Balcani Cooperazione Osservatorio Caucaso
mercoledì 07 settembre 2022 14:51

 

Crisi Slovenia

11.12.2008    Da Capodistria, scrive Stefano Lusa

Belle macchine, vestiti di marca, mamme che girano con costosi modelli di carrozzine. Questa, a prima vista, è la Slovenia. In realtà è un benessere più apparente che reale, e la crisi si fa sentire
Una recente inchiesta, pubblicata dal quotidiano “Dnevnik”, ha fatto emergere che l’indebitamento medio degli sloveni è di 7.170 euro. Una fetta consistente di questi soldi serve a comprar casa, ma un’altra aliquota rilevante è destinata ad alimentare i consumi.

I crediti al consumo, nel 2004 erano addirittura il 53,7% del totale. Oggi sono scesi al 38,4%. Le banche slovene, per questo tipo di finanziamenti, offrono tassi d’interesse dell’1,2% inferiori a quelli del resto della zona euro. Gli sloveni, così, si sono tolti più di qualche sfizio e forse qualche volta hanno esagerato, soprattutto quando si è trattato di scegliere il nuovo modello di automobile. Un sacrificio che molti reputano giustificato, visto che la macchina si nota molto di più rispetto ad altri “investimenti”.

Vai allo speciale Crisi finanziaria
Diversa, invece, la musica per quanto riguarda i mutui per la casa, dove i tassi sono superiori, in media dell’1,1%, rispetto alla zona euro. Quasi tutti, nell’ultimo periodo, sono stati stipulati con tasso variabile. Qui, evidentemente, le banche sembrano aver imparato bene la lezione del periodo dell’iperinflazione jugoslava, quando la continua perdita di valore del dinaro erose il valore dei mutui contratti all’epoca.

L’inflazione in Slovenia è la più alta tra i paesi della moneta unica e toccherà quest’anno il 6,2%. Il dato è valso a Lubiana le critiche di Bruxelles. I cittadini sloveni, per ora, dormono sonni tranquilli visto che gli stipendi sono aumentati dell’8,7%. L’impennata dell’Euribor, in questi mesi, ha però destato più di qualche preoccupazione, considerato che - come nel resto del mondo - proprio l’innalzamento dei tassi variabili potrebbe rappresentare un serio rischio per lo standard di vita dei cittadini.

Sull’economia slovena, però, non mancano di farsi sentire le ripercussioni della crisi mondiale. Il mercato immobiliare da qualche mese è fermo. Per anni il mattone aveva tirato benissimo ed i prezzi erano in rapida ascesa. Sulla costa e nelle più rinomate località turistiche i prezzi avevano raggiunto quelli della Costa azzurra. L’anomalia del mercato era tale che gli immobiliaristi riuscivano a vendere vecchi appartamenti in palazzine degli anni ottanta a prezzi non molto inferiori rispetto a quelle di nuova costruzione. Ora le cose, a detta degli esperti, potrebbero cambiare.

A Lubiana, dove il costo varia tra i 2.800 ed i 4.500 euro al metro quadrato, i prezzi potrebbero scendere del 10-20% per i nuovi stabili, mentre potrebbero dimezzarsi quelli dei vecchi edifici. Si ipotizza, oramai, una maggiore differenziazione del mercato, con prezzi molto più variabili a seconda degli standard di costruzione e dell’ubicazione. Intanto chi vuole comprare preferisce stare ad aspettare per vedere cosa accadrà.

Se il mercato immobiliare non tira, quello azionario sembra essere in caduta libera. L’indice alla borsa di Lubiana l’SBI 20 è tornato ai livelli del 2004. Per anni la borsa era sembrata una gallina dalle uova d’oro. Più di qualche cittadino si era addirittura indebitato per comprare azioni. La rapida crescita dei titoli pareva inarrestabile. Il 31 agosto del 2007 l’indice aveva raggiunto la fantastica quota di 12.242 punti. La borsa di Lubiana aumentava anche quando in altre parti del mondo i titoli calavano. Poi la rapida discesa, con l’indice SBI crollato, oggi, sotto i 4000 punti.

Il tonfo non ha risparmiato nemmeno i mostri sacri dell’economia slovena. Un’azione della compagnia petrolifera Petrol, nel settembre del 2007, superava i 1000 euro, mentre a fine novembre di quest’anno non raggiungeva i 290 euro, con una perdita di oltre il 70%

Più che del valore delle azioni, però, i lavoratori sono preoccupati dello stato di salute delle loro aziende. L’economia slovena, infatti, dipende moltissimo dalle esportazioni. Con la crisi a livello globale, gli ordini sono diminuiti ed ora anche imprese che sino a ieri parevano floride sembrano in crisi.

Alcune fabbriche, che hanno fatto la storia dell’industria nazionale, sono sull’orlo del fallimento, mentre si ipotizzano una serie di licenziamenti. Le aziende chiedono una maggiore flessibilità nel mercato del lavoro e probabilmente il nuovo governo di centrosinistra le accontenterà. Del resto, inizialmente, alcuni esperti avevano precisato che gli sloveni non dovevano preoccuparsi più di tanto e con una buona dose di cinismo avevano aggiunto che non sarebbero stati rinnovati i contratti a termine agli stranieri. Si tratta principalmente di lavoratori provenienti dalle ex repubbliche jugoslave e anche di qualche romeno o bulgaro.

Adesso, però, per il prossimo anno si preannuncia una vera e propria ondata di nuovi disoccupati. Era dal 2002 che la cifra dei senza lavoro segnava un calo costante, tanto che si era passati da 102 mila di quell'anno ai 71 mila del 2007. Ora si prevede un incremento che potrebbe arrivare alle 50.000 unità.

Il nuovo governo promette una serie di interventi per la riconversione dei disoccupati, ma chi resta senza lavoro nel frattempo può contare su un’indennità di disoccupazione che va da 210 a 566 euro, per un periodo da tre mesi a due anni, a seconda dell’anzianità di servizio.
Consulta l'archivio