Al via il processo a Gotovina
27.03.2008
Da Osijek,
scrive Drago Hedl
Ante Gotovina
All’Aja è iniziato il processo al generale Gotovina, accusato di crimini di guerra. I media e l’opinione pubblica croata seguono molto attentamente questo evento, vissuto da una parte dei cittadini come un “processo all’intero Paese”
Il tanto atteso inizio del processo al generale croato Ante Gotovina, accusato per crimini di guerra dal Tribunale penale internazionale per i crimini in ex-Jugoslavia (ICTY), conferma che la portavoce di questo tribunale, Olga Kavran, aveva più che ragione quando alla conferenza stampa di Zagabria, subito prima dell’inizio del processo, aveva fatto delle dichiarazioni apparentemente contraddittorie. Kavran aveva affermato che l’attenzione del pubblico croato per i processi dell’Aja è maggiore quando si processano gli imputati croati rispetto a quando si accusano i responsabili di crimini contro i croati.
L’inizio del processo a Gotovina (insieme a lui sono accusati altri due generali croati, Mladen Markač e Ivan Čermak), è seguito da tutti i mezzi di comunicazione con una pubblicità mai vista, che ha offuscato il modo con cui si è fatta informazione finora su tutti gli altri processi dell’Aja.
Mentre il processo all’ex presidente jugoslavo Slobodan Milošević era stato seguito sporadicamente, e il processo agli ufficiali dell'ex Esercito jugoslavo (JNA), la cosiddetta «trojka» di Vukovar, (Mrkšić, Šljivančan i Radić) - responsabili del massacro di più di 200 prigionieri croati nell'ospedale di Vukovar – otteneva poca visibilità sui media, l'inizio del processo a Gotovina è diventato il tema mediatico numero uno. I più importanti quotidiani gli hanno dato spazio sulle pagine principali, e alcuni, in particolare i più venduti, «Večernji list» e «Jutarnji list», hanno pubblicato anche degli inserti speciali. La tv nazionale ha trasmesso il processo in diretta dall'Aja, e ha dedicato diverse trasmissioni all'evento.
La pubblicità ottenuta dal processo Gotovina e dei due generali croati per i crimini commessi durante l’operazione di liberazione “Oluja” (tempesta) dell’agosto 1995, è comprensibile se si considera il peso delle accuse a loro carico. In base a queste, i tre generali - Gotovina, Čermak i Markač – erano coinvolti nella impresa criminale congiunta, guidandola insieme al presidente Franjo Tuđman, e l'obiettivo dell'operazione era la definitiva eliminazione della popolazione serba dalla Croazia. Il procuratore rafforza la pesante accusa affermando che, oltre alla legittima liberazione della zona croata occupata dai rivoltosi serbi, l'azione militare servita per la loro espulsione, la distruzione e l'incendio delle loro case e dei loro beni, era parte di un piano studiato affinché i serbi non potessero più fare ritorno in Croazia.
Per la politica ufficiale croata, e per buona parte dei cittadini, questa posizione del procuratore è inaccettabile, in quanto l'operazione «Tempesta» viene considerata non solamente una legittima azione militare che ogni paese ha diritto di intraprendere se una parte del suo territorio è occupata, ma anche una vittoria militare brillante, «pulita», in cui non erano stati pianificati crimini di guerra.
Il generale Gotovina - senza considerare che, dopo l'emissione dell'atto di accusa del Tribunale dell'Aja nel 2001, ha deciso di fuggire e nascondersi fino alla fine del 2005 quando è stato catturato in Spagna e portato nella prigione del Tribunale dell'Aja - per la maggior parte dei croati rappresenta una delle icone nazionali.
L'inizio del processo a Gotovina è vissuto da una parte dei cittadini come un «processo alla Croazia» e al suo «legittimo e giusto sforzo per liberare la sua regione occupata». Il quotidiano “Večernji list”, il giorno seguente all'inizio del processo, è uscito con il titolo «Tuđman sotto accusa», riferendosi alla valutazione del team di avvocati di Gotovina sulle accuse sollevate dal procuratore, l’americano Alan Tieger. E precisamente si tratta di tesi che lo stesso Tuđman aveva diffuso, dopo essere venuto a sapere che il Tribunale dell'Aja indagava i crimini commessi durante l'operazione «Tempesta», e che si interessava anche al suo ruolo in questa operazione (Tuđman in qualità di presidente dello stato era anche a capo delle forze armate), sostenendo che così come è possibile il processo ai generali, al contempo è possibile anche il processo contro di lui, ovvero alla Croazia intera.
Il procuratore Tieger, evidentemente già a conoscenza di tali posizioni dell’opinione pubblica croata, il primo giorno del processo a Gotovina ha dichiarato di non voler in alcun modo incriminare l’intera operazione “Tempesta”, né tanto meno mettere in discussione il diritto della Croazia a riprendersi i propri territori. Se l’è presa con il capo di stato e dell’esercito croato di allora, e con i tre generali accusati, ritenendoli parte dell’impresa criminale congiunta, il cui obiettivo era la pulizia etnica della popolazione serba. Spiegando la sopra citata posizione del capo di stato, Tieger ha affermato che si è trattato di “ vendetta e rappresaglia” per il fatto che i serbi rivoltosi di Croazia, con l’aiuto della JNA, all’inizio della guerra nel 1991 avevano occupato un terzo del territorio croato.
La difesa di Gotovina e degli altri due generali, Markač i Čermak, si oppone decisamente a tali accuse, affermando che non c'è stata alcuna «impresa criminale congiunta», e che l'operazione «Tempesta» è stata un'azione militare legittima e condotta brillantemente, in cui ha perso la vita un numero decisamente inferiore di civili rispetto ad altre operazioni militari dello stesso tipo. Non negano che i crimini siano stati commessi, ma affermano che non erano stati pianificati, e spiegano che in un così vasto territorio liberato non era possibile, in breve tempo, controllare che non avvenisse alcuna vendetta.
Il processo contro Gotovina, che sarà una maratona, con la comparsa di numerosi testimoni, accuse e difese, si troverà a dimostrare e a confutare proprio le premesse presentate i primi giorni da procura e difesa. Questo per la Croazia non sarà solo il processo ai suoi generali, ma anche alla sua storia più recente, e questa storia – come si è spesso potuto sentire finora - non può essere scritta dal Tribunale dell’Aja.