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Nebbia sulla Gora

07.05.2008    Da Dragas, scrive Tanya Mangalakova
Gorani in abiti tradizionali
Nelle regioni della Gora e della Zupa, tra le più remote del Kosovo, i "nasenci", slavi di religione islamica e dall'identità contesa, ma legati a Belgrado soprattutto da fattori economici, guardano con sentimenti contrastanti alle prossime elezioni serbe dell'11 maggio. Un nostro reportage
Il 5 maggio il premier kosovaro Hashim Thaci è arrivato nella regione della Gora, al confine con Albania e Macedonia, per inaugurare i lavori di sistemazione della strada che connette i villaggio di Kukaljane e Brod, per il valore di un milione di euro. Thaci è stato accolto da bambini vestiti in abiti tradizionali, da simpatizzanti del suo Partito Democratico del Kosovo (Pdk) del villaggio di Restelica, e da Sadik Idrizi, deputato della coalizione bosniaca “Vakat”, partito che supporta il governo. Il premier, durante la cerimonia, ha fatto presto segno che venisse sospesa la traduzione in serbo, e molte delle sue parole sono rimaste incomprese dai gorani, pochi dei quali capiscono l'albanese. Nessuno però ha protestato, né ha richiesto che venisse ripresa la traduzione.

La delegazione di Thaci si è poi recata nel nuovo hotel costruito da albanesi a circa tre chilometri da Brod, anche se pochi abitanti del villaggio si sono resi conto della visita. Molti, a Brod, temono che la costruzione dell'hotel significhi l'inizio dell'albanesizzazione della regione. “Non è normale che nel cuore della Sar Planina ci sia un hotel albanese. A comprare il terreno e a costruirlo doveva essere qualcuno del posto. Ma adesso viene qualcuno da fuori a 'raccogliere il miele' dalle nostre montagne”, ci dice Islam, giovane avvocato del villaggio di Zli Potok, che lavora alla municipalità di Dragas, centro amministrativo della regione della Gora, ed unico dove vivono anche albanesi.

In giro non si vedono manifesti per le elezioni serbe del prossimo 11 maggio. Hashim Tachi ha definito questo consultazioni come illegali, una minaccia all'integrità del Kosovo. “Siamo pronti a chiudere un occhio sulle elezioni politiche, visto che l'Unmik riconosce il diritto alla doppia cittadinanza. Ma quelle locali non sono necessarie, né riconosciute dall'Unmik”, ha detto all'Osservatorio un alto funzionario del Pdk. Lo stesso funzionario ritiene che alcuni gorani andranno a votare, essendo fedeli e dipendenti da Belgrado. “Ma noi vogliamo farli tornare a noi, conquistare la loro fiducia”, aggiunge.

Alla cerimonia di apertura della strada tra Kukaljane e Brod non è stato invitato Mursel Halili, deputato e leader dell'Iniziativa Civile della Gora (Gig). Ad Osservatorio, Halili ha spiegato che il partito con la stessa sigla registrato nelle liste elettorali serbe, ha la sua sede a Belgrado, e raggruppa i gorani che vivono in Serbia. La Gig di Halili collabora con le istituzioni kosovare e partecipa alle elezioni locali dell'Unmik. Il leader definisce la posizione del partito rispetto alle elezioni serbe dell'11 maggio come “neutrale”. I gorani possono votare alle elezioni parlamentari, ma non lo faranno per quelle locali.

Nella Gora esiste oggi una “concorrenza politica” tra le organizzazioni politiche gorane e quelle bosniache. Parte della popolazione locale (circa 9mila persone in tutto) , infatti, si definisce bosniaca piuttosto che gorana, processo che si è rafforzato dopo la guerra del 1999. Dal 2000 il partito di Halili chiede che venga costituita una municipalità della Gora, con maggior grado di autonomia. Dopo il 1999 alla municipalità attuale sono stati aggregati villaggi albanesi della regione di Opolje, e il centro amministrativo è diventato Dragas.

Halili denuncia il fatto che da anni, dalla regione di Ljuma, dall'altra parte del confine con l'Albania, bande di ladri rubano pecore, vacche, ma anche televisori frigoriferi, mobili, soprattutto dalle case dei gorani che si trovano a lavorare all'estero. Qui il confine tra Kosovo e Albania è montagnoso, e oltre ad essere scarsamente controllato, in alcuni tratti non è nemmeno segnato. Il punto di transito ufficiale più vicino è quello di Morina, ma attraverso strade secondarie il confine viene attraversato in modo illegale.

Il 25 aprile scorso la sede della Gig a Dragas è stata visitata dal ministro bulgaro per le questioni europee Gergana Grancharova, che ha discusso con Halili sulla possibilità di creare dieci borse di studio per ragazzi di etnia bulgara nelle regioni di Gora e Zupa. La Grancharova ha poi regalato ad Hashim Thaci il dizionario “Gorano (nasinski)-Albanese”, redatto da Nazif Dokle, secondo il quale il dialetto gorano è parte della famiglia linguistica bulgara.

Elezioni in segreto tra Gora e Zupa

Le elezioni serbe del prossimo 11 maggio si terranno anche nella Gora, ma ancora non è chiaro dove e come. Di sicuro ci saranno urne presso il Centro di Coordinamento per il Kosmet nel villaggio di Vranista. Parallelamente, seggi verranno organizzati in case private nei villaggi di Mlike, Globocica, Vranista, Dragas, e probabilmente anche a Rapca, Radesa, Restelica.

Abudulah, 41 anni, di Brod, dice che voterà per il partito democratico di Tadic, ma solo alle parlamentari. “Siamo legati alla Serbia. Metà della popolazione della Gora ha legami con Belgrado: pensioni, salari, borse di studio. Qui si voterà l'11 maggio, ma lontano dai riflettori”.

“Queste elezioni significano solo propaganda e furto di voti. I politici di Belgrado utilizzeranno i gorani nella propria campagna elettorale”, sostiene Samir Velija, ricercatore del dell'ufficio di Pristina del “Centro per il Diritto Umanitario” di Natasa Kandic. Velija ha 28 anni, ha studiato diritto a Sarajevo, ma i suoi genitori vengono dal villaggio di Radesa, sulla Gora. Secondo Samir nella Gora non c'è un partito “pro-gorano”, ma tutte le formazioni sono o filo-serbe o filo-bosniache.

“L'errore più grande, è che questa piccola comunità si occupa di politica internazionale”, dice ancora Samir. “La gente della Gora deve rispettare le leggi del governo del Kosovo, e accedere all'educazione secondo il piano educativo kosovaro. Gli insegnanti che insegnano secondo il programma serbo sono sostenuti dalla Gig. Questo influisce negativamente sui gorani che vivono in Kosovo, e rafforza i pregiudizi degli albanesi nei loro confronti, quale quinta colonna serba. I gorani dovrebbero studiare l'albanese, per poter comunicare con il resto della popolazione”.

Il dialetto “nasinski” si parla anche in 15 villaggi della regione della Zupa, vicino a Prizren. Parte della popolazione di questi villaggi si definisce bosniaca, parte bulgara, ma tutti fanno riferimento a se stessi come a “nasenci”. Né a Prizren né nei villaggi della Zupa ci sono cartelloni elettorali per l'11 maggio. Da circa due anni, nella Zupa, sono stati costruiti ristoranti di lusso, proprietà di albanesi. Secondo Abaz Ademi, “nasenec” di Gorno Ljubine, e leader del Partito d'Azione Democratica (Sda) a Prizren, questi segnano l'espansione economica albanese nella regione. Nei pressi del villaggio di Recane, ci sono anche molte costruzioni abusive, sempre di proprietà albanese.

I “nasenci” della Zupa, secondo Refik, giornalista che oggi lavora a Prizren, ma che viene dal villaggio di Ljubine, non si recheranno a votare domenica prossima. Secondo Abaz Ademi queste elezioni non sono necessarie agli abitanti della Zupa. Vezira Emrus, deputata a Pristina per lo Sda, non è però d'accordo. Molti degli abitanti di Gora e Zupa sopravvivono grazie alle pensioni, ai salari, e agli aiuti sociali che arrivano da Belgrado. Molti, secondo la Emrus, si recheranno quindi a votare, anche se non si sa ancora come e dove.

La Emrus (Sda) in parlamento fa parte del gruppo dell'Alleanza per il Futuro del Kosovo (Aak) di Ramus Haradinaj, da poco rientrato dopo l'assoluzione al tribunale dell'Aja. Haradinaj ha dichiarato all'Osservatorio che il suo partito si prepara alla elezioni parlamentari attese nella primavera del 2009, e a quelle amministrative dell'autunno di quest'anno. “I gorani sono una ricchezza per il paese. Ogni differenza rende il Kosovo più ricco, in tradizioni e lingue. Noi, come etnia maggioritaria, dobbiamo essere ben disposti verso di loro. Hanno bisogno di aiuto”, sostiene Haradinaj.

Persi nella nebbia

Nel Kosovo settentrionale, dal ponte sull'Ibar che divide Mitrovica su, fino a Leposavic, i muri sono pieni di cartelloni elettorali. Nella parte nord di Mitrovica, ci sono circa 15 locali gestiti da famiglie gorane. Uno di questi è la pasticceria “Pelivan”. Il nonno del proprietario, Dzingiz, si trasferì qui dal villaggio di Radesa. Dzingiz pensa di votare alla elezioni del prossimo 11 maggio. Secondo lui, nella Gora, le elezioni verranno tenute nei villaggi di Vranista, Globocica, Mlike, Ljubosta, Lestane, Dikance e Kukaljane. Le sezioni saranno create nelle scuole oppure in case private. Solo il 5-10% dei gorani di Restelica e Krustevo potrebbero non recarsi a votare. “I gorani sono persi nella nebbia. Non riceveranno niente dal Kosovo, ma dalla Serbia potrebbero avere qualche tipo di aiuto. Qui, a nord dell'Ibar, nessuno può ostacolare il processo elettorale”, dice Dzingiz.

A Leposavic vivono solo due famiglie gorane. La pasticceria “Skadarlija” è proprietà dei fratelli Hadifin “Charlie” e Sali “Zumko” Emini, originari anche loro di Radesa. I fratelli Emini vivono a Leposavic dagli anni '70. Si sentono legati alla Serbia e andranno a votare. “Noi non apparteniamo a nessuno. Gli albanesi ci chiamano serbi, per i serbi siamo 'shiptari'”. Ma noi siamo semplicemente gorani”, dice “Charlie”.

Nel centro di Pristina, sulla “Nena Tereze” c'è il caffè “Korzo”. Il proprietario, Tefik, e di Globocica, ma si è trasferito in città da quaranta anni. Secondo Tefik fino a 15 anni fa, a Pristina, c'erano almeno 150 famiglie gorane, ma oggi ne sono rimaste sì e no 15-20, che lavorano soprattutto in pasticcerie e "cevabdzinice". Tefik non voterà l'11 maggio, e non crede che i politici vogliano aiutare la gente della Gora, che oggi sopravvive con 40 euro di pensione sociale al mese. Secondo Tefik l'istruzione in Kosovo in serbo o in bosniaco è una cosa molto negativa. Tefik non vuole che i suoi figli continuino la tradizione di lavorare nella pasticceria. “Ormai si vendono dolci industriali, il nostro artigianato non ha futuro”.
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