La Serbia finalmente ha un nuovo governo a capo del quale siede l’ex ministro delle Finanze Mirko Cvetkovic. Il governo, composto da 27 membri, è stato appoggiato da 127 deputati, contrari 27, astenuti 10 dei totali 164 deputati presenti in aula.
Il nuovo governo ha 24 ministeri, un ministro senza portafoglio, un sostituto del premier e tre vice premier. Al Partito democratico (DS) vanno 8 ministeri, al G17 plus 6, al Partito socialista della Serbia (SPS) 4, al Movimento per il rinnovamento serbo (SPO) e al Partito democratico del Sangiaccato (SDP) uno a testa, e uno anche all’Azione democratica del Sangiaccato (SDA).
Per la nomina del quinto governo dalla caduta del regime di Milosevic hanno votato i rappresentanti della coalizione Insieme per l’Europa (ZES) e i loro partner della coalizione formata dal Partito socialista della Serbia (SPS), dal Partito dei pensionati uniti della Serbia (PUPS) e da Serbia unita (JS). A favore del governo hanno votato anche i deputati della coalizione ungherese e della lista bosgnacca. Contro si sono espressi i rappresentanti della coalizione del Partito democratico della Serbia (DSS) con Nuova Serbia (NS). I dieci deputati del Partito liberal democratico (LDP) presenti in aula non hanno votato, così come non hanno votato i deputati del Partito radicale serbo (SRS). L’unico rappresentante delle minoranze che non ha votato per questo governo è il deputato della comunità albanese Riza Halimi.
Il dibattito parlamentare è iniziato con la presentazione del premier Mirko Cvetkovic. Gli assi portanti del programma di Cvetkovic sono l’orientamento verso il futuro europeo della Serbia, l’inaccettabilità dell’indipendenza del Kosovo, la necessità di rinforzare l’economia e la responsabilità sociale del governo, l’aumento della lotta contro la corruzione e la criminalità e il rispetto del diritto internazionale.
Il primo compito del nuovo governo, secondo le parole del premier, è la ratifica dell’Accordo di associazione e stabilizzazione con l’Unione europea. Cvetkovic ha dichiarato che la priorità del governo, fino alla fine dell’anno in corso o al massimo entro la metà dell’anno venturo, è che la Serbia ottenga lo status di candidato per l’Unione europea. Allo stesso tempo, la Serbia proseguirà l’accelerazione del percorso di riforme, così che entro la fine dei quattro anni della legislatura possa concorrere per una piena membership nell’UE.
L’orientamento strategico della Serbia riguarda il rafforzamento della collaborazione con Bruxelles, Washington e Mosca. La Serbia rinsalderà le buone relazioni con la Russia, compresa la ratifica dell’accordo sul gas.
Nonostante sia chiaro che il Kosovo non rientra tra le priorità del governo Cvetkovic, il neo premier ha sottolineato l’orientamento della Serbia a mantenere l’integrità territoriale e la sovranità, aggiungendo che la Serbia non potrà mai accettare l’indipendenza del Kosovo. Cvetkovic ha annunciato una serie di nuovi colloqui con gli albanesi del Kosovo e ha aggiunto che lo Stato continuerà ad investire nella comunità serba del Kosovo con l’obiettivo di rinforzare la loro economia e la loro permanenza in loco.
Composizione del governo
Premier: Mirko Cvetković (DS)
Sostituto del premier e ministro dell’Interno: Ivica Dačić (SPS)
Vicepremier e ministro dell’Economia: Mlađan Dinkić (G17)
Vicepremier e ministro per la Scienza e lo Sviluppo: Božidar Ðelić (DS)
Vicepremier: Jovan Krkobabić (PUPS)
Ministro della Difesa: Dragan Šutanovac (DS)
Ministro degli Affari Esteri: Vuk Jeremić (DS)
Ministro della Giustizia: Snežana Malović (DS)
Ministro delle Finanze: Dijana Dragutinović (DS)
Ministro per l'Amministrazione statale e l'Autonomia locale: Milan Marković (DS)
Ministro dell'Ambiente: Oliver Dulić (DS)
Ministro del Commercio: Slobodan Milosavljević (DS)
Ministro dell'Agricoltura: Saša Dragin (DS)
Ministro della Religione: Bogoljub Šijaković (na kvoti DS)
Ministro per i Diritti umani e delle minoranze: Svetozar Čiplić (DS)
Ministro per il Kosovo e Metohija: Goran Bogdanović (DS)
Ministro della Salute: Tomica Milosavljević (G17)
Ministro per le Telecomunicazioni: Jasna Matić (na kvoti G17)
Ministro per il Piano di investimento nazionale: Verica Kalanović (G17)
Ministro per la Gioventù e lo Sport: Snežana Samardžić Marković (G17)
Ministro della Cultura: Nebojša Bradić (na kvoti G17)
Ministro per le Risorse energetiche: Petar Škundrić (SPS)
Ministro delle Infrastrutture: Milutin Mrkonjić (SPS)
Ministro dell'Educazione: Žarko Obradović (SPS)
Ministro per il Lavoro e le Politiche sociali: Rasim Ljajić (SDP)
Ministro per la Diaspora: Srđan Srećković (SPO)
Ministro senza portafoglio: Sulejman Ugljanin (SDA)
|
Gli obiettivi economici di base del governo sono: la crescita economica, la riduzione della disoccupazione, un equilibrato sviluppo regionale, l’aumento degli standard di vita dei cittadini e la riduzione dell’inflazione.
La giustizia sociale, secondo le parole di Cvetkovic, sarà una delle priorità del governo, e sarà evidenziata nel pianificato aumento delle pensioni del 10 percento, già dal settembre 2008, così come da provvedimenti a favore delle fasce di popolazione socialmente più deboli.
Dopo la presentazione del governo Cvetkovic è seguito il dibattito parlamentare. Per il vice presidente del SRS Tomislav Nikolic, con un governo del genere “solo Dio può aiutare” la Serbia. Nikolic, secondo quanto riporta il quotidiano “Politika”, ha detto che Cvetkovic non ha alcuna autorità e i radicali non capiscono proprio come la Serbia potrà difendere il Kosovo.
Il capogruppo parlamentare del DSS-NS, Milos Aligrudic, ha rinnovato l’accusa che il governo non è stato formato da Cvetkovic ma da Boris Tadic e da altri potenti stranieri. Secondo la sua valutazione, “il governo sarà gestito da Boris Tadic, in consultazione con Cameron Munter (ambasciatore USA), con Stephen Wordsworth (ambasciatore della Gran Bretagna) e businessman serbi come Milan Beko e Miroslav Miskovic”. Aligrudic - scrive ancora “Politika” - ha aggiunto che “i garanti del governo si trovano fuori da questo stato, motivo per cui questo governo ha grandi possibilità di portare a termine la legislatura”.
Nemmeno Cedomir Jovanocic, leader del LDP, ha manifestato una grande disposizione per la presentazione del premier. Jovanovic ha detto che esiste tutta una serie di rimproveri al progetto di lavoro del governo, ma più di tutto ha puntato il dito sul fatto che si sia evitato di nominare la collaborazione con il Tribunale dell’Aja. Jovanovic ha aggiunto che la Serbia sta scivolando lentamente verso un sistema semipresidenziale, cosa che può essere “criticata, ma che incontra una certa dose di comprensione, perché è una buona cosa che il presidente della Repubblica si assuma la responsabilità per il futuro del paese ed in effetti in questo modo lo sta facendo”.
L’ultima ora di dibattito è stata segnata da un “nuovo scontro” dei rappresentanti del SRS con il premier assassinato Zoran Djindjic. La deputata del SRS Vjerica Radeta ha di nuovo chiamato mafioso il defunto premier, suscitando forti reazioni da parte dei deputati del LDP i quali hanno chiesto al presidente del parlamento di sanzionare il comportamento dei radicali. Nada Kolundzija, capogruppo parlamentare del DS, ha risposto che il suo partito con onore continua a seguire la strada aperta da Zoran Djindjic.
In una seduta parlamentare piuttosto sfiaccata e a tratti noiosa, vale la pena aggiungere un altro battibecco interessante, questa volta tra i mancati partner di coalizione SPS e DSS. il leader del SPS Ivica Dacic e il capogruppo parlamentare del DSS-NS Milos Aligrudic si sono accusati reciprocamente per il fallimento delle consultazioni sul governo. E mentre in aula volavano parole pesanti, la situazione non si è tranquillizzata finché non è intervenuto il numero uno dei radicali Tomislav Nikolic.
Come riportato da “Politika”, Nikolic ha detto “adesso lasciate perdere questo, dobbiamo formare il potere della città di Belgrado. Se posso stare zitto io potete farlo anche voi. Se Dio vuole governeremo Belgrado, aspettiamo che passi lunedì, e poi potremo dirci in faccia qualsiasi cosa”. Nessuno più di Nikolic avrebbe potuto spiegare meglio la tattica dei radicali di non attaccare in aula l’SPS. Nonostante gli dia fastidio che siano riusciti a trovare la maggioranza a livello nazionale e nonostante abbiano più di un motivo per accusare l’SPS, i radicali devono stare zitti e tirare dritto in punta di piedi per non offendere l’SPS e mettere in discussione una possibile coalizione di governo cittadino a Belgrado. D’altra parte, sia l’una che l’altra parte annunciano che la capitale sarà in mano loro, pertanto pare proprio che fino a lunedì 14 luglio nessuno saprà con precisione da che parte staranno i socialisti.
Il mandato del nuovo governo è iniziato definitivamente nel momento in cui tutti i membri del gabinetto hanno prestato giuramento, dopodiché è stato organizzato un cocktail di benvenuto.
Già martedì, nelle prime ore del mattino, i ministri hanno assunto la funzione dai loro predecessori, mentre chi ha mantenuto il ministero che aveva in precedenza, ha proseguito una normale giornata di lavoro. Il premier Cvetkovic verso mezzogiorno ha assunto la funzione dal suo predecessore Vojislav Kostunica, e già alle 14 è stata tenuta la prima seduta del nuovo governo serbo. Il neo premier e i ministri sono stati ricevuti dal presidente della Repubblica Boris Tadic, il quale ha annunciato una buona collaborazione tra i due gabinetti.
Le prime reazioni, sia a livello locale che internazionale, sono state positive. Tutti i rappresentanti internazionali e gli ambasciatori a Belgrado hanno espresso una grande soddisfazione per la composizione e per la scelta di questo governo. Gli analisti locali, a seconda del loro orientamento politico, hanno commentato in modo vario l’insediamento del nuovo governo. Mentre alcuni ritengono che il governo durerà poco, altri affermano che questo sarà il primo governo che, dopo la caduta di Milosevic, poterà a termine la legislatura.
La maggior parte dei commenti sono giunti dai colleghi economisti del premier. In una dichiarazione per il quotidiano “Blic” Goran Pitic, presidente del Consiglio di amministrazione della “Société Générale Bank” ritiene che al governo dominino gli obiettivi economici, mentre quelli politici sono stati lasciati in secondo piano. Pitic aggiunge che dalla presentazione del governo risulta chiaro che la Serbia ha ottenuto un governo socialmente responsabile.
L’economista Vladimir Gligorov ritiene che la presentazione del programma del premier sia “pallido e non offra risposte a nessuna delle domande scottanti della politica economica”, mentre il prof. Dejan Eric, direttore dell’Istituto delle scienze economiche crede che Cvetkotivc abbia posto degli obiettivi moderati e reali.
Cvetkovic, che in Serbia è noto per essere un rispettato economista, ha detto chiaramente che l’integrazione europea e lo sviluppo economico saranno le priorità del suo gabinetto. Secondo l’opinione generale quest’uomo tranquillo, che molti chiamano Babbo Natale, non è un uomo dal profilo politico ma bensì un economista che metterà l’attenzione sul rafforzamento dell’economia locale e sull’aumento dello standard di vita dei cittadini. Guiderà anche la politica oppure, come si sta già speculando, lo farà Boris Tadic? I cittadini serbi lo scopriranno fra qualche mese.