L'ombra di Atatürk
06.08.2008
Da Istanbul,
scrive Fazıla Mat
Le reazioni sulla stampa turca e nel Paese alla decisione della Corte costituzionale sull'AKP. Il partito del premier Tayip Erdoğan non è fuorilegge, ma è stato sanzionato finanziariamente in quanto centro anti-laico. I commenti
La Corte costituzionale turca ha reso nota il 30 luglio scorso la propria decisione sul destino del partito di governo AKP (Adalet ve Kalkınma Partisi – Partito di giustizia e sviluppo), che era stato accusato dal procuratore generale Abdurrahman Yalçınkaya di essere anti-laico: il partito e i 71 suoi esponenti finiti nell'inchiesta non saranno banditi dalla vita politica, ma dovranno fare fronte ad una pesante sanzione economica. I mercati finanziari hanno preso immediatamente un andamento positivo, raggiungendo i valori precedenti al 14 marzo scorso, quando il procuratore della Corte di Cassazione aveva presentato il ricorso per la soppressione del partito.
I sette voti necessari per accogliere l’istanza di chiusura non sono stati raggiunti. Tra gli undici membri della Corte, sei hanno votato a favore della chiusura, uno contro e quattro a favore di una sanzione finanziaria che dimezzerà i fondi del partito. Quest’ultima possibilità è frutto di una riforma introdotta nel 2001 all’interno di una serie di misure di adeguamento all’Unione Europea durante il governo di coalizione tra partito Democratico di Sinistra, partito di Azione Nazionale e partito della Madrepatria (DSP-MHP-ANAP) capeggiata da Bülent Ecevit. In quell’occasione era stata innalzata anche la barriera dei sette voti a favore (precedentemente ne bastavano sei) per decidere la chiusura di un partito. Infatti i predecessori dell’AKP, l'RP (Refah Partisi – Partito del benessere) e l'FP (Fazilet Partisi – Partito della virtù), processati per motivi simili a quello dell’AKP, non riuscirono ad evitare la soppressione, rispettivamente nel 1998 e 2001.
I quattro membri che hanno votato per la sanzione finanziaria hanno sostenuto che l’AKP, pur essendo un centro anti-laico, non ha operato in una maniera eccessivamente grave e che “non si può dire che stia programmando di introdurre la şeriat [Shariah, ndr] anche perché le riforme di adeguamento all’Unione europea sono sotto gli occhi di tutti”. (Radikal, 02.08)
Ora L’AKP è tenuto a restituire 22,8 milioni di nuove lire turche (circa 12 milioni di Euro), la metà dei fondi utilizzati per finanziare le sue spese nel 2008. Ma la sanzione non dovrebbe mettere il partito in difficoltà, dato che l’anno prossimo si terranno le elezioni amministrative e anche l’AKP, al pari degli altri partiti, riceverà il triplo dell’aiuto che gli è normalmente destinato. (Radikal, 30.07)
La decisione della Corte costituzionale di non mettere al bando l’AKP è stata accolta dalla stampa turca con un approccio fondamentalmente positivo. I quotidiani, che per la maggior parte si sono mostrati soddisfatti della notizia per la stabilità e la democrazia del Paese, hanno sottolineato, sulla scia delle parole del presidente della Corte costituzionale Haşim Kılıç, l’importanza dell’“ammonimento” finanziario dato all’AKP. Le testate più scettiche nei confronti del governo hanno anche messo in risalto il fatto che dieci membri su undici della consulta abbiano convenuto nel ritenere il partito processato un “centro propulsore di anti-laicità”.
Il premier Recep Tayip Erdoğan, in un messaggio che è andato in onda il giorno successivo alla comunicazione della decisione della Corte costituzionale, ma che era stato registrato prima, ha invitato la nazione a fare un “nuovo inizio” e ha esortato i cittadini a “rinnovare ancora una volta le speranze, i sogni, la fratellanza e la coscienza di cittadini. […]La Repubblica turca, in quanto Stato democratico, laico e sociale, continuerà senza interruzioni il suo cammino verso le mete di modernizzazione indicate da Atatürk. Questa è una via dalla quale non si può tornare indietro”. (Milliyet, 01.08)
Tuttavia, dopo l’iniziale euforia della notizia positiva, Erdoğan ha espresso il proprio disappunto per le altre valutazioni della consulta sul suo partito, e ha affermato che [il gruppo dirigente] indende attendere la decisione motivata della Corte costituzionale per fare le valutazioni necessarie: “Non è una decisione che ci ha reso felici. Noi non siamo mai stati centro propulsore di azioni anti-laiche, non possiamo accettarlo. Ci attendevamo solo una decisione contraria alla messa al bando del partito. Non avremmo dovuto ricevere alcuna sanzione. Comunque, la rapidità della decisione è stata positiva per dissipare l’atmosfera di incertezza creatasi nel Paese.” (Radikal, 01.08)
Ora diversi opinionisti sostengono che Erdoğan, nella nuova stagione politica, possa concentrarsi su un atteggiamento più “conciliatore”. Per esempio, è prevista la costituzione di un comitato di “conciliazione/dialogo” in seno al parlamento. “Conciliazione” è diventata la parola chiave.
Saranno all’ordine del giorno anche le riforme politiche intraprese nel quadro del percorso di avvicinamento all’UE, che erano state interrotte in seguito alla decisione della Corte costituzionale di abolire l’emendamento che prevedeva il libero accesso alle università per le ragazze col velo.
Non dovrebbero mancare nemmeno emendamenti alla Costituzione e alle leggi che regolamentino le eventuali chiusure dei partiti politici. Resta infatti ancora in sospeso la questione della messa al bando del partito curdo DTP (Demokratik Toplum Partisi - Partito della società democratica), che presenterà la propria difesa il 16 settembre prossimo. Sembrerebbe anche che il progetto di una nuova Costituzione, in cantiere da molto tempo, non sia realizzabile a breve termine perché richiederebbe l’appoggio del CHP (Cumhuriyet Halk Partisi – Partito repubblicano popolare), che non è affatto incline in tal senso.
Il parlamento ha intanto deciso che la prima riunione al termine della pausa estiva si terrà il primo ottobre.