Durazzo: la risicata vittoria dei socialisti
27.02.2007
Da Durazzo,
scrive Francesca Niccolai
Il porto di Durazzo
Contro i pronostici a Durazzo - tra le principali città dell'Albania - vincono i socialisti, guidati dal politico-imprenditore Vangjush Dako. Nella cittadina di Shijak, alle porte di Durazzo, siederà invece una donna. Una delle poche in Albania a scendere in politica
La sfida per il municipio di Durazzo potrebbe rappresentare un ottimo argomento per quanti sono contrari all’eutanasia. Il Partito Socialista (PS) era dato praticamente per spacciato e si preparava a una pesante sconfitta; invece, già da lunedì scorso il “grande malato” non appariva poi così grave e il vantaggio a favore del Partito Democratico (PD) risultava più esiguo del previsto. Durante la giornata è arrivato il pareggio e in serata i socialisti hanno iniziato a sperare – circolavano perfino voci di un risicato sorpasso. Martedì mattina l’annuncio ufficiale di una vittoria per più di 320 voti, che ha consegnato Durazzo a un’amministrazione di sinistra per la terza volta consecutiva.
Gli sfidanti
A fronteggiarsi erano Armand Teliti per la “Grande Alleanza” di centrodestra e Vangjush Dako per la coalizione Bashkë për të Ardhmen (“Insieme per il Futuro”) di centrosinistra. Una candidatura forte, la prima: Teliti è presidente del PD di Durazzo nonché viceministro dei Trasporti nel governo Berisha – un dicastero che in Albania è secondo per importanza solo a quello degli Interni. Dako è invece un indipendente che viene dalle file della società civile, designato dalla coalizione di sinistra dopo lunghi dibattiti interni – il Bashkë di Durazzo è stato fra gli ultimi a presentare il proprio candidato e prima di Dako si erano fatti altri nomi.
Un altro punto di forza di Teliti erano semplicemente i fatti: alle politiche del 3 luglio 2005, Durazzo si era interamente consegnata al PD, che era riuscito a conquistare anche zone tradizionalmente “rosse” come i quartieri 12, 15, 17 e 18. La città è pertanto rappresentata in Parlamento da sei deputati tutti blu (il colore dei democratici).
Cosa è cambiato nel solo arco di un anno e mezzo? Durazzo è intimamente “rosa” (il colore del PS) o blu? E’ il porto operaio creato da Enver Hoxha con l’inurbamento di migliaia di persone venute da altre zone dell’Albania o è la città dei pronari, i commercianti dell’anteguerra i cui discendenti rimpiangono palazzine e terreni appartenuti ai nonni nel primo Novecento? O è la città indifferente per antonomasia, che in questa consultazione si è distinta per un altissimo tasso d’astensionismo (ha votato solo il 32%)? Chi ha disertato le urne e perché?
Ragioni di una sconfitta e di una vittoria
Partendo proprio dall’elevata affluenza del 2005, si direbbe che stavolta sia rimasto a casa l’elettorato del PD. Per contro, i simpatizzanti della sinistra hanno voluto apporre il loro secco “no” a una tornata locale che ha assunto i contorni di un referendum sul premier Berisha.
Come negli altri grandi centri del paese, anche a Durazzo il candidato della destra è stato penalizzato più dalla protesta contro il primo ministro che dagli eventuali demeriti personali. Tuttavia, nel caso di Teliti intervengono altri due fattori. I sondaggi della città portuale davano il PD in netto vantaggio – perfino “Zëri i Popullit”, il quotidiano del PS, lo ipotizzava vincente –, per cui la campagna elettorale si sarebbe giocata sottotono, dando per scontato un facile trionfo. Inoltre, Teliti avrebbe puntato su un ristretto nucleo di collaboratori, tutti giovani come lui, escludendo le figure “storiche” del PD durazzino e alienandosi parecchie simpatie da parte dei possibili elettori.
Al contrario, Dako avrebbe condotto una campagna più “calda” e vicina alla gente, giocando anche sulla sua fama di imprenditore di successo. Nel suo website, il neosindaco di Durazzo pubblica infatti il proprio curriculum e i suoi frutti, vale a dire un capitale di 800mila euro, che in Albania è una bella somma e rassicura gli elettori sia in merito alle capacità del “winner” sia alla sua onestà, data la diffusa convinzione che “è meglio che un politico sia già ricco di suo”.
Né va sottovalutata l’attività imprenditoriale di Dako, ossia due grandi cementifici che, detta il sito, “hanno consentito la realizzazione di sei nuovi palazzi a Durazzo”. Data l’importanza che l’edilizia riveste nel porto adriatico, dove la costruzione di imponenti condomini e grattacieli non si arresta da una decina d’anni, ecco affiorare le vere ragioni della vittoria di Dako, fondata sul sostegno dei “poteri forti” del business del mattone.
La seconda città dell’Albania era in qualche modo chiamata a scegliere fra due vocazioni, fra due sfere economiche e due modelli di sviluppo: nel suo ruolo di viceministro dei Trasporti, Teliti poteva idealmente rappresentare la promozione delle attività portuali, del settore marittimo e quindi della vocazione tradizionale di Durazzo; al contrario, Dako incarna un’attività di terra, di materia ben solida anziché fluttuante come le onde adriatiche, incentivando un settore che produce immense ricchezze per chi investe, garantisce occupazione ad architetti e muratori e genera un ampio indotto nel commercio di sanitari, piastrelle, arredamento, etc. – un settore che inoltre riscuote ampi consensi presso l’opinione pubblica, che vi identifica lo “sviluppo” per eccellenza.
Il processo elettorale e i suoi esiti
Durazzo ha dunque compiuto la sua scelta, puntando il proprio futuro sull’accentuazione di un’identità urbana quasi estrema. E ha preso questa decisione con la tranquillità che la contraddistingue: chi ha votato lo ha fatto con ordine, non si sono verificati incidenti e, una volta annunciata la vittoria di Bashkë, Teliti ha immediatamente ammesso la sconfitta senza polemiche, meritandosi i complimenti del segretario generale del PS Pandeli Majko.
Soltanto venerdì si è verificato qualche intoppo, quando gli scrutatori del PD hanno rifiutato di firmare il verbale destinato a suggellare il processo elettorale, per cui l’ultima parola spetta ora al Comitato Elettorale Centrale. Ciò non ha tuttavia impedito alla coalizione di sinistra di festeggiare sabato al cospetto di Edi Rama, capo del PS e vincitore al municipio di Tirana. Rama ha iniziato la sua tourné nei comuni vittoriosi partendo proprio dal porto adriatico, che durante il suo discorso ha definito “un cantiere” (politico o edile?). Secondo il leader socialista, “la vittoria del PS a Durazzo è la più bella e la più importante di queste elezioni, perché rimedia alla sconfitta del 3 luglio 2005”. Il sindaco di Tirana si è poi detto dispiaciuto per il PD, “che è come una casa il cui capofamiglia è senza etica e senza morale”.
Da parte sua, Dako si appresta a governare Durazzo per quattro anni in soluzione di continuità rispetto ai suoi predecessori Hoti e Koka – quest’ultimo lo ha accompagnato per tutta la campagna elettorale. Trionfa dunque la linea del “politico-imprenditore”, dell’uomo che ha saputo curare bene i propri affari e quindi saprà amministrare altrettanto bene la cosa pubblica.
E nell’entroterra, una Shijak “rosa” in tutti i sensi
A parte Berisha, il grande sconfitto di queste elezioni sono state le donne: nemmeno una compariva fra gli aspiranti sindaci presentati dal PD e su più di mille candidati totali non ve n’erano che 33. Durante la campagna, il premier si era detto “costernato” davanti al vuoto femminile nella sua squadra, ma si è ben guardato dall’analizzare le cause del fenomeno. Abbiamo pertanto deciso di porre la domanda ad Afërdita Alite, cinquantacinque anni, nuovo sindaco rosa della cittadina di Shijak, alle porte di Durazzo.
“Ciò che trattiene le donne dal fare politica in Albania è la mentalità locale, perché qui vige una profonda sfiducia maschile nei confronti delle donne”, spiega Alite all’Osservatorio. “E’ un problema che parte da lontano, dal ruolo subalterno della donna entro la famiglia e nell’intera società. La donna è ancora considerata inadeguata alla vita pubblica, ecco perché è difficile, specie per le giovani, lanciarsi nell’arena politica: l’idea che una venticinquenne, magari bella, lavori a stretto contatto coi maschi risulta difficilmente accettabile”.
Ma allora come ci è riuscita questa bella professoressa di matematica, madre di tre figli e nonna di due nipotini? “Grazie alla mia famiglia e agli amici del PS di Shijak, che mi hanno convinta ad affrontare quest’impresa vincendo le mie insicurezze personali”, sorride Alite. “Anche a sinistra le candidature femminili erano poche, ma il PS ha una visione diversa da quella del PD sulle donne in politica: i socialisti sono più aperti, rispettano il libero pensiero e valorizzano l’individuo, maschio o femmina che sia. Io ritengo che in politica servirebbero più donne per addolcire un ambiente caratterizzato da contrapposizioni e scontri molto forti, specie in Albania”.
E quali saranno le “sfumature rosa” di questo terzo mandato socialista a Shijak?
“La nostra città è un cuore rosa entro un circondario tutto blu. Le aree rurali e gli insediamenti informali votano a destra in nome di un generico ‘anticomunismo’: alle politiche del 2005 il nostro candidato Duka vinse qui in città, ma il suo avversario Olldashi (ex ministro degli Interni e sfidante sconfitto per il Municipio di Tirana, n.d.r.) trionfò grazie ai consensi delle aree extraurbane. Questi dati sono stati riconfermati dalle elezioni locali: noi governiamo Shijak e il PD i Comuni rurali, dove la promessa berishana di un condono edilizio ha indubbiamente favorito la destra. In un contesto tanto delicato la mia linea di governo proseguirà su quella già tracciata dai miei predecessori Duka e Çela, mentre la mia sfumatura rosa consisterà nel sollecitare la partecipazione dei cittadini, nel rinsaldare la collaborazione con le ONG e con le associazioni femminili, in una maggiore sensibilità per i problemi sociali, quelli dei bambini, dei giovani e dei pensionati. Senza contare che in Albania la donna è tradizionalmente la contabile di casa perché è economa di natura, una qualità che intendo trasporre nell’amministrazione cittadina. E a proposito di risparmio, vorrei documentarmi maggiormente sulle fonti di energia rinnovabile”.
Insomma, quattro anni densi di impegni e di progetti, ma Alite non si spaventa, “perché con tenacia e umiltà credo che riusciremo a fare un buon lavoro”. Una tenacia e un’umiltà di cui anche il mondo politico maschile sembra avere un gran bisogno..