Leggi il primo articolo ed il secondo articolo su Gorizia e Nova-Gorica
La caduta definitiva del confine rappresenta certamente una grande opportunità per l’area goriziana e in particolare per le due città, Gorizia e Nova Gorica, per troppo tempo divise da un confine che molti hanno definito innaturale. Nella serie di tre articoli su questa area di confine, sono emersi alcuni aspetti positivi e alcuni progetti concreti della collaborazione transfrontaliera tra le due città, ma anche qualche difficoltà e qualche passo indietro rispetto alla spinta idealistica che nel passato ha contraddistinto il dibattito nel goriziano.
Abbiamo voluto parlarne con il sindaco di Nova Gorica, Mirko Brulc, per capire come questa realtà senza confini sia vissuta da chi, nel corso del suo mandato, ha assistito prima all'adesione della Slovenia all’Unione Europea e più di recente al suo ingresso nell’area Schengen. Brulc, eletto la prima volta nel dicembre 2002 e rieletto nel novembre 2006, ci ha concesso questa intervista.
Dalla notte del 21 dicembre 2007 è caduto definitivamente il confine tra Italia e Slovenia e quindi anche tra Gorizia e Nova Gorica. Che significato dà lei a questo evento e come cambia la vita della città?
La caduta definitiva del confine è stato un evento estremamente significativo e per noi l’entrata nell’area Schengen è la vera entrata nell’Unione Europea. Già gli eventi degli anni precedenti erano molto importanti, ma ora davvero abbiamo sentimenti da cittadini europei, e infatti abbiamo festeggiato con grande partecipazione emotiva. La gente, durante le feste di quei giorni, aveva le lacrime agli occhi. La popolazione ora sente davvero di vivere in uno spazio comune e per la vita quotidiana delle persone cambia molto, si sente di appartenere ad una città che può essere finalmente vissuta come spazio unico.
Un piccolo aneddoto dimostra quanto la caduta del confine cambi la vita delle persone anche nelle piccole cose: in questo periodo, nel quale a Nova Gorica ci sono problemi di traffico per dei lavori su alcune arterie stradali, alcuni passano da Gorizia per arrivare prima in centro a Nova Gorica.
Anche nel tempo libero qui è evidente che le cose sono cambiate: sempre più italiani vengono a Nova Gorica semplicemente per una passeggiata, per prendere un caffè. Anche gli eventi organizzati a Nova Gorica hanno finora visto un’elevatissima presenza italiana, come in occasione della recente Festa delle Rose, la stessa cosa è accaduta per la festa di Capodanno e per importanti eventi sportivi. È ovvio che da tempo sono stati liberalizzati i flussi economici e commerciali, ma ora c’è proprio una percezione diversa dell’essere al confine, tanto che quest’anno per la prima volta è successo che una scolaresca di ragazzi di una scuola di Brescia sia venuta anche in visita a Nova Gorica.
Nella collaborazione con Gorizia sappiamo che ci sono stati e ci sono diversi progetti comuni. Quali sono le priorità su cui il comune di Nova Gorica intende lavorare?
C’è da parte nostra grande impegno a mantenere costante la collaborazione con Gorizia. La forma più semplice e più diretta è quella nel campo del turismo. Come dicevo prima, l’organizzazione di grandi eventi, come quelli sportivi, avviene sempre tenendo presente che le due città sono un territorio unico, e così è stato ad esempio con il grande torneo di pallacanestro, quando erano pieni gli alberghi di entrambe le città.
Importantissima è la collaborazione nei campi dell’ambiente e delle infrastrutture. È evidente che in ambito ecologico, sull’inquinamento dell’aria, le due città devono ragionare e agire congiuntamente. Così come per le infrastrutture, che hanno un impatto sull’accessibilità dell’intera area. Ad esempio per quanto ci riguarda, la tangenziale ovest di Nova Gorica arriva fino al confine italiano.
Per quanto riguarda gli investimenti sull’area confinaria è necessario mantenere un elevato grado di condivisione e di informazione reciproca, perché è evidente, ad esempio, che i commercianti sloveni contano sulla clientela italiana e quelli italiani cercano di attrarre clientela slovena. Al di là della ricerca del più ampio profitto per il settore del commercio è chiaro però che le persone locali alla fine sono sempre le stesse e quindi serve una strategia comune per svilupparsi.
Dall’osservazione e da alcune interviste svolte in questo periodo è emerso un certo “rallentamento” della collaborazione e una certa difficoltà a far funzionare bene alcuni tavoli di lavoro e alcuni strumenti di concertazione, come ad esempio il Protocollo di Collaborazione. Lei conferma questa impressione?
Non credo che la collaborazione sia in crisi, però è vero che ci sono alcune visioni diverse sulle quali serve trovare una maggiore sintonia. Ad esempio credo che la collaborazione portata avanti dalla Camera di Commercio e dalla Camera dell’Economia stia funzionando molto bene ed anzi, si collabora con attenzione ad un territorio più ampio del goriziano, per espandere la nostra attività e visibilità. Eppure c’è una differenza significativa tra il profilo italiano, ancora basato sul piccolo commercio, e quello sloveno, nel quale invece predominano i grandi negozi e i centri commerciali. Anche per quanto riguarda la manodopera, chi temeva un’invasione di manodopera slovena in Italia si sbagliava di grosso, mentre c’è un aumento generale della manodopera proveniente dai Balcani.
Un'altra difficoltà è data dal fatto che spesso cambia il quadro, come dopo le varie elezioni amministrative, e quindi occorre adeguare continuamente il lavoro alle novità. Ad esempio nel Protocollo fino ad ora abbiamo lavorato in un’ottica di Euroregione ma ora invece dobbiamo aspettare per capire quali possono essere in questo senso le direttive che per la parte italiana darà il nuovo governo della Regione Friuli Venezia Giulia.
Un altro dato da non sottovalutare è che per grandi progetti, come quelli su fondi europei, il partenariato deve essere più ampio rispetto agli attori locali e quindi il lavoro più ampio di quello che si fa nei tavoli locali o nel Protocollo. La normale collaborazione deve quindi tenere presente queste necessità di allargare i partenariati.
In un’ottica di collaborazione però appare piuttosto incomprensibile la chiusura, o la sospensione, del sito transfrontaliero dei tre comuni, Nolismego.net
Sicuramente ci sono degli intoppi, dei momenti nei quali la collaborazione sembra frenare, come dimostra la sospensione del sito da lei citato. È vero che il cambio di amministrazione comunale di Gorizia del 2007 ha frenato qualche iniziativa, ma io sono ottimista, penso che ci voglia un po’ di tempo, ma riprenderà positivamente la collaborazione così come era in precedenza. Tecnicamente il sito prevedeva anche dei costi tecnici, come quelli per le traduzioni, e della disponibilità di personale che non sempre è facile avere. Quindi è un investimento che richiede un interesse vero.
Alcuni in Italia non pensano che sia così importante collaborare con Nova Gorica, io credo invece che sia fondamentale per il futuro di questa terra e lavoreremo perché riprenda una serena e piena collaborazione. In fondo tutta l’area del confine ha iniziato una nuova fase di collaborazione, anche Trieste, anche Sesana, e quindi sarebbe incomprensibile che Gorizia e Nova Gorica facessero passi indietro.
Quale rapporto vive Nova Gorica con la capitale Lubiana? Questo rapporto influisce sulle relazioni transfrontaliere?
Innanzitutto va detto che come municipalità Nova Gorica gode di grande autonomia e può lavorare in maniera autonoma dal governo centrale e quindi da Lubiana. La dipendenza invece si sente per quanto riguarda i progetti europei, che dipendono dallo Stato, non essendoci ancora le Regioni.
Per quanto riguarda invece le politiche nazionali, a volte Nova Gorica, che è un comune ma non una città grande, soffre della scarsa attenzione che da Lubiana si ha per questa zona del confine e per i cittadini che qui abitano. Noi speriamo che dopo le elezioni in Slovenia si riesca finalmente a concretizzare la regionalizzazione, per avere magari più autonomia finanziaria, come ad esempio in Italia, dove gli enti intermedi, come le Regioni, sostengono molto lo sviluppo locale. Comunque, lo ripeto, anche ora Nova Gorica può operare in piena autonomia.
In Italia si è sviluppato un intenso dibattito sulla sicurezza, che coinvolge anche l’immigrazione e il controllo dei flussi sui confini. In tal senso qualche critica è nata sugli accordi di Schengen. Quale è la sua opinione in merito, come Sindaco di una città che vive da poco la caduta definitiva del confine e la libera circolazione transfrontaliera?
I pareri negativi su Schengen, i dubbi e le opinioni contrarie all'allargamento dell'accordo di Schengen non sono comprensibili se visti da qua. La cosa ancora più incomprensibile è che qualcuno vede con paura la caduta di questo confine. Dall’entrata della Slovenia nell’area Schengen i problemi sono davvero minimi; anzi, i flussi sono in aumento in senso inverso, cioè molti italiani vengono in Slovenia. Se l’Italia nutre qualche pregiudizio non se la prenda con la Slovenia, i problemi sono europei, legati a confini più lontani, dove forse bisognerebbe agire.
L’Europa dovrebbe intervenire e rafforzare la sua politica in alcuni confini dell’Unione, ma non certo in Slovenia. In questo senso troviamo inaccettabile che a Gorizia si vogliano mettere delle telecamere sulla Via San Gabriele, puntate sul valico confinario, credo sia una decisione che non aiuta la collaborazione tra le due città. E poi, credo che il confine sia talmente aperto in tutto il territorio, e non solo tra le città, che sarebbe assurdo voler controllare una via sperando di risolvere il problema.
Una vera collaborazione si fa, ad esempio, mettendo a lavorare insieme le due polizie per verificare quali iniziative eventualmente intraprendere insieme. Schengen è una risorsa, non va messa in dubbio. Il confine aperto non ha certo aumentato la delinquenza nelle due città. Questo confine, tutto il confine italo-sloveno, ha invece grossi problemi con il traffico di droga, che però non possono essere risolti solo dalle nostre politiche comunali.
Nova Gorica si presenta come “città universitaria”. Lei ritiene possa essere questo un tratto comune della “città unita”?
Certamente. Noi siamo molto orgogliosi della nostra Università, nata e sviluppata grazie all’apertura di alcune Facoltà da Lubiana. Ma riteniamo altrettanto importante che sull’area del nostro confine siano presenti le Università di Trieste e di Udine. La collaborazione tra le Università è fondamentale per questo territorio, non solo per permettere a studenti sloveni di studiare in Università italiane, come è stato principalmente fino ad ora, ma anche per scambi reciproci e per una comune attrattività verso gli studenti stranieri. In questo senso l’Università a Nova Gorica ha già attivato iniziative post-laurea in lingua inglese in campo ambientale, con docenti provenienti da tutto il mondo (anche dalla Cina). La presenza dell’Università di Nova Gorica a Gorizia, oltre ad essere un positivo segnale del confine che non c’è più, è anche viatico ad una collaborazione in questo senso.
Al di là dei progetti, dei commerci e dei flussi, si ritiene che un futuro comune tra le due parti del confine passi anche attraverso la costruzione di una cultura di frontiera, la percezione di un’appartenenza comune, la sensazione di un unico spazio nel quale convivere. A tal fine, quali sono secondo lei gli aspetti principali sui quali lavorare?
Proprio pochi giorni fa abbiamo avuto, con la presenza a Nova Gorica del Console Generale d’Italia del consolato di Capodistria, Carlo Gambacurta, le premiazioni degli alunni delle scuole slovene per concorsi in lingua italiana. Questo è un fatto che dimostra quanto una cultura comune sia già nelle corde delle popolazioni di queste terre, anche se occorre lavorare ancora molto e in modo continuativo.
In fondo, Gorizia prima della Grande Guerra era una città plurilingue, dove si parlavano quattro lingue. Il lavoro sulla possibilità di capirsi reciprocamente nella propria lingua è importante, e da noi un ruolo chiave per imparare l’italiano lo gioca sia la scuola, sia la televisione. Anche a Gorizia sempre più italiani imparano lo sloveno e questo è un fatto importante per la collaborazione.
Fino a poco tempo fa gli sloveni conoscevano solo i negozi in Italia e gli italiani conoscevano solo il casinò in Slovenia. Questa visione sta cambiando e noi vogliamo che cambi definitivamente. Quindi sono tante le iniziative per una comune conoscenza e le comuni attività anche nell’ambito culturale, come, ad esempio, un abbonamento teatrale congiunto nelle due città, oppure depliant comuni di informazione sugli eventi culturali e sportivi che si svolgono sia a Gorizia che a Nova Gorica. Un passo fondamentale potrebbe essere quello di un giornale comune e di una televisione comune. Sempre più persone hanno desiderio di vivere in maniera condivisa gli spazi delle due città, a partire dagli eventi culturali, ma non solo.
Sicuramente per me la collaborazione deve partire dalle scuole, e nelle scuole sempre di più bisogna investire. A scuola i giovani imparano l’uguaglianza, la comune appartenenza, le lingue, lo stare insieme. La priorità quindi per una prospettiva di un futuro condiviso è investire nella scuola e nei giovani.