carta non basta per stampare tutti i giornali. Confermando la crisi nel settore, due giorni fa un altro quotidiano è stato chiuso. E’ il terzo in meno di sei mesi.

Cosa sta succedendo?

Fino ad un anno fa, a Tirana c’erano 5 tipografie che stampavano 35 quotidiani (inclusi i giornali sportivi). Da alcune settimane la Guardia di finanza ha preso di mira queste tipografie. Ignorando i veri evasori fiscali, si sta occupando delle attività che producono giornali. Invece continuiamo a credere che i milioni di dollari di imposte non pagate da parte dell’AMC [uno dei due operatori di telefonia mobile, ndt] facciano più scandalo delle poche migliaia di dollari che le tipografie devono allo Stato. Mentre l’AMC continua ad operare senza problemi, le tipografie sono state chiuse!

Attualmente funzionano 3 tipografie, ma una non è in grado di stampare più di 3 – 4 giornali a notte. Tutti i giornali vengono stampati nelle altre due tipografie che appartengono allo stesso proprietario. In questo modo il governo che voleva contrastare i monopoli, ha accentrato tutta la stampa dei giornali nelle mani di un unico imprenditore! Da alcuni giorni la Guardia di finanza ha iniziato a controllare anche queste due tipografie. Non sappiamo se verranno chiuse ma se succederà, i giornali spariranno dalle edicole albanesi!

Abitualmente si tende a pensare che l’accentramento della stampa dei giornali nelle mani di un unico imprenditore, possa arricchirlo. In Albania non succede cosi! Al contrario, gli editori in crisi non riescono a pagare la tipografia che a sua volta non possiede liquidità per acquistare la quantità di carta necessaria per stampare tutti i giornali. Ecco il motivo del formato diverso e della mancanza dei giornali in edicola: non ci sono i fondi per acquistare la carta e per stamparli viene utilizzato lo stock di carta rimasto in magazzino.

Prima che la Guardia di finanza iniziasse la sua azione, gli editori erano debitori di 5 tipografie e gli effetti si sentivano meno. Ora che sono debitori di un unico proprietario, la crisi è scoppiata.

Quali sono le cause?

Individuare le cause della crisi dell’editoria albanese è piuttosto facile. In Albania da anni gli editori sono soliti vendere i giornali sotto costo (tipico delle dittature oppure dei paesi con un’economia mafiosa). Tutti i giornali di 20 lek [circa 19 eurocentesimi, ndt] che vi passano tra le mani, costano più del loro prezzo di vendita. Infatti la maggior parte degli editori invece di sforzarsi di pubblicare giornali di qualità maggiore, preferisce guadagnare nuovi lettori applicando un prezzo più basso. Con il passare del tempo, la pessima qualità dei giornali ha influito sulla riduzione drastica delle vendite. Fino ad un po’ di tempo fa le perdite in bilancio venivano integrate con appalti o licenze edilizie che la politica donava agli editori amici. Attualmente questo mercato di scambio di favori è diminuito, o almeno non è trasversale e di conseguenza la carta stampata sta fallendo.

Il suicidio degli editori

La crisi attuale non è dovuta solo al prezzo sottocosto. La qualità pessima dei giornali da 20 lek ha ridotto le vendite. Incapaci di accettare il fallimento, gli editori vogliono credere che i loro giornali siano ancora i più venduti e mantengono una tiratura alta. Proprio la tiratura alta e le vendite basse sono la formula che porta alla scomparsa della carta stampata. Facciamo due conti: per ogni giornale di 32 pagine acquistato dai lettori ad un prezzo di 20 lek, 5 lek vanno all’edicolante e 3 lek sono “l’utile” dell’editore (che gli servono per coprire gli altri costi come il trasporto, le retribuzioni dei giornalisti ecc.). In verità gli editori non guadagnano neanche i 3 lek che gli spetterebbero perché per ogni giornale non venduto perdono i 12 lek del suo costo di stampa. Detto in parole povere: per ogni giornale non venduto l’editore perde il guadagno di quattro giornali venduti.

Oggi, a causa della tiratura mantenuta artificialmente alta, i giornali sottocosto vendono meno del 60% delle copie messe sul mercato. In questo modo quotidianamente gli editori, piuttosto che guadagnare, perdono decine di migliaia di lek. Ecco perché gli editori non possono pagare le tipografie che a loro volta non possono acquistare la carta, pagare le imposte e in qualche caso anche le bollette del KESH [azienda elettrica albanese, ndt]. Il colmo si raggiunge quando gli editori per concorrere tra loro offrono pubblicità a prezzi irrisori chiudendo definitivamente il bilancio in perdita. Questa miope politica commerciale è un vero suicidio economico per gli editori.

Lo scambio di beni senza moneta

Qualche tempo fa, Ardian Fullani, governatore della Banca d’Albania, ha denunciato una nuova minaccia per l’economia albanese. Gli imprenditori (partendo da quelli edili) vendono e acquistano senza utilizzare la moneta ma scambiandosi i beni. Lo stesso fenomeno si sta verificando con gli editori. Le tipografie non vengono pagate e per compensare parte del credito accumulato dalla stampa dei giornali, prendono dagli editori appartamenti, autovetture e altri beni. Sembra che la moneta sia scomparsa.

Cosa si può fare?

Cosa può essere fatto per evitare che, da un giorno all’altro, l’Albania diventi il primo paese in Europa dove non si pubblicano più giornali? Ecco alcune soluzioni possibili e urgenti:

1) Il governo si fa carico della questione e aiuta gli editori a saldare i debiti: non deve stanziare fondi a loro ma può sostenerli pagando le tipografie secondo regole per le quali la tiratura dei giornali sia in proporzione alle vendite.

2) Il governo dà crediti a lungo termine senza interessi agli editori per finanziare l’acquisto di tipografie. Se ogni giornale avesse la propria tipografia (come nel resto del mondo) la questione (delle tirature alte e gonfiate) si risolverebbe alla radice.

3) Il governo fa un condono fiscale per tutte le tipografie, le esonera dalle tasse ed estende l’esonero anche agli editori. In questo modo tutte le tipografie funzionerebbero di nuovo e le agevolazioni fiscali porterebbero all’apertura di nuove tipografie.

4) Il parlamento approva la legge che vieta agli editori di vendere i giornali sottocosto. In un mercato libero il governo non può imporre il prezzo ma gli basta “suggerire” un prezzo minimo per i giornali (es. 30 lek). Gli editori che non lo rispettano, non devono essere esonerati dalle tasse e perdono automaticamente il sostegno dello Stato. La stessa legge obblighi gli editori a rendere pubblici i bilanci e abolisca la tassa sull’importazione della carta.

5) Il governo e i comuni studiano insieme un piano per la distribuzione e la vendita dei giornali. Oggi, in più della metà dei comuni albanesi, non arrivano i giornali e la vendita continua a svolgersi sui marciapiedi, senza chioschi e in condizioni vergognose. Basta un giorno di pioggia per ridurre del 50% le vendite dei giornali. Sarebbe come dire che la sopravvivenza della carta stampata in Albania è minacciata anche dal cattivo tempo.

Post Scriptum: Come è successo nei mesi dell’anno 1996, che hanno preceduto la crisi delle piramidi finanziarie, così durante questi giorni un editore che ha chiuso un suo giornale perché non riusciva più a vendere, ha deciso allo stesso tempo di aprirne altri due: uno per venderlo non a 30 lek ma a 10 lek e l’altro per distribuirlo gratuitamente! La crisi della carta stampata e delle tipografie si sta aggravando ulteriormente.
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