Goran Paskaljevic
“Luna di miele” sarà la prima coproduzione cinematografica serbo-albanese, firmata da Goran Paskaljević, regista serbo di fama internazionale, e Genc Permeti, promettente sceneggiatore e produttore albanese. Un ottimo contributo alla collaborazione culturale tra i due paesi
Si chiamerà “Luna di Miele”, (Muaj mjalti/Medeni mesec) la prima coproduzione cinematografica serbo-albanese. I lavori sono già iniziati, il progetto porta la firma del rinomato regista serbo Goran Paskaljević e del giovane ma promettente produttore e sceneggiatore albanese Genc Permeti.
Di un comune progetto cinematografico serbo-albanese in Albania si parlava da un anno.L'idea è venuta a Pasklajević dopo aver visto “Slogans”, un film del regista albanese Gjergj Xhuvani e dello sceneggiatore e scrittore Ylljet Aliçka, in concorso a Cannes nel 2003, basato su un racconto dallo stesso titolo di Aliçka. A Paskaljević era piaciuto il suo modo di raccontare il comunismo, la realtà e il grottesco, con distacco ed ironia, senza cadere nella retorica. Aveva già scelto per la sceneggiatura del suo film serbo-albanese uno dei racconti di Aliçka pubblicati in francese (contenuto nella raccolta “Compagni di pietra” edito in Italia nel 2007). Inizialmente nel film era prevista anche la partecipazione di Faruk Begolli, attore kosovaro con una forte presenza nel cinema jugoslavo, scomparso pochi mesi fa.
Ma la collaborazione con Aliçka non è andata a buon fine, perché - secondo quanto precisato discretamente dai due cineasti - i loro modi di fare cinema sono risultati alquanto divergenti. Il progetto serbo-albanese però non è andato perso, ma è riuscito persino a ricevere parte dei fondi necessari dal Centro cinematografico albanese, ma questa volta in una nuova collaborazione tra Paskaljević e Permeti, con una nuova sceneggiatura scritta a quattro mani.
Si tratterà di due storie parallele, una che avrà per protagonisti una coppia albanese e si svolgerà in Albania, e l'altra in Serbia avendo per protagonisti una coppia serba, che finiranno per emigrare in Europa dove si troveranno allo stesso modo cittadini di serie B. Non si parlerà dei rapporti tra i due paesi e neanche dell'attuale contesto politico balcanico, ma si vorrà trarre una linea comune tra due società che si assomigliano e che hanno degli obiettivi comuni, senza risparmiare un punto di vista critico nei confronti dell'UE.
Paskaljević è stato a Tirana nelle ultime settimane per selezionare gli attori, tutti giovanissimi neolaureati all'Accademia d’arte drammatica di Tirana. Inoltre, secondo la stampa albanese, che ha seguito piuttosto attentamente la sua ricerca in Albania, il regista serbo ha visto decine di film albanesi degli anni '80 per scegliere anche una coppia di attori affermati e tra i migliori del cinema albanese. Sono già stati decisi anche quelli serbi, ma per ora i nomi non sono stati resi noti. Le riprese che inizieranno in autunno si svolgeranno per la parte albanese, a Mat, una località nel nord del paese.
La notizia è stata accolta con entusiasmo in Albania, dove il regista serbo era conosciuto soprattutto per la continua presenza nella giuria del Tirana Film Festival. E' stata sottolineata in particolar modo la collaborazione dei giovani cineasti albanesi col grande regista del cinema internazionale. I film di Paskaljević, però, rimangono poco conosciuti agli albanesi, fatto dovuto anche alla grave situazione in cui giace la distribuzione cinematografica del paese e alla perdita dell'abitudine di andare al cinema negli anni post-comunismo.
Genc Permeti
“Sarà il primo film serbo-albanese, e un progetto attraverso cui vogliamo dimostrare la nostra apertura alla Serbia, perché siamo due popoli vicini e abbiamo molto da condividere. La cultura serve a questo”, ha più volte ribadito per i media di Tirana Genc Permeti. Altrettanto promettenti sono state anche le parole di Paskaljević che ha così sintetizzato: “Con questo film dimostreremo che i serbi e gli albanesi sono in grado di darsi la mano e di collaborare. E' questo il messaggio che vogliamo dare”.
Sulla stampa serba “Muaj mjalti/Medeni mesec” ha avuto per ora minore attenzione, ma non sono mancate le interviste e le notizie che hanno sottolineato soprattutto il carattere serbo-albanese del progetto, in un momento di tensione politica nella regione dovuta alla questione del Kosovo.
“Penso che la collaborazione tra serbi e albanesi sia una cosa giusta e non c'è bisogno di sprecare parole nel dire quanto sia meglio collaborare che farsi guerra”, ha affermato Paskaljević in un'intervista per il quotidiano serbo “Blic”. Mentre per il giornale online SEEcult.org (portal za kulturu jugo-istočne Evrope), il regista serbo ha detto: “Sembra che gli artisti si capiscano meglio dei politici. Non esiste l'odio atavico tra i nostri paesi, l'hanno inventato gli ultra-nazionalisti di entrambe le parti, e questo ci ha impedito di frequentarci, di conoscerci e di scambiare esperienze.”
Il film si è tradotto in una buona occasione per parlare dell'Albania in Serbia, lontano dai soliti schemi geopolitici e dai cliché balcanici tuttora in vigore, nonostante un rafforzamento dei rapporti culturali ed economici dei due paesi negli ultimi anni.
“Mi sembra che noi in Serbia non abbiamo ancora capito che esiste un'enorme differenza tra l'Albania e il Kosovo. L'Albania ha attraversato un percorso difficile dopo decenni di isolamento nei tempi di Enver Hoxha, e quello che vogliono ora, secondo me, non ha nulla a che vedere con la Grande Albania, è invece la loro integrazione europea, che penso sia quello che vogliono anche i serbi. In Albania il 35% della popolazione sono ortodossi, il 15% cattolici e il 50% musulmani. Ci sono numerosi matrimoni misti e nessuno si cura più di tanto delle differenze culturali. Quello che accomuna tutti è il miglioramento dello standard di vita, e il raggiungimento dei valori europei”, ha dichiarato il regista serbo per il quotidiano belgradese “Blic”.
Rimangono però da vedere le reazioni da entrambe le parti. In Albania, dove l'opinione pubblica continua a vivere in un contesto politico albano-centrico entro i confini del paese, poco sensibile a quanto succede nella regione, non si sono avute reazioni negative al riguardo. Paskaljević ha denunciato sulle pagine del “Blic” la presenza di reazioni negative da parte di ultranazionalisti del Kosovo senza dare però ulteriori dettagli. Mentre riguardo alle reazioni in Serbia, nel clima politico dominato dalla questione del Kosovo, il regista serbo ha affermato: “C'è il rischio che mi definiscano di nuovo un ‘traditore’”, ricordando gli anni bui del regime di Milošević in cui egli era una voce dissidente.
Le riprese inizieranno tra pochi mesi. Intanto si parla già della produzione presso il centro Ska-ndal di Genc Permeti, ma sono in vista anche sostegni e collaborazioni con centri svizzeri, francesi, e tedeschi. Per ora si conoscono pochi dettagli, ma l'ottimismo di Permeti e Paskaljević fa sperare in un ottimo contributo da aggiungere alla collaborazione culturale tra i due paesi.