Assemblea generale - b92
I negoziati di Vienna si sono conclusi, senza si sia raggiunto alcun accordo tra Pristina e Belgrado. Ciononostante la proposta Ahtisaari arriverà al Consiglio di Sicurezza. E, a detta di molti diplomatici occidentali, non vi è alcun piano B. Nostra traduzione
Di Tim Judah, Balkan Insight, (14 Mar 07)
Traduzione a cura di Osservatorio sui Balcani
Una nuova “battaglia per il Kosovo” si sta avvicinando ed i primi colpi sono già stati sparati.
Questa fase di confronto sarà tra diplomatici. Ma, citando una frase pronunciata dall'ex leader serbo Slobodan Milosevic durante il suo celebre discorso di Gazimestan in Kosovo nel giugno del 1989, “Non si tratta di battaglie armate, ciononostante queste ultime non possono essere escluse”.
Questo quanto a conoscenza del pubblico: il processo negoziale durato 14 mesi e tenutosi a Vienna per la definizione dello status del Kosovo è concluso. Nelle prossime settimane Martti Ahtisaari, l'ex Presidente finlandese incaricato dall'Onu della superivisione dei negoziati effettuerà gli ultimi ritocchi alla sua proposta di soluzione e poi la presenterà a Ban Ki-moon, Segretario generale Onu. Quest'ultimo la consegnerà poi al Consiglio di Sicurezza.
Come già è noto il piano di Ahtisaari prevede un Kosovo indipendente, anche se sottoposto a vari condizionamenti e con una larga autonomia concessa alla minoranza serba. La Serbia ha in toto rifiutato il piano mentre i leader albanesi del Kosovo l'hanno accettato.
Il piano prevede inoltre che la missione Onu in Kosovo venga sostituita da una massiccia missione Ue che si occuperà di polizia e giustizia, ed una più piccola, guidata dal cossiddetto Rappresentante Civile Internazionale, che avrà poteri ampi nell'intervenire nella vita politica kosovara. Questo ufficio è modellato su quello dell'Alto Rappresentante in Bosnia.
Tutti concordano sul fatto che dato che l'attuale status legale internazionale del Kosovo è sancito dalla risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell'Onu che nel 1999 pose fine alla guerra, serva una nuova risoluzione per porre termine al mandato Onu e trasferire i poteri al Rappresentante Civile.
E' a questo punto che non vi è più accordo su come procedere.
Sino a poco tempo fa i diplomatici occidentali si aspettavano che la Russia avrebbe prima o poi dato il suo benestare all'indipendenza del Kosovo favorendo il passaggio ad una nuova fase della sua storia o sostenendo - o non ostacolando - una nuova risoluzione in seno al Consiglio di Sicurezza.
Ma, molto lontani da queste posizioni, i diplomatici russi da tempo continuano a ripetere che non sosterranno nulla che non sia stato il risultato di un accordo tra serbi ed albanesi. E dato che serbi e albanesi non hanno ottenuto alcun accordo sullo status finale del territorio, questo potrebbe significare che la Russia sia disposta a porre il veto.
Ciò che non si sa è se i russi pensano ciò che affermano o se, al contrario, stanno solo inalzando la tensione per riuscire a contrattare meglio su altre concessioni che potrebbero ottenere dagli Usa altrove.
Per questo motivo molte cose stanno accadendo in questi giorni, alcune in pubblico, altre in privato. Dietro le quinte Ahtisaari e altri diplomatici occidentali stanno sostenendo che il Kosovo rappresenta un test cruciale per la Politica estera e di sicurezza comune dell'Ue, PESC, che ha ricevuto un duro colpo dalla questione Iraq. Per questo l'unità è vista come essenziale.
A loro avviso l'Ue si sta preparando a fare un grande investimento politico e diplomatico in Kosovo, ma senza unità di vedute all'interno della stessa Ue e attraverso l'Atlantico, la Russia farebbe breccia all'interno della PESC e ne risulterebbe il caos.
Per questa ragione gli “irregolari” Ue sul Kosovo vengono richiamati all'ordine e allineati. I paesi che hanno espresso scetticismo sull'indipendenza del Kosovo, o che temono ne possano nascere ramificazioni velenose con conseguenze sulle loro stesse situazioni interne, vengono riportati all'ordine da paesi come la Gran Bretagna che sostiene attivamente il piano Ahtisaari.
La Spagna ad esempio, che deve affrontare problemi di separatismo al suo interno, è stata invitata a considerare l'unità dell'Ue più importante dei dubbi sull'indipendenza del Kosovo. Anche la Slovacchia e la Romania è probabile che presto vengano riportate all'ordine.
I diplomatici affermano che le possibilità che il piano Ahtisaari venga approvato in seno al Consiglio di Sicurezza sono molto più elevate se Ue e Usa affrontano la Russia assieme.
Le prime salve in questo confronto sono state già sparate. Lo scorso 13 marzo Richard Holbrooke, il diplomatico statunitense che ha contribuito alla firma degli Accordi di Dayton che hanno posto fine alla guerra in Bosnia nel 1995, ha pubblicato un editoriale sul Washington Post.
Holbrooke è ora un privato cittadino ma è anche conosciuto per essere vicino al Dipartimento di Stato, e quindi le sue parole hanno grande peso.
Holbrooke argomenta che il tentativo della Russia di porre il veto, rallentare o annacquare il piano ahtisaari significherebbe che “la fragile pace del Kosovo evaporerebbe in pochi giorni ed una nuova ondata di violenza – e forse anche una nuova guerra – si scatenerebbe”.
Ha poi aggiunto: “Se la Russia blocca il piano Ahtisaari il caos che ne seguirebbe sarebbe responsabilità di Mosca e condizionerebbe altri aspetti delle relazioni tra la Russia e l'Occidente”.
Ma, in modo molto significativo, Holbrooke afferma che se non si riuscisse ad approvare una risoluzione Onu a causa della Russia gli albanesi del Kosovo dichiarerebbero unilateralmente l'indipendenza e gli Stati Uniti e molti stati musulmani probabilmente riconoscerebbero il nuovo stato, anche se la maggior parte degli stati europei non lo farebbero.
“Sono in discussione la sicurezza e la stabilità dell'Europa e le relazioni con l'Occidente della Russia”, ha affermato.
I diplomatici continuano ad insistere sul fatto che non vi è alcun “Piano B” nela caso quello di Ahtisaari fallisse. Vi è, affermano, solo un piano di indipendenza “condizionata”. L'alternativa è quella dell'indipendenza “incontrollata” perché senza la risoluzione dell'Onu non vi sarà alcuna missione Ue o Rappresentante Civile.
Dietro le quinte qualche diplomatico ha già iniziato a pensare a cosa accadrebbe nel caso di fallimento del piano Ahtisaari. Ma nessuno desidera parlarne in pubblico. Nessuno – ad oggi – desidera conemplare la possibilità di un nuovo disastro in Kosovo.
Se l'articolo di Holbrooke è un primo proiettile sparato nella guerra diplomatica, c'è da aspettarsi altri bombardamenti. Allo stesso tempo è anche probabile vi siano colloqui discreti e lontani dalla ribalta di cui la maggior parte di noi non saprà mai nulla, almeno siano a quando non verranno scritti i libri di storia.