Equilibrio
29.01.2009
Da Mostar,
scrive Dario Terzić
La brusca rinuncia di Miroslav Lajčak al posto di Alto Rappresentante e i colloqui tra Sulejman Tihić, Dragan Čović e Milorad Dodik sulle riforme in Bosnia Erzegovina. La proposta di dividere il Paese in 4 unità territoriali. Il dibattito, le reazioni e i nuovi candidati alla guida dell'OHR
La Bosnia Erzegovina (BiH) da anni sembra essere il buco nero d'Europa. All'inizio degli anni '90 questo buco era proprio nero. Una guerra terribile che non si dimentica tanto facilmente. Poi, la Bosnia Erzegovina è stata operata. A Dayton. Le hanno messo due punti… Uno possiamo chiamarlo il punto federale, l'altro la Republika Srpska. La comunità internazionale, poi, ha inviato i propri delegati che avrebbero dovuto rimettere in sesto la situazione.
Da anni ormai esiste l'istituto dell'Alto Rappresentante (OHR). Dal giugno 2007 il suo nome è quello di Miroslav Lajčak. Ma, pochi giorni fa, lui ha deciso di andarsene. Ha avuto un'offerta “molto diretta”, così ha dichiarato. Il posto di ministro degli Esteri della Slovacchia.
La notizia della partenza di Lajčak ci è arrivata venerdì, e già il lunedì dopo è arrivata un'altra notizia shock: tre leader politici bosniaci, Sulejman Tihić, Dragan Čović e Milorad Dodik, a Banja Luka, hanno discusso delle riforme in Bosnia Erzegovina e deciso di dividere il Paese in quattro parti, da loro definite quattro unità territoriali.
Dove si va adesso? E quale sarà il nuovo punto di partenza? Con chi, come? L'opinione pubblica si interroga. Arrivano reazioni, una dopo l'altra. Ma non si capisce dove si stia andando.
Prima cosa: perché Lajčak se ne va? Perché gli è stata proposta una posizione che non poteva rifiutare? Oppure perché ha trovato una possibilità di uscire dallo scompiglio nel quale si era trovato? Giovane politico slovacco, Lajčak era molto ambizioso. E prometteva tanto. Ma sembra che quello non bastasse...
Negli anni scorsi, sono stati sempre gli Alti rappresentanti a imporre le leggi in Bosnia Erzegovina, a guidare il Paese perché nel parlamento non si riusciva a fare nulla. Ma durante tutto quel periodo la comunità internazionale continuava a mandare messaggi del tipo “dovete essere voi bosniaci a costruire, a decidere del vostro destino”. Anche per questo motivo in Bosnia Erzegovina non è mai stato dichiarato un protettorato, perché l'imperativo era che i “locali” dovessero guidare il Paese.
La comunità internazionale, tuttavia, si rendeva conto che un interesse comune, in Bosnia Erzegovina, non esisteva. Per i serbo bosniaci bastava la Republika Srpska. La BiH per loro proprio non c'era. I croati della Federazione [Federacija BH, l'altra entità in cui il Paese è diviso, ndr] per tutto questo tempo si sono per lo più impegnati a costruire un proprio sistema, parallelo a quello bosniaco. Bandiere a parte, lingua a parte, sistema scolastico distinto… Solo la parte bosgnacca [bosniaco musulmana] non voleva abbandonare l'idea di una Bosnia unita. La domanda è come potrà funzionare una trinità in cui le tre parti non vogliono avere quasi niente in comune. E' anche per questo motivo che l'Alto Rappresentante in Bosnia Erzegovina (qualunque sia il suo nome) cade inevitabilmente in una gran confusione.
Secondo quanto ci dicono fonti vicino all'OHR, soprattutto quest'ultimo, Lajčak, aveva le mani legate. Si dice che non abbia quasi mai avuto il pieno sostegno della comunità internazionale quando cercava di risolvere i problemi più gravi. Tutti ricordano la sua volontà di frenare Dodik, le sue idee sul referendum di indipendenza della Republika Srpska e simili. Dopo quella vicenda, l'ottimismo di Lajčak ha cominciato a sciogliersi. E il posto di ministro degli Esteri slovacco è stata una bella scusa per lasciar perdere tutto.
Lajčak dunque se ne va, anche se dichiara che il suo interesse per la BiH non finisce qui. E che farà tutto il possibile anche in futuro per aiutare questo Paese. Intanto lui rimane ancora un po', finché non arriva il suo successore. Per adesso ci sono tre candidati: il deputato austriaco al Parlamento europeo Hannes Swoboda, l'ex Commissario europeo Chris Patten e l'ex Primo ministro irlandese Bertie Ahern. Chiunque decida di assumere questo incarico corre un rischio. Nei circoli politici europei, infatti, si dice che la funzione di Alto Rappresentante in Bosnia Erzegovina corrisponda ad un suicidio politico.
Subito dopo la notizia della partenza di Lajčak sono arrivate le reazioni: i rappresentanti dell'SDS [Partito Democratico Serbo] pensano che, tra tutti gli Alti Rappresentanti, Lajčak fosse il più corretto. Anche Mladen Ivanić, del PDP [Partito del Progresso Democratico], pensa che Lajčak abbia fatto bene il suo lavoro, e che abbia fatto anche molto bene ad accettare la nuova posizione... Nell'SDA [Partito di Azione Democratica] pensano che Lajčak sia stato sempre un amico della Bosnia Erzegovina. Safet Halilović dello Stranka za BiH [Partito per la Bosnia Erzegovina] pensa invece che questo ultimo Alto Rappresentante non abbia realizzato le aspettative della gente. L'HDZ BiH [Unione Democratica Croata della Bosnia Erzegovina] spera in un nuovo Alto Rappresentante con una forte personalità politica.
L'addio di Lajčak apre poi le discussioni sul futuro della Bosnia di Dayton. C'è chi pensa che ci sia in vista un vuoto istituzionale, mentre altri sostengono che finalmente l'Alto Rappresentante avrà più potere.
E poi, lunedì scorso, l'altra notizia scioccante per la popolazione bosniaca. Tre leaders politici, Tihić, Dodik e Čović, si sono incontrati a Banja Luka e hanno deciso a modo loro come dovrebbe essere il futuro della Bosnia Erzegovina.
Da anni si parla di una terza entità, quella croata. Gli accordi di Dayton, pieni di buchi, hanno lasciato molto spazio ad interpretazioni diverse. La Republika Srspka si sente onnipotente, mentre alcuni politici bosgnacchi da anni parlano della sua abolizione. I tre leader hanno trovato, sembra, la soluzione per questo problema. Lo dicono loro. La Bosnia Erzegovina sarà composta da quattro unità territoriali con capoluogo rispettivamente Sarajevo, Banja Luka, Mostar e Tuzla. Quindi, una riforma importante. Ma cosa significa questa riorganizzazione del territorio? L'abolizione della Republika Srpska? I bosgnacchi perdono Mostar per sempre?
Per adesso si capisce poco. A sentire le dichiarazioni del tre leader politici, neppure loro sono molto certi di cosa questi quattro territori rappresenteranno.
Secondo Tihić, il territorio della Republika Srspka (RS) sarà un po' ridotto. Secondo Dodik, a prescindere da quanti territori ci saranno in Bosnia Erzegovina, uno di questi sarà sempre la Republika Srpska. Lo stesso Dodik dichiara che la RS dovrà avere in più lo 0,4% del territorio della BiH, quello che le manca per avere il 49% garantito da Dayton.
Le reazioni alle dichiarazioni di questi tre leader arrivano da tutte le parti. Haris Silajdžić, dello Stranka za BiH, parla di tradimento e accusa Tihić per aver svenduto gli interessi del popolo (bosgnacco). Protesta anche l'HDZ 1990 [Unione Democratico Croata 1990], che anche questa volta è stata esclusa dai negoziati politici che riguardano il “destino del popolo croato in Bosnia Erzegovina”. L'SDP [Socialdemocratici] parla di un grande inganno e tradimento. Anche l'SDS usa gli stessi termini. Mladen Ivanić ritiene che, da questa trattativa di Dodik, la Republika Srspka ci potrà solo perdere. Ognuno ha un suo punto di vista, ben diverso.
Oleg Milišić, portavoce dell'OHR, ha commentato positivamente questo accordo, sostenendo che “il dialogo e il compromesso sono l'unica strada per il progresso della BiH”. Le stesse cose le ha affermate anche Dimitris Kourkoulas, capo delegazione della Commissione Europea in Bosnia Erzegovina.
I negoziati, intanto, continuano. La prossima data è prevista per il 23 febbraio. Quel giorno i tre leader si incontreranno a Mostar. Nella speranza che, nel frattempo, abbiano trovato un accordo su quanto hanno concordato.