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Il Kosovo a radicali e popolari

15.05.2008    Da Mitrovica, scrive Tatjana Lazarević

Manifesto elettorale del Partito radicale
Le elezioni serbe dell’11 maggio si sono tenute anche in Kosovo, nonostante l’UNMIK le abbia definite illegali. La maggioranza dei voti è andata al Partito radicale e alla coalizione dei popolari, guidata dal premier uscente Kostunica
Dopo la comunicazione dei primi risultati delle elezioni di domenica 11 maggio, i radicali hanno festeggiato la vittoria nel nord del Kosovo con caroselli in auto e sventolio di bandiere raffiguranti Vojislav Seselj, leader del partito radicale ora all'Aja. Ma tutto sommato la parata è durata molto meno degli anni precedenti ed è stata molto più modesta.

Dall’altra parte, i democratici non si sono fatti sentire, eccetto qualche sporadica dichiarazione, così come avvenuto durante la campagna elettorale. La notte prima delle elezioni, la parte nord di Mitrovica era tappezzata di poster con il volto di Tadic e con la foto dell’ex vice premier Bozidar Djelic con la scritta “nemici di stato”. Sono stati gli unici poster - già comparsi a Belgrado dopo la firma dell’Accordo di associazione e stabilizzazione con l'Ue - a comparire nel nord del Kosovo con la foto di Tadic dall'inizio della campagna elettorale (unica eccezione, ma dello stesso tono, alcune copie in bianco e nero di piccolo formato su cui Tadic, in un fotomontaggio, indossava il copricapo tradizionale albanese).

L’UNMIK e le istituzioni kosovare hanno dichiarato le elezioni locali illegali ancora prima che si tenessero e come prima reazione subito dopo la tornata elettorale l’amministrazione Onu ha ribadito questa posizione. Il comandante della KFOR, Xavier de Marnak dalla base di “Notting Hill”, nel Kosovo settentrionale, ha dichiarato ieri mattina che fino ad ora non sono stati registrati incidenti e che la situazione è tranquilla.

A Belgrado, tre giorni dopo le elezioni, la Commissione elettorale repubblicana (RIK) ha comunicato i risultati del voto in Kosovo.

I voti in Kosovo valevoli per la formazione del parlamento, indicano inequivocabilmente che il Partito radicale serbo (SRS) ha ottenuto la prevista vittoria con il 54,2% di voti, con un’affluenza totale del 46,1%. Si tratta di circa il 15% in più della media nazionale dove con un’affluenza del 60,97% (compreso il Kosovo), i radicali hanno il 29,36% di voti.

Anche la cosiddetta coalizione popolare, guidata da Kostunica e formata dal Partito democratico della Serbia e Nuova Serbia (DSS-NS), in Kosovo ha ottenuto un risultato sopra la media: 18,15% (a livello nazionale è all’11,59%).

La lista “Per una Serbia europea” (ZES) che ha ottenuto l’inatteso risultato del 38,44% a livello nazionale, in Kosovo ha ottenuto la metà dei voti: 14,39%.

Solo le percentuali della coalizione guidata dal Partito socialista della Serbia (SPS), vera rivelazione di queste elezioni, rispecchia la media nazionale (7,60%): in Kosovo ha ottenuto il 7,45%.

Nelle amministrative per Mitrovica nord hanno vinto i radicali e la coalizione dei popolari. Secondo i dati preliminari, i radicali hanno il sostegno del 36,1% dell’elettorato locale, i popolari del 28,85%. Per Boris Tadic ha votato il 17,7% degli elettori di questo centro non ufficiale dell’amministrazione e della politica dei serbi del Kosovo, mentre i socialisti hanno preso l’11,53%. Nel complesso in Kosovo i risultati delle forze politiche nelle amministrative hanno rispecchiato i risultati delle politiche.

Nelle prime reazioni ai risultati elettorali, il più influente dei serbi del Kosovo e funzionario del DSS, Marko Jaksic, ha dichiarato che è molto importante che “SRS, DSS-Nuova Serbia e l’SPS formino un governo nazionale che difenda il Kosovo e Metohija e che mantenga la provincia all’interno delle frontiere della Serbia”.

Di contro, la rappresentante dei serbi del Kosovo centrale, Rada Trajkovic ha dichiarato che alle elezioni è stato raggiunto un grande risultato per lo stato serbo e per i cittadini della Serbia, e che si aspetta che il blocco democratico, guidato dal presidente Tadic, formi il nuovo governo, “che manterrà la continuità della politica di un veloce avvicinamento del nostro paese all’Ue e il non riconoscimento della dichiarazione unilaterale di indipendenza del Kosovo”. La Trajkovic in merito alle elezioni locali in Kosovo ritiene però che siano più “un inganno ai danni della comunità serba che non una garanzia rispetto alla permanenza dei serbi in Kosovo”. “I serbi delle enclave che hanno votato alle amministrative, hanno votato per leader di istituzioni virtuali”, ha affermato Trajkovic per la radio locale KIM.

Anche l’ex leader del Distretto kosovaro e rappresentante dell'SPS alle elezioni amministrative Srdjan Vasic, riconosce che i comuni a sud del fiume Ibar funzioneranno in modo efficace solo se l’UNMIK e il governo kosovaro lo permetteranno.

“Le competenze che sino ad ora erano direttamente legate al ministero per il Kosovo e Metohija dello stato serbo ora dovranno essere assunte direttamente dalle nuove amministrazioni locali. Probabilmente riscontreremo parecchi problemi ma ci dovremo confrontare con essi”, ha dichiarato Vasic.

Nel frattempo i serbi del Kosovo continuano ad aspettare le decisioni di Belgrado, questa volta su chi formerà il nuovo governo. Non è un segreto che la maggioranza tirerebbe un respiro di sollievo se a guidare il nuovo esecutivo fossero i popolari e i radicali.
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