La destra croata si compatta a difesa dell'ex generale, liberato dopo essere entrato in sciopero della fame. Le possibili conseguenze della crisi per il governo Sanader e per l'amministrazione della giustizia, in un paese che sembra non uscire dagli anni '90
Branimir Glavas
E' forse vero - come affermano alcuni analisti - che la Croazia è entrata nella “seconda rivoluzione nazionalista”, i cui attori non aspettavano altro che un'opportunità per poter serrare le proprie fila? L'occasione è stata offerta nelle ultime settimane dal “caso Glavas”, deputato del parlamento, accusato di gravi crimini di guerra, arrestato e poi rilasciato. Ma, per evitare o almeno per rimandare il confronto con la giustizia, Glavas ha fatto uno sciopero della fame. Sicché, dal ruolo di potenziale criminale è riuscito a trasformarsi in quello della vittima.
Lo sciopero della fame di Glavas, durato più settimane - secondo la spiegazione è iniziato perché la procura, oltre alle precedenti incriminazioni, lo ha incolpato anche per gli omicidi di alcuni serbi di Osijek, assassinati in modo crudele sulla riva della Drava nel 1991 - è sfociato in una seria crisi politica. La sua possibile morte in carcere ha spaventato il vertice dell'HDZ [Unione Democratica Croata, ndt] al governo e lo stesso premier Sanader. L'indagine sul “caso Glavas”, su decisione del giudice istruttore, a causa del cattivo stato di salute dell'accusato, è stata allora temporaneamente interrotta. Glavas, come ha spiegato lo stesso giudice istruttore, venerdì 1 dicembre, è stato messo in libertà proprio per questo motivo.
Ma lo sciopero della fame di Glavas e il fatto che un generale croato (in pensione) si trovi agli arresti, ha fortemente compattato la destra radicale. In questa variopinta realtà, sino a ieri poco unita, all'improvviso - sotto l'egida della preoccupazione per la vita di Glavas minacciata dallo sciopero della fame - si sono ritrovati insieme parte dei vescovi croati, 19 accademici, la famiglia del defunto presidente Franjo Tudjman, l'influente quotidiano "Vecernji list", l'ex consigliere di Tudjman per la politica interna Ivic Pasalic, quei generali che, per essersi immischiati nella vita politica del paese, nel 2000 sono stati mandati in pensione dal presidente Mesic, i rappresentanti delle diverse associazioni dei veterani...
Davor Butkovic, commentatore dello "Jutarnji list", quotidiano liberale, afferma che tutta questa “rivoluzione radical nazionalista” si è mossa non tanto per Glavas, ma perché lui “simboleggia l'insieme dei valori che hanno dominato la Croazia negli anni novanta, e che sono tutt'ora molto presenti in alcuni ambienti”. Loro, come afferma l'analista, sono a favore del “ritorno della Croazia di Tudjman” e non si arrendono davanti al fatto che la Croazia di oggi non è più quella che era nella metà degli anni novanta, isolata e imprigionata dal nazionalismo, ma un paese moderno che a grandi passi cammina verso l'Unione europea.
Ma “il caso Glavas” e il suo minacciare il potere giudiziario con lo sciopero della fame, che, a quanto diceva, avrebbe fatto fino alla fine, ha dimostrato invece che il livello raggiunto della democratizzazione e della disponibilità del governo del premier Sanader nell'adottare standard europei in Croazia, è un processo che ha radici poco profonde e che qualsiasi tempesta politica di una certa intesità riesce a mandare all'aria. Dopo che Glavas, accusato del più pesante reato penale, crimini di guerra, è stato rilasciato, alcuni analisti si sono spinti così lontano da definire questo momento come “il crollo dello stato legale”. Cosa succederà, chiedono, se adesso tutti gli accusati, o quelli che sono già in carcere per scontare la pena, iniziassero a comportarsi come Glavas e con lo sciopero della fame e con la minaccia di morire in prigione, ottengono la libertà?
Il famoso esperto legale Cedo Prodanovic, avvocato di Zagabria con una grande esperienza nei processi per crimini di guerra, sostiene invece che il caso Glavas ha aperto il vaso di Pandora: “Se io fossi accusato e arrestato per crimini di guerra, da domani anch'io inizierei con lo sciopero della fame”, dice Prodanovic. “In che modo questo si rifletterà e quali ripercussioni avrà su altri casi che sono in corso presso i nostri tribunali, è difficile dirlo. Ma il fatto è che è stato creato un precedente. Perché, fino ad ora non c'è mai stato un caso come questo”.
Una parte degli analisti crede che la politica abbia avuto una forte influenza sulla decisione del giudice istruttore di mettere in libertà Glavas a causa del suo debole stato di salute. Nonostante in Croazia tutti dicano che la giustizia è indipendente, non è difficile credere che non sia proprio così. Ma l'analista politico Davor Gjenero, in una dichiarazione per Osservatorio sui Balcani, vede le cose in modo un po' diverso: “Credo che la decisione di rilasciare Glavas in libertà sia il risultato della terribile pressione che hanno esercitato i media nazional-radicali e i gruppi attorno a loro, oltre alle pessime selezioni dei quadri della giustizia, fatte durante il periodo Tudjman. Allora al potere giudiziario - dai periti giudiziari ai giudici - venivano inserite delle persone che, come richiedeva Tudjman, avrebbero eseguito la politica dello Stato".
Tuttavia chi da dietro sta costruendo la difesa di Glavas, con diverse ostruzioni, come nel caso di questa interruzione del processo istruttorio e del rilascio di Glavas, desidera che su questo caso vengano prese delle decisioni definitive - o procedere con l'accusa o rinunciarvi - e avvicinare il più possibile la data delle elezioni parlamentari. In questo modo si desidera aprire una crisi all'interno del partito di governo e far vacillare la posizione del premier Sanader, la cui autorità, proprio a causa del caso Glavas, è già stata colpita.
Il presidente croato Stjepan Mesic, in una comunicazione data alla nazione lunedì scorso, ha affermato che è stato fatto un grave danno al Paese, a causa del modo in cui si sta conducendo questo caso. “Tutti coloro i quali si sono in qualsiasi modo, e al di fuori della procedura legale, immischiati nel 'caso Glavas', hanno mostrato che non sono interessati né a rispettare lo stato legale, né ad arrivare alla verità, né a risolvere un crimine che getta un'ombra oscura su tutti quelli che hanno preso parte alla Guerra patriottica, e tanto meno sono interessati al destino di Branimir Glavas. E' chiaro e riconoscibile e il loro unico scopo è di destabilizzare la situazione nel paese e discreditare lo sforzo che si sta facendo in tutti i settori per rendere possibile che la Croazia nel più breve periodo possibile possa entrare nell'Unione europea. Ciò si riferisce anche a coloro i quali hanno coperto le loro azioni con il velo dei cosiddetti motivi umanitari”, dice Mesic.
E mentre la destra trionfa, pensando di aver vinto la prima battaglia importante del “caso Glavas”, e che potrà usarlo ancora per i suoi scopi politici, gli analisti avvertono che il premier Sanader dovrà necessariamente prendere alcune decisioni importanti. Prima di tutto, credono gli analisti, il premier si deve liberare del presidente del parlamento, Vladimir Seks, il quale, durante la guerra, mentre Glavas comandava la difesa di Osijek - quindi nel periodo in cui furono commessi i crimini dei quali viene incolpato Glavas - era il presidente del comitato di crisi, di quel particolare governo ad hoc che coordinava le attività civili e militari. Più volte Glavas fino ad ora ha detto che Seks era al corrente di tutto ciò che accadeva a Osijek, ma fino ad ora - benché lo avesse annunciato - non ha mai portato le prove del fatto che lui fosse immischiato direttamente nei crimini di guerra.
Ad ogni modo la questione è quanta forza ha Sanader, nell'anno delle elezioni, per sollevare questa questione. Evidentemente sta valutando molto attentamente se per lui Seks è un peso al collo oppure se il suo spostamento potrebbe trasformarsi in una grande trasformazione politica.