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Senza alternative

19.01.2009    Da Chisinau, scrive Iulia Postica

Stretta nello scontro energetico tra Mosca e Kiev, anche la Moldavia scopre tutta la sua fragilità per la totale mancanza di alternative al gas che arriva dalla Russia attraverso l'Ucraina. Nel paese si accende il dibattito su come uscire da una situazione di totale dipendenza
La sicurezza energetica della Repubblica moldava è a rischio, vista la sua totale dipendenza dal gas naturale russo. A dimostrarlo, se ce ne fosse stato bisogno, è stata la recente “guerra del gas” tra Ucraina e Federazione russa, che ha messo alla prova la grande vulnerabilità del paese di far fronte al rischio energetico. In passato è stato fatto davvero poco per migliorare il grado di solidità nel settore, e ancor meno per mettere in piedi un meccanismo efficace per affrontare situazioni di crisi come quella emersa nelle ultime settimane.

Dipendenti dal gas russo

La Moldavia, come altri paesi europei, è rimasta senza rifornimenti di gas in pieno inverno, dopo che la Federazione russa ha fermato il flusso di gas, dopo aver accusato l’Ucraina di sottrarre il combustibile dalle condutture che portano verso l'Europa. La situazione è stata particolarmente complicata per la Moldavia, data la sua totale dipendenza dal gas russo e la mancanza di riserve naturali di gas, che il paese ha sempre importato solamente dalla Russia. Il prezzo pagato oggi ai russi da Chisinau è di 287,71 dollari per mille metri cubi, vale a dire più alto del 50,8% rispetto all’inizio del 2008. In base all’accordo con Gazprom, il prezzo del gas importato in Moldavia aumenterà gradualmente fino a raggiungere, entro il 2011, il livello medio europeo.

Ora la Moldavia si trova ad affrontare le conseguenze della crisi. L’intera regione della Transnistria, con l'eccezione di due distretti, è a corto di gas, così come 16 villaggi sotto la giurisdizione delle autorità moldave. La maggior parte degli operatori economici hanno sospeso le proprie attività data la mancanza di gas, la temperatura nelle abitazioni è scesa, le vacanze invernali degli studenti sono state prolungate e c’è stata una vera corsa all’acquisto di caloriferi elettrici per la paura del freddo. La situazione per i cittadini di Chisinau è un po’ meno tragica: le autorità sono riuscite ad evitare il blocco totale del sistema di riscaldamento centralizzato (che funziona a gas), ereditato dai tempi dell’Unione Sovietica, riducendo l’energia erogata al 60% dei valori normali.

Governo sotto accusa

Opposizione, esperti indipendenti e stampa hanno criticato il governo moldavo per la sua incapacità di affrontare la crisi. Gli esperti sostengono che il governo ha avuto un ruolo passivo durante la crisi del gas, condito da incapacità di intraprendere azioni e di proporre soluzioni.

La stampa ha accusato le autorità di incoerenza nei suoi messaggi ai cittadini. Il governo non era preparato ad affrontare una tale crisi energetica, e non disponeva delle informazioni sufficienti per fare delle dichiarazioni ufficiali. Ne sono risultati dei messaggi contraddittori. Mentre il primo ministro rassicurava la popolazione affermando che tutto era “sotto controllo” e che “la situazione era stabile”, il ministro dell’Economia e del Commercio dichiarava che la Moldavia sarebbe rimasta a corto di gas in 24 ore prima, poi in sole 12 ore.

Fortunatamente, questa volta, i funzionari non disponevano di informazioni precise sulle riserve reali di gas nei condotti, che si è poi rivelato sufficiente fino al 10 gennaio, quando l’Ucraina ha acconsentito a fornire gas alla Moldavia prendendolo dalle proprie riserve, solo per assicurare il riscaldamento durante l’inverno, vale a dire il 20% del fabbisogno totale di gas del paese. Sfortunatamente la Transnistria e i 16 villaggi sotto la giurisdizione moldava non hanno ricevuto il gas dall’Ucraina perché collegati ai gasdotti provenienti da Odessa, mentre il gas della riserva ucraina arriva attraverso i condotti provenienti dal nord.

I leader dell’opposizione hanno accusato il governo di essere incapace di gestire la crisi. “L’incapacità dei governi comunisti di produrre soluzioni adeguate e sostenibili per affrontare le situazioni critiche si è palesata durante le crisi di esportazione di vino, frutta e verdura nel mercato russo nel 2006, durante la crisi di gas naturale dello stesso anno ed è stata ancor più evidente durante l’eccezionale situazione attuale, provocata dal totale blocco di rifornimenti di gas naturale russo attraverso il territorio ucraino, situazione che sta minacciando l’attività del sistema termo-energetico del paese che dipende completamente dal gas russo e che mette in pericolo centinaia di migliaia di cittadini”, si legge nel comunicato stampa di una delle formazioni di opposizione.

Come proteggere la Moldavia da future guerre di gas?

A questa domanda hanno cercato di rispondere Alex Oprunenco e Valeriu Prohniţchi, analisti del Centro di analisi indipendente “Expert Group”. Esistono diverse soluzioni in base alla difficoltà del livello di implementazione: dal più semplice ed economico al più difficile e costoso.

Una soluzione potrebbe essere negoziare i futuri contratti con Gazprom così da farli terminare a metà anno e non alla fine, cosa che renderebbe meno vulnerabile il paese e assicurerebbe la protezione dei consumatori. Un’altra soluzione sarebbe il risparmio di energia, elemento che è stato totalmente ignorato negli anni scorsi da politici, produttori e consumatori moldavi, mentre la perdita per il trasporto di energia termica aumenta di quasi il 30% i costi sostenuti.

La Moldavia dovrebbe anche considerare di diversificare la bilancia energetica attribuendo maggiore spazio all’energia elettrica ottenuta da risorse rinnovabili. La sua partecipazione alla costruzione della centrale atomica di Cernavoda, in Romania, potrebbe essere una possibilità in questo senso.

Secondo gli esperti, la quarta via per assicurare una maggior sicurezza energetica alla Moldavia, una misura facile e necessaria, sarebbe quella di creare proprie riserve di gasolio, carbone e altri combustibili per far fronte alla crisi energetica. Queste fonti energetiche sono una minaccia per l’ambiente, ma il loro uso temporaneo non dovrebbe provocare seri problemi ecologici.

Le ultime tre proposte degli esperti sono più ambiziose, in quanto la loro implementazione richiede più tempo e maggiori investimenti. Si tratterebbe di sfruttare le risorse di gas moldavo (presenti nel sud del paese), estrazioni che oggi coprono solo lo 0,1% del fabbisogno di Chisinau, realizzare delle riserve di gas, una misura relativamente costosa, ma che offrirebbe rifornimenti fino a 30 giorni in situazioni di crisi, e collegarsi al sistema di gasdotti romeno (attraverso i progetti Nabucco e Southstream), misura che assicurerebbe in futuro una minor dipendenza dal gas russo e dal transito ucraino.
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